Silvio BERLUSCONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIV Legislatura - Assemblea n. 82 - seduta del 14-01-2002
Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle linee di politica estera ed europea del Governo
2002 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 82
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , la posizione dell' Italia in Europa è salda come sempre e forse più di sempre. il Governo e la sua politica estera godono di ottima salute e non sarà una febbriciattola mediatica, giocata su qualche pregiudizio alimentato in casa nostra e da casa nostra, a modificare il quadro clinico. il presidente del Consiglio farà fronte con impegno e con entusiasmo all' interim responsabilmente assunto in un momento delicato e al compito di guida della nostra diplomazia e lascerà il campo alla personalità adatta a guidare la nuova Farnesina non appena saranno state poste le basi di un necessario riorientamento e aggiornamento del nostro modo di stare a testa alta , cooperativi e competitivi nel consesso delle nazioni. può dispiacere ad una parte dell' opposizione, che proprio sulla questione delicata della politica estera ha cercato di imbastire un ennesimo scontro, ma le cose stanno precisamente così. « molto rumore per nulla » è il titolo della rappresentazione nuovamente messa in scena nel teatrino domestico della piccola politica. al dottor Renato Ruggiero desidero manifestare, ancora una volta e qui, la mia stima, la gratitudine per l' ausilio prezioso dato al Governo soprattutto nella sua fase di avvio e per il buon lavoro svolto in sintonia con Palazzo Chigi e in collaborazione con il Parlamento, ma anche per il modo corretto e signorile con cui ha lasciato la sua posizione di titolare della diplomazia italiana. questa posizione l' aveva assunta con generosa disponibilità che, però, lui stesso aveva dichiarato essere a tempo limitato per ragioni e per impegni personali. anche per questo, dopo il varo della convenzione che dovrà avanzare le proposte per una Carta europea e dopo l' avvio effettivo della moneta unica , abbiamo deciso di comune accordo — ripeto, di comune accordo — la cessazione della collaborazione per aprire una nuova fase di energica innovazione nella proiezione esterna del nostro paese. vi sono state, come è naturale e fisiologico, divergenze di carattere, ma per sei mesi il Governo ha lavorato alacremente per realizzare gli interessi nazionali . da presidente del Consiglio ho dedicato quasi il 60 per cento del mio tempo alla politica estera . ho avuto l' opportunità di presiedere il G8 di Genova ed il vertice di Trieste dei diciotto paesi dell' iniziativa centroeuropea . ho sostenuto quasi cento incontri ufficiali ed un' infinità di contatti e conversazioni, stabilendo rapporti di cordialità e di amicizia con i principali protagonisti della politica europea ed internazionale. nessuna Cancelleria europea e mondiale ha mai dubitato del diritto del governo italiano di stabilire in piena autonomia la rotta della sua politica estera e di scegliere, in questa nuova fase, nuove idee, nuovi strumenti e nuove personalità per realizzarla. noi, sia ben chiaro, offriamo e chiediamo chiarimenti, su un piano e su un piede di parità assoluta, agli interlocutori seri e cooperativi del nostro sistema di alleanze. ma nessuno — ripeto nessuno — può pensare di metterci sotto tutela o, peggio, di trattarci come dei soggetti a sovranità limitata . se un politico un po' gigione ci dà le pagelle solo perché si sente rafforzato dalla Presidenza di turno, ci limitiamo a sorridere come sempre facciamo di fronte alle battute goffe e fuori posto. il prestigio di un grande paese ed il senso dello Stato della sua classe dirigente si affermano anche e soprattutto così, facendo quel che si deve fare e lasciando al loro destino la chiacchiera inutile, la maldicenza sulle persone, la diffamazione basata sul nulla. voglio sperare, perciò, che l' opposizione sappia ora chiudere il capitolo delle ripicche e delle polemiche strumentali per ragionare insieme a noi, senza l' assillo della propaganda, su come si deve costruire la nuova Europa e sul ruolo dell' Italia in questa opera di integrazione politica. se non sarà così, resteranno il rammarico per l' ennesima occasione perduta e la preoccupazione per il danno che si arreca al paese. ma chi non sa distinguere tra il vantaggio di parte e l' interesse generale, in un momento in cui è necessario un nuovo slancio nazionale, il danno maggiore lo arreca a se stesso . come ho detto quando chiesi la vostra fiducia, colleghi deputati, sulla base di un programma convintamente — direi schiettamente — europeista, l' impegno di questa maggioranza è di cambiare l' Italia, di modernizzare lo Stato, di rilanciare l' economia dando più potere e responsabilità agli individui, rimuovendo gli ostacoli al progresso e all' innovazione. tutto questo non si può fare da soli, senza restare saldissimamente agganciati all' Europa. l' euro funziona — questa è una verità bella e, ormai, incontestabile — e la moneta è già un simbolo popolare per i cittadini del continente: tutto ciò è evidente e l' ultima appassionata e ferma testimonianza della nostra volontà europeista l' ha data, per tutti e a nome di tutti, il Capo dello Stato nel suo discorso di Capodanno. il vero problema politico urgente, quello che compete più direttamente alla nostra responsabilità, è come stare in Europa, che cosa fare in Europa e nel mondo in questa nuova fase, dopo il varo dell' euro e di fronte a questioni integralmente nuove, anche per le ombre lunghe che pesano sul mondo dopo i tragici avvenimenti dell' 11 settembre. signor presidente , onorevoli colleghi , ieri un giornale francese, che non è mai parco di lezioni europeiste, ha pubblicato in prima pagina un commento che inizia con queste parole: « creando l' euro, gli europei hanno scritto una pagina essenziale della loro storia ma, parafrasando Marx, si potrebbe dire che non sanno di che pagina si tratti. nessuno sembra in grado di sapere se l' euro chiuda il lungo processo di integrazione economica cominciato con i trattati di Roma o se apra un nuovo ciclo di integrazione politica » . il governo italiano presume di sapere, sulla base di una tradizione e di una cultura di riferimento solidissime, che nel nostro futuro c' è, appunto, un lungo ciclo di integrazione politica ma sappiamo altresì che la natura, la dimensione, i tempi, le procedure, il profilo costituzionale di questo ciclo di integrazione non sono un libro già scritto da autore ignoto, un manuale di prescrizioni e dogmi che si debba applicare senza discutere. il futuro dell' Europa politica nascerà dal lavoro comune delle istituzioni elettive europee, dai parlamenti e dai governi in primo luogo, con il contributo della Commissione esecutiva e della Convenzione di Bruxelles, degli uomini e delle donne della cultura, del diritto, della diplomazia, della società civile e dell' impresa e, anche, con la collaborazione di tutte le forze secolari e di tutte le istituzioni religiose che ci ammoniscono, a giusto titolo, come ha ricordato proprio in questi giorni il Papa Giovanni Paolo II , con un organismo senza memoria e senz' anima. l' Europa sarà, naturalmente, una costruzione laica ma la vera laicità, come insegna il meglio della nostra storia nazionale, sta nel riconoscere, accanto al ruolo autonomo dello Stato, la dimensione etica e spirituale, la tradizione cristiana nella vita della società e, quindi, il posto eminente delle Chiese: la religione, insomma, non è e non può essere soltanto un eccetera. sul programma d' azione per un' Europa politicamente integrata, per quella che è stata definita autorevolmente una federazione di stati nazione , la discussione è aperta e, per quel che riguarda l' Italia, siamo convinti ed affermiamo qui che non può e non deve essere ristretta alla sola maggioranza. non sarà breve tale discussione e andrà di pari passo con l' allargamento controllato e bilanciato del numero dei membri dell' Unione, culminerà con le proposte per un manifesto costituzionale della nuova Europa, di cui abbiamo proficuamente parlato con molti capi di governo e, in questi giorni, con il ministro spagnolo Pique e con il presidente della convenzione Giscard d'Estaing . entro la fine del mese, l' Italia designerà i suoi delegati alla convenzione, che lavoreranno, per nostro mandato, sotto la guida della presidenza e in collaborazione con un uomo di Stato italiano, Giuliano Amato, al quale portiamo, da sempre, una sincera stima personale. lo avremmo voluto presidente e come tale lo avevamo indicato e, se gli equilibri del Consiglio hanno imposto il ruolo di vicepresidente, non per questo il suo contributo e il suo apporto ai lavori della convenzione saranno meno preziosi e determinanti. non si può mettere il carro davanti ai buoi e disegnare astrattamente, a tavolino e da soli, il progetto della nuova Europa, dicendo come si dovranno prendere le decisioni e se debba scomparire o modificarsi la regola dell' unanimità nei dossier più importanti, ipotizzando quali saranno i tempi effettivi e i modi dell' allargamento stabiliti adesso solo in linea di massima. non si può, già oggi, annunciare, improvvisando sul nulla, cosa ne sarà di questioni che ancora risultano opinabili per molti Stati e governi. ne cito alcune decisive: la piena liberalizzazione del settore energetico; la riforma del mercato del lavoro e del sistema del welfare; il destino della politica degli aiuti all' agricoltura; l' armonizzazione fiscale; le nuove regole sovranazionali della corporate governance ; la politica estera comune; la politica comune di difesa nell' ambito della NATO, mentre è già stata avviata l' istituzione di un corpo militare europeo per il peacekeeping e per il peace enforcing , vale dire per l' intervento là dove si aprono crisi regionali nel mondo. l' Europa politica è un compito troppo complesso per essere lasciato alle liti da cortile e ai toni da fanfara della propaganda. come ha scritto l' onorevole Giorgio Napolitano, non bisogna mai cadere in un acritico ossequio al culto di un' Europa ancora, per tanti aspetti, da riformare e da costruire. ciò che sappiamo bene è che noi lavoriamo affinché l' integrazione politica sia fondata su una più ampia base di consenso e di legittimazione, perché nessuna statualità europea può davvero affermarsi senza una cittadinanza europea a pieno titolo. il compito della convenzione — ha affermato, a Berlino nel novembre scorso, il presidente della Repubblica , Carlo Azeglio Ciampi — avrà successo solo se espressione di una visione dinamica dell' avvenire dell' Unione Europea . nel disegnare il quadro delle riforme — ha ricordato, ancora, il Capo dello Stato — sarebbe controproducente rappresentare in termini di antagonismo l' indispensabile sinergia tra gli aspetti sovranazionali e quelli intergovernativi nel processo unitario europeo. possono procedere entrambi in parallelo, non dimenticando l' intuizione e l' insegnamento dei padri fondatori . ogni qual volta divenne loro chiaro che la cooperazione intergovernativa non garantiva progressi duraturi, la sovranazionalità costituì lo sbocco fecondo. noi, da parte nostra, continueremo a lavorare contro ogni visione dirigistica, centralistica e burocratica del processo di integrazione. deve sempre prevalere, in ogni rapporto tra il centro e la periferia del sistema — anche quando si tratta di un federalismo tra nazioni sovrane, tra patrie — , il principio generale della sussidiarietà, in base al quale il centro del sistema fa solo quello che non può fare la comunità di livello inferiore. è anche aperto il campo delle cosiddette cooperazioni rafforzate. d' altra parte, l' euro a 12 è una cooperazione rafforzata che non esclude, anzi implica, la massima attenzione per le scelte future di chi è rimasto fuori, come l' Inghilterra, la Svezia, la Danimarca. ma l' Europa del direttorio e dell' esclusione sarebbe un animale nato zoppo, un clamoroso errore strategico per chi perseguisse tale obiettivo. l' Italia saprà far sentire la propria voce per tutelare l' interesse nazionale di pari passo con l' interesse comune ad un' integrazione spedita ed efficiente, ma solidamente legittimata, passo dopo passo. noi non abbiamo niente da spartire con l' euro-furore dei nuovi convertiti, perché il nostro programma di coalizione e di Governo, ratificato ed integrato dal Partito Popolare europeo nella sua piattaforma generale di Berlino, esprime un' antica tradizione europeista di matrice degasperiana che procede tranquilla e sicura di sé nelle nuove condizioni del mondo, a quasi 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale che ebbe nell' Europa il suo infausto epicentro. come italiani, noi abbiamo dei motivi in più per essere europei: Roma, infatti, ha creato quel diritto e quella cultura che hanno fatto delle differenti etnie europee dei cives romani ed ha introdotto in Europa e nel Mediterraneo il principio di cittadinanza che è alla base dell' attuale edificio dell' Unione Europea . esiste per noi, come italiani, una certa religione dell' Europa: la convinzione che il suo fondamento ultimo non nasce dalla politica ma dal cristianesimo, che fuse ellenismo e romanità. il Governo che ho l' onore di presiedere guarda come a un suo ideale punto di riferimento al costruttore italiano dell' Unione Europea : De Gasperi , l' uomo che introdusse l' Italia nel patto atlantico nel 1949 e nella NATO nel 1952 e che comprese come l' unità dell' Occidente, salda barriera ideale contro il nazismo e contro il comunismo, dovesse produrre in Europa un fenomeno di unità civile; quell' unità religiosa, culturale e civile, che con il nome di Occidente univa i popoli di qua e di là dell' Atlantico, doveva essere anche la base dell' Unione Europea . il Governo sente la sua continuità con i governi del passato che, contro la sinistra, portarono l' Italia ad essere membro dell' Unione. i nostri motivi di convinzione nell' Unione Europea vanno, dunque, al di là dei singoli fatti. noi crediamo nell' Europa, la consideriamo un ideale, un' ambizione, una volontà, una necessità, ma dobbiamo distinguere chiaramente la nostra fede dal fideismo e dal massimalismo europeista acritico e dogmatico. è grande, quindi, il contributo che l' Italia può dare alla costruzione europea. il contributo che l' Italia vuole dare e darà con ferma determinazione consisterà anche nel battersi per un Europa meno rigida e meno ingessata: un' Europa capace di riformare, nel senso di un' economia sociale di mercato, le sue cattive abitudini; un' Europa capace di rendersi più competitiva, di creare lavoro e ricchezza, di investire nello sviluppo e nella tecnologia, per tenere il passo dell' economia americana e del mercato globale; un' Europa capace di sostenere le protezioni sociali necessarie, ma anche di abbattere i privilegi e gli status corporativi ereditati da una vecchia concezione dell' economia, socialista e laburista e per niente liberale. la sinistra più avanzata — dobbiamo riconoscerlo — ha compiuto la sua riforma liberale in Europa. noi ci aspettiamo che anche la sinistra italiana, quando sarà uscita dal bozzolo del rancore verso i vincitori delle elezioni politiche , riesca a fare altrettanto. prima sarà, meglio sarà! basta pensare all' imbarazzo in cui devono trovarsi certi dirigenti sindacali, impegnati in un ciclo di scioperi dall' incerta caratterizzazione sociale e dalla sicura caratterizzazione politica, nell' apprendere che l' Europa... da loro tanto sbandierata chiederà apertamente, domani stesso a Strasburgo e per bocca della Commissione presieduta da Romano Prodi, politiche di innalzamento dell' effettiva età pensionabile e di decremento della pressione fiscale . l' interim alla Farnesina durerà il tempo strettamente necessario per valorizzare al meglio la nostra antica e sapiente rete diplomatica, cogliendo gli elementi di riforma e di innovazione che sono oggi necessari, senza rinunciare al valore di una tradizione che onora l' Italia e che ha assicurato al paese grandi servigi e grandi successi. tutti gli Stati nazionali sanno gestire insieme — spesso al meglio — l' interesse dei loro sistemi economici, delle loro reti produttive e di mercato, con quelli comuni dell' Europa: dobbiamo saperlo fare meglio anche noi. dobbiamo essere orgogliosi di quanto creiamo e produciamo con il nostro lavoro; dobbiamo saper vendere, senza complessi, il prodotto del nostro talento e della nostra creatività, almeno come i nostri partner vendono il loro, e per far questo occorre stare sui mercati con tutta la forza e tutto il peso politico, economico e culturale che esprime la nazione. qualcuno ha fatto dell' ironia sul made in Italy e sui diplomatici costretti a fare gli agenti di commercio. l' ironia è sempre una bella cosa, ma ritengo che qui sia proprio fuori luogo : qui è segno di miopia, distrazione o, peggio, ignoranza e pregiudizio. chiedete ai diplomatici francesi, inglesi, americani, spagnoli e vi risponderanno che la via del commercio è da secoli una delle vie maestre — se non la via maestra — attraverso cui si realizzano gli scopi della politica estera e della presenza nazionale nel mondo. l' altro grande tema sul quale faremo sentire la nostra voce è quello delle libertà e dei diritti: non della libertà e dei diritti dei potenti, come dicono i nostri denigratori, ma di tutti i cittadini, compresi quei cittadini extracomunitari che in Europa voglio vivere e lavorare legalmente. che l' Europa possa diventare la nuova frontiera del giustizialismo o di altre forme di intolleranza verso la dignità della persona è per noi escluso in linea di principio . la battaglia contro vecchie e nuove forme di illegalità, contro la criminalità organizzata , il riciclaggio e la corruzione, insieme con una radicale e coraggiosa lotta al terrorismo in tutte le sue forme, non deve essere confusa con una reviviscenza inquisitoria, irrispettosa del diritto alla difesa e del sacro principio della presunzione di innocenza. dovremo certo costruire uno spazio giuridico e giudiziario europeo, ma dovremo farlo nella chiarezza e nella coerenza dell' ordinamento, con l' obiettivo di associare la durezza nell' opera di contrasto all' illegalità a un deciso rafforzamento delle regole dello stato di diritto . l' Europa che l' Italia vuole costruire è un' Europa della sicurezza, un' Europa della legalità, un' Europa dell' ordine, ma anche un' Europa fondata rocciosamente sull' habeas corpus e sulle libertà della persona. signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo ha fatto in sei mesi tutto quello che si era impegnato a fare nei confronti degli elettori e del Parlamento. su cento provvedimenti varati dal Consiglio dei ministri , grazie alla perseveranza e alla compattezza della maggioranza — che qui voglio ringraziare — quarantaquattro sono divenuti leggi dello Stato. senza l' impegno del vicepresidente Fini e dell' intero Consiglio dei ministri , senza l' impegno tenace, appassionato, assiduo dei parlamentari della maggioranza, non avremmo potuto battere alcuni record di tempestività e di quantità nell' azione di governo . in alcuni casi è arrivato anche un apporto fattivo — sebbene critico — dell' opposizione, o almeno di quella parte dell' opposizione che non si attarda a recitare le giaculatorie sul presunto regime o sui presunti golpe della maggioranza. spero che l' appello del presidente della Repubblica a un confronto sereno, disatteso clamorosamente in questi giorni, venga finalmente raccolto. noi siamo sempre stati aperti al dialogo e lo siamo ancora. lo siamo ancora anche oggi, ma — abbiatelo ben chiaro, lo devono sapere tutti — non ci lasceremo intimidire per nessuna, nessuna ragione al mondo. vi ringrazio.