Giuliano AMATO - Ministro dell'Interno Maggioranza
XV Legislatura - Assemblea n. 104 - seduta del 06-02-2007
Informativa urgente del Governo sui tragici fatti di Catania e sulle misure per contrastare il fenomeno della violenza negli stadi
2007 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 104
  • Comunicazioni del governo

grazie, presidente. onorevoli colleghi , ciò che vi devo dire inizia con un resoconto sui fatti che hanno preceduto lo svolgimento di quella partita e che l' hanno seguita. la partita Catania-Palermo doveva svolgersi, secondo il calendario ufficiale della Lega calcio , domenica 4 febbraio 2007, ma la partita destava da tempo forti preoccupazioni, sia per l' accesissima rivalità tra le due tifoserie, sia per la concomitanza con la festività di Sant' Agata , una festa popolare fortemente seguita, occasione di manifestazioni e cortei piuttosto partecipati. dagli inizi di gennaio si erano tenute diverse riunioni del comitato provinciale per l' ordine e la sicurezza pubblica, nel corso delle quali veniva rilevata la necessità di sensibilizzare la federazione gioco calcio per un eventuale differimento dell' incontro. anche la società Catania calcio riferiva al prefetto di aver reiteratamente richiesto alla Lega calcio di spostare l' incontro, ma di non aver ricevuto alcuna risposta. la situazione richiamava l' attenzione dello stesso Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive — che, come sapete, è in funzione, dopo i ripetuti interventi del mio predecessore, l' ex ministro Pisanu — composto da rappresentanti del ministero dell'Interno e ora del ministero per le attività sportive, oltre che dagli esponenti del mondo sportivo, con il compito di compiere un monitoraggio costante verificando anche le singole situazioni. nel corso di una riunione tenutasi il 25 gennaio scorso, cui ha partecipato il questore di Catania, l' Osservatorio, valutata la situazione, collocava l' ipotesi dello svolgimento della partita a livello « tre » di rischio, che è il livello massimo nei criteri dell' Osservatorio, e su questa base approvava il differimento della partita a data da definirsi. nel corso della riunione tenuta dal comitato provinciale per l' ordine e la sicurezza pubblica il giorno successivo, ossia il 26 gennaio, il questore di Catania riferiva che, nella riunione del giorno precedente dell' Osservatorio, pur essendo emerso l' orientamento di proporre il differimento della partita a data da destinarsi, era stata anche profilata l' ipotesi di far svolgere la partita il 2 febbraio, di venerdì, ma alle ore 15, anziché il 4 febbraio. come sapete, il rischio è ritenuto minore, in questo mondo per me un po' « kafkiano » del calcio valutato come « occasione bellica » , se la partita si svolge nelle ore diurne — e questo è facilmente comprensibile — piuttosto che nelle ore notturne. nella successiva riunione del comitato, svoltasi il 27 gennaio ultimo scorso, arrivava una nota scritta del segretario generale della Lega calcio , il quale, in relazione alla impossibilità, per ragioni inerenti alla sicurezza e all' ordine pubblico , di disputare la gara nei giorni di sabato e domenica, stante l' affollamento del calendario della stagione sportiva 2006-2007, che prevede impegni agonistici in tutte le settimane immediatamente successive a quella in oggetto, insisteva perché la gara si svolgesse il 2 febbraio, perché, quindi, non si pensasse a differimenti a data da destinarsi e perché, in considerazione della giornata infrasettimanale, la gara si svolgesse non alle ore 15, ma alle 18. ciò in forma di auspicio. anche l' amministratore delegato del Catania faceva presente che l' eventuale inizio della partita alle ore 15 sarebbe stato fortemente penalizzante, considerate le difficoltà di raggiungere per tempo lo stadio data la giornata lavorativa; vi erano, inoltre, i contratti stipulati con la televisione. insomma, venerdì 2 febbraio alle 18. anche il rappresentante provinciale del CONI esprimeva un avviso favorevole all' ipotesi del 2 febbraio alle 18. alla fine, in questo clima e in questo ambiente, il prefetto aderiva a questo insieme di suggerimenti, di pressioni e di valutazioni ed accettava di far svolgere la gara venerdì 2 febbraio alle 18. a quel punto, il dipartimento della Pubblica Sicurezza decideva di mettere a disposizione della questura catanese 410 unità di rinforzo e, per lo svolgimento di questa partita, venivano così nell' insieme impegnati 1.350 operatori delle forze dell'ordine . la partita ha avuto inizio alle 18. c' erano 20 mila spettatori locali e dovevano arrivare i tifosi ospiti che, come ormai è noto, sono giunti in ritardo per un insieme di ragioni. vi leggo quanto mi è stato predisposto. i tifosi palermitani, che viaggiavano a bordo di 6 pullman e di almeno 60 autovetture private scortati da personale delle forze dell'ordine , hanno lasciato il capoluogo siciliano alle ore 14,45, in ritardo rispetto ai tempi programmati, malgrado le continue sollecitazioni operate dal personale della questura. poi, i quattro pullman fanno un errore di percorso e, alla fine, arrivano in prossimità di Catania quando la partita ha già iniziata. dopo le previste operazioni di filtraggio, giungono allo stadio alle ore 19,15. quindi, siamo già nel secondo tempo della partita. quando i tifosi del Palermo sono arrivati allo stadio, un consistente numero di ultrà catanesi ha tentato di aggredirli. i disordini hanno avuto inizio con reiterati lanci di pietre e altri corpi contundenti contro le forze dell'ordine da parte di squadre di teppisti che stazionavano all' esterno dello stadio. al fine di riportare l' ordine, le forze di polizia hanno attuato interventi di alleggerimento, ricorrendo anche all' uso di alcuni lacrimogeni per disperdere i facinorosi che facevano uso di spranghe di ferro e di bastoni continuando nel contempo a lanciare bulloni, pietre, bombe carta ed altri oggetti. tra le due tifoserie, grazie a questi interventi, non vi sono stati contatti. però, nel frattempo, tra i lacrimogeni utilizzati dalle forze dell'ordine e i fumogeni accesi dai tifosi e scaraventati verso il campo, si è creato un ambiente nel quale l' arbitro ha ritenuto di sospendere la partita, che è ripresa dopo circa mezz' ora . al termine dell' incontro, gli ultrà della curva nord continuavano gli scontri con il sostegno di altre persone che, all' esterno dello stadio, tentavano di colpire sul fianco i reparti di polizia. qui inizia la parte che credo molti di voi abbiano visto in televisione, grazie all' emittente che si è messa in diretta e ci ha fatto vedere quello che stava accadendo fuori dallo stadio. è stato a questo punto che rimanevano feriti numerosi militari dell' Arma dei carabinieri ed agenti di Pubblica Sicurezza e vi è stato l' incidente che è costato la vita a Raciti; un incidente di cui ancora non sappiamo esattamente quando è accaduto ciò che ha provocato la sua morte. Raciti si trovava nella macchina di servizio. quando vede il fumo, scende dalla macchina e gli esplode addosso la bomba carta; viene allora portato all' ospedale Garibaldi (tra l' altro, le agenzie lo danno per morto subito, ma non è così, perché morirà un' ora dopo). si è scoperto che ciò che ha provocato la morte è stato un trauma addominale con fratture multiple del fegato compatibili — scrive il linguaggio medico — con un corpo contundente di importante adeguatezza lesiva. quindi, questo nostro funzionario era stato colpito da qualcosa — forse, una spranga, un masso — , ma ha continuato a lavorare, nonostante gli fosse accaduto un fatto del genere; poi il contatto con la bomba carta ha provocato un trauma che deve essere intervenuto, ma il fattore determinante della morte è stato l' effetto di questo oggetto che lo aveva colpito. non sappiamo da chi evidentemente l' oggetto possa essere stato lanciato. sino ad ora — mi scrivono ieri pomeriggio — sono state arrestate 33 persone (ora sono diventate 34 con l' arresto del custode dello stadio, in circostanze e per ragioni che fanno capire quale era il clima ed il contesto nel quale la vicenda è accaduta), di cui 22 adulti e 11 minorenni ritenuti responsabili di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale , danneggiamenti aggravati ed altro. sono stati ispezionati i luoghi, lo stadio, eseguite perquisizioni anche nelle sedi dei circoli di tifosi e nelle abitazioni dei principali responsabili dei circoli. sono stati sequestrati stupefacenti, oggetti idonei all' offesa, spranghe, catene, bastoni e poi vi è stato l' ultimo reperto all' interno dello stadio che ha portato all' arresto del custode stesso. sono state, inoltre, visionate le videoregistrazioni effettuate dalle telecamere dislocate all' interno dello stadio e nelle sue adiacenze. ci si sta ancora lavorando ed è grazie a questo che sono avvenute diverse identificazioni. il procuratore di Catania sta lavorando con il massimo impegno e ha affermato che, allo stato, non può escludersi che i gravi disordini siano stati espressione di un preordinato attacco che ha avuto come unico e reale obiettivo le forze di polizia , nei confronti delle quali, già nel recente passato, si sono dovute registrare reiterate manifestazioni di violenza verbale e fisica. qui termina, al momento, il racconto dei fatti. questi fatti di Catania, in realtà, ci dicono due cose. il primo fatto che emerge è che certamente a Catania vi è una situazione specifica che è essa stessa fonte specifica di violenze e di tale situazione specifica ci dobbiamo fare carico. la dobbiamo capire e dobbiamo rendercene conto. siamo alle prese con una città nella quale i quartieri periferici sono diventati — in parte avevano cessato di esserlo, poi evidentemente il degrado ha ripreso il sopravvento — una sorta di Bronx in mano, in parte, alla povertà e alla mancanza di lavoro e, in un parte, alla criminalità. ieri, mentre stavamo andando al funerale, il prefetto mi diceva che molti dei bambini e dei ragazzi che vivono in taluni quartieri di Catania hanno i genitori, il padre « dentro » oppure in procinto di andarci oppure che ne è da poco uscito, e per loro lo « sbirro » è il nemico. quindi, esiste questa psicologia, poi alimentata da moduli di vita nei quali ciascun ragazzo finisce per cercare l' identità nell' esercizio della violenza e nell' autoaffermazione di sé, nei modi che sono possibili nell' ambiente in cui vive. questo ci porta al tema generale della violenza, che certo non nasce negli stadi, finisce per connettersi con gli estremismi politici e trova alimentazioni diverse in situazioni diverse. indiscutibilmente, questo è un grande problema che abbiamo tutti davanti: il responsabile dell' economia, il responsabile del Governo del territorio, la scuola, le nostre famiglie. più vado avanti nel mestiere che sto facendo più mi rendo conto che spesso mi trovo con un pentolino in mano a togliere l' acqua da una barca nella quale ci sono tante falle attraverso le quali l' acqua entra. Napoli è un' altra situazione nella quale viene da fare questo tipo di riflessione. quindi, c' è un grande tema: la violenza nella società del nostro tempo, le ragioni che la determinano. inoltre, dai fatti di Catania ci viene un secondo insegnamento: il calcio finisce per essere uno dei grandi catalizzatori di questa violenza ed è difficile dire quanto coaguli violenza che ha radici altrove, quanto diventi esso stesso occasione che ne forma di sua, che le dà la possibilità di organizzarsi, che le offre canali, occasioni, simboli attraverso i quali e in ragione dei quali esprimersi. non c' è dubbio che questo secondo aspetto finisce per avere una sua specificità e per esigere la nostra attenzione. in realtà, l' attenzione c' è stata, perché nel corso degli anni il fenomeno ha acquistato una sua corposità, e nella scorsa legislatura vennero adottate misure indiscutibilmente forti e capaci di una loro efficacia, tanto che oggi possiamo senz' altro dire che una parte dei fenomeni che ci troviamo a fronteggiare sono dovuti alla non ottemperanza complessiva a quelle misure. indiscutibilmente questo va detto e guai se non venisse detto. con l' esperienza che siamo venuti facendo ci accorgiamo, però, anche dei limiti che queste hanno dimostrato e della necessità, oltreché di portare all' ottemperanza, anche di raddrizzare ciò che non ha funzionato e di collocare in un orizzonte che finora è mancato la prospettiva dell' utilizzazione degli impianti sportivi. sapete quali sono le misure: riguardano il prefiltraggio e l' ingresso selezionato degli spettatori, il biglietto nominativo, la possibilità di controllare elettronicamente all' ingresso la corrispondenza tra il nome scritto sul biglietto e la persona che entra, la separazione delle tifoserie negli stadi, la videosorveglianza. insomma, occorre creare una situazione in ragione della quale la possibilità che all' interno dello stadio si verifichino disordini sia fortemente attenuata da tutto il filtraggio che avviene all' esterno. in più, occorre organizzare la partenza, il viaggio e l' arrivo delle tifoserie della squadra ospite e a questo sono dedicati appositi decreti e circolari. non tutto ha funzionato: molti impianti sportivi non solo sono rimasti lontani rispetto agli adempimenti dei requisiti indicati dai decreti del mio predecessore — l' onorevole Pisanu, oggi senatore — ma chiaramente molte società hanno dimostrato di non avere alcuna intenzione di farlo. la testimonianza più evidente di questo è il disarmante dato che ho sulla certificazione della capienza di numerosi impianti sportivi. sapete che gli standards previsti dal decreto Pisanu valgono per stadi dai diecimila spettatori in su. io mi trovo diversi stadi — non ne faccio il nome qui, ma si sanno — certificati per 9.999 spettatori...! si tratta degli stadi di Cesena, Vicenza, Cremona, Foggia. poi, ne ho diversi che sono certificati per 9.900, uno per 9.500 spettatori e così via . è chiaro che quando uno si trova davanti ad una situazione del genere capisce che siamo di fronte non alla prospettiva di un completo adeguamento alle normative esistenti, ma ad una chiara volontà di elusione di queste. la vicenda delle tifoserie è forse la più sfortunata — se vogliamo — nel tentativo che c' è stato di organizzarne i movimenti allo scopo di evitarne la turbolenza. in realtà, questi movimenti organizzati hanno finito per diventare essi stessi occasione per l' esercizio di violenze. questi conglomerati di tifosi hanno esteso la violenza dallo stadio, in cui hanno intenzione di arrivare, all' intero percorso di andata e anche a quello di ritorno. ho dovuto leggere con qualche disagio le istruzioni date ai questori con una indicazione analitica delle aree di sosta autostradali maggiormente o minormente — scusate il pessimo italiano — a rischio rispetto ad altre. mi aspetto che queste siano le istruzioni che ricevono i nostri soldati quando si muovono sul terreno del Libano. trovo impensabile che dobbiamo organizzare la nostra vita collettiva in modo tale da dover fare i conti con questo tipo di situazioni di rischio. i treni, dopo questi viaggi, concorrono — come ben sapete — al disavanzo delle Ferrovie dello Stato ! del resto, gli effetti, che erano stati positivi nella prima attuazione di quelle normative, nel passaggio tra il campionato 2005-2006 al campionato 2006-2007 hanno cominciato a rovesciarsi. ora, confrontando i periodi per le prime venti giornate del campionato 2005-2006 con quello 2006-2007, arrivando perciò fino a gennaio, abbiamo nuovamente un incremento degli incidenti. quindi, a parte la crescita del personale impiegato, il totale dei feriti è tornato ad aumentare. vi rendo noti questi numeri: il totale dei feriti nelle forze di polizia è stato di 338 nel 2004-2005, 158 nel 2005-2006, 228 nel 2006-2007. i dati si riferiscono al medesimo periodo, dall' inizio del campionato a gennaio. diminuisce, invece, il totale dei feriti civili, ma trovo doveroso e giusto, da parte mia e da parte vostra, considerare l' aumento dei feriti tra le forze dell'ordine . è aumentato, inoltre, il totale degli arrestati, da 118 a 136, e il totale dei denunciati, da 293 a 564. quindi, c' è stata una ripresa di questi fenomeni. una buona parte della responsabilità ricade proprio su Catania. se guardo agli impianti sportivi nei quali si sono verificati maggiormente gli incidenti, in quello di Catania, su 24 incontri disputati, ve ne sono stati 10 con incidenti, per un totale di 147 feriti, di cui 118 tra le forze dell'ordine . naturalmente, gli eventi dell' ultima settimana portano questa media particolarmente in alto, perché questi numeri includono anche l' incontro Catania-Palermo. a Napoli, su 26 incontri disputati, ve ne sono stati 12 con incidenti, con 37 feriti, di cui 27 tra le forze dell'ordine ; a Bergamo (Atalanta), su 25 incontri disputati, 8 con incidenti, con 27 feriti, di cui 21 tra le forze dell'ordine ; a Taranto, su 26 incontri disputati, 4 con incidenti, con 41 feriti, di cui 36 tra le forze dell'ordine . ho altri dati, che lascerò a vostra disposizione. è stato in questo contesto che ho detto che non avrei più mandato le forze dell'ordine a rischiare la vita e a riportare ferite in quelle condizioni. i poliziotti e i carabinieri sanno di svolgere un mestiere rischioso, ma non ha senso alcuno che il rischio debba essere corso massimamente quando si svolge un evento che dovrebbe far parte della vita ludica, di un momento in cui ci si distrae e ci si rilassa passando una domenica allo stadio, come diceva una vecchia canzone: con tutta la buona volontà , si mette a repentaglio la lealtà al proprio lavoro, da parte di chi è costretto a lavorare in quelle condizioni. ieri, credo che tutti siamo rimasti impressionati dalla straordinaria forza morale dimostrata da questa giovanissima donna, che ha perso suo marito. tutti gli italiani l' hanno vista, con la sua bambina, che parlava di suo padre. prima di loro aveva parlato un poliziotto, che, con la voce rotta dal pianto, dopo che era stato letto il messaggio del Capo dello Stato , ha voluto dire a quest' ultimo: « noi ci crediamo ancora! » . questo — vi assicuro — è stato per me non meno commovente di ciò che ho sentito dire dalla signora e da sua figlia. « noi ci crediamo ancora! » : è un messaggio di cui avevamo bisogno e al quale dobbiamo rispondere dicendo basta a quello che è successo! voltiamo pagina davvero e facciamo in modo che non debba accadere più! è in queste circostanze che, insieme al ministro Giovanna Melandri, alla dirigenza del CONI e ad un commissario straordinario per il calcio, che si è rivelato un uomo di grandissima qualità, la sera del 2 febbraio eravamo pronti a decidere che il campionato dovesse fermarsi. tuttavia, è stato proprio il commissario a dirlo prima di noi, nonostante anche nei suoi confronti fossero esercitate le stesse pressioni che avevano portato allo svolgimento della partita. vi ho letto analiticamente quei passaggi sul telegramma della Lega calcio e sul rappresentante del CONI per farvi capire la situazione che si determina in sede locale, dove anche un prefetto di valore — come quello di Catania, che conosco da anni e che stimo molto — ha finito per adottare una decisione che forse avrebbe potuto essere evitata, vale a dire quella di far svolgere la partita in un giorno e in un' ora sbagliati. tuttavia, vi era una così forte pressione da parte dell' ambiente, che tutti hanno finito per dire al prefetto che la partita si poteva svolgere. devo sottrarre i poliziotti al rischio che corrono per una partita di calcio , ma anche i prefetti a quello di adottare decisioni non opportune. allora, basta con l' apertura degli stadi in deroga! la legge consentiva questa possibilità e io stesso, sbagliando, ho firmato a dicembre un provvedimento che autorizzava i prefetti a derogare di volta in volta all' assenza dei requisiti, verificando caso per caso. ciò non deve essere più possibile: se gli impianti non sono a norma, in quegli impianti il pubblico non può entrare! si possono svolgere le partite a porte chiuse fino a quando non interviene l' adeguamento, ma non vi deve essere più la possibilità che accada una cosa del genere! in queste ultime settimane, qui a Roma, mi è capitato più volte di passare la tarda mattinata della domenica nei pressi dello stadio e ho visto tante famiglie avvicinarvisi con i bambini già verso l' una o le due. vanno per vedere la partita, i bambini sono allegri. dunque, ha senso che dopo due ore queste famiglie rischino — anche se a Roma questo rischio è minore — di trovarsi coinvolte in una guerriglia, perché ci sono dei pazzi organizzati che si addestrano per far questo in occasione di una partita di calcio ? di questo dobbiamo essere consapevoli. in questi giorni vi sono state dichiarazioni più o meno smentite di personaggi del mondo del calcio. non vi è dubbio che da questo mondo verrà una pressione affinché, come si suol dire, lo spettacolo continui: il calcio è una cosa grossa, perché in tanti si dipende dal calcio, le entrate dello Stato e delle società, dipendono da esso! abbiamo il dovere verso le forze dell'ordine e verso i nostri cittadini di resistere a queste pressioni, di mantenere il senso delle proporzioni, di sapere che non solo la vita che si è persa e quelle che non vogliamo si perdano, ma anche il diritto alla serenità delle famiglie italiane che la domenica vogliono andare allo stadio valgono di più degli interessi economici che pretendono che lo spettacolo continui come se nulla fosse accaduto. è un' occasione che non dobbiamo perdere per cambiare. cambiare non vuol dire soltanto essere più severi nei confronti di chi non abbia ottemperato e nei confronti delle persone che si rendano responsabili della violenza, ma è anche saper dare una prospettiva, nella quale sia credibile che questo sistema nel suo insieme cambia. questo deve essere detto, con la stessa realistica serenità con la quale ho ritenuto di dire — e lo confermo — che apprezzo e apprezziamo le misure che sono state adottate nella precedente legislatura. bisogna anche aggiungere che tra le ragioni che hanno condotto alla loro solo parziale attuazione vi è la perdurante incertezza sul destino futuro degli impianti sportivi e, quindi, sulla responsabilità della loro gestione. infatti, se gli impianti sportivi, affidati alle società sportive per le partite di calcio , restano di proprietà degli enti locali , rimane oggettivamente aperta la questione di chi dei due debba spendere denaro. in altri termini, perché la società sportiva deve spendere tanto denaro per quell' impianto? ed il comune che cosa fa? ciò determina una incertezza e la necessità di creare una prospettiva diversa, quella che è stata delineata da parte di molti che, in queste giornate, hanno espresso le loro opinioni. secondo tale prospettiva, gli impianti sportivi devono essere posti sotto la responsabilità e nella gestione delle società sportive ; a quel punto, la polizia potrà tutelare la sicurezza all' esterno mentre la società la assicurerà all' interno dell' impianto. questa è la prospettiva verso la quale intendiamo andare, e dobbiamo muoverci subito in tale direzione. soltanto questa soluzione, tra l' altro, permette il controllo da parte delle società, all' interno, e della polizia, all' esterno. se a ciò si aggiunge l' attuazione delle misure decise dall' ex ministro Pisanu per quanto riguarda i tornelli, il « filtraggio » , il biglietto nominativo, il controllo elettronico e la videosorveglianza, il compito del controllo interno allo stadio diviene sufficientemente gestibile da parte di steward e non più necessariamente da parte delle forze dell'ordine . questi due elementi, quindi, si connettono tra loro. ad oggi, nella situazione esistente, non saremmo in condizione di dare luogo ad una separazione di responsabilità, che sarà sempre relativa ma, comunque, sarà una separazione. perciò, un versante sul quale il Governo intende intervenire subito, e che rientra nella prioritaria responsabilità del ministro per le Attività sportive , sarà quello di costruire un sistema impianti sportivi-società sportive , che ne abbiano la integrale responsabilità. sul terreno degli interventi più immediati, già sapete quanto è emerso dagli incontri di ieri sera, ai quali la stampa ha preteso di far seguire una immediata comunicazione; del resto, era anche giusto che fosse così. al di là della decisione di lasciare gli stadi vuoti finché non saranno a norma secondo i decreti richiamati, fondamentalmente vi sarà una chiara discontinuità rispetto alla parte che meno ha funzionato in questi anni, quella dei viaggi organizzati delle tifoserie, che si sono rivelati occasioni di ulteriori violenze. noi intendiamo intervenire alla radice di questo problema, cioè sulla riserva di un ampio numero di biglietti per le tifoserie della squadra che sarà ospitata. tutto questo verrà a cessare e non ci sarà più il passaggio di biglietti che la società ospitata, successivamente, metteva a disposizione, non delle famiglie palermitane che desideravano andare a Catania, ma delle tifoserie. tale passaggio diventava, infatti, il salvacondotto collettivo utilizzato per organizzare quei pullman e quegli sciagurati viaggi in treno. i biglietti saranno disponibili nelle forme tradizionali, per cui ciascuno deve pensare a se stesso . vi saranno rafforzamenti di altre misure. abbiamo bisogno che coloro che commettono questi atti vengano puniti seriamente e che non si trovino fuori il giorno dopo la partita. se hanno avuto l' interdizione a frequentare gli stadi, l' interdizione dovrà essere efficace e non rimanere soltanto sulla carta. ne discendono norme che verranno adottate per aggravare taluni dei reati che sono commessi, per estendere nuovamente la quasi flagranza alle 48 ore sulla base dell' identificazione effettuata dalle telecamere e dal sistema video, considerando il tempo necessario all' identificazione di qualcuno colto sul fatto non direttamente dall' occhio umano ma dalla videocamera. è giusto adeguare la flagranza a questo modo di scoprire la commissione del reato; serve il tempo per verificarlo. vi è, inoltre, una modifica del divieto di assistere alle partite, oggi ancorato alla commissione di un reato, il che esclude che il divieto possa essere comminato ai minorenni. se il divieto avesse per presupposto non la commissione del reato, ma un fatto accaduto durante la partita assunto come indice di pericolosità, esso potrebbe essere configurato (è nostra intenzione farlo) come misura di prevenzione e come tale comminabile anche ai minori senza modificare l' età per l' imputabilità penale di un minore, fatto che troverei aberrante. non c' è bisogno di fare ciò, ma di impedire, ad un minore che compia atti violenti, di andare alle partite nelle domeniche successive. ed impedire significa impedire davvero. il sistema della firma, infatti, viene con facilità aggirato da quanti si recano a firmare immediatamente prima dell' inizio della partita e poi vanno tranquillamente alla partita. non sarà facile organizzare ciò, ma se sarà regolato in un numero sufficiente di casi, la prescrizione dovrà essere non la firma ma l' assolvimento di un compito di rilievo sociale e collettivo. la prima cosa che viene in mente, un po' « crudele » , è mandare a pulire i gabinetti, ma si possono anche andare a pulire delle scritte o prestare assistenza a qualcuno. ciò naturalmente esige una capacità di gestire la situazione da parte dell' ente locale, ma dobbiamo riuscire a farlo. si deve percepire, in Italia, in questo ambito e altrove, che la cultura della legalità non è un argomento da « conferenza della domenica » ma un ingrediente della nostra vita quotidiana . alla lunga, il dramma vero, dentro e fuori dagli stadi, è che la legalità perde ogni credibilità perché c' è indifferenza dinanzi alla sua violazione e la sola presa d' atto che le cose vanno in questo modo e non riusciamo a cambiarle. non cambieremo tutto, ma dobbiamo cambiare abbastanza da dare la percezione che vi sono limiti invalicabili nel rispetto degli altri ed anche nell' esercizio delle proprie libertà. io faccio di mestiere l' educatore e nessuno mi leverà, per così dire, dalla testa che il modo principale per togliere i nostri giovani da questo limbo nel quale sono caduti sia l' educazione che viene dalla scuola e dalla famiglia; ma non posso assolutamente negare — e anzi affermo esattamente il contrario — che, a fronte di comportamenti trasgressivi, specie se ripetuti, la punizione è un elemento essenziale di un' ordinata convivenza civile. forse, non dovevamo neppure aver bisogno di fatti gravi quali quelli verificatisi a Catania per attivare le misure che oggi intendiamo apprestare.