Nichi VENDOLA - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 9 - seduta del 03-07-2001
Modifiche al testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei dpputati, approvato con decreto presidenziale 5 febbraio 1948
2001 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1033
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , non si tratta di una cupa fantasia apocalittica o della demagogia visionaria dei nostalgici dell' età premoderna. non si tratta della propaganda enfatica e delle ossessioni allarmistiche di un certo ambientalismo fondamentalista e primitivo. lo scenario che ci si presenta, al saldo degli incrementi costanti di emissioni di anidride carbonica nell' atmosfera, suggerisce l' uso scientifico della nozione di catastrofe. certo, una catastrofe annunciata, in corso d' opera, che disegna lo schizzo di un mutamento qualitativo del rapporto tra condizioni climatiche e sviluppo di tutti gli ecosistemi planetari, dalla foresta alla metropoli, dal ciclo dell' acqua alla morfologia dei territori. la nuova consapevolezza di ciò che l' effetto serra sta determinando ad ogni latitudine carica la politica di immense ed inedite responsabilità. l' angoscia crescente per il consolidarsi di questa straordinaria ipoteca sulla vita e sulla salute del genere umano non ci consente atteggiamenti di pigrizia culturale. consapevolezza e angoscia sono sentimenti che si misurano con un' immagine davvero poco virtuosa della globalizzazione capitalistica. brucia sulla pelle dell' opinione pubblica un' inquietudine critica e carica di domande cruciali. è un' inquietudine che lambisce i governi e che provoca il monito severo della comunità scientifica e la mobilitazione dell' ecologismo in ogni parte del mondo. Kyoto, con i suoi protocolli tanto modesti quanto eversivi di un certo teologico primato del sistema d' impresa, nasce come prima parziale risposta, come iniziale messa a punto del mutamento di clima conseguente all' effetto serra . si tratterebbe, in realtà, di tradurre Kyoto in vincoli ancora più precisi e cogenti all' emissione di gas serra , in politiche attive per la riconversione dei modelli energetici, investendo finalmente sulle energie alternative; si tratterebbe di porre mano a progetti di risanamento territoriale e di riforestazione; si tratterebbe di governare con criteri di programmazione pubblica il ciclo dell' acqua. insomma, si tratterebbe di andare oltre Kyoto, oltre le timidezze e le angustie di chi, sempre a Kyoto, non ha inteso recare oltre un certo limite troppo disturbo al « manovratore » , cioè alle potenti lobby industriali, che considerano il pianeta solo come fonte illimitata di merci e di ricchezza privata. da questo punto di vista , signori del Governo, signor presidente , c' è perfino chi spinge per tornare a prima di Kyoto, tanto grande gli dev' essere sembrato l' azzardo di quelle carte un po' generiche, di quel blando protocollo, che intesseva una prima possibilità di interventi strategici sul nodo del surriscaldamento del pianeta. il neopresidente nordamericano, George Bush junior, in perfetta continuità con George Bush senior, non tollera che il suo vero « grande elettore » — le potenti holding dell' industria — possa subire le interdizioni e i divieti ecologici della comunità internazionale . l' insensibilità delle oligarchie capitalistiche e delle loro rappresentanze politiche al destino del mondo pone problemi teorici e pratici di non poco rilievo a chi si impegna per introdurre segnali di controtendenza nel ciclo dissennato dell' economia globale. in questi giorni, tanto per metterla sull' attualità, in Italia si parla, con una retorica « sviluppista » che ha un certo sapore dannunziano, di ulteriori 64.000 megawatt da aggiungere al nostro parco energetico mediante la costruzione di centinaia di nuovi megaimpianti: già vi sono, credo, 208 richieste relative all' installazione di altrettante centrali, termovalorizzatori ed altro. i « padroni del vapore » — e, ahimè, ormai anche « padroni del calore » — giocano ad occultare, sotto le tabelline delle loro promesse occupazionali e delle loro architetture un po' futuriste, lo strappo che chiedono al nostro ambiente: un ulteriore strappo, una nuova e insopportabile somma di impatto ambientale e di inquinamento. forse, in questa chiave — per così dire — energetica, si può intendere meglio la ricollocazione, prima politica e poi industriale, del gruppo Agnelli, il quale, avendo avuto dal centrosinistra la liberalizzazione del settore chiave dell' energia, può ora cooptarne il mercato e conquistarne il comando. questo inciso mi serve per chiarire — lo dico a me e lo dico a tanti colleghi di quest' Assemblea — la ragione profonda, direi materiale, che rende difficili convergenze — come si dice — bipartisan su un tema che non può suggerire effimere unità di facciata, visto che riguarda interessi che, in verità, dividono profondamente la società e che dovrebbero dividere e segnare le identità politico-programmatiche degli schieramenti. l' effetto serra , si sa, sta cambiando il clima del pianeta, con la conseguente crescita dei fenomeni di siccità e la perdita dei raccolti agricoli. le cronache dei giornali ogni giorno ci raccontano questi scenari davvero apocalittici: aumentano gli incendi che ogni anno divorano un pezzo rilevante dei polmoni verdi del mondo; i ghiacciai vedono ridotta la propria superficie, si ritirano, cominciano lentamente a sciogliersi; si modifica la temperatura dei mari, con conseguenze devastanti sugli ecosistemi acquatici e sul clima; si innalza minacciosamente il livello dei mari, si distruggono le barriere coralline, aumentano a dismisura il fenomeno alluvionale e quello delle tempeste; l' aumento delle temperature incentiva la diffusione epidemica di importanti patologie, a cominciare dalla malaria, e non vorrei che ne parlassimo come di un fatto esotico: cento milioni di africani sono ora, attualmente, malati di malaria; si crea un clima favorevole all' espansione, alla diffusione, appunto, di animali portatori di malattie, come i ratti, le zanzare-tigre ed asiatiche; aumentano le infestazioni dei parassiti; insomma, questo è il quadro, questa è la cornice. alcuni scienziati dicono che stiamo vivendo il più grande disgelo dall' epoca dell' ultima glaciazione, avvenuta circa diecimila anni fa. dico che questo fatto, signori del Governo, ci sta dinanzi drammaticamente, anche con i suoi costi economici; solo nel 1999 gli uragani e le ondate di caldo hanno provocato danni stimati in cento miliardi di dollari . ma al costo economico, che le compagnie assicuratrici cominciano a considerare insopportabile, come si può vedere nella vicenda degli USA dove non c' è più una compagnia che stipuli una polizza relativa ai rischi di catastrofi ambientali, bisogna aggiungere il costo ambientale, sociale, umano. per questo, non basta la ricerca di qualche rimedio tampone; sarebbero cerotti messi su una cancrena dilagante. occorre un mutamento radicale di politica economica e persino di mentalità, ma io dubito, francamente, onestamente, che il nuovo Governo possa battere questa pista di autentica innovazione. voi chiamate innovazione e modernità la reiterazione dello « stupro ambientale » , per la maggior gloria del sistema di impresa; noi, viceversa, chiamiamo innovazione il primato della qualità ambientale e della qualità sociale, la difesa del pianeta e la promozione della vita, della salute e della dignità di ogni essere vivente!