Pier Ferdinando CASINI - Deputato Opposizione
XVI Legislatura - Assemblea n. 276 - seduta del 02-02-2010
Impedimento a comparire in udienza
2010 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 276
  • Attività legislativa

signor presidente , poiché il dibattito è assai articolato e il punto è importante, mi consenta di intervenire, anche perché molti colleghi dell' UDC hanno parlato, come capita spesso in questo momento, e a noi interessa cogliere l' occasione del dibattito parlamentare per chiarire il filo logico del nostro ragionamento. ciascuno si assume la responsabilità in ordine a questo provvedimento. noi evidentemente ci assumiamo la nostra. nel rapporto tra potere legislativo e ordine giudiziario, secondo noi, è necessario rimuovere un macigno che da quindici anni è l' alibi per tutti per non affrontare una riforma vera della giustizia, a partire dalle anomalie che spesso in quest' Aula abbiamo evidenziato. c' è chi fa finta di niente, chi indulge nel giustizialismo di vecchio tipo e chi decide, come noi, di affrontare direttamente la questione. l' onorevole Mura ha detto che noi riteniamo che questo sia il male minore. sì, onorevole Mura, per noi questo è esattamente il male minore. questa legge è il male minore! se consente di parlare anche a me, io ho ascoltato con attenzione i colleghi dell' Italia dei Valori . penso che la democrazia sia che voi sentite me, se volete, altrimenti non mi sentite. questa legge è il male minore! l' UDC ha sentito oggi molte lezioni da parte vostra, da parte dell' Italia dei Valori . peccato che la vostra voce fosse assai flebile quando, qualche giorno fa, abbiamo parlato del caso Mannino e dei 15 anni del suo calvario giudiziario, che, secondo noi, è un' anomalia del sistema giudiziario . comunque, è fin troppo ovvio che, come non ci intimoriscono le attenzioni de Il Giornale di Berlusconi sulle alleanze locali, così non ci intimidiscono le lezioni morali degli altri colleghi di opposizione su questo provvedimento. la legge, secondo noi — mi riferisco al ministro Alfano — ha una giustificazione di carattere politico, e non è un caso che l' onorevole Vietti abbia parlato in questi giorni di un « ponte tibetano » , di un provvedimento che, in qualche modo, può essere un provvedimento-ponte davanti a nuovi sbocchi di carattere costituzionale. però, onorevoli colleghi della maggioranza — è a voi che mi rivolgo in questo momento — se il provvedimento ha carattere politico, se il ponte è un « ponte tibetano » , credo che aumentare la « comitiva » che passa per questo ponte significhi indebolire, in primo luogo, la tenuta politica del provvedimento, in secondo luogo, la posizione dello stesso presidente del Consiglio . tipicizzare le cause di impedimento rispetto al ruolo del presidente del Consiglio è il tentativo connesso in questo provvedimento. vorrei leggervi il primo comma dell' articolo 95 della Costituzione: « il presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. mantiene l' unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l' attività dei ministri » . queste ragioni, che sono di ordine costituzionale, determinano la necessità di una tipicizzazione degli impedimenti rispetto al presidente del Consiglio ed estendere il provvedimento a tutti i ministri, o magari ai sottosegretari, come sciaguratamente si voleva fare — poi questa idea è stata, per fortuna, abbandonata per strada — significa indebolire, anche alle verifiche successive, la tenuta complessiva di questo provvedimento. il provvedimento non solo lo abbiamo avallato, ma lo abbiamo presentato. come partito di opposizione, spesso destinatario di strali e di accuse da parte dei colleghi del PdL e della Lega, ci siamo assunti la responsabilità, e ne siamo fieri, di dimostrare che il senso dello Stato e l' interesse generale vengono prima del nostro interesse particolare di forza d' opposizione. però, onorevoli colleghi della maggioranza, questo rimuovere l' ostacolo è credibile e forte se l' ostacolo si rimuove per la figura del presidente del Consiglio , così come avevamo cercato di fare con la nostra astensione sul lodo Alfano , indirizzando il provvedimento verso le alte cariche dello Stato. se aumentiamo la « compagnia » , il rischio è che il treno deragli.