Gianfranco FINI - Deputato Opposizione
XV Legislatura - Assemblea n. 44 - seduta del 28-09-2006
Legge finanziaria 2009
2006 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 85
  • Comunicazioni del governo

anche noi, onorevole presidente del Consiglio , siamo totalmente insoddisfatti del suo discorso e, dopo averlo ascoltato, io credo sia più chiaro perché ella — non un suo sosia cinese, ma ella — ebbe modo di dire che sarebbe stata roba da matti riferire in Parlamento sulla vicenda Telecom. non fu uno scherzo del fuso orario tra Roma e Pechino, e nemmeno una caduta di stile: una dimostrazione di arroganza che, lo dico tra parentesi, se avesse visto protagonista il presidente Berlusconi od un qualsivoglia ministro del precedente Governo, avrebbe scatenato un putiferio, con fiumi di inchiostro contro la minaccia rappresentata, per la democrazia, dalla destra becera e populista. dopo averlo ascoltato io credo che gli italiani abbiano capito molto bene, signor presidente del Consiglio , che lei, a Pechino, era nervoso, così come è nervoso quest' oggi e anche — me lo permetta — il comportamento infantile di poc' anzi lo dimostra. era nervoso perché intimidito. di che cosa aveva paura, signor presidente del Consiglio , a Pechino, quando disse: « in Parlamento? roba da matti! » ? aveva due paure: innanzitutto, la paura di fare una pessima figura con i suoi alleati qualora avessero capito chiaramente ciò che anche l' onorevole Tremonti ha detto poc' anzi , vale a dire che erano stati tenuti del tutto all' oscuro da un personale piano del presidente Prodi. la seconda paura, ancora più forte, era che in Parlamento emergesse chiaramente la sensazione che il presidente del Consiglio non aveva detto la verità e questo non solo ai suoi alleati, ma, soprattutto, a tutti gli italiani. orbene, quella sensazione oggi è palese. quanto al primo aspetto, è una cosa che ci riguarda davvero in minima parte. ai colleghi della maggioranza, che sono certamente abbastanza imbarazzati per quello che sta accadendo, ricordo soltanto che « chi è causa del suo mal pianga se stesso » . del resto, con un presidente del Consiglio che, come ricordava Tremonti, dice che si sente nei vostri confronti metà leader e metà assistente sociale, vorrei capire che cosa vi potevate aspettare di più!? comprendiamo la frustrazione di chi Prodi lo ha portato, in qualche modo, sulle spalle a Palazzo Chigi e, quindi, si attendeva doverosamente maggiore lealtà e credo di comprendere anche la ragione per la quale l' onorevole Fassino, innovando, fa parlare inizialmente l' onorevole Giordano e si riserva di parlare tra gli ultimi. il suo è il ruolo di un avvocato difensore , ma è un avvocato d' ufficio ed è l' avvocato d' ufficio di una causa persa!? comprendiamo tutto ciò, ma non abbiamo intenzione di sottacere l' altro aspetto, che riguarda tutti gli italiani. infatti, quello che è accaduto le scorse settimane riguarda gli italiani, che sono stati ingannati dal presidente del Consiglio , e riguarda la credibilità dell' Italia agli occhi della comunità internazionale . basta leggere la stampa internazionale per rendersene conto. lo diciamo perché l' intervento di Prodi non ha fugato il sospetto che egli non abbia detto la verità, anzi, lo ha rafforzato. voglio ripercorrere rapidamente la vicenda, pregando l' avvocato difensore , onorevole Fassino, di smentirmi. l' 8 settembre — il comunicato suicida — Palazzo Chigi dirama questa nota: « quanto apparso oggi su Il Messaggero riguardo un ipotetico altolà alla vendita di Tim da parte del presidente del Consiglio necessita di una secca smentita e di una opportuna sottolineatura. le fantasiose interpretazioni giornalistiche — sempre colpa dei giornalisti: vero, presidente Prodi? — , che attribuiscono al Governo intromissioni ultimative sulle scelte e sulle politiche industriali di società italiane, vanno esattamente nella direzione opposta rispetto alle impostazioni dell' Esecutivo » . chapeau! se non fosse che l' 11 settembre il Consiglio d'amministrazione di Telecom approva il piano di scorporo di Tim. il giorno dopo, il 12 settembre, da Frascati, Prodi si dice sconcertato e lamenta di essere stato tenuto all' oscuro del piano, ma, già ventiquattr' ore dopo, il 13 settembre, si smentisce e afferma che Tronchetti gli aveva garantito che Tim sarebbe rimasta sotto controllo italiano. perché lo ha fatto, presidente Prodi? perché, evidentemente, Tronchetti gli aveva detto di voler mettere Tim sul mercato e, quindi, non è vero che Prodi non sapesse nulla. è una prima, clamorosa e palese bugia che risulta dalle sue parole!? poi, il 14 settembre viene pubblicato il cosiddetto piano Rovati, fedelissimo consigliere economico del premier, uomo di assoluta fiducia, amico personale e di famiglia. si tratta di un documento — è notorio — che è stato inviato a Tronchetti, con tanto di biglietto intestato a Palazzo Chigi , in cui il riassetto Telecom si basa sull' intervento della Cassa Depositi e Prestiti , cioè su un sostanziale intervento pubblico. dopo la pubblicazione del cosiddetto piano Rovati, Prodi afferma di non sapere nulla, come le tre scimmie: non vede e non sente, parla... egli scarica tutta la responsabilità sul suo consigliere, che, da amico fedele, se la assume e definisce personale e artigiano il suo progetto. è la seconda clamorosa bugia, perché non è un piano personale ed è tutt' altro che artigianale, perché è stato elaborato a Palazzo Chigi dagli esperti della Presidenza del Consiglio e da una nota banca di affari, che aveva tra i suoi consulenti anche un personaggio, Costamagna, per il quale, nelle stesse ore, negli ambienti prodiani, si ipotizzava un prestigioso incarico pubblico alla guida — guarda caso — della Cassa Depositi e Prestiti !? il 15 settembre Prodi va all' attacco e difende Rovati; esclude che si possa o si debba dimettere ed esclude di riferire in Parlamento. in serata, a Borse chiuse, Tronchetti si dimette e gli subentra Guido Rossi . da quel momento il presidente del Consiglio innesta la retromarcia: il suo è un dietrofront su tutta la linea. il 18 settembre Rovati si dimette, la procura di Roma apre un fascicolo. il 19 settembre il presidente del Consiglio accetta di riferire in Parlamento. tutti sanno che, a chiedere che il presidente del Consiglio venisse in Parlamento, è stata a gran voce l' opposizione ma che, ad imporglielo, sono stati proprio Ds e Margherita che, finalmente, hanno aperto gli occhi e si sono resi conto di essere stati tenuti all' oscuro di tutto ciò che Palazzo Chigi faceva. ce ne sarebbe a sufficienza per far risaltare la pessima figura del presidente, ma ciò che induce l' opposizione a pretendere che Prodi ammetta di non aver detto la verità — e ne tragga le doverose conseguenze — è la pubblicazione dei verbali del Consiglio d'amministrazione di Telecom del 15 settembre, quelle in cui Tronchetti dà le dimissioni. in quei verbali Tronchetti afferma — e fa mettere a verbale — che Prodi sapeva fin dai primi giorni di settembre del piano di scorporo di Telecom-TIM; che Prodi gli disse che il Governo non sarebbe intervenuto su iniziativa di aziende private, ma in realtà, secondo Tronchetti, attraverso Rovati-Costamagna. il vero obiettivo del presidente del Consiglio era quello di fare intervenire la Cassa Depositi e Prestiti per evitare che Murdoch acquisisse il controllo della rete fissa. e, sempre secondo Tronchetti, il costo del trasferimento della rete fissa alla Cassa Depositi e Prestiti sarebbe stato fronteggiato dalle maggiori tasse che il gruppo avrebbe pagato al momento dello scorporo della rete: ciò attraverso la definizione di un plusvalore delle azioni. da questo punto di vista , l' abitudine di pensare sempre e solo a nuove tasse caratterizza tutto il centrosinistra! certo, nessuno può giurare — e lo dico io per primo — che quanto detto e verbalizzato da Tronchetti Provera nel Consiglio d'amministrazione sia la verità. è altrettanto certo che il contrasto con le affermazioni e con i silenzi del presidente Prodi è evidente. uno dei due mente oppure — come ha detto la « velina rossa » — forse è una gara tra bugiardi. certo è, signor presidente del Consiglio , che non ci fa una bella figura!? quel che è indubbio è che Palazzo Chigi ha creato problemi seri ad una azienda privata quotata in Borsa, con decine di migliaia di dipendenti, e ha sconcertato gli ambienti internazionali con il suo comportamento. vedete, colleghi, in un giornale che non è certo di centrodestra, La Repubblica , il 25 settembre, Federico Rampini ha scritto: « le continue invasioni di campo hanno già provocato danni » , e si tratta delle invasioni di campo del presidente del Consiglio , « per esempio, hanno fatto saltare la trattativa con Murdoch sull' alleanza tra Telecom e Sky » . il famoso piano di Rovati che suggeriva lo scorporo della rete fissa Telecom ed una rinazionalizzazione mascherata attraverso l' intervento della Cassa Depositi e Prestiti , arrivò anche alle orecchie di Murdoch e lo convinse che il valore della Telecom sarebbe crollato, una volta sottratta la rete fissa. che sia stata solo una soffiata o che sia il doppio ruolo di Costamagna non sta a me dirlo e mi auguro che lo accerti la magistratura. certo è che Palazzo Chigi ha dato prova di un interventismo fuori luogo e di spregiudicatezza che riportano alla mente la famosa definizione che proprio Guido Rossi diede alla Presidenza del Consiglio ai tempi di un altro governo di centrosinistra: « l' unica banca d' affari in cui non si parla in inglese » . oggi si parla l' inglese, ma che Prodi continui a ritenere Palazzo Chigi una banca d' affari è innegabile. tutti sanno — e concludo — che i problemi di Telecom sono di prevalente natura finanziaria e non industriale. sin dai tempi delle privatizzazioni gli acquirenti hanno acquisito il controllo della società lasciando intatto l' indebitamento. a fronte di un utile di circa un miliardo e mezzo di euro annui, l' indebitamento di 41 miliardi è pari al fatturato. negli sviluppi della vicenda Telecom vi è quindi un ruolo centrale del sistema bancario e dei centri di potere , giornali compresi, ad esso riferiti. sono centri di potere tutti impegnati a sostenere Prodi nell' ultima campagna elettorale ed è anche per questo che l' attivismo di Palazzo Chigi desta un evidente sospetto. il piano di riassetto di Telecom come azienda privata deve essere competenza esclusiva degli azionisti. certo, da italiani e da parlamentari, non possiamo che augurarci anche noi che un' eventuale vendita di Tim veda l' interesse di investitori italiani e soprattutto che siano tutelati i dipendenti dell' azienda. ma dov' erano, presidente Prodi e colleghi della sinistra, coloro che oggi parlano di interesse nazionale — e ci fa piacere — come pure di telecomunicazioni come settore strategico da tutelare? dov' erano quando un' azienda pubblica come Enel vendeva ad investitori egiziani Wind e la rete fissa di Infostrada... né ricordo obiezioni levatesi a sinistra quando Olivetti, presidente Prodi, vendette Omnitel all' inglese Vodaphone proprio per fare quell' operazione di cassa necessaria per la successiva scalata di Telecom. ricordo qualcuno che parlò dei capitani coraggiosi: è facile essere coraggiosi con i soldi delle banche! la conclusione, onorevoli colleghi , è molto semplice; Prodi non è credibile quando dice: non sapevo. sapeva ed agiva; agiva, non per tutelare un interesse nazionale bensì per organizzare scalate finanziarie, scegliere investitori più o meno amici, riportare sotto il controllo pubblico una grande azienda privata. sapeva, agiva e contemporaneamente negava; negava e cioè mentiva. ed è questa la ragione per la quale lo sdegno dell' opposizione certamente non è solo in questa Assemblea: è lo sdegno della maggioranza degli italiani.