Silvio BERLUSCONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIV Legislatura - Assemblea n. 6 - seduta del 21-06-2001
2001 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 6
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , vi sono grato per aver letto il testo che le regole dell' alternanza mi hanno imposto di esporre questa volta al Senato. vi sono grato per averlo voluto discutere con la serietà, l' impegno e la passione civile che sono fra le più antiche e solide tradizioni di questa Camera. grazie al voto di fiducia del Senato della Repubblica e a quello che voi esprimerete tra poche ore — se deciderete di esprimerlo — il Governo entrerà pienamente in funzione e sarà in grado di lavorare con il conforto della sua base politica ed istituzionale, cioè con il consenso del Parlamento. sono stato oggetto di qualche ironia, accettata ovviamente di buon grado, per aver detto in campagna elettorale che sarei stato un presidente operaio. molti colleghi mi hanno chiesto conto, anche in questo nostro dibattito, di una formula che ho usato come quella della nuova politica. cerco di spiegare, approfittando della vostra pazienza e della vostra attenzione, che cosa significano per me queste espressioni che sono state gettate a caldo nella fornace della campagna elettorale . le classi dirigenti , soprattutto nella vecchia Europa tanto diversa dalla democrazia americana, sono costituite in larga parte da professionisti della politica e da uomini di partito che nella politica hanno trovato il modo di realizzare le loro idealità, la loro cultura, le loro ambizioni civiche e il loro spirito di servizio. si tratta di un patrimonio umano e anche tecnico di indubitabile ed inestimabile valore. senza la politica professionale non sarebbe stato possibile, negli anni duri della ricostruzione postbellica e della prima modernizzazione del paese, comporre i conflitti tra interessi e ideali contrapposti, salvaguardando sempre il terreno comune su cui si fondano le libertà e i diritti eguali dei cittadini. anche nella nostra coalizione sono in molti ad appartenere a questa categoria pratica e ideale fin dalla prima gioventù, persone formate nella dialettica istituzionale, nel lavoro delle assemblee elettive, nelle assemblee e nel Governo della cosa pubblica . ho la fortuna di potermi giovare — a partire dal prezioso lavoro del vicepresidente del Consiglio — della loro assistenza, del loro consiglio in un rapporto tra pari che onora la vita interna, varia e multiforme della Casa delle Libertà . tuttavia, noi abbiamo una peculiarità: il fatto che il partito maggiore della coalizione di Governo e il suo leader sono arrivati alla politica — non tutti certo ma, senza dubbio, la maggioranza di loro — dopo molti anni di impegno nella vita professionale, nell' impresa e in altri settori e campi dell' economia e della società. il lungo e difficile rodaggio nelle istituzioni, attraverso gli anni della nostra lunga marcia nelle file dell' opposizione costituzionale, non ha potuto rendere questa radice come qualcosa che possiamo dimenticare, una radice che, a mio giudizio, arricchisce il nostro comune lavoro di eletti, di parlamentari al servizio esclusivo della nazione. ecco, quando parlo di « nuova politica » intendo dire che, nel rispetto delle regole e di una tradizione condivisa ed accettata da tutti gli italiani, nuovi ceti professionali e nuove figure sociali si sono candidati a portare quel che sanno, quello che hanno imparato dalla lezione dell' esperienza, a portare la loro capacità nel campo del lavoro, nella politica del fare, nel Governo della Repubblica. noi siamo qui per tentare una seconda, grande opera di modernizzazione di questo straordinario paese che è il nostro paese, che è l' Italia. in questo senso diciamo che il nostro obiettivo è quello di cambiare il paese e di provarci in uno sforzo di rilancio paragonabile a quello che ha trasformato il sistema agricolo degli anni 50 nella società industriale avanzata dei decenni successivi. e pensiamo che la nostra opera possa essere utile per poi cogliere concretamente, fattivamente, le grandi occasioni del progresso tecnologico, della ricerca scientifica più avanzata, della nuova organizzazione del lavoro e della produzione nella società dell' informazione e della « nuova economia » . in questo senso, per noi, il programma delle cose da fare ed il rendiconto delle cose fatte sono la parte più stimolante dell' impegno politico. vogliamo cercare di produrre buone leggi e occasioni concrete di sviluppo del paese , rispettando ogni vincolo istituzionale, ma con la stessa vocazione al lavoro ben fatto, alla concretezza, alla praticità, alla rapidità di esecuzione che è, o dovrebbe essere, tipica di ogni buon imprenditore e di ogni buon lavoratore. tacciare tutto questo di populismo, respingerlo con toni ed atteggiamenti conservatori, come la manifestazione di qualcosa di primitivo, di anomalo o, addirittura, di rischioso, mi sembra, francamente, sbagliato ed ingiusto. una classe dirigente non dovrebbe mai chiudersi a riccio e rifiutare a priori la logica del dialogo e dello scambio con fenomeni nuovi, specialmente quando questi siano legittimati dal voto e dall' incoraggiamento attivo di tanti milioni di cittadini. signor presidente , onorevoli colleghi , nella trascorsa legislatura questa Camera ha votato a larghissima maggioranza un testo di legge sui potenziali conflitti di interessi concernenti i membri del Governo. l' onorevole Rutelli, che ci apprestiamo ad ascoltare con attenzione, insiste su questo punto da diversi giorni, con molta vivacità. tutto si può dire, onorevole Rutelli, ma non che questo sia un tema inedito. lei non era qui, perché assorbito dall' incarico di sindaco di Roma; eppure la questione ha una sua storia che andrebbe forse ristudiata, per distinguere chi è impegnato a risolvere la questione e chi, invece, si ingegna a farne una bandiera di propaganda strumentale. ho parlato del conflitto potenziale di interessi nei discorsi di presentazione alle Camere del mio precedente Governo, e nelle repliche promisi di occuparmene nel primo Consiglio dei ministri , cosa che puntualmente feci nominando una commissione di tre saggi incaricata di riferire al Governo. senza apportare alcuna correzione, trasmisi al Parlamento il risultato del loro lavoro e la Camera, poi, votò la legge che su quel lavoro era basata. già nel 1994 elencai il numero delle autorità e i meccanismi di garanzia istituzionale che, nel nostro sistema, fanno da sentinella a qualunque ipotetico tentativo di piegare a scopi personali o di gruppo il potere esecutivo . citai il presidente della Repubblica , il Consiglio dei ministri nella sua collegialità, il Parlamento e l' opposizione, la magistratura civile, amministrativa, penale, l' autorità antitrust — alla quale, nel frattempo, si è aggiunta l' autorità delle telecomunicazioni — , senza contare la vigilanza critica della stampa e della pubblica opinione . la norma scelta dagli esperti ed approvata praticamente all' unanimità dalla Camera dei Deputati era ispirata alla logica di rafforzare ulteriormente, con nettezza e nitore, un meccanismo di garanzia già forte e ben strutturato. perché i conflitti potenziali di interessi più pericolosi, come sanno i colleghi deputati (e non solo loro), sono quelli segreti o riservati — di cui potrei citare qualche esempio, se necessario — , non quelli che sono sotto i riflettori della pubblica opinione e sotto la lente di ingrandimento delle istituzioni pubbliche. c' è stata poi, dopo la verifica istituzionale nella scorsa legislatura, una lunga campagna elettorale in cui la questione fu sottoposta quotidianamente ed in ogni dettaglio agli italiani. e dunque potrei dire, senza paura di apparire arrogante: basta così, visto che gli italiani che ci hanno votato l' hanno fatto nella assoluta consapevolezza della situazione. ma non lo dico. quando faccio appello in materia al rispetto della mia coscienza, come ho già detto nel 1994, so bene che in democrazia non esiste la « parola di re » ; vorrei solo invitare l' opposizione a non trattare sprezzantemente la questione, imputando all' avversario, con toni spesso surreali, lo scopo sordido di avvantaggiarsi personalmente e patrimonialmente attraverso l' azione politica. scusate la franchezza quasi brutale, ma in questo caso credo sia necessaria. quello che va risolto con una legislazione appropriata nel dialogo tra maggioranza ed opposizione è un problema oggettivo, un problema da leggere e discutere con animo positivo, anche perché esso nasce da norme liberali e democratiche della nostra Costituzione: le norme che tutelano la proprietà privata e che affermano l' eguale diritto di tutti i cittadini, dunque anche degli imprenditori, di eleggere ed essere eletti alle cariche pubbliche. di questo spirito concreto e liberale abbiamo bisogno e non di un interminabile, estenuante, demagogico processo alle intenzioni. signor presidente , onorevoli colleghi , ho seguito il lungo ed interessante dibattito ed ho preso buona nota dei rilievi critici, come dei suggerimenti che mi sono stati rivolti. non starò a rievocarli qui né a replicare ai singoli interventi con puntiglio burocratico. mi piace però assicurare a tutti di aver colto non solo lo spirito del dibattito, ma anche di avere recepito le critiche più stimolanti e le proposte più interessanti. a tale proposito, mi scuso con quei pochi anche se autorevoli colleghi che non ho potuto ascoltare questa mattina direttamente, perché i tempi e la necessità di stendere la mia replica mi hanno costretto ad assentarmi nell' ultima ora del dibattito. ma era presente il vicepresidente Fini che non mi ha fatto mancare al telefono, in tempo reale , lo spirito e i temi dei vostri interventi, compresa qualche cattiveria. per molti dei rilievi e delle critiche, ma anche per qualche notazione ingiustamente o eccessivamente polemica, potrei anche rimandare alle dichiarazioni programmatiche e ai documenti che le hanno precedute; per altri, invece, siatene certi, ne farò tesoro e li terrò presenti in sede di attuazione del programma di Governo . mi riferisco, ad esempio, a questioni complesse come la condizione femminile, la politica per la gioventù, la salvaguardia della specialità delle regioni e delle province autonome e la tutela delle minoranze linguistiche, avendo particolare riguardo al carattere pattizio delle autonomie. un lungo capitolo del dibattito ha riguardato ovviamente i problemi dell' economia, i problemi dello sviluppo. entro la prossima settimana sarà definito l' accertamento presuntivo dello stato dei conti pubblici; ci proponiamo di poter elaborare il documento di politica economico-finanziaria nei tempi prescritti, sulla base di una stima seria del deficit tendenziale che il Governo sta eseguendo in collaborazione con la Banca d'Italia , l' Istat e la Corte dei conti . le cifre di cui ha autorevolmente parlato il centro studi della Confindustria, nel suo rapporto semestrale, sono in effetti allarmanti e mostrerebbero, se confermate, che il ciclo cosiddetto della spesa elettorale, non certo per nostra responsabilità, ha prodotto una seria alterazione nel rapporto percentuale tra il deficit ed il prodotto interno lordo rispetto alle promesse ed alle previsioni del precedente Governo. tuttavia noi non cerchiamo alibi e pensiamo, al contrario, che le misure urgenti per il rilancio dell' economia italiana vadano prese al più presto e che la manovra quinquennale — intesa a ridare slancio al nostro sistema produttivo e a restituirgli quella competitività che ha perso negli ultimi anni, con una forte riduzione della pressione fiscale , un aumento delle pensioni più basse ed una ristrutturazione di tutti i centri di spesa pubblica , primo fra tutti il comparto sanitario — possa e debba andare avanti comunque. da questo punto di vista ho colto nel dibattito, sia negli interventi dell' opposizione sia in quelli della maggioranza, una serie di suggerimenti che considero estremamente utili. che un deficit di alcune migliaia di miliardi possa bloccare il rilancio della nostra economia e penalizzare, fino ad annullarlo, il nostro programma di sviluppo del paese , questo mi sento di escluderlo tassativamente. come vedete non metto affatto le mani avanti; mi limito, per camminare sicuro, a fare un passo per volta. anzi, per essere precisi, l' esistenza di uno sbilancio da recuperare nell' ambito degli impegni del patto europeo di stabilità rende ancora più chiaro che avevamo visto giusto quando abbiamo parlato della necessità di riforme strutturali dell' economia italiana , a partire dal piano di riemersione dell' economia sommersa. purtroppo abbiamo perso alcune occasioni, soprattutto negli ultimi due anni, ma anche nel corso di quasi tutti gli anni 90, e lo dico senza alcuna enfasi propagandistica, dopo aver riconosciuto anche le cose buone di chi ci ha preceduto. soprattutto, non abbiamo saputo approfittare della crescita internazionale per aumentare la nostra quota di esportazioni, che invece è calata di 11 punti negli ultimi cinque anni, insieme con la competitività di tutto il sistema economico . ora occorrono misure incisive di riforma che rendano l' economia italiana più flessibile e che eliminino quelle regole — distinte, naturalmente, dai diritti inalienabili della gente che lavora — che ieri il dottor D'Amato , presidente degli industriali, ha definito regole arcaiche. è lo stesso obiettivo che, naturalmente, ci proponiamo in altri settori della vita pubblica per migliorare, come abbiamo promesso, la vita dei cittadini. l' ho ricordato più volte in questi giorni indicando anche le priorità che, a nostro giudizio, dovranno impegnare, da subito, l' attività del Governo. tra queste, due prima di ogni altra: l' istruzione e la sanità, convinto, come sono, che scuola e salute siano problemi che toccano tutte le famiglie e che costituiscono, per ciò stesso, il cuore di ogni modernizzazione. « guai a non accorgersi — come ho sentito sottolineare efficacemente proprio dai banchi della mia maggioranza, a conforto del nostro impegno — che il XXI secolo ci indica l' orizzonte di una società della libera scelta, nella quale un ampio sistema pubblico, paritariamente composto da offerte statali e da offerte private, metta in condizioni i cittadini di poter scegliere liberamente la qualità della propria formazione e della propria cura » . « sapere e cura: sono queste le frontiere principali sulle quali lo statalismo non serve più; sono questi i sentieri sui quali promuovere una nuova centralità della famiglia e dell' uomo, e una più avanzata idea di libertà » . una precisazione importante sul tema del federalismo, affrontato in molti interventi che ho ascoltato con attenzione. questo è un governo federalista, nel senso che abbiamo in programma una effettiva ed importante devoluzione di poteri alle regioni ed al sistema delle autonomie locali. nel nostro piano di Governo si indicano puntigliosamente i settori dai quali cominciare: dalla sanità alla scuola, alla gestione di alcune politiche di sicurezza che devono tendenzialmente diventare di competenza delle comunità locali e delle assemblee legislative regionali. questo federalismo però non è nordista, non è un incentivo alla separazione delle responsabilità e dei poteri, bensì, all' opposto, è un modo di riorganizzare e dunque di consolidare l' unità nazionale , un modo anche di aiutare il Mezzogiorno a ritrovare quelle energie e quella forza di decisione che possano farne un' avanguardia nella modernizzazione della società italiana . il nostro federalismo è collegato ad una riforma che renda più forte e diretta la legittimazione popolare dell' Esecutivo centrale, su una linea presidenzialista che è, per così dire, l' altra faccia della medaglia. soprattutto, il federalismo deve produrre responsabilità ed efficienza nella gestione della Pubblica Amministrazione , e deve riuscire a farlo a tutti i livelli. spero dunque che nessuno voglia fare nuove guerre di religione in tema di federalismo, una questione che il Governo e la maggioranza sono in grado di affrontare con spirito positivo, andando al di là della parziale, e solitaria, riforma costituzionale che ci è stata lasciata in eredità, come un fatto compiuto, dai nostri predecessori. a chi ha creduto di ravvisare nelle mie dichiarazioni programmatiche di fronte alle Camere una non sufficiente attenzione al tema del Mezzogiorno, rispondo che lo sviluppo del sud non è un capitolo separato del nostro programma, ma è la chiave di volta, la nostra chiave di volta per lo sviluppo del paese . il sud è, lo ripeto, la nostra grande opportunità; è il tesoro nascosto che dobbiamo saper valorizzare per far ripartire l' intera economia nazionale. come ben sapete, per il sud abbiamo un piano preciso, un piano che ho cominciato a studiare durante il nostro primo Governo nel 1994, al quale ho lavorato durante tutti gli anni dell' opposizione e sul quale sono assolutamente certo si possa davvero contare. il primo punto del piano è il recupero della legalità. bisogna che lo Stato ritorni a fare lo Stato, che recuperi il pieno controllo del territorio. non ci può essere uno sviluppo sano dell' economia se non è garantita a tutti la legalità. bisogna che siano costruite le infrastrutture. del nostro piano decennale per le opere pubbliche il 54 per cento degli investimenti è destinato ad infrastrutture del sud. bisogna naturalmente insistere sulla formazione dei giovani, bisogna spazzare via l' oppressione burocratica, bisogna offrire convenienze fiscali alle imprese che già esistono e vogliono espandersi ed incentivi fiscali precisi agli imprenditori che vogliamo attirare nel sud. bisogna rilanciare l' agricoltura, bisogna rilanciare il turismo, approfittando dello straordinario patrimonio artistico , monumentale e archeologico, ambientale del nostro Mezzogiorno, un patrimonio che non ha pari. ho notato, onorevoli colleghi , che alcuni oratori dell' opposizione non si fidano di quella che loro considerano una mia innaturale pacatezza — chi mi conosce bene sa invece che sono un uomo pacato e moderato — e mi addebitano timori e paure varie, affermando che la paura di sbagliare, di fallire, guiderebbe le mie parole. strano modo di ragionare. i manuali di psicologia, e perfino quelli che studiano il comportamento degli animali, sono concordi nel dire chiaramente che la paura genera aggressività, diffidenza, incomunicabilità. una paura che partorisca spirito di dialogo ed argomentazione pacata e razionale è sentimento sconosciuto agli studiosi dell' animo umano, e perfino alla saggezza popolare e proverbiale che parla, come tutti sappiamo, della « calma dei forti » potrei agevolmente ritorcere questa diagnosi verso chi me l' ha applicata, ma non intendo farlo. le istituzioni, nella nostra concezione, non sono una giungla in cui si debbano misurare gli istinti di sopravvivenza, le angosce esistenziali, il grado di aggressività dei suoi abitatori. ci sono stati nei secoli passati regimi politici impregnati di una visione aggressiva e nichilista dei rapporti umani, regimi fondati sulla dialettica della paura, ma hanno fatto fallimento. e non per l' oggi o per il domani: hanno fatto fallimento per sempre. per quanto ci riguarda, non abbiamo alcuna paura. siamo qui e qui intendiamo « ottimamente » restare, sulla base di un verdetto popolare chiaro, direi incontrovertibile. una scelta degli elettori che ha fatto funzionare il meccanismo verso il quale il nostro paese puntava da molti anni inutilmente: l' alternanza di forze diverse alla guida del paese. siamo qui e qui manebimus optime . signor presidente , onorevoli colleghi , in questi ultimi anni, dopo il mio ingresso in politica, ho spesso ripensato al valore ed al significato dell' impegno civile in un paese come il nostro, con uno Stato così giovane, con una forma repubblicana ancora più giovane, con una storia patria che viene scritta e riscritta — un revisionismo dopo l' altro — nella continuità di una tradizione costituzionale a cui voglio rendere sincero omaggio. la politica è certamente il momento più alto di affermazione del carattere sociale dell' uomo, che si realizza nel rapporto con gli altri. la « buona » politica ha anche un fondamento religioso, nel senso che è un cemento ideale della comunità con i suoi valori, con i suoi riti, con i suoi simboli. infine, è uno dei mezzi attraverso cui si realizza il mito dell' uomo faber che modella il proprio futuro anche con le sue forze. lo ripeto, concepisco la politica come politica del realizzare, del fare le cose. continuo a credere che governare debba essere garantire ed ampliare il benessere, la sicurezza, la libertà di tutti i cittadini. ma sono arrivato alla conclusione che il fine ultimo della politica, della buona politica sia la pace. senza la pace civile, cioè senza un' organizzazione per la composizione dei conflitti naturali nella vita di qualunque democrazia, non c' è benessere, non c' è progresso, non c' è felicità, né dentro né fuori dalle istituzioni. per questo coltivo un imperativo morale che mi farà da guida nell' azione di governo : in politica devi, sopra ogni altra cosa, ricercare la coesione e la fraternità umana fra chi professa culture, ideologie, religioni e idealità diverse. io sono entrato nella vita delle istituzioni da imprenditore e da uomo della società non avvezzo alle arti della politica, da liberale e da cristiano, in un momento particolare della vita pubblica italiana, in un momento di tensione estrema, quasi una guerra interna. spero di lasciare la politica attiva, quando sarà il momento, in un paese in cui sia finalmente raggiunta l' armonia tra i diversi e la fiducia reciproca tra uomini indipendenti e liberi. è con questi sentimenti, onorevoli colleghi , che vi chiedo di metterci in grado di governare a pieno titolo, con il vostro voto. vi ringrazio.