Massimo D'ALEMA - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri - Ministro Beni Culturali ed Ambientali Maggioranza
XVI Legislatura - Assemblea n. 117 - seduta del 20-01-2009
Misure contro la disoccupazione
2009 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 333
  • Attività legislativa

signor presidente , vorrei approfittare di questa breve illustrazione degli emendamenti per spiegare anche la mia diversa opinione all' onorevole Colombo e a quanti hanno voluto, presentando oltre 6.000 emendamenti, fare ostacolo alla ratifica del trattato in esame. tale trattato tra l' Italia e la Libia è il punto d' arrivo di una vicenda molto lunga e molto significativa per la politica estera italiana, che ha impegnato — nell' arco oramai di quasi un quindicennio — diversi governi del paese. all' inizio degli anni Novanta , come molti ricorderanno, la Libia era un paese isolato nella comunità internazionale , colpito da sanzioni da parte delle Nazioni Unite ed era considerato un pericolo per la sicurezza e la stabilità nel Mediterraneo. fu in quella fase che l' Italia avvertì anche una speciale responsabilità verso la Libia. ho ascoltato ricordare molti eventi storici, ma forse vale anche la pena di ricordare che la Libia rappresenta uno degli episodi non gloriosi del colonialismo italiano e che l' esperienza coloniale italiana in Libia si accompagnò anche a crimini contro la popolazione civile libica, la cui vastità colpisce anche lo storico che ormai, dopo molti anni, si accinga ad indagare quelle vicende. lo abbiamo fatto, nel corso di questi anni, perché uno degli aspetti del rapporto fra l' Italia e la Libia è stato proprio quello di attivare una commissione storica mista, che indagasse sulle vicende della colonizzazione italiana in Libia e, in particolare, durante il periodo dell' occupazione fascista della Libia, sui conflitti e sui crimini che caratterizzarono quell' occupazione. ma, a proposito dei nostri alleati, questa azione dell' Italia verso la Libia fu accompagnata dal consenso e dall' incoraggiamento dei nostri alleati, anche perché l' Italia, con molta fermezza, chiese alla Libia del colonnello Gheddafi di adempiere alle richieste delle Nazioni Unite , di accettare cioè un processo internazionale ai libici indiziati per l' attentato di Lockerbie, cosa che le Libia fece, con mediazione italiana e poi con il riconoscimento del Consiglio di sicurezza , che liberò la Libia dalle sanzioni, aprendo la strada ad una normalizzazione dei rapporti diplomatici tra la Libia e i paesi della comunità internazionale. oggi la Libia è un paese che ha normali relazioni diplomatiche e intense relazioni economiche con tutti i paesi europei e con gli USA. con gli USA, in particolare, la Libia ha una forte collaborazione in materia di sicurezza, in particolare nella lotta contro il fondamentalismo islamico. dunque, la Libia non è più un paese isolato e colpito da sanzioni, al di là delle considerazioni sul suo regime interno. ho letto, qualche tempo fa, che l' onorevole Berlusconi, in visita a Bengasi, ha definito Gheddafi un modello dal punto di vista della democrazia: si tratta di un' affermazione un po' forte che non mi sentirei in questo momento di condividere. ma non si tratta di questo. non siamo alla ricerca di modelli, ma si va a normalizzare i rapporti con un paese vicino con il quale abbiamo un legame antico, un debito storico nonché un partenariato economico molto forte che rappresenta, senza alcun dubbio, per noi, una risorsa irrinunciabile: la Libia è, infatti, uno dei nostri principali partner nel campo della politica energetica e uno dei paesi che garantiscono la sicurezza energetica dell' Italia. abbiamo lungamente negoziato questo trattato: io non voglio entrare — perché sarebbe sbagliato in questo momento — in considerazioni che possono essere svolte su aspetti concernenti il modo in cui si è chiusa questa trattativa o le concessioni che sono state fatte. non credo, tuttavia, che sia il momento, ora, di andare ad esaminare temi che, pure, hanno una loro rilevanza ma che, in definitiva, rappresentano questioni di dettaglio rispetto al significato politico di questo trattato. esso a mio giudizio, rappresenta, in primo luogo, una scelta importante dell' Italia democratica: con questo trattato noi siamo il primo paese ex-coloniale che, nel rapporto con una ex-colonia, riconosce la sua responsabilità storica. ciò credo faccia onore all' Italia democratica, in relazione alla vicenda storica dei rapporti tra l' Italia e la Libia. in secondo luogo, consolidiamo un partenariato importante sotto il profilo economico e della sicurezza del paese. in terzo luogo — e in proposito vorrei rassicurare tutti — lo facciamo in un quadro di cooperazione con i nostri alleati: l' intesa di cooperazione con la Libia per prevenire l' immigrazione clandestina è una intesa italo-libica-europea, tanto è vero che la decisione di sostenere la costruzione di un sistema di monitoraggio dei confini libici è oggetto di un accordo che la Libia ha stretto con l' Unione Europea e non soltanto con l' Italia. l' Unione Europea sarà partecipe, peraltro, del finanziamento di questo progetto. parliamoci chiaro: una politica di prevenzione dell' immigrazione clandestina non la si può porre in essere nel Mediterraneo. i paesi della riva sud del Mediterraneo sono paesi di transito dell' immigrazione. o attuiamo questa politica insieme a loro ed in rapporto con i paesi africani, oppure questa politica non avrà alcun realismo. ritengo quindi che, nel complesso, questo trattato corrisponda agli interessi del nostro paese. non abbiamo mai considerato il regime interno dei paesi con i quali stipuliamo trattati come una pregiudiziale ad essi: se così fosse, dovremmo cancellare una montagna di trattati. il trattato in oggetto corrisponde agli interessi del nostro paese. ritengo che sia giusto chiedere — come fa il gruppo del Partito Democratico — che, nell' esecuzione del medesimo, che è piuttosto complessa, vi sia un monitoraggio da parte del Parlamento: ciò è ragionevole. ma non ratificarlo, dopo quindici anni di lavoro e dopo negoziati che hanno impegnato cinque governi, rappresenterebbe un drammatico errore nonché un gesto incomprensibile non solo per i libici, ma anche per la comunità internazionale . so che le mie parole varranno poco, ma, sinceramente, questi seimila emendamenti mi sembrano un di più rispetto alla necessità di un accordo che, lo ripeto, dopo molti anni, rappresenta un atto dovuto ed utile all' Italia.