Rosy BINDI - Deputato Opposizione
XVI Legislatura - Assemblea n. 113 - seduta del 13-01-2009
Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale
2009 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 113
  • Attività legislativa

signor presidente , anch' io voglio iniziare questo intervento ringraziando la presidenza del mio gruppo per aver assunto la decisione che ci consente, pur nelle situazioni appena ricordate dall' onorevole Giachetti, di illustrare le nostre proposte e di dimostrare la serietà del nostro lavoro, e ringraziando anche lei per le sue parole, con le quali ha voluto, ancora una volta, ricordare la funzione del Parlamento. di funzione del Parlamento, infatti, si tratta, e non certo di rivendicazione da parte dell' opposizione. si tratta del Parlamento, nel quale sono rappresentati coloro che hanno avuto dagli elettori il compito di esercitare la funzione del Governo e coloro che hanno ricevuto dagli elettori una funzione altrettanto nobile nelle democrazie parlamentari , quella di svolgere un ruolo di opposizione. non è in gioco soltanto la dignità dell' opposizione. non vi è una differenza di dignità tra maggioranza e opposizione, a meno che la prima differenza che dobbiamo registrare, la prima distanza della quale dobbiamo prendere atto tra maggioranza e opposizione sia legata alla funzione del Parlamento. da questo punto di vista le sue parole sono state estremamente rassicuranti, perché se tra di noi dovessimo constatare la prima fondamentale distanza sulla dignità e il ruolo del Parlamento e sulla sua funzione, vorrebbe dire che è in atto una mutazione materiale della nostra Costituzione in uno dei suoi punti che ritengo indisponibili: la forma di governo , che è quella della democrazia parlamentare , che un referendum del popolo italiano ha voluto recentemente ribadire e riconoscere ancora come estremamente valida. è dall' inizio della legislatura che denunciamo questo aspetto, per il numero dei decreti legge , per il numero delle questioni di fiducia , per la rilevanza delle materie che sono state affidate agli strumenti del decreto legge e del voto di fiducia che, in qualche modo, hanno ridotto questo Parlamento ad una funzione di ratifica delle decisioni assunte altrove. ciò è sintomo anche di una legge elettorale sbagliata, che rende il Parlamento subalterno al Governo, e non viceversa, e che crea uno squilibrio tra i poteri dello Stato e tra le sue funzioni. ricordiamo ancora una volta questo fatto non per una semplice questione formale, anche se sappiamo che la forma e le regole in democrazia sono fondamentali. del resto, la nostra Carta Costituzionale inizia con un articolo che affida la sovranità, al popolo che la esercita, però, nelle forme previste da questa Costituzione. quelle regole sono fondamentali perché davvero la sovranità appartenga al popolo e non ad altri. vogliamo ricordare questo, perché siamo di fronte ad un' umiliazione del Parlamento da parte del Governo su questioni sostanziali e fondamentali. è così dall' inizio della legislatura, e lo è soprattutto di fronte al provvedimento in discussione e al suo titolo così impegnativo. in questo poco tempo che ci è dato vogliamo riappropriarci, in qualche modo, per restituirlo al Parlamento, di un pizzico della sua dignità, illustrando le nostre proposte e denunciando anche l' irrilevanza delle proposte presentate dal Governo. vogliamo farlo proprio per la gravità della crisi, che tutto il mondo, e in particolare il nostro paese, sta attraversando, per la drammaticità che la caratterizza, per la serietà delle nostre proposte, per l' irrilevanza dei contenuti di questo provvedimento davanti alla gravità della crisi con la quale ci stiamo confrontando. a me dispiace che non sia qui il ministro dell' Economia , perché avrei voluto chiedergli come mai, da quando è sulla scena politica, continua a cambiare la teoria economica alla quale fare riferimento. come veniva prima ricordato anche dai miei colleghi, abbiamo conosciuto un ministro dell' Economia antieuropeista, che si scagliava contro le politiche di rigore dell' Europa, considerandole recessive per l' economia italiana ; abbiamo conosciuto il ministro dell' Economia iperliberista; abbiamo visto un autore di un libro in versione no global durante la campagna elettorale , il Tremonti che ha vinto le elezioni sulle teorie contrarie alla globalizzazione e che ne denunciavano il pericolo. adesso, di fronte a una crisi mondiale che vede tutti i paesi — compresi gli USA — e l' Europa stessa allentare i vincoli del rigore (so bene che questo nel nostro paese è più difficile che altrove, a causa del debito pubblico che ci portiamo dietro), improvvisamente abbiamo di fronte un ministro dell' Economia che, mentre fa crescere il debito, sostiene che l' Europa, quella stessa Europa che era rigorista nel passato, è oggi un' Europa che si dimentica dei vincoli di bilancio, e ciò accade quando tutti intervengono e giudicano l' intervento pubblico e gli stanziamenti di denaro pubblico in questo momento fondamentali per la ripresa dell' economia e per la tenuta dell' equità all' interno di un paese. in questo momento avrei voluto chiedere al ministro Tremonti perché, ancora una volta, ha cambiato riferimento alla teoria economica, con un' unica costante: quella di far riferimento alla teoria economica sbagliata per il momento nel quale si deve intervenire. ci troviamo ancora una volta in questa situazione rispetto al provvedimento in esame. ma perché sta succedendo questo? siamo forse di fronte a degli incompetenti, a degli incoscienti, a delle persone alle quali mancano gli strumenti? non credo. la crisi è drammatica, perché mostra il limite di un modello di sviluppo che, pur con tutti i suoi limiti, è pur sempre legato alla costruzione delle grandi democrazie occidentali, in maniera particolare delle democrazie europee. come accennava prima il collega Bersani, nessuno può pensare che una crisi così evidente di questo modello di sviluppo lasci invariato il quadro politico , sociale, istituzionale e persino democratico, perché tra democrazia e capitalismo vi è stato un legame inscindibile in questi anni. così si sono costruite le nostre democrazie, fondate sul costituzionalismo liberale, sulle politiche di welfare e sull' economia sociale di mercato. nel momento in cui questo modello di sviluppo va in crisi, nessuno pensi che non succederà niente in tutti gli altri aspetti della nostra vita. è successo così nel 1929, dice qualcuno, ma c' è qualcosa di inedito nella crisi di oggi. da questa crisi, come da tutte le crisi, per l' ambiguità del significato di questa parola, si esce in due modi: o con un più di democrazia, con un più di giustizia, o invece con il rischio di una degenerazione autoritaria delle nostre democrazie e con l' aumento delle disuguaglianze. in altre parole, di questa crisi si può approfittare in due modi: o per uscirne tutti insieme, rinnovando i fondamenti positivi del cammino percorso in questi sessant' anni , correggendo quello che c' è da correggere, innovando ciò che c' è da innovare; oppure si può rischiare di approfittare o usare questa crisi per uscirne con una società, e persino con un modello di democrazia, volutamente diversi. vorrei che fosse tra di noi chiaro questo aspetto, e che di questo si avesse il coraggio di parlare: dietro l' irrilevanza dei provvedimenti che sono contenuti in questo decreto legge , sul quale il Governo pone la questione fiducia (e credo che ponga la questione di fiducia per l' irrilevanza dei suoi contenuti, neanche per gli errori che vi sono, ma per l' irrilevanza dei contenuti), vi è in effetti questo confronto tra due modi diversi di concepire la crisi e la possibilità di uscirne. noi abbiamo presentato delle proposte che vogliono approfittare della crisi in senso positivo, a cominciare dal fatto che questa può essere un' occasione nella quale diventa più maturo il bipolarismo italiano. penso che a nessuno siano sfuggite le parole di grande responsabilità usate dal collega Bersani, il quale ha detto che la crisi riguarda tutti e che se ne esce insieme. noi, in particolare il collega Bersani, abbiamo presentato al ministro dell' Economia alcune proposte precise, qualche settimana fa: un punto di Pil, 16 miliardi di euro, per il rilancio dell' economia, per il superamento delle disuguaglianze e per un nuovo welfare. in questo atteggiamento c' è la volontà di approfittare della crisi per rendere più matura la nostra democrazia, per consentire un confronto più chiaro e per un' assunzione comune di responsabilità. parimenti, dai contenuti della nostra proposta risulta evidente che noi intendiamo approfittare di questa crisi per riformare il nostro sistema di welfare, gli ammortizzatori sociali , le politiche per la famiglia, per le donne e per l' innovazione della Pubblica Amministrazione . ministro Brunetta, chissà mai quanti italiani dovrebbero vergognarsi del lavoro dei propri padri e delle proprie madri! io credo che, invece, ne vadano orgogliosi, così come credo che le donne italiane sarebbero disposte ad accettare una proposta che crea davvero uguaglianza nell' accesso al lavoro tra uomini e donne, che attua davvero uguaglianza e pari opportunità nella carriera, che realizza politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia. forse sarebbero anche disposte ad accogliere una legge sui congedi parentali e, per quella legge, anche a parlare di una revisione del sistema previdenziale italiano. peccato che di tutto questo non ci sia traccia nei provvedimenti in esame, ma c' è tanta propaganda. questa era l' occasione per rafforzare l' universalismo del nostro sistema di welfare e coniugarlo, finalmente, con la personalizzazione delle politiche. infatti, se c' è un' affermazione che ha visto maturare i sistemi di welfare nel Novecento è quella che siamo tutti uguali. noi avvertiamo oggi che, di fronte al bisogno ma anche alle opportunità, siamo tutti differenti, e questo è il tempo non di abbassare l' universalismo ma di personalizzarlo, ponendo al centro la persona, la famiglia, gli enti locali , il valore vero della sussidiarietà e non quello propagandato quando c' è da fare il piacere a qualche amico. nelle nostre proposte c' è la possibilità di approfittare di questa crisi per innovare il sistema economico italiano attraverso la ricerca. c' è la possibilità di superare le disuguaglianze, soprattutto tra nord e sud e anche, lasciatemelo dire, la possibilità di approfittare di questa crisi per introdurre nuovi elementi di mobilità sociale . infatti, il nostro paese sta pagando questa crisi più di altri paesi non soltanto a causa del debito pubblico ma per la forte disuguaglianza che attraversa il nostro territorio e per l' immobilità sociale, che pesa soprattutto sui giovani e, comunque, soprattutto sui più deboli. il provvedimento proposto sul quale avete posto la fiducia (e che quindi caratterizza la cifra della vostra azione per il paese e segue in maniera profondamente coerente tutto ciò che è stato fatto nei mesi precedenti) dimostra che volete usare la crisi, usarla per affermare un modello alternativo di società e persino di democrazia. infatti, cosa altro possiamo pensare quando ci troviamo di fronte, non alla rinnovazione del welfare, ma a tagli permanenti e a vantaggi una tantum ? tagli permanenti alla sanità, alla scuola, al fondo sociale, al fondo famiglie, ai quali corrispondono una tantum irrisorie quando ci sono, quando non succede quello che abbiamo visto accadere in queste settimane, in maniera cinica, a troppe persone di questo nostro paese che, dopo essere passate attraverso i vincoli di quella burocrazia che il ministro Brunetta non riesce a modificare, si sono sentite rispondere che non c' erano neanche quei miseri 40 euro. quando ci sono, i bonus! ma intanto i tagli sono permanenti perché si può approfittare della crisi per privatizzare finalmente quei settori della scuola e della sanità sui quali da troppo tempo si voleva intervenire e che, forse, non si era riusciti a privatizzare perché mancava il consenso nel paese. tuttavia quando mancano i soldi, al fondo il consenso non importa e la crisi la si usa per affermare quel modello di società e la stessa cosa vale per gli altri settori. penso che avete vinto le elezioni perché siete apparsi la destra dei valori, primo fra tutti il valore della famiglia, ed in campagna elettorale la propaganda paga. noi non siamo stati capaci di fare questo, siamo apparsi la « solita sinistra » che tradisce i valori, che non li sa rispettare, che è pragmatica, che fonda la democrazia sulle regole, non sui valori, che si dimentica della dignità della persona umana, che non sa cosa sia il valore della famiglia. bene, però, visto che su questa base avete vinto le elezioni, a queste benedette famiglie italiane, a quelle che conoscono la difficoltà del lavoro precario , dell' assistenza agli anziani, anche della lacerazione dei rapporti affettivi perché non hanno il tempo di coniugare quel poco di lavoro precario con i tempi della loro famiglia, a quelle famiglie che hanno un non autosufficiente a casa, che hanno un figlio con problemi di crescita, che risposte state dando? pensate si accontentino del fatto che voi credete nella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. ci crediamo anche noi, ma quelle famiglie oggi, quelle famiglie fondate sul matrimonio e fondate su ciò su cui possono essere fondate oggi aspettano da voi risposte concrete, quelle risposte che sono contenute nelle nostre proposte di assegni familiari , di conciliazione di vita e di lavoro, di ammortizzatori sociali , di superamento del precariato del lavoro, di possibilità date ai nostri giovani. è su questi punti che temo stiate approfittando della crisi per modificare la nostra società e persino la nostra democrazia. ciò vale anche per quanto riguarda i rapporti tra noi. lo abbiamo detto più volte che siamo preoccupati del fatto che le democrazie moderne, quelle che abbiamo contribuito a costruire, mostrino la loro incapacità e perdano il consenso nella loro difficoltà di prendere decisioni e di essere efficaci nei confronti della soluzione dei problemi. tuttavia non crediamo che la soluzione a questa difficoltà sia rappresentata dall' autoritarismo che impone le decisioni, che ignora le opposizioni, il Parlamento e le parti sociali . noi non ci rassegniamo! per questo motivo crediamo che, mentre si difendono i diritti, si debba difendere anche il diritto e mentre si difendono i contenuti della democrazia si debba difendere anche la sua forma. su questo punto ci troverete sempre presenti e sempre al punto, sia in questa sede sia nella società, anche con i nostri limiti, ma non ci dimenticheremo del mandato che abbiamo ricevuto.