Valter VELTRONI - Deputato Maggioranza
XVI Legislatura - Assemblea n. 474 - seduta del 18-05-2011
Cessazione del mandato parlamentare del deputato Romano Prodi
2011 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 583
  • Attività legislativa

signor presidente , non è mia abitudine rubare tempo ai lavori parlamentari per interventi sull' ordine dei lavori che non siano motivati, almeno per quanto mi riguarda, da ragioni che mi spingono oggi a rivolgermi al capogruppo del PdL, onorevole Cicchitto, al capogruppo della Lega Nord Padania , onorevole Reguzzoni, e ai capigruppo di opposizione. vorrei, infatti, che non sembri strano, in un tempo come quello che stiamo vivendo e in giorni come quelli che stiamo vivendo, rivolgere un appello a loro, ai colleghi deputati di tutte le parti politiche. so che di questi tempi rivolgere un appello può apparire come inviare un messaggio in una bottiglia, tuttavia per la mia concezione della politica occorre dire ciò che si crede e dirlo anche se non collima perfettamente con lo spirito del tempo. voglio rivolgermi a loro e a tutti noi per chiedere una riflessione su ciò che ci stiamo apprestando a fare seguendo l' ordine dei nostri lavori. noi stiamo per votare sul testamento biologico . stiamo per votare su una delle materie più delicate, più difficili, che interpellano più direttamente la nostra coscienza e l' etica individuale e lo stiamo per fare in un momento di confronto politico legittimamente aspro e duro. stiamo per collocare un tema di questa dimensione nel fuoco dei ballottaggi, della durezza dello scontro politico e di una politicizzazione estrema alla quale non è sfuggita, ancora questa mattina, nella Commissione giustizia, una materia delicata, quella dell' omofobia, sulla quale avevano lavorato insieme i nostri deputati, a cominciare dall' onorevole Concia, e il ministro Carfagna. noi stiamo per affrontare uno dei temi più delicati che un Parlamento possa affrontare. qui siamo al tema dell' incontro con la morte, della zona di confine tra due dimensioni; stiamo legiferando in un ambito molto stretto, quello che sta tra l' eutanasia e l' accanimento terapeutico. quando la mano pubblica affronta temi di questa dimensione, di questo rilievo, deve farlo con estrema delicatezza, con estremo rispetto, con estrema capacità di cercare, in ogni momento, il punto di sintesi e non prove di forza. qualche giorno fa a Montevarchi ho incontrato una donna, Paola Nepi, che sta da anni in una condizione di totale immobilità per distrofia muscolare progressiva e lei mi ha detto: io spero che finisca presto. quando noi affrontiamo queste materie parliamo della vita e della morte delle persone e parliamo di una comunità di persone sofferenti e delle persone che a questa sofferenza sono in qualche modo legate. parliamo di una comunità di dolore che merita il nostro rispetto e la nostra discrezione perché la politica deve anche avere una discrezione, deve anche considerare che ci sono punti ai quali non si può portare la naturale dialettica del conflitto politico se non al prezzo di usare strumentalmente tutto questo. quando la legge e quando lo Stato entrano in questa sfera lo devono fare appunto non con la scheda elettorale e i sondaggi in mano. qui sono in discussione due valori: il valore della libertà e il valore della vita, e faccio fatica a stabilire una gerarchia tra questi due valori. e penso che, proprio perché sono due valori insostituibili, lo sforzo di chi legifera debba essere quello di cercare il punto di sintesi, di comporre, rispettando naturalmente la libertà di coscienza di tutti noi, perché quella frase della Costituzione « senza vincolo di mandato » non era riferita alle trasmigrazioni da un gruppo all' altro, era riferita alla coscienza di ciascuno di noi soprattutto su materie di questo tipo. per questo mi permetto di rivolgere ai colleghi l' invito a evitare questo errore, a evitare che si affronti questa materia con la durezza dello scontro politico e con il rischio di strumentalizzazione. è un appello che non penso noi si debba formalizzare. non siamo assolutamente interessati a presentare una proposta per verificare se su questo vi sia o meno una divisione della maggioranza. sarebbe in contraddizione con quanto detto. quello cui faccio riferimento è la coscienza di tutti. concludendo, permettetemi di ricordare uno dei momenti più belli e più alti della vita di quest' Aula. fu il giorno, il 22 dicembre 1947, in cui l' onorevole La Pira aveva presentato una proposta di riformulazione della nostra Costituzione che testualmente suonava: « in nome di Dio il popolo italiano si dà la presente Costituzione » . si aprì un' altissima discussione alla quale intervennero tutte le personalità più rilevanti di quel momento. prese ad un certo punto la parola l' onorevole Nitti, il quale — cito testualmente — disse: « la proposta che ora si fa da persona rispettabilissima e che è anche sopra tutto un' anima credente non è discutibile per le intenzioni, ma per l' opportunità. data la divisione degli spiriti e non essendovi la tradizione, la discussione inevitabile finirebbe con avere carattere politico e materia di divisione. dividerci e non essere concordi nel nome di Dio, cioè nell' espressione più alta dello spirito umano, è umiliazione. le nostre contese sono troppo piccole e il nome di Dio è troppo grande, perché vadano assieme » . il presidente Terracini rivolse all' onorevole La Pira l' invito a ritirare questo emendamento e — concludo — l' onorevole La Pira così rispose: « a me non resta che partire dal presupposto e dal punto di vista dal quale mi ero mosso, e cioè che vi fosse una unità, un consenso in tutta l' Assemblea. ma evidentemente se questo consenso non vi fosse, e vi dovessero essere motivi di screzio profondo (...) non so veramente cosa dire, perché ciò va contro il punto di vista dal quale era partito. (...) sapevo che sarebbe stata presentata in altro modo e avrebbe allora provocato un profondo dissenso in seno all' Assemblea costituente . (...) francamente, se tutto questo dovesse produrre la scissione dell' Assemblea, io per conto mio non posso dire che questo: che ho compiuto secondo la mia coscienza il gesto che dovevo compiere » . e il resoconto parlamentare dice: vivissimi generali prolungati applausi. l' onorevole La Pira ritirò questo emendamento, così accadeva in Italia nel tempo della guerra fredda . spero e mi auguro che in un momento così difficile tutti noi, tutti insieme, si abbia la responsabilità di sottrarre questa materia al fuoco di uno scontro politico ed elettorale.