Rosy BINDI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 513 - seduta del 23-09-2004
Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione
2004 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 513
  • Attività legislativa

signor presidente , con gli emendamenti in esame intendiamo esprimere la netta contrarietà al disegno complessivo che sarà contenuto nella futura Carta Costituzionale . tale contrarietà deriva da vari motivi. in primo luogo, con questa riforma date assetto istituzionale alla vostra visione di società. infatti, quello che in realtà la Lega e questa maggioranza hanno sempre perseguito non è la devolution istituzionale, che, come tutti sanno, è, da un punto di vista puramente tecnico, applicata nel Regno Unito , in particolare in Scozia. coloro che studiano questi temi, sanno bene che attualmente in questo paese un Consiglio regionale ha molti più poteri del parlamento scozzese. ciò che si vuole non è, in realtà, un nuovo assetto istituzionale, se non in quanto esso è strumentale ad una visione della società nell' ambito della quale si rompe il vincolo di solidarietà tra tutte le sue componenti, e in modo particolare tra le componenti deboli e le componenti forti. la devolution che si vuole è la secessione di coloro che hanno più possibilità, in modo da potersi autorganizzare rispetto al resto della popolazione e della cittadinanza. ciò non è riuscito fino in fondo in questi anni, perché sono bastati tre anni di Governo del centrodestra per far rinascere in questo paese il bisogno e la voglia di solidarietà e di politiche pubbliche. avete vinto le elezioni del 2001 all' insegna dello slogan: il pubblico è inefficiente, non serve a nulla, non bisogna pagare le tasse, noi vi daremo una società libera che si autorganizza, nella quale coloro che hanno la possibilità possono fare tutto quello che vogliono, senza avere la palla al piede di coloro che vanno assistiti. non negheremo certamente — avete affermato — l' assistenza ai poveri, ai quali anzi aumenteremo le pensioni, ma la forza sarà quella di una società che si libera dalle politiche pubbliche. sono stati sufficienti tre anni della vostra cura — a seguito della quale si è visto cosa è un paese in cui si indeboliscono le politiche pubbliche, c' è meno scuola pubblica, c' è meno salute pubblica, vi sono minori risorse per i comuni e per gli enti locali per provvedere, con le loro politiche, ai diritti dei cittadini — affinché l' Italia si ribellasse. infatti, i risultati delle recenti elezioni amministrative , che sono state una vostra sconfitta più che una nostra vittoria, sono stati il frutto di un paese che trovandosi solo, con meno potere d'acquisto , con meno sanità, con meno scuole, con più ticket, con più povertà e con l' impoverimento dei ceti medi , ha detto: no, così non va. ci vuole più solidarietà, soprattutto quando le cose vanno male, quando l' economia è ferma, quando c' è il declino industriale, quando il prodotto interno lordo non cresce! la ricetta di chi dice « meno spesa sociale, più sviluppo » non serve a niente. anzi, ci vuole spesa sociale più qualificata affinché vi sia sviluppo vero e crescita! questo progetto, oggi, voi lo volete sancire in Costituzione. la vostra visione di una società divisa, di una società non della libertà ma delle solitudini davanti al bisogno: voi oggi date un impianto istituzionale a questa visione di società. è per questo che noi diciamo « no » e diciamo « no » soprattutto a partire da due beni fondamentali: quello della cultura, del sapere e quello della salute. noi vogliamo sopprimere la competenza esclusiva delle regioni in materia di assistenza e di organizzazione sanitaria, perché questo vuol dire, caro onorevole Conti, che il ministro della Salute parlerà di fecondazione, parlerà di AIDS, farà le grandi campagne informative, ma l' organizzazione della sanità, quella che dà l' effettività del godimento di un diritto... sarà affidata in maniera esclusiva a ciascuna regione, che deciderà autonomamente se rafforzare o distruggere il sistema universalistico! e questo vorrà dire creare non un sistema sanitario nazionale, ma venti sistemi sanitari regionali!