Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 471 - seduta del 20-05-2004
Sulla situazione in Iraq
2004 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 471
  • Comunicazioni del governo

signori presidenti, signore e signori deputati, signor presidente del Consiglio , mi lasci dire a lei ed alla sua maggioranza, che sarebbe richiesto, in un paese in guerra, con dei cittadini ostaggi che rischiano molto, con dei morti, una compostezza nel dibattito diversa da quella che si può vivere legittimamente in una curva dello stadio. oggi, tocca alle opposizioni cercare di interpretare l' anima profonda di questo paese. e, in questi tempi oscuri segnati anche dalla tragedia, vorrei dire che verifichiamo un motivo di soddisfazione, in quanto le opposizioni, su un tema decisivo come quello del rapporto tra la pace e la guerra, parlano con una voce sola: è la voce giusta che chiede il ritiro delle truppe italiane dal teatro di guerra. non guardate maliziosamente e provincialmente a questa discussione, non vince nessuno: ha vinto il popolo della pace, la stragrande maggioranza del popolo italiano . oggi può dirsi che, se al posto del vostro Governo ci fosse quello delle opposizioni, avremmo deciso il ritiro delle truppe italiane e potremmo dire: ieri la Spagna, oggi l' Italia. il ritiro delle truppe italiane è necessario per ragioni etiche e per ragioni politiche. per ragioni politiche perché il ritiro è la condizione necessaria per realizzare una svolta in Iraq, vale a dire la fine della guerra, l' avvento della pace e la costruzione di un Governo degli iracheni. certo, sarebbe necessario un concorso internazionale, un sostegno, ma per farlo occorre rimuovere le cause di questo massacro. come si fa? si fa ritirando le truppe di occupazione e realizzando un intervento di altre forze non coinvolte nella guerra, allora sì sotto la guida reale dell' Onu. questa è la svolta, il resto è soltanto un belletto sulla guerra che prosegue! vi è un' accusa grottesca che viene rivolta a noi che chiediamo il ritiro delle truppe: che questa sarebbe la porta aperta e spalancata verso il caos. ciò si potrebbe affermare se in Iraq ci fosse qualche tensione, qualche conflitto locale, ma lì c' è la guerra totale , che sprofonda nella morte e nella barbarie. di fronte a ciò anche l' incontro di ieri di Berlusconi con Bush non tocca nulla dell' essenziale, come conferma lo stesso dipartimento di Stato che prevede che, dopo il 30 giugno, ci sarà un aumento della violenza con conseguente aumento delle truppe militari americane da inviare sul luogo e così come aggiunge che la riorganizzazione del comando militare non cambierebbe niente rispetto all' esistente. del resto, noi possiamo avanzare previsioni, in quanto il movimento della pace ha detto il giusto e il partito della guerra ha sbagliato tutto. hanno detto di aver fatto una guerra per le armi di distruzione di massa , ma non c' erano; avete fatto una guerra pensando che gli americani sarebbero stati accolti come liberatori dopo un tempo breve e, invece, siete riusciti nel capolavoro di mettere insieme sciiti, sunniti, curdi, tutti a reclamare l' allontanamento delle truppe di occupazione e di guerra; hanno detto di aver fatto la guerra contro il terrorismo e Al Qaeda , che non c' era in Iraq, oggi c' è. il terrorismo cresce in un' escalation che arriva fino alla guerra a Madrid e il governo di Madrid, per nascondere la relazione stringente tra la guerra e il terrorismo, deve dirottare la responsabilità sull' ETA ed è punita dal responso popolare. avete affermato che, probabilmente, questa guerra poteva accompagnare almeno la soluzione del conflitto in Palestina, fermare l' intervento israeliano di occupazione. al contrario, Sharon applica la dottrina Bush della guerra preventiva , viola la Convenzione di Ginevra; infatti ieri a Gaza un' altra strage colpisce ragazzi e bambini e, contemporaneamente, oggi il tribunale di Israele condanna uno dei leader più autorevoli del movimento palestinese, Barguti, dopo averlo segregato in carcere. la guerra incendia tutto il vicino Oriente, la terra di Palestina e quella di Mesopotamia, terre di civiltà si apprestano a divenire le tombe della civiltà. c' è la barbarie e, francamente, voi non capite neppure la nostra indignazione nei confronti delle barbarie! ci imputate un silenzio su un soldato americano sgozzato e non sapete che noi non facciamo alcuna differenza tra quella sgozzatura e il volto orribile delle torture, perché imputiamo queste e quella alla guerra e al terrorismo, che ci sono nemici e avversari dichiarati. ma, signor presidente , posso chiederle perché lei non ha usato il termine « tortura » nel suo intervento? la tortura tocca quello che è chiamato Occidente, ne sfigura il volto, ma sempre la tortura è stata portata con sé da quelli che hanno preteso di civilizzare altri. forse non ci divide lo sdegno nella confronti della tortura, ma ci divide la politica. quelli non sono atti di maniaci, di pervertiti: sono la conseguenza del sistema di guerra. non si fanno delle fotografie se si pensa di dover nascondere il proprio atto; si scattano per esibirle e sono la conferma di una modalità di intervento. non appagatevi di un processo ad un esecutore! Bush loda Rumsfeld, il capo della catena di montaggio ! è il sistema di guerra ad essere sotto accusa; del resto ci sono le scuole e i manuali di tortura, nonché Guantanamo. dovreste ribellarvi a tutto ciò; non lo potete fare. allora siamo noi a dire che bisogna sradicare la tortura, il volto più orribile della pretesa di civilizzazione, battendo il sistema di guerra. la guerra è un sistema che corrode la democrazia. non vi accorgete che le classi dirigenti dei più grandi paesi del mondo sono sotto accusa per essere menzogneri: quello nordamericano, quello spagnolo, quello inglese e quello italiano. voi avete parlato di una missione di pace , avete indotto il Parlamento a votare per una missione di pace . e invece si tratta di guerra, come dicono i tecnici, gli esperti e come provano i fatti: i soldati italiani sparano e muoiono in terra straniera! il governo italiano è responsabile di questa scelta. nei giorni scorsi ero vicino a Dolo, la città e i luoghi che hanno visto morire un soldato italiano. lì, signor presidente , c' era un' incredulità che rispetto e capisco. l' incredulità della gente che si chiede come mai uno di noi possa morire oggi in guerra. vede, noi siamo contro la guerra e pensiamo che il suo Governo sia colpevole perché fa la guerra, ma è colpevole anche perché durante la guerra privilegia la guerra politica interna nel suo paese. questo davvero non se lo può permettere! noi siamo contro la guerra. l' Italia è in guerra! e allora concludo prestandomi a dare voce da questo scranno ad una personalità di grande autorità morale del nostro paese. mi riferisco al presidente emerito della Camera, Pietro Ingrao, che ripetutamente ha chiesto al presidente della Repubblica che fine abbia fatto l' articolo 11 della Costituzione. riprendiamo la sua voce. signor presidente della Repubblica , che fine ha fatto l' articolo 11 della Costituzione? noi oggi difendiamo la Costituzione repubblicana!