Silvio BERLUSCONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XVI Legislatura - Assemblea n. 5 - seduta del 14-05-2008
2008 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 5
  • Comunicazioni del governo

grazie, signor presidente . signor presidente , onorevoli colleghi , ho seguito con attenzione tutti gli interventi nel dibattito di ieri, qui di persona in Aula o attraverso la lettura dei resoconti parlamentari . desidero ringraziare tutti i colleghi della maggioranza e dell' opposizione che hanno portato un contributo costruttivo. a chi in particolare ha voluto incalzarci e quasi sfidarci sulla strada del dialogo che ho proposto, voglio rispondere subito che questo Governo accoglie questa sfida costruttiva, consapevole che proprio le difficoltà che abbiamo di fronte ci impongono un approccio nuovo, non più basato su contrapposizioni sterili e preconcette. non è soltanto una questione di galateo parlamentare o politico, anche se a questo galateo io tengo particolarmente: è questione invece di una comune assunzione di responsabilità alla quale, nella difficile situazione in cui ci troviamo, nessuno può sottrarsi. essere responsabili significa adoperare, prima di tutto, il buonsenso, per ricercare soluzioni quanto possibile condivise. in ogni caso, voglio ribadire con forza quanto ho anticipato nel mio intervento di ieri proprio in nome di questo stesso buonsenso: non vi sarà mai — mai! — da parte nostra un rifiuto pregiudiziale nei confronti dei contributi costruttivi che l' opposizione saprà e vorrà offrirci. il primo terreno sul quale dovremo ricercare le soluzioni più efficienti per una democrazia bipolare matura come quella che tutti noi sogniamo è quello delle riforme, sulle quali — lo abbiamo registrato anche ieri nel dibattito che vi è stato — sono ampi i margini di convergenza e quindi di possibile collaborazione. ho anche notato in qualche intervento e dichiarazione un moto di sorpresa — anche positiva e cordiale — per i toni della mia relazione. eppure, già nel 1994, nella mia prima esperienza di Governo, quando presentai qui il mio programma, cercai di essere rassicurante e di sottolineare quel che univa, in tempi in cui tutto congiurava per dividere. ricordo anche un gesto, dettato da pura spontaneità, quando cioè andai a stringere la mano a quell' oratore dell' opposizione che si chiamava Giorgio Napolitano dopo un suo discorso nobile e pacato. ma per venire alla sostanza delle cose — come mi ha chiesto di fare l' onorevole Fassino nel suo intervento, che ho ascoltato con grande attenzione e che ho apprezzato — bisogna anche dire che talune delle questioni primarie su cui si dovrà decidere non ci dividono più come succedeva una volta. lasciamo da parte il tema dei rifiuti di Napoli, la cui rimozione non è ovviamente di destra o di sinistra: è solo un atto doveroso di decenza civile. parliamo delle tasse, delle imposte, dei diversi gravami che rendono così difficile la crescita della nostra economia. certo, se il tema si affronta partendo dall' ansia di far piangere i ricchi, se diventa una bandiera ideologica senza alcun senso, allora è chiaro che lo spazio per una discussione limpida tra scelte diverse, ma che in alcuni casi sarebbero integrabili o componibili, si vanifica. ma ho ascoltato discorsi sensati anche in campagna elettorale , ad esempio dal leader del Partito Democratico : quel « pagare meno per pagare tutti » , al di là dello slogan, è un concetto che ci appartiene, assolutamente condivisibile e condiviso. vengo ad un altro tema. noi continuiamo a pensare che il mercato mondiale, il mercato globalizzato sia lo strumento decisivo per il funzionamento delle economie moderne e liberali, ma abbiamo riconosciuto che, per quanto riguarda anche il nostro paese, alcuni costi della globalizzazione sono eccessivi e sono pagati prevalentemente dai lavoratori a reddito fisso e dalla classe media , comprese le piccole aziende , il commercio al dettaglio, il lavoro autonomo . se la cultura prevalente dell' opposizione, così come si configura oggi in questo Parlamento, non si definisce più come statalista e dirigista e non considera più lo Stato fiscale come un idolo al quale immolare sacrifici ideologici, è anche vero che noi non siamo più tributari esclusivamente della rivoluzione liberista degli anni Ottanta , e ci facciamo carico di interessi popolari diffusi che un mercato mal regolato può offendere e ferire. non dico che tutto questo sarà sempre facile. ci vorrà molta pazienza, molta tenacia. ma dico che, se vogliamo davvero il bene del nostro paese, tutto questo è indispensabile. faccio alcuni esempi concreti di temi sui quali probabilmente ci divideremo e di temi sui quali il dialogo potrà essere sistematico e utile. il ponte sullo stretto di Messina, per esempio: noi vogliamo realizzarlo, voi non lo ritenete indispensabile. su questo mi sembra difficile un' intesa, però la vigilanza contro le infiltrazioni della malavita organizzata è un problema comune che possiamo esaminare e assolvere di concerto. oppure, ecco un altro esempio: l' onorevole Bersani non crede che si debba partire dalla detassazione degli straordinari e dei premi di produzione legati all' incremento della produttività, che è invece la nostra convinzione. alla fine la decisione sarà presa e probabilmente non vi sarà un' intesa sul voto, tuttavia il Governo, come d' altronde l' onorevole Bersani, è assolutamente deciso a studiare e a porre in essere misure per aumentare i salari e le pensioni minime. non abbiamo timori, non abbiamo soprattutto pregiudizi di fronte a un' opposizione che faccia proposte pubbliche chiare, definendo responsabilmente la copertura di ogni misura di spesa o di riduzione fiscale. ed è probabile che nel mondo sindacale e nelle stesse file dell' opposizione vi siano forze importanti favorevoli alla riforma della contrattazione che è, a mio giudizio, uno dei modi più sani, più diretti e più efficaci per sottrarre alla stagnazione la dinamica dei salari e degli stipendi, aggrediti, come sono, dal carovita. un' altra osservazione: non è vero — questo devo dirlo, colleghi dell' opposizione — che abbiamo creato aspettative che non saremo in grado di esaudire. è stata una campagna elettorale vivace, in molti casi assai vivace, ma io credo che la consapevolezza di uno sforzo nazionale da fare e della necessità di unire intorno a questo sforzo abbia resistito alla naturale propensione di parte degli argomenti da comizio (ed è stata, lo avete sottolineato anche voi, una campagna davvero diversa da quelle che l' avevano preceduta). certo è vero che i due anni di Governo presieduto dal professor Prodi hanno generato un' insofferenza diffusa e un' inclinazione alla sfiducia verso chi dirigeva il paese, ma noi non siamo caduti nell' errore di promettere lo smantellamento sistematico e pregiudiziale delle leggi della passata maggioranza, a partire dalla costosa controriforma della nostra riforma delle pensioni che avete realizzato contro il nostro parere. non l' abbiamo fatto e non lo faremo. un altro esempio. nel pacchetto sicurezza che stiamo ultimando per il prossimo Consiglio dei ministri ci saranno alcune misure analoghe a quelle che erano state definite dal ministro Amato e che erano state richieste espressamente dall' onorevole Veltroni da sindaco di Roma. queste misure sono state poi cancellate con un effetto di vero smarrimento nell' opinione pubblica , colpita dal ripetersi di atroci fatti di sangue. non escludo che alla fine nasca un dissenso sul decreto che abbiamo in animo di varare, ma una cosa è un dissenso argomentato, che tiene conto anche della prospettiva comune nella lotta per ristabilire il dominio della legge sul territorio, come ieri voi avete assolutamente auspicato, un' altra cosa è fabbricare — ciò che mi auguro non accada — una caricatura propagandistica delle posizioni e delle proposte del Governo. su tutta l' attività di Governo poi esiste un terreno naturale di esperienza comune che è quello degli enti locali e delle regioni. nessuno vorrà negare che in materia di sicurezza molti sindaci, anche di sinistra, hanno preso provvedimenti che vanno nella stessa direzione che intendiamo prendere noi con il nostro Governo. signor presidente , onorevoli colleghi , non c' è bisogno di scomodare Adam Smith per sapere che un' economia forte e libera non dipende dalla benevolenza del birraio, del macellaio, del fornaio, ma dal loro interesse. non ho parlato e non parlo di benevolenza quando dico che esistono le condizioni per cambiare registro e per impegnarci in una grande rivalutazione della politica e del suo significato di servizio per i cittadini. è dall' interesse vostro e nostro, dall' interesse comune di una classe dirigente eletta per risolvere i problemi degli italiani che può e deve nascere un paese più sereno, un metodo più tranquillo e limpido di discussione, un' attitudine politica sempre esigente, sempre rigorosa, sempre severa ma non disfattista e arrogante. lo so e noi tutti sappiamo che non sarà facile, ma siccome per natura sono un ottimista e ho sempre avuto la passione dell' ottimismo, credo che se lo vorremo davvero e tutti insieme, come direbbe pacatamente e serenamente il principale esponente dello schieramento a me avverso, se po' fa' , ce la possiamo fare. è con questo auspicio, anzi con questa certezza che chiedo la vostra fiducia.