Pier Ferdinando CASINI - Deputato Opposizione
XV Legislatura - Assemblea n. 44 - seduta del 28-09-2006
Informativa urgente del Governo sulle politiche nel settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento alla vicenda Telecom
2006 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 44
  • Comunicazioni del governo

come sa il presidente Prodi, io parlo a nome di un partito che interpreta il ruolo dell' opposizione in modo responsabile e non demagogico e penso che l' abbiamo dimostrato in tutta questa legislatura su temi cruciali come quelli della politica estera (missioni di pace ). e ciò lo abbiamo fatto nell' interesse del nostro paese. la politica la conduciamo prevalentemente in Parlamento, più che nelle piazze, a viso aperto e senza pregiudizi, con fermezza, però, come credo lo debba fare una forza politica seria di opposizione. siamo moderati, ma questo non significa, presidente Prodi, che siamo ingenui. noi dell' UDC non siamo degli ingenui e non vogliamo essere trattati come degli ingenui. non vogliamo soprattutto in questa sede assistere ad interessanti racconti di favole. all' onorevole Fassino dico francamente una cosa semplice, non avendo né Fini né Tremonti bisogno di difensori d' ufficio. non capisco, onorevole Fassino, perché noi dovremmo essere gli unici italiani non interessati a chiarire, non con dibattiti astratti sul merito dei processi innovativi delle telecomunicazioni, e a rispondere alle domande che tutti i giorni si pongono i giornali di questo paese. tutti, anche coloro che notoriamente non hanno sostenuto il centrodestra nelle recenti elezioni!? il presidente ci ha ripetuto quello che sapevamo, ciò che è stato dichiarato sui giornali: che del piano Rovati non sapeva nulla, che nulla sapeva dei progetti di scorporo! purtroppo, questi chiarimenti, che non era da matti, ma era doveroso venire a fornire al Parlamento, non hanno, in realtà, aggiunto nulla e in nulla hanno davvero chiarito; anzi, dal nostro punto di vista , hanno accresciuto la curiosità ed il nostro sacrosanto desiderio di conoscere la verità. questo è il ruolo di un' opposizione, altro che lamentarsi di quello che l' opposizione dice! avrei voluto, nelle condizioni inverse, vedere voi che cosa potevate dire al presidente Berlusconi nella scorsa legislatura in casi analoghi!? stiamo discutendo di una vicenda che tocca i temi della democrazia e non mi riferisco alle intercettazioni telefoniche, di cui il nostro partito, l' UDC, è parte lesa per eccellenza, poiché il nostro segretario è stato tra coloro che sono stati spiati illegalmente. mi riferisco, invece, alle questioni di oggi, vale a dire al rapporto tra politica ed economia, alla trasparenza nelle grandi operazioni finanziarie, alla tutela dei consumatori, all' esercizio del potere esecutivo e, onorevoli della maggioranza, all' attività di controllo del Parlamento. non è un problema da guardare dal buco della serratura , ma un problema di fatti che già sono stati posti e che io ripropongo. l' 8 settembre, Palazzo Chigi smentiva una presunta intromissione sulle scelte industriali di società italiane ed internazionali nella vicenda Telecom. il titolo di quella nota, diffusa dalla Presidenza del Consiglio , non lasciava spazio ad interpretazioni: nessun altolà di Prodi alla vendita di Tim! ma il 12 settembre, all' indomani della notizia ufficiale del progettato scorporo, il presidente si dice sorpreso. ammette di aver avuto dieci giorni prima un colloquio con Tronchetti Provera , durante il quale, però, nessuno aveva assolutamente accennato ad una ristrutturazione societaria così importante e radicale. peccato che il giorno seguente una lunga inconsueta nota di Palazzo Chigi informa di ben due colloqui avuti da Prodi con Tronchetti Provera e rivela, a mercati aperti, tutti i dettagli del piano di ristrutturazione dell' azienda, coinvolgendo, fra l' altro, con nome e cognome, una serie di grandi società, come Time Warner del gruppo Murdoch e General Electric . questa incauta, inusitata, per usare le parole del Wall Street Journal , sfrontata irruzione del governo italiano negli affari di una società quotata è la dimostrazione della leggerezza e della contraddizione dell' Esecutivo nel rapporto che deve intercorrere tra il Governo ed il mercato!? tutti, inoltre, abbiamo visto le fotocopie del biglietto autografo su carta della Presidenza del Consiglio con il quale si invia un articolato studio, ben 28 pagine, con due ipotesi alternative di ristrutturazione aziendale. se un' opposizione non si deve interessare di queste cose, forse è meglio che vada a casa! presidente Prodi, lei ha insistito nel dirsi sconcertato dalla sua mancanza di informazione sul futuro di Telecom. noi denunciamo qui il nostro sconcerto per quello scambio segreto di informazioni, proposte, consigli, ma è logico definirle intromissioni o indebite pressioni ed in merito a ciò non ci può bastare quanto lei ci è venuto a dire!? non è finita qui! dai verbali del Consiglio di Telecom acquisiti dai magistrati risulta l' altra verità, quella di Tronchetti Provera che aveva cioè informato a suo dire il presidente del Consiglio anche del progetto di scorporo di Tim. allora chi dice la verità? a questo punto sento il dovere di porre al presidente del Consiglio alcune domande, ma non come esponente dell' opposizione, come parlamentare che tutela la dignità del luogo in cui ci troviamo. colleghi della maggioranza, questo interessa anche voi! anzitutto, chi davvero ha redatto quello studio? la nostra non è una curiosità fine a se stessa , ma serve a dissipare dubbi legittimi su connessioni tra Governo e banche di affari internazionali e in particolare una, che annovera fra i suoi ex dirigenti componenti dello stesso Governo, circostanza che rende doverosa la trasparenza e una spiegazione molto più incisiva ed esauriente delle sue assicurazioni, che suonano un po' retoriche riguardo al fatto che a Palazzo Chigi non c' è una banca d' affari. il dossier Rovati prevedeva il successivo acquisto di Tim da parte della Cassa Depositi e Prestiti , ossia da parte dello Stato e qui vengo alla seconda domanda. è uno scenario di strategia industriale condiviso dall' Esecutivo, perché una gran parte della sua maggioranza condivide questo scenario ed è quella stessa parte della sua attuale maggioranza che due anni fa voleva l' entrata dello Stato nella FIAT. il tema è delicato, perché dettare le regole per il funzionamento del mercato è un compito specifico tra l' altro del Parlamento, non del Governo. sempre secondo il piano, insieme alla Cassa Depositi e Prestiti dovevano entrare soci minori. anche in questo caso fughiamo i dubbi. c' era una cordata precostituita, oppure il Governo è stato solo spettatore? vede, presidente, quando le ricordo che non siamo degli ingenui, mi riferisco anche ad una certa memoria che abbiamo delle privatizzazioni. oggi ho sentito in lei qualche accenno autocritico, ma era bene pensarci dieci anni fa. qualcuno ci dovrà spiegare perché il primo Governo Prodi decise nel 1997 di pilotare la privatizzazione della Telecom, consegnandola in mano alla FIAT, permettendole di governare con un nocciolo duro molto piccolo, in cui la FIAT aveva appena lo 0,6 per cento ; poi tutte le fasi successive discendono da questo peccato originale . due anni dopo, nel 1999, con un altro governo di centrosinistra, l' attuale governatore della Banca d'Italia , Draghi, allora direttore generale del Tesoro, fu obbligato dal presidente del Consiglio D'Alema a disertare la riunione decisiva dell' assemblea Telecom. infatti la sua presenza avrebbe fatto scattare il numero legale ed impedito che l' azienda finisse in mano ad una cordata di imprenditori graditi all' Esecutivo, con la compiacenza delle banche, che non sono spettatrici — cosa che invece puntualmente avvenne — ma, guarda caso , l' unico fra questi imprenditori che avesse un' idea di politica industriale , ossia Roberto Colaninno, fu a sua volta costretto a lasciare poco tempo dopo. è questa la politica industriale sulla quale lei vuole oggi impartirci una sua lezione? vorrei infine sollevare una questione grande come una casa, che riguarda il ministro Di Pietro . il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro il 13 settembre, a mercati aperti, ha chiesto pubblicamente le dimissioni di Tronchetti Provera , presidente di un' azienda privata legittimamente nominato dai suoi azionisti. quelle perentorie dichiarazioni del ministro, come era prevedibile, hanno determinato una caduta del titolo Telecom, un danno per i risparmiatori e gli investitori e la conseguente apertura di un fascicolo da parte della procura di Roma. ma il fatto grave è che Di Pietro abbia rilasciato questa dichiarazione, mentre decideva il destino di uno degli azionisti principali di Telecom, cioè la famiglia Benetton, la cui Società Autostrade sta portando avanti un processo di fusione con Abertis sul quale l' assenso del ministro Di Pietro è determinante. bell' esempio di politica industriale , basata sul conflitto di interessi e la turbativa dei mercati. alla fine di questa vicenda è chiara l' inadeguatezza del Governo, ma anche la debolezza del capitalismo italiano. se si vuole privatizzare, bisogna avere il coraggio di aprire i mercati, perché altrimenti il consumatore non avrà mai il beneficio del processo di liberalizzazione, le tariffe non si abbasseranno mai. se si vuole privatizzare con dei destinatari precisi dotati di nome e cognome, ma senza capitali, si avrà un processo di liberalizzazione che non serve al consumatore italiano. infine, presidente, un' ultima annotazione: è la ventesima volta che la sento parlare di authority, per affermare l' importanza dell' autorità di regolazione, ma qui bisogna essere chiari. un conto è occupare gli enti pubblici , come questo Governo ha già fatto, un conto è minacciare un giorno sì e l' altro pure le autorità di riformarle drasticamente, perché questo lede i principi di autonomia delle autorità. difendiamo le autorità nella loro indipendenza e fare questo concretamente, non solo a parole, significa metterle al riparo dalle vendette legislative. non siamo soddisfatti di queste sue parole. tutti sappiamo quello di cui si doveva discutere oggi in Parlamento. noi abbiamo affrontato delle questioni in modo anche crudo e spiacevole, ma l' opinione pubblica non si aspetta che facciamo dei balletti da salotto, ma che affrontiamo le questioni che non hanno ancora una risposta davanti a tutti gli italiani.