Gianfranco FINI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 555 - seduta del 03-12-2004
Sviluppo economico, semplificazione, competitività stabilizzazione della finanza pubblica
2004 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 37
  • Comunicazioni del governo

la ringrazio, signor presidente , e ricambio il suo augurio porgendole i miei auguri per il suo compleanno, eventualmente fuori verbale. per non mescolare gli... « affari personali » con quelli « istituzionali » . signor presidente , onorevoli colleghi , ringrazio per l' opportunità, che mi è stata concessa, di esporre al Parlamento la posizione del Governo su un argomento centrale per l' agenda europea, di grande rilevanza e, al tempo stesso , complesso, su cui il Consiglio europeo dovrà pronunciarsi, com' è a tutti noto, in occasione della sua prossima riunione del 17 dicembre. i colleghi deputati sanno che già in diverse circostanze, a partire dal 2002, all' indomani del Consiglio europeo di Copenaghen, che pose le basi per la decisione che i capi di Stato e di Governo saranno chiamati a prendere il prossimo 17 dicembre, il governo italiano ha periodicamente aggiornato il Parlamento sui progressi fatti registrare dalla Turchia nel suo percorso di avvicinamento all' Europa. il ministro Frattini ha puntualmente riferito, più volte, sugli sviluppi dell' esame della candidatura della Turchia da parte della Commissione e del Consiglio europeo . con lo stesso spirito ho aderito alla richiesta della Camera perché condivido la valutazione sulla rilevanza politica della prossima scadenza, anche se — mi preme sottolinearlo subito — la decisione alla vigilia della quale ci troviamo riguarderà l' avvio del negoziato con la Turchia, ma non ancora la concreta prospettiva di adesione. nell' agenda europea, nelle consultazioni tra i governi dei paesi membri dell' Unione ed in seno all' opinione pubblica europea, la questione della candidatura della Turchia ha avuto un rilievo preponderante in questi ultimi anni e, in particolar modo, in questi ultimi mesi. le relazioni tra l' Unione Europea e la Turchia hanno, tuttavia, una storia ben più lunga che non è inutile ripercorrere sia pure per sommi capi. la prima richiesta di associazione della Turchia a quella che era, allora, la comunità economica europea, risale, infatti, nientemeno che al 1959. qualche anno dopo, nel 1963, fu concluso l' accordo di associazione — il primo stipulato tra la comunità economica europea di allora ed un paese terzo — , che conteneva già la prospettiva di una futura adesione della Turchia all' Unione. successivamente, nel 1987, la Turchia aveva presentato una formale domanda di adesione poi rilanciata, nel dicembre del 1997, in occasione del Consiglio europeo di Lussemburgo. la vera svolta interviene però nel 1999 al Consiglio europeo di Helsinki, quando viene ufficialmente e definitivamente riconosciuto alla Turchia lo status di paese candidato. contestualmente, Ankara accettò, in quell' occasione, il principio che l' adesione di Cipro non sarebbe stata subordinata ad una previa soluzione del problema della divisione dell' isola. successivamente (e questa è storia ancora più recente e a tutti nota), il Consiglio europeo del dicembre 2002 a Copenaghen ha stabilito che (cito testualmente) « se il Consiglio europeo del dicembre 2004 deciderà, sulla base di una relazione e di una raccomandazione della commissione, che la Turchia soddisfa i criteri politici di Copenaghen, l' Unione Europea avvierà, senza indugio, negoziati di adesione con la Turchia » . in altre parole, con questa decisione, l' Unione ha, di fatto, riconosciuto e confermato la prospettiva europea della Turchia, subordinando l' avvio del negoziato alla constatazione di un sostanziale soddisfacimento di quei criteri cosiddetti politici necessari perché un paese candidato possa iniziare il processo negoziale. la decisione presa a Copenaghen, ma anche l' arrivo al Governo in Turchia di una nuova formazione politica di ispirazione islamica, ma fortemente impegnata sulla via della modernizzazione, hanno dato un forte impulso al processo di riforma in Turchia. in questi ultimi due anni, numerose e particolarmente significative sono state le misure legislative, comprese due revisioni della Costituzione, proposte dal governo turco ed approvate dal Parlamento che hanno consentito alla Turchia di realizzare progressi di rilievo verso il pieno rispetto dei criteri politici di Copenaghen. di tali progressi è stato dato ampio riconoscimento già nelle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2003 al termine del semestre di Presidenza italiano. è pertanto giusto dire che la prospettiva dell' adesione si è rivelata un incentivo determinante per il governo turco , che ha fatto una scelta strategica e definitiva di avvicinamento all' Europa e ai suoi standard. dobbiamo, infatti, dare atto all' attuale Governo del Primo Ministro Erdogan di aver saputo affrontare con coraggio anche settori dell' assetto costituzionale e della legislazione vigente in Turchia sui quali gli esecutivi che l' avevano preceduto non avevano avuto la forza o forse la determinazione di intervenire. citerei, come esempio, in particolare, il ridimensionamento del ruolo politico costituzionale delle forze armate , l' ampliamento e la tutela della libertà di stampa , di associazione e di opinione, il riconoscimento dei diritti culturali delle minoranze etniche e in primis di quella curda, l' abolizione della pena di morte e dei tribunali speciali per la sicurezza dello Stato, l' introduzione nella legislazione turca del principio di parità uomo donna e l' eliminazione della pratica della tortura. anche sul piano della effettiva attuazione delle riforme, si sono registrati risultati incoraggianti. desidero segnalare in proposito e tra gli altri il recente avvio delle trasmissioni in lingue di uso quotidiano diverse dal turco — bosniaco, arabo, curdo — ed alcune significative iniziative in tema di libertà di espressione religiosa e di tutela di minoranze religiose non musulmane. segnali positivi sono giunti più di recente anche dalla revisione della sentenza e dalla conseguente scarcerazione della parlamentare di origine curda Leyla Zana , sollecitata lungamente da parte dell' Unione Europea e, segnale altrettanto incoraggiante, l' approvazione da parte del Parlamento turco del disegno di legge concernente la riforma del codice penale resa possibile dalla rinuncia da parte del Governo ad introdurre il contestato emendamento che avrebbe comportato la definizione dell' adulterio come illecito penale. non ci nascondiamo, comunque, che proprio l' attuazione concreta, nel quotidiano, delle riforme andrà monitorata con attenzione anche negli anni a venire, per valutare appieno la perseveranza del governo turco nel tener fede ai suoi impegni e, di riflesso, la serietà degli impegni stessi. signor presidente , onorevoli colleghi , lo scorso 6 ottobre la Commissione europea ha presentato al Consiglio un rapporto sulla candidatura della Turchia e delle raccomandazioni sui seguiti da dare a tale candidatura. la Commissione ha riconosciuto come soddisfacenti i progressi realizzati dalla Turchia nel rispetto dei criteri politici per l' adesione e ha raccomandato al Consiglio l' apertura dei negoziati di adesione. il governo italiano ha espresso apprezzamento e soddisfazione per il rapporto e soprattutto per la raccomandazione della commissione che, a nostro avviso, contiene una combinazione equilibrata di valutazioni positive, ma anche di condizioni e di limiti per la conduzione del negoziato. ricordo, in particolare, a tale proposito, che la Commissione propone di vincolare i negoziati ad una costante verifica dell' effettiva attuazione delle riforme da parte del governo turco , indicando che il negoziato potrà essere interrotto in qualsiasi momento, qualora venga accertata l' inadempienza di Ankara rispetto agli impegni assunti. in questo senso, la commissione, innovando rispetto alle procedure previste in occasione dei precedenti negoziati, propone che il Consiglio possa decidere a maggioranza qualificata la sospensione del negoziato, nel caso di gravi e accertate violazioni dei criteri politici di Copenaghen. l' Esecutivo comunitario sottolinea, inoltre, la necessità di lunghi periodi transitori per alcuni capitoli negoziali e di meccanismi permanenti di salvaguardia per la libera circolazione dei lavoratori. inoltre, l' Esecutivo sottolinea la necessità di specifiche disposizioni per limitare l' impatto sul bilancio dell' Unione, impatto che deriverebbe dall' estensione alla Turchia della politica agricola comune e delle politiche di coesione. quindi, è impossibile oggi dare una indicazione attendibile del quadro temporale entro cui potrà concludersi il negoziato di adesione; vi è però un sostanziale consenso su uno scenario che, nella più favorevole delle ipotesi, contemplerebbe l' adesione della Turchia all' Unione alla data del 1° gennaio 2014. ciò consentirebbe all' Unione non solo di definire nel frattempo un nuovo quadro per l' evoluzione del bilancio dell' Unione e delle prospettive finanziarie per il periodo 2014-2020, ma anche e soprattutto di adottare quelle riforme delle politiche comuni e, soprattutto, delle politiche comuni di spesa che consentano un quadro di compatibilità con l' adesione di uno Stato delle dimensioni e delle caratteristiche della Turchia. anche queste proposte della commissione, relative alle modalità di conduzione dei negoziati, ci sembrano complessivamente ragionevoli e accettabili. esse dovrebbero consentire di mantenere un' adeguata pressione negoziale su Ankara e, soprattutto, di garantire che il governo turco mantenga inalterato il proprio impegno per le riforme e la modernizzazione del paese. riteniamo anche che tali condizioni possano costituire un accettabile compromesso anche per quei paesi membri che, sia pure minoritari, continuano ad avere qualche perplessità sulla prospettiva di adesione della Turchia. su queste basi, ci auguriamo che il Consiglio europeo possa prendere una decisione sull' apertura del negoziato e che possa fissare una data per l' inizio del negoziato stesso entro il prossimo anno e, preferibilmente, entro il primo semestre del 2005. onorevoli colleghi , in conclusione, la prospettiva europea per la Turchia è una opzione alla quale il governo italiano tiene in modo particolare. per essa ci siamo impegnati con costanza negli ultimi mesi e intendiamo continuare a farlo con convinzione, in vista delle decisioni del prossimo Consiglio europeo . siamo convinti che l' adesione della Turchia porterà un valore aggiunto significativo alla costruzione europea, ne rafforzerà il suo ambito geografico e, quindi, la sua capacità di proiezione in un' area per noi di vitale interesse, come quella del Mediterraneo e del Medio Oriente . siamo ancora più convinti che sia interesse dell' Unione Europea integrare pienamente un paese come la Turchia, che oggi costituisce un modello esemplare di paese islamico caratterizzato da una democrazia funzionante, da uno Stato laico che accetta pienamente i principi della certezza del diritto, del rispetto dei diritti fondamentali, e che ha fatto propri i valori fondanti della democrazia. siamo certamente consapevoli delle diffidenze e delle riserve che ancora esistono e che sono particolarmente rilevanti in alcuni stati membri e presso le pubbliche opinioni. siamo anche consapevoli che le condizioni per un accordo al Consiglio europeo dovrebbero essere a portata di mano e che, quindi, è necessario, in questi ultimi giorni, continuare ad adoperarsi per favorire l' emergere di un consenso. in questo senso, abbiamo intensificato i nostri contatti anche con il governo turco ; ne abbiamo avuto occasioni recenti, con la visita a Roma del presidente Erdogan e con il mio incontro di qualche giorno fa, sempre a Roma, con il ministro degli Esteri Gul. in queste occasioni, abbiamo ricordato ai nostri interlocutori che l' Unione Europea e la sua opinione pubblica , in particolar modo, si attendono che il governo turco confermi l' irreversibilità del processo riformatore, completando innanzitutto l' attuazione dei provvedimenti in materia di libertà religiose e di espressione, di diritti delle donne e delle minoranze, di lotta contro la tortura. abbiamo anche ricordato al governo turco la necessità di adottare al più presto quei progetti di legge sul codice di procedura penale , sull' esecuzione delle sentenze, sulla polizia giudiziaria , la cui adozione viene indicata dalla commissione come condizione necessaria per iniziare i negoziati. abbiamo nel frattempo registrato, con soddisfazione, la recente entrata in vigore della legge turca relativa alla libertà di associazione. ho anche avuto modo di richiamare personalmente il governo turco sull' opportunità di assumere un atteggiamento costruttivo e di maggiore apertura in vista di una normalizzazione dei rapporti con la Repubblica di Cipro ; ciò, anche al fine di contribuire alla creazione di quel consenso necessario per assicurare una pronuncia favorevole del Consiglio europeo all' apertura dei negoziati ed all' indicazione della relativa data. non ignoriamo, infatti, che la questione di Cipro, purtroppo rimasta aperta dopo l' esito negativo del referendum sul piano Annan nella Repubblica, continua a gravare come un' incognita anche sulle prospettive del prossimo Consiglio europeo . sappiamo che il Governo di Nicosia si aspetta da anni un gesto significativo nella direzione dell' auspicata normalizzazione dei rapporti, anche come premessa di un dialogo interrotto nel maggio scorso. la firma da parte di Ankara di un protocollo relativo all' estensione dell' accordo sull' unione doganale ai nuovi dieci stati membri dell' Unione costituirebbe quel riconoscimento di fatto da parte del governo turco della Repubblica di Cipro che Nicosia si aspetta come gesto di buona volontà . riteniamo che, finora, il Governo cipriota abbia operato con spirito costruttivo e ci auguriamo che voglia continuare a farlo anche nell' imminenza della riunione della Consiglio. signor presidente e colleghi, se il Consiglio europeo deciderà, come noi auspichiamo, l' avvio del negoziato di adesione, si tratterà di negoziati lunghi e complessi nel corso dei quali il governo turco sarà chiamato a confermare, e l' Unione Europea a verificare, l' irreversibilità delle riforme intraprese, sullo sfondo di un processo destinato a durare e di ampia portata storica. sarà possibile, in ogni momento, verificare, sul terreno concreto degli adempimenti, la credibilità degli impegni assunti dal governo di Ankara. l' Unione avrebbe anche la possibilità di interrompere o sospendere il negoziato se le condizioni politiche, in Turchia, dovessero modificarsi in maniera tale da rimettere in discussione la prospettiva di adesione, o anche soltanto se dovessimo constatare gravi e persistenti violazioni degli impegni assunti dalla Turchia, come il rispetto dei criteri di Copenaghen. disponiamo, quindi, di tutte le salvaguardie per arrestare il processo in qualsiasi momento, qualora ciò dovesse rendersi necessario. è altrettanto evidente, però, che la prospettiva di adesione della Turchia non potrà in alcun modo pregiudicare l' ulteriore rafforzamento del processo di integrazione europea , di cui il nuovo trattato di Roma segna una tappa fondamentale. dall' adesione della Turchia discenderanno benefici importanti per l' Unione Europea in virtù della particolare posizione geopolitica del paese e del suo peso politico, economico e militare. inoltre, in quanto grande paese musulmano, saldamente ancorato all' Unione Europea , la Turchia potrebbe senz' altro svolgere un ruolo significativo nei rapporti con il mondo islamico. la migliore risposta ai perduranti interrogativi sulle differenti tradizioni religiose e culturali della Turchia è quella di garantire la continuità del processo di trasformazione in atto nel paese, assicurando saldamente la Turchia alla famiglia delle democrazie europee. per la Turchia, infatti, l' adesione all' Unione Europea significherebbe la conferma definitiva ed irreversibile che il suo orientamento secolare verso l' Occidente è stata ed è la scelta giusta. essa garantirebbe, inoltre, l' irreversibilità della trasformazione del paese in una moderna società democratica, consentendo alla Turchia ed all' Europa di attingere appieno al ricchissimo potenziale di risorse umane ed economiche di quel paese. viceversa, un' immotivata battuta di arresto nel processo di adesione non significherebbe soltanto la perdita di un' importante opportunità, ma potrebbe provocare una profonda crisi di identità in Turchia, con la conseguente apertura di un fronte di seria instabilità politica alle porte dell' Unione Europea . per tutti questi motivi, il governo italiano è convinto che l' avvicinamento della Turchia all' Unione rappresenti una priorità strategica per entrambe; il successo del processo di modernizzazione della Turchia, la realtà della sua progressiva integrazione nell' economia e nelle società europee è il successo stesso dell' Europa, della sua straordinaria capacità di attrazione e anche della capacità di condivisione di un patrimonio di principi, di metodi e di istituzioni su cui l' Unione Europea si è basata e si basa.