Pier Luigi BERSANI - Ministro dello Sviluppo Economico Maggioranza
XV Legislatura - Assemblea n. 35 - seduta del 01-08-2006
Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale
2006 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 35
  • Attività legislativa

signor presidente , cari colleghi , la mia è solo una breve replica, che, però, in qualche modo interloquisce con un dibattito che è stato ampio nella seduta di ieri e di stamane. questo decreto è un primo atto della politica economica del Governo, che ha suscitato delle forti passioni, pro e contro. credo che, nella sostanza, si tratti di un atto che si è fatto capire nel suo senso fondamentale, che riassumo così: cercare di animare l' economia, a partire dalle cose che non costano, ossia nuove regole di mercato, senza dimenticare le cose che costano. vorrei sottolineare che in questo decreto noi ci preoccupiamo di tenere aperti i cantieri, per esempio, non senza qualche sforzo significativo sotto il profilo finanziario, perché, come sapete, a questo proposito le aspettative hanno dovuto scontrarsi con una dura realtà dei fatti. animare l' economia per questo decreto significa anche dare prime indicazioni, perché le convenienze relative fra rendita e rendita di posizione e lavoro e impresa comincino a cambiare. in questo decreto, si approccia il risanamento con una logica strutturale. le misure che assumiamo agiranno nei prossimi anni. in questo decreto, non ci si dimentica di alcune misure sociali, che vogliono essere e saranno nelle nostre corde con grande evidenza, e si apre un fronte contro l' evasione e l' elusione fiscale; credo che anche questo sia un esordio. si può giudicare questa o quell' altra norma, però sono norme che si fanno capire. quindi, noi abbiamo inteso, con queste prime misure, dare una cifra del percorso che svolgeremo anche nei prossimi mesi: risanamento, crescita, redistribuzione ed equità. abbiamo aperto tutti e tre questi fronti, nella stessa misura, con la stessa forza e con la stessa incisività. oltre a queste poche parole che ho pronunciato, dunque, non ribadirò le motivazioni che stanno alla base delle nostre scelte, ma cercherò di rispondere rapidamente alle critiche che, tra quelle che sono state formulate, appaiono essere le più rilevanti. si è affermato — lo riassumo in questi termini — che si tratta di un decreto legge « liberalvessatorio » , di un decreto « a doppia faccia » . ripeto che nessuno è obbligato a giurare su ogni singola disposizione, poiché mi interessa l' essenziale. tuttavia, contesto il giudizio per cui il provvedimento in esame sarebbe « liberalvessatorio » . il contrasto all' evasione fiscale , infatti, è una lotta contro la massima distorsione concepibile della concorrenza. si tratta, dunque, di una battaglia condotta in nome della civilizzazione del mercato, oltre che dell' equità. se i colleghi avessero seguito, come abbiamo dovuto fare per dovere d' ufficio, le assemblee ed i convegni recentemente svolti da tutte le associazioni di impresa (in particolare, nei mesi di giugno e luglio), avrebbero registrato un coro unanime, nonché una nuova presa di consapevolezza. ciascuna di tali associazioni, infatti, ha posto la lotta all' evasione fiscale tra i primi punti delle richieste avanzate al Governo. non solo, ma vi inviterei a considerare che anche indagini molto accurate sulle aspettative delle piccole imprese — come quelle condotte, recentemente, dalla Fondazione nord est (sottolineo che sto parlando del nord est del paese) — tra gli interventi richiesti al Governo mettono al terzo posto, dopo le questioni dell' Irap e della semplificazione, il tema dell' evasione fiscale . ora, il nostro problema è sapere se ci proviamo sul serio o no. se ci proviamo sul serio, allora dobbiamo dotarci di qualche strumento in tal senso. le nostre intenzioni non devono essere deformate. non si deve dire ai cittadini italiani che vogliamo mettere gli occhi e le mani nei loro conti correnti : non è questo, e lo sapete bene! non vogliamo mettere gli occhi e le mani nemmeno nei movimenti dei loro conti correnti ! noi vogliamo semplicemente avere le informazioni di base affinché le indagini autorizzate possano essere svolte senza girare « a mosca cieca » tutti gli istituti bancari di questo paese! si tratta di norme che vigono in numerosi paesi europei . sono meccanismi... sono comunque disponibile a discutere se debbano essere meccanismi assertivi, imperativi o promozionali. si tratta, comunque, di meccanismi in grado di ridurre progressivamente l' uso della moneta « fisica » nelle transazioni. mi riferisco a meccanismi che sono diventati ovvi in numerosi paesi del mondo! ribadisco che, nel corso del suo sviluppo, potremmo anche rivedere tale approccio; siamo pronti a monitorare, infatti, tutte le riforme che ci accingiamo ad introdurre. desidero sottolineare, tuttavia, come tali elementi di modernizzazione e di responsabilizzazione costituiscano un passaggio veramente necessario per il nostro paese. per quanto concerne l' altra parte del decreto legge in esame, vorrei rilevare che qualcuno — anche fonti autorevoli — ha affermato che siamo liberalizzatori « timidi » , mentre qualcun altro ha sostenuto, invece, che siamo liberalizzatori « eccessivi » . a chi ci dice che siamo « timidi » , rispondiamo che ci faremo più coraggio la prossima volta; a coloro che affermano che siamo « eccessivi » , invece, vorrei suggerire un esame attento delle colossali inadempienze di questo paese, come è stato peraltro ricordato in questa sede, a proposito di regolazione del mercato. vorrei chiarire, in primo luogo, che non si tratta solo di liberalizzazioni. se abbiamo impostato una politica in nome del cittadino-consumatore è perché sappiamo — e consentitemi di affermare che tutti noi dobbiamo approfondire tale tema — che l' ottica del cittadino-consumatore contiene in sé il tema delle liberalizzazioni, anche se non si esaurisce in esso. vi invito a riflettere sul fatto che tutti gli istituti più marcatamente rivolti alla difesa del consumatore sono presenti in paesi ampiamente liberalizzati. vorrei sottolineare, pertanto, che la difesa del consumatore non si conclude con l' avvio di un processo di liberalizzazione, perché da quel momento inizia un' altra battaglia per la tutela dello stesso! quindi, questa sovranità si rivolge ad uno spettro ampio di temi che possono essere le liberalizzazioni o l' abolizione di misure palesemente ultronee e offensive nei confronti del diritto del consumatore. togliere, ad esempio, la possibilità ad una banca di far pagare 30 euro per la gestione di un conto non è una grande liberalizzazione, ma un elemento banale di civilizzazione dei rapporti fra un operatore economico e un cittadino. nessuno ha scritto in questo provvedimento « liberalizzazione del servizio taxi » o « liberalizzazione delle farmacie » : non creiamoci, quindi, dei « fantocci » di comodo per poter sparare addosso meglio. noi non abbiamo affrontato questi temi, che saranno affrontati settore per settore. con questo provvedimento non abbiamo liberalizzato le professioni, non abbiamo fatto la riforma degli ordini! in questo provvedimento, abbiamo semplicemente insediato il punto di vista del cittadino consumatore ed abbiamo cercato, in primo luogo, di risolvere i problemi di maggiore evidenza laddove vi erano ostacoli alla concorrenza; in secondo luogo, abbiamo cercato di avere una linea che riducesse prezzi e costi; in terzo luogo, abbiamo cercato di avere una linea che aprisse qualche opportunità ai giovani. per fare ciò siamo partiti da un' ottica che solo in alcuni casi, forse solo nel caso delle assicurazioni, è andata a fondo nel processo di riforma, ma che comunque lascia impregiudicati, semmai sollecita, processi di riforma da affidare alla discussione del Parlamento e all' iniziativa del Governo. questo è un inizio. rispondo ad alcune critiche sollevate nel corso della discussione sulle linee generali. è stato innanzitutto chiesto perché il Governo ha emanato un decreto legge . si tratta di una critica che non sottovaluto; una critica della quale non voglio liberarmi con una scrollata di spalle perché, a mio avviso, bisogna rispondere, e forse non basta neanche — come ho fatto — rispondere (ma voi non pretendete di darmi una risposta compiuta) sostenendo che le regole non si concertano. le regole non si concertano, ma certo si dovrebbero discutere. questo sì, lo riconosco. ebbene, la grandissima parte di queste norme è offerta alla discussione politica e, spesso, anche parlamentare da almeno cinque-sei-dieci anni. sono pronto a documentare questa mia affermazione. parte di queste norme è sotto osservazione da anni e sotto segnalazione da parte dell' antitrust, nonché oggetto di procedure di infrazione comunitaria. ricordo che l' infrazione comunitaria significa per l' Italia pagare una multa a spese dei cittadini. a me parrebbe francamente eccessivo che la tutela di alcuni istituti, che già costano al consumatore, comportasse addirittura un costo per il contribuente. questo, lo ripeto, mi parrebbe francamente eccessivo. credo, quindi, che vi sia in questi casi un dovere del Governo di intervenire. è stato detto che la discussione su questi temi si è spinta spesso fino alle Aule parlamentari. voi comprenderete che in molti di questi casi non è che mancasse la discussione, ma mancava la decisione. è mancata nel corso di questi anni la possibilità di decidere; forse, non in tutti casi. certamente vi sono misure che avrebbero meritato una riflessione più attenta e, in alcuni casi, un privilegio della decisione rispetto alla discussione o, se volete, anche una forzatura politica. però, ciò dovrebbe riportarci tutti ad una considerazione di fondo: in questo paese è difficile cambiare; è difficile riformare, è troppo difficile. noi, purtroppo, non abbiamo una fisiologia delle riforme; dobbiamo darcela. queste norme hanno suscitato, anche quelle ormai risapute, reazioni che non si sono registrate in nessun paese europeo quando norme di questo genere sono state adottate. questo è un problema per la nostra democrazia. quella che le cose cambiano e, quindi, le regole devono evolversi dovrebbe essere un' idea più condivisa. inoltre, quando un Governo fa le riforme non allestisce un proscenio per vedere se ha ceduto o se ha vinto. un Governo deve fare le riforme. un Governo non deve cedere, ma non deve neanche vincere. deve trovare una strada per cambiare e poter continuare a discutere con tutte le categorie. questa è la strada. ed un dibattito vero fra maggioranza ed opposizione non deve essere « se » cambiare, ma « come » cambiare. infatti, non si può stare fermi al palo, mentre tutti si muovono. mi piacerebbe che, in futuro, il confronto fra la maggioranza e l' opposizione possa essere più aperto, più colloquiale. è stato affermato che ci siamo occupati di de minimis , di « cosucce » . di questa critica non ho apprezzato il sottofondo. per un cittadino che vive la sua vita normale, l' assicurazione, il conto in banca, la farmacia non sono de minimis . rivendico l' idea che ci occupiamo della condizione normale, ordinaria e quotidiana dei cittadini e che pieghiamo gli interessi e le priorità dell' economia a questo tipo di sguardo! non accetto di sentir dire che si tratta di piccole cose! aggiungo che, oltre a ciò, abbiamo presentato progetti di legge sull' energia, sui servizi pubblici locali, sull' azione collettiva. sono grandissime cose. discutiamone. si tratta di materie complesse, che non possono essere semplificate in un decreto e che sono all' attenzione del Parlamento. spero che su ciò vi possa essere un contributo reale, uno scambio reciproco. si tratta di riforme in profondità. presenteremo rapidamente — ci saranno i ministri promotori — un progetto di riforma degli ordini professionali. ci occuperemo di telecomunicazioni. attenzione, non abbiamo intenzione di occuparci solo di alcune cose. e lo dimostriamo con atti che abbiamo già fatto. nelle Commissioni sono depositate queste tre riforme. avremo tutto il modo di discuterne. quelli che voi dite che non sono de minimis — l' energia, i servizi pubblici locali, l' azione collettiva — sono incardinati in Parlamento, sono riforme. arriverà quella degli ordini. sarà una riforma e si discuterà liberamente in Parlamento. nel corso del dibattito è stata rilevata la necessità di occuparsi della liberalizzazione della rete ferroviaria. vorrei informare che, dalla legge finanziaria per il 2001, su proposta dell' allora ministro dei Trasporti , la rete ferroviaria è già liberalizzata. stiamo solo aspettando che qualche soggetto industriale intervenga e, dal lato delle merci, in Italia già operano dei privati sulla linea del Brennero. quindi, stiamo parlando di un processo sul quale sarebbe utile confrontare le ricette, e non soffermarci su chi accelera e su chi frena. credo, infatti, che si vada incontro ad un' esigenza di cambiamento che deve essere condivisa e che è ben radicata nei mutamenti sociali. infine, non entro nel merito di tante osservazioni. vorrei solo aggiungere che possiamo essere stati un po' bruschi nella decisione, ma non abbiamo fatto improvvisazioni. ho sentito molte osservazioni su questo e su quel punto. francamente, sarei in condizione di replicare su ciascuna. il clou è sempre la vicenda dei taxi. cosa volete che vi dica? se era possibile anche prima, decidiamo che era possibile anche prima. chiunque sia a conoscenza di questa vicenda sa benissimo che il Governo non ha ceduto in niente, che è arrivato all' obiettivo, che inevitabilmente questo obiettivo passa per i comuni, in qualsiasi versione si approvi la legge, che tra sei mesi, se non ci saranno i taxi in più, torneremo a riunirci e vedremo come fare. il nostro obiettivo, infatti, era quello di far girare più taxi, così come per le farmacie, per le assicurazioni... ma non voglio continuare su questo. vorrei soltanto dire che, tra le critiche che abbiamo ricevuto, mi ha colpito particolarmente una, che vorrei manifestarvi. vi è la difficoltà ad inquadrare i problemi con gli occhi della nuova generazione. è un monito che faccio a me stesso. nel nostro paese, questo è un problema molto serio. non si può raccontare che, se un farmacista non è in farmacia, perde la sua dignità lavorativa. lasciamolo giudicare a loro, per favore! non possiamo dimenticare che oggi un giovane avvocato preferisce avere il 20 per cento in meno sulla prestazione, piuttosto che far fotocopie per quattro anni! a questi giovani dobbiamo dare tutti quanti un messaggio, altrimenti questa Italia l' idea di futuro da dove la prende? allora, bisogna valorizzare. perché non hanno avuto voce le posizioni dei giovani, di queste associazioni? perché sono state senza voce? non va bene ! posso sbagliare ma, secondo me, non va bene . un' altra considerazione riguarda le associazioni di categoria, compresi i sindacati. è in atto un fenomeno oggettivo: oggi, la rappresentanza diventa complicata per qualsiasi associazione o sindacato. perché? perché la realtà è differenziata: ti trovi a rappresentare componenti che sono già pienamente nel mercato europeo, componenti giovanili che chiedono l' ingresso e componenti che, invece, vogliono soltanto difendere quel che c' è. il tuo problema, come sindacato, come associazione, è: da che parte mi metto? agisco solo sul freno? ma se faccio così, alla lunga, perdo il mio ruolo, la mia rappresentanza. allora, bisogna mettersi in movimento anche con riferimento alle parti più dinamiche. trovo che anche questa riflessione vada fatta. al contrario, vedo che il tentativo è, spesso e volentieri, quello di rappresentare le posizioni più difensive. secondo me, neanche questo va bene . una fisiologia per le riforme, in questo paese, pretende anche un certo modo di discutere tra maggioranza e opposizione in sede parlamentare. viviamo una situazione a dir poco imperfetta (ed utilizzo un eufemismo). credo che tocchi a noi, comunque, anche se non tocca al Governo entrare nella discussione politica tra maggioranza e opposizione parlamentare, discutere con grande ampiezza e con grande capacità di dialogo, nelle sedi parlamentari, sul percorso delle liberalizzazioni, sulla « batteria » di riforme a cui le disposizioni in esame alludono, sulla « batteria » di riforme che le medesime disposizioni stimolano. forse, possiamo anche fare uno sforzo in più. è intervenuta una novità in questi mesi. se avete riguardo alla configurazione delle competenze della struttura di Governo, vi accorgete che, per la prima volta, compare un punto di riferimento — che tocca a me svolgere — sui temi, appunto, della concorrenza. avete visto che, nell' evoluzione normativa, comprendendo in questa il progetto di legge sull' energia che ho presentato al Parlamento, è configurato un meccanismo in virtù del quale le autorità di regolazione (in particolare, quella garante della concorrenza, che presidia il settore della concorrenza) ricevono generalissime indicazioni dal Dpef, dopo di che — almeno così prevede il mio progetto di legge sull' energia — esse devono rivolgersi alla sede parlamentare per illustrare il loro lavoro: perché il circuito deve funzionare. al riguardo, mi permetto di dire che, nella sede parlamentare, che deve essere l' alfa e l' omega di tutto questo « giro » , si potrebbe anche pensare — dico a nome del Governo che noi saremmo pienamente d' accordo — ad un luogo in cui, in modo « specializzato » (tra virgolette), vi fosse la capacità, sui temi della concorrenza, di chiudere il cerchio tra Governo, Autorità garante della concorrenza e del mercato e sede parlamentare... no, io sto parlando di struttura del tema. immagino che il tema debba andare avanti per i prossimi dieci anni, che il tema della regolazione del mercato sia un tema clou per il nostro paese. quindi, mi piacerebbe che quest' ottica, limitata a questo tema — non che essa non affronti il tema delle riforme — , trovasse anche un luogo nel quale il circuito Governo-autorità-Parlamento avesse un suo completamento. questa è una riflessione che non toccherebbe a me proporre e che mi deriva dall' esperienza di questi mesi: la consegno alla valutazione dei colleghi. vi ringrazio.