Pier Ferdinando CASINI - Deputato Opposizione
XVI Legislatura - Assemblea n. 300 - seduta del 17-03-2010
Misure urgenti per contrastare la crisi economica in atto
2010 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 300
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevole presidente , credo che tutti sentiamo come questo dibattito offra un' opportunità al Parlamento, ma abbiamo anche un senso di disagio. siamo nel mezzo di una campagna elettorale e queste considerazioni rischiano inevitabilmente di scivolare anche nella propaganda. pur rapidamente, mi sforzerò di spiegare alcune cose, di dare alcuni consigli e di fare alcune critiche. anzitutto, siamo collocati in un contesto mondiale: la fine del G8 e, diciamo così, lo spostamento dell' asse americano verso India, Cina, Brasile e i nuovi colossi emergenti, pone l' Europa in una condizione di grande difficoltà, e noi siamo il fanalino di coda o quasi — certo, c' è chi ci sta peggio — in Europa. l' Italia, tra il 1992 (prima del Governo Berlusconi) e il 2007, ha perso 15 punti di Pil rispetto alla media degli altri paesi europei . negli ultimi due anni abbiamo perso il 6,3 per cento , nel 2009 le esportazioni sono calate del 19 per cento e gli investimenti del 12 per cento . i giovani disoccupati — vi do qualche dato — sono al 26 per cento . tra il 2009 e il 2010, in un anno, abbiamo aumentato del 123 per cento la cassa integrazione guadagni . bene, onorevoli colleghi , il dibattito surreale sulle due aliquote che ha alimentato settimane di « giornalate » , quello sull' abolizione dell' Irap, che ha, anche questo, impegnato settimane di « giornalate » , il piano casa, che doveva rilanciare l' edilizia, ma ha prodotto quasi niente, come tutti sappiamo, le grandi opere (siamo d' accordo sul ponte sullo stretto , ma, in attesa che tra una decina di anni si comincino i lavori, pensavamo che fosse necessario partire con qualcosa di più concreto e a portata di mano), tutto questo sono fuochi di artificio, sono spot, è propaganda! nel frattempo, il ministro dell' Economia e delle Finanze ha cercato di tenere i conti pubblici sotto controllo. di questo voglio dare atto al ministro Tremonti, perché voglio essere il meno strumentale possibile in questa analisi, anche se il ministro dell' Economia sa bene che, nonostante la sua prudenza, forse la politica dei tagli lineari non ha prodotto gli effetti sperati, se, nonostante Tremonti, la spesa pubblica nel 2009 è cresciuta del 3,1 per cento , il rapporto tra deficit e Pil è passato dal 2,7 al 5,3 per cento e il rapporto tra debito pubblico e Pil è aumentato di dieci punti, dal 105 al 115 per cento . il punto essenziale che intravediamo è questo: in un momento di crisi economica — questa è la domanda vera da rivolgere agli italiani — c' è spazio per riforme strutturali o, in un momento di crisi economica , è bene tirare a campare e sperare che passi la buriana, per poi porci, in un secondo tempo, il tema delle grandi riforme? la nostra risposta, fin dall' inizio della legislatura, è stata semplice e chiara: riteniamo che proprio il momento di crisi economica internazionale che si ripercuote sul nostro paese imponga e offra un' opportunità fortissima all' Italia, quella di avviarsi nel cammino delle riforme strutturali che sono essenziali, perché colmano un ritardo di tanti anni del nostro paese. in questi mesi abbiamo detto alcune cose, abbiamo proposto alcuni provvedimenti immediati: la revisione del patto di stabilità per i comuni, in attesa dei grandi investimenti e delle grandi infrastrutture. tanti comuni italiani hanno, per lavori immediatamente cantierabili, la possibilità di mettere in movimento le piccole imprese , che oggi sono vessate, per la ristrutturazione di una scuola o l' asfalto di una strada. perché non sblocchiamo il patto di stabilità ? la sospensione degli studi di settore almeno per un anno: ricordo la Lega minacciare, durante il Governo Prodi, lo sciopero fiscale contro gli studi di settore e vi dico, con grande serenità, in attesa di rivedere il meccanismo, blocchiamo per un anno gli studi di settore, perché erano concepiti per una fase di espansione economica e oggi artigiani, commercianti e piccole imprese non ce la fanno. la cedolare secca sugli affitti, onorevoli colleghi : ne abbiamo parlato anche in Parlamento, abbiamo detto che si poteva arrivare a questa soluzione e abbiamo votato mozioni. la velocizzazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione : che una piccola impresa debba chiudere per una crisi di mercato, o perché l' imprenditore è incapace, è giusto; ma che debba chiudere perché lo Stato paga a due-tre anni è un' indecenza, perché lo Stato non è nemico dell' impresa: dev' essere uno Stato che adempie ai suoi obblighi. e poi, onorevoli colleghi , le riforme strutturali. noi fin dall' inizio della legislatura abbiamo proposto: nel vostro programma c' è il quoziente familiare , realizziamolo! il grande ammortizzatore sociale di questi mesi è stata la famiglia: c' è un risparmio familiare altissimo e un debito pubblico altissimo. possiamo cercare di dare dei segnali. onorevole Tremonti, lei ha ringraziato a più riprese le famiglie, ma c' è un modo molto più concreto del suo di ringraziare le famiglie: è fare le riforme! più figli, meno tasse: il quoziente familiare è una riforma su cui si può realizzare un' intesa ampia in Parlamento. non buttate la possibilità di realizzare un' intesa sul quoziente familiare ! e ancora: noi dall' inizio della legislatura siamo in campagna elettorale , dovremmo usare degli argomenti che non fanno perdere voti. eppure usiamo degli argomenti di serietà: parliamo di riforma previdenziale , perché vi è un grande, potenziale conflitto generazionale tra i giovani e gli anziani. noi cinquantenni — e lo dico davanti agli ascoltatori che sono sintonizzati alla TV — ci siamo garantiti un livello di sussidi previdenziali che i nostri figli, tra venti, trent' anni , non riusciranno ad avere: lo Stato non riuscirà ad adempiere verso i nostri figli gli obblighi che adempie verso di noi. ciò è profondamente iniquo: è il seme che crea un conflitto tra le generazioni. e poi, le liberalizzazioni. quelle dei servizi pubblici che aveva messo in cantiere la Lanzillotta erano certamente più avanzate rispetto a quanto un Governo di destra, o di centrodestra, ha messo in cantiere in questi due anni: è un' occasione persa! la liberalizzazione significa più concorrenza e tariffe più basse: abbiamo le tariffe, che i consumatori pagano, più alte d' Europa su servizi pubblici locali essenziali. e ancora la riforma della Pubblica Amministrazione . la Ragioneria generale dello Stato ha calcolato che 17 miliardi di spesa pubblica sono privi di qualsiasi controllo: è lì che c' è la corruzione, è lì che c' è la discrezionalità e il malgoverno che assieme dobbiamo stanare! perché questo è un problema che assieme dobbiamo affrontare! a meno che non ci rassegniamo a tollerare un livello di corruzione che è impressionante. e poi, amici e colleghi, il nucleare. noi abbiamo detto al Governo: fate bene ad andare avanti sulla strada del nucleare; siamo seri, lo avevamo detto in campagna elettorale . ma parliamoci chiaro: non basta dire « ci avviamo verso il nucleare » , se non si crea anche un patto tra maggioranza ed opposizione. imboccare la strada del nucleare significa una complicità condivisa, perché voglia mai un Governo del futuro smentire impegni dopo un esborso economico così forte come quello che inevitabilmente si affronterebbe nell' intraprendere la strada del nucleare: ci vuole serietà su ciò! come sul federalismo: mi auguro che non coincida, come temo, con una moltiplicazione dei centri di spesa e con una maggiore spesa complessiva, perché sarebbe veramente pericoloso per le finanze pubbliche italiane. e veniamo infine al cuneo fiscale . sto concludendo, signor presidente . le nostre imprese pagano più del 20 per cento rispetto ai loro concorrenti esterni, i nostri lavoratori prendono stipendi netti tra i più bassi dell' Unione Europea : questa discrasia va colmata! il presidente del Consiglio , credo, prima che ai giudici di Trani deve rispondere a tutti noi delle promesse mancate e di una totale mancanza di coraggio nel cammino delle riforme.