Massimo D'ALEMA - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri - Ministro Beni Culturali ed Ambientali Maggioranza
XVI Legislatura - Assemblea n. 32 - seduta del 10-07-2008
Sul vertice Ecofin e l'unione economica monetaria
2008 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 333
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghi deputati, sarà l' onorevole Tenaglia, certamente con assai maggiore autorevolezza e dottrina rispetto al sottoscritto, a illustrare in modo più particolare il significato e il senso degli emendamenti del Partito Democratico che sono volti a circoscrivere il danno prodotto da questa « leggina » e a ridurne l' incongruenza e l' irrazionalità. io vorrei, nell' illustrare il senso generale di questa battaglia parlamentare, fare un discorso — come si conviene — più politico e un discorso di verità, perché credo che il paese si attenda un confronto sincero, e vorrei invitare a questo anche la maggioranza. è chiaro che questo provvedimento non è volto a stabilire un più equilibrato rapporto tra i poteri dello Stato, che pure è un problema reale, né a tutelare la stabilità delle istituzioni democratiche, il diritto a svolgere serenamente la funzione cui le alte cariche sono chiamate, né ad affrontare quei problemi, quei mali della giustizia italiana che certamente esistono e che il Parlamento dovrebbe in modo più meditato, e forse condiviso, affrontare. questo provvedimento è volto a bloccare in modo sbrigativo e rozzo il processo per corruzione in cui è coinvolto il presidente del Consiglio , e forse anche ad evitare che un' altra indagine per corruzione si concluda con un processo. questa è la verità. le finzioni non aiutano, e mi permetterei di esprimere un sentimento di solidarietà verso le altre cariche dello Stato, che non c' entrano nulla e che sono coinvolte nel provvedimento solo per fare compagnia all' unico interessato e per creare la sensazione di una norma di valore generale. ma, insomma, in materia di norme le sensazioni non sono sufficienti. noi abbiamo apprezzato, abbiamo apprezzato la rinuncia, che spero sia piena, ad una misura come quell' emendamento « bloccaprocessi » che avrebbe prodotto danni maggiori (io sono sempre stato per la limitazione dei danni, forse questo fa parte di una cultura riformista), nel senso che per bloccare un processo ne avrebbe fermati molti, aggravando un senso di insicurezza per i cittadini, norma che era inserita quasi per paradosso in un decreto denominato « sicurezza » . ma anche questa soluzione, pure più circoscritta, appare pasticciata e confusa. intanto mi riferisco all' accomunare il presidente della Repubblica alle altre cariche, considerato che il presidente della Repubblica è un organo costituzionale. e se questo provvedimento fosse limitato alla figura del presidente della Repubblica senza dubbio lo si potrebbe considerare una legge attuativa dell' articolo 90 della Costituzione. ma né il presidente del Consiglio né i presidenti delle Camere sono organi costituzionali, e non a caso il costituente nell' introdurre particolari tutele per gli organi costituzionali li ha introdotti per il collegio, all' articolo 68 per il Parlamento, e all' articolo 96 per il Governo. e in particolare, per quanto attiene ai presidenti delle Camere, se il valore da tutelare (ed è un valore) è la pienezza del funzionamento del Parlamento, organo costituzionale, davvero non si capisce una diversità di tutela così radicale tra di noi, signor presidente , dato che ciascuno di noi e lei rappresentiamo — lo ripeto, ciascuno di noi — la volontà popolare e siamo coessenziali al funzionamento pieno del Parlamento eletto dai cittadini italiani. si tratta, a mio giudizio, di una soluzione confusa e pasticciata e ritengo che in definitiva questa « leggina » rappresenti anche un errore politico, volta così palesemente a tutelare l' interesse dell' onorevole Berlusconi. mi chiedo se davvero faccia l' interesse dell' onorevole Berlusconi, innanzitutto come capo di governo , che si espone indubbiamente al dibattito umiliante di questi giorni e si espone anche sulla scena internazionale come un capo di governo che violenta la sua maggioranza, cambia i calendari delle Camere per imporre un provvedimento rozzo e frettoloso di questo tipo e che, alla fine, otterrebbe al massimo il beneficio di una sospensione, che lo porrebbe nella condizione di un capo di governo in attesa di giudizio per corruzione, per alcuni anni, condizione che, a mio giudizio, è gravemente dannosa per l' immagine del nostro paese sulla scena internazionale. non so se sia conveniente per Berlusconi e mi sentirei di dare un consiglio, che almeno nelle intenzioni è certamente amichevole: rinunciare, affrontare il giudizio per accuse che egli ha sempre respinto, a testa alta , e lasciare che il Parlamento affronti con equilibrio e con strumenti idonei le questioni di fondo a cui si allude, in quel clima di confronto sulle riforme, che era stato auspicato anche da noi e che subito è stato compromesso da scelte frettolose e arbitrarie, che hanno creato — e lo si vede, cari colleghi — anche imbarazzo in quella parte della maggioranza che ha guardato a questa legislatura come ad un' occasione nuova, come al momento in cui, finalmente, si sarebbe messo mano a riforme, a riforme condivise, a quei cambiamenti e a quell' aria nuova nella politica italiana che il paese chiede e tanta parte del paese ha chiesto a voi. oggi si vive invece quel senso doloroso del ritorno alla palude, del ritorno al passato, del ritorno del sempre uguale, che è vissuto anche da voi — e lo si vede — con un senso di umiliazione e di preoccupazione. è una mia impressione, dopo voi direte le vostre. forse mi riferisco solo ad alcuni. in realtà, la sovrapposizione tra gli interessi personali dell' onorevole Berlusconi e i reali problemi della giustizia ha costituito, in questi anni, un impedimento ad affrontare quei problemi e, paradossalmente, una delle principali tutele per le posizioni più corporative all' interno della magistratura, perché ha tolto alla politica quella serenità nell' affrontare i grandi problemi del paese, che non può che derivare dal fatto che i grandi problemi si affrontano dal punto di vista dei cittadini e non dell' interesse personale dei politici. il rischio è che, su una questione così delicata, al paese si presenti l' immagine di uno scontro tra caste, di uno scontro tra corporazioni che, a mio giudizio, non potrebbe che favorire un degrado della vita pubblica . ne abbiamo avuto il segno in questi giorni, e lo dico io che non sono per formazione e per storia contrario alle manifestazioni di piazza, ma certamente quello che distingue le manifestazioni è ciò che si dice in queste manifestazioni e mi preoccupa la virulenza, la volgarità, la sensazione di uno scontro che non ha regole e che, in definitiva, eccita le minoranze ma allontana la grande maggioranza dei cittadini dalla vita pubblica . ma se così è, non possiamo non vedere che quella piazza è solo una delle due facce della crisi italiana; l' altra sta in una concezione arrogante e personalistica del potere, quale quella che si manifesta, in queste ore, con questo provvedimento. in definitiva, il rischio è che tutti ci allontaniamo dal sentimento comune dei cittadini. c' è da domandarsi come questo spettacolo della politica, così come viene offerto in questi giorni, possa essere vissuto in quelle famiglie italiane che faticano ad arrivare alla fine del mese o che non sanno come mandare all' università i loro figli. il senso di una dolorosa distanza tra una politica ripiegata su se stessa , intorno ad interessi particolari o, addirittura, personali, e una drammatica crisi del paese preoccupa chi, come noi, ha a cuore le istituzioni democratiche. vorrei dire, infine, che, in questa situazione, è particolarmente grande la responsabilità dei riformisti. il rischio è che questa legislatura venga compromessa, sin dall' inizio, rispetto alle aspettative e alle speranze, che pure aveva suscitato. non crediamo di avere il monopolio del riformismo. siamo certamente una grande forza riformista e il mio appello si rivolge a tutti i riformisti, cioè a coloro che in questo Parlamento vogliono affrontare davvero e con coraggio i nodi che riguardano le istituzioni, il funzionamento dell' economia e della società: il paese ha bisogno di coraggio. oggi, offriamo uno spettacolo negativo. a chi percepisce tale sentimento — e, ne sono convinto, sono molti — vorrei rivolgere l' appello di una grande forza: forse può apparire stretto il sentiero del riformismo, tra la proposta qualunquista e l' arroganza del potere, ma è l' unico che porta ad affrontare e a risolvere i problemi del nostro paese.