Silvio BERLUSCONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIV Legislatura - Assemblea n. 471 - seduta del 20-05-2004
Sulla situazione in Iraq
2004 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 471
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , innanzitutto mi preme dire che il Governo, tutto il Governo, si associa alle parole con cui ella ha ricordato due personaggi che sono entrati nella nostra storia e di cui tutto il popolo italiano porterà ricordo; e un affetto, da parte di tutti gli italiani, è certamente garantito nei fatti alle loro famiglie. signor presidente , signori deputati, sono qui per riferire al Parlamento sui miei colloqui di queste ultime ore con il segretario generale dell' Onu e con il presidente degli USA sull' attuale situazione irachena e sulla posizione del Governo. la politica estera di questo Governo è sempre stata guidata da principi fermi e non certo dall' opportunismo ed è ai principi che sempre ispiriamo la nostra azione, anche e soprattutto nei momenti più critici. il primo di questi principi si fonda sulla Carta delle Nazioni Unite e sancisce il diritto di tutti i popoli a disporre di se stessi : è il diritto all' autogoverno. sin da quando il Parlamento ha solennemente deciso che l' Italia non poteva restare alla finestra e aveva il dovere di intervenire in Iraq con una missione pacificatrice, il Governo ha rispettato alla lettera la volontà del Parlamento, affidando alle forze armate compiti umanitari volti a contribuire alla ricostruzione dell' Iraq. contemporaneamente, il Governo, sulla linea stabilita dal Parlamento, ha operato per conseguire un obiettivo politico fondamentale: creare le condizioni affinché il popolo iracheno , al più presto, potesse darsi un proprio Governo, scelto, come recita la Carta dell' Onu all' articolo primo, nel rispetto dei diritti dell' uomo e delle libertà fondamentali senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione. abbiamo agito ogni giorno nella convinzione — a cui restiamo fedeli — che il principio dell' autogoverno, sancito nella Carta dell' Onu, si fondi effettivamente sulla possibilità che ogni popolo sia libero di scegliere il proprio Governo attraverso il metodo della democrazia. la coalizione internazionale, che ha battuto il regime dispotico e sanguinario di Saddam Hussein , ha agito per rendere praticabile quel principio. il regime di Saddam Hussein si fondava proprio sulla negazione dei diritti e della libertà del popolo iracheno . aveva scatenato due guerre offensive nell' arco di dieci anni e altre poteva intraprenderne. se questi sono i principi cui si è ispirato il governo italiano , è bene comprendere cosa stia avvenendo in questi giorni: si sta avvicinando il raggiungimento di obiettivi decisivi a cui tutta la comunità internazionale sta dando il suo contributo responsabile, lasciandosi alle spalle le divisioni sulle operazioni militari in Iraq e guardando, invece, al futuro per vincere la battaglia della democrazia e della pace. si è ormai configurata una precisa strategia, che ho avuto modo di discutere più volte nelle ultime settimane con molti colleghi dei paesi amici, anche islamici; una strategia che si è ormai consolidata, che è stata discussa dal ministro degli Esteri con gli altri suoi colleghi al recente G8, e che ho avuto modo di approfondire e ho contribuito a precisare negli ultimi colloqui con il segretario dell' Onu Kofi Annan , con Tony Blair e con il presidente Bush. questa strategia — ripeto, ormai certa e consolidata — prevede il rispetto delle seguenti tappe. entro due settimane da ieri, quindi probabilmente entro il corrente mese, la designazione di un nuovo governo iracheno , credibile e autorevole, da parte dell' inviato del segretario generale delle Nazioni Unite , Lakhdar Brahimi. questo Governo sarà guidato da un validissimo personaggio, che speriamo accetti (ancora non ha dato la sua accettazione); altrimenti c' è un altro personaggio con cui Brahimi è da tempo in contatto e che...... ha ricevuto attenzione e approvazione da parte di molti degli Stati che sono presenti oggi in Iraq. entro le prime tre settimane di giugno avrà luogo una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell' Onu, che dia legittimità internazionale al nuovo Governo, che cambi il regime giuridico della presenza delle truppe straniere in Iraq decretando la fine dell' occupazione, che definisca il ruolo dell' Onu in Iraq, che definisca il mandato della Forza multinazionale a comando unificato, la sua durata ed il suo rapporto con il governo interinale iracheno e con le forze di sicurezza e di difesa irachene, che auspichi in questo contesto l' impegno di altri paesi, in particolare di quelli islamici. dal 1° luglio, trasferimento dei poteri al nuovo Governo interinale; entro luglio, l' entrata in funzione di una commissione elettorale delle Nazioni Unite per dare assistenza al processo di formazione delle liste elettorali in vista delle votazioni da tenersi entro la fine di gennaio 2005. entro settembre, costituzione di un' assemblea rappresentativa di tutte le componenti della società irachena (si pensa ad un' assemblea molto numerosa, data la complessità di questa società; si prevede che tale assemblea sarà costituita da oltre mille cittadini iracheni), che dovrà eleggere nel suo seno una assemblea più piccola di cento persone, che dovrà essere organo di consulenza per il governo interinale. sesta tappa: entro la fine dell'anno , la convocazione di una conferenza internazionale che sostenga il processo di stabilizzazione democratica dell' Iraq, coinvolgendo costruttivamente anche i paesi della regione. su questi punti ho impegnato il ruolo dell' Italia. dunque, tutta la comunità internazionale è oggi al lavoro per costruire le condizioni per una pace solida e duratura in Iraq, completando in tempi rapidi il processo di transizione alla democrazia che è la condizione non eludibile per raggiungere la pacificazione. è comprensibile, quindi, che in questo scenario i nemici della democrazia e della pace scatenino tutta la loro potenza di fuoco nel tentativo di sabotare il processo avviato. non siamo di fronte, come qualcuno sbagliando sostiene, alla rivolta del popolo iracheno nei confronti delle forze della coalizione. siamo di fronte all' azione militare di piccole minoranze, siano esse sciite o sunnite, che cercano di imporre con la forza delle armi un loro dominio sul popolo iracheno . siamo di fronte al tentativo del terrorismo internazionale di trasformare l' Iraq in un avamposto della guerra al mondo libero. sono costoro i nemici della pace, della democrazia e della libertà del popolo iracheno che la comunità internazionale ha il dovere di disarmare al più presto, per assicurare all' Iraq la possibilità di scegliere liberamente, attraverso le elezioni, il proprio futuro. i nemici della pace sanno di avere i giorni contati. è per questo che, in questi giorni, l' offensiva della minoranza sciita che fa capo ad Al Sadr ha raggiunto il suo massimo livello di attacco militare nei confronti dei nostri soldati. è per questo che da minoranze sunnite viene l' appello a colpire l' Italia. è per questo che il terrorismo internazionale attacca i civili iracheni con attentati nei mercati. è per questo che bande armate di varia estrazione si accaniscono sui cittadini stranieri. tutti costoro sanno che, se il piano Brahimi si realizzerà, non potranno imporre all' Iraq una nuova tirannia. il loro obiettivo è molto evidente: è quello di impedire alla comunità internazionale di raggiungere una nuova e più solida compattezza intorno al progetto di pacificazione e di costruzione della democrazia in Iraq che si sta realizzando, è quello di impedire la nascita del governo provvisorio iracheno, di impedire le libere elezioni, di instaurare con la violenza una nuova dittatura. altrettanto chiara è la loro strategia. essi, con la violenza delle armi, dei sequestri, delle decapitazioni diffuse via Internet e degli inviti ad uccidere i soldati della coalizione, puntano a far crescere paure e disorientamento nella pubblica opinione dei paesi che oggi sono presenti in Iraq, come di quelli che sostengono l' azione dell' Onu e il piano Brahimi, e si accingono ad assumersi responsabilità importanti nel processo di pacificazione e di costruzione dell' Iraq democratico. essi cercano una sponda politica anche in Italia. gli attentati di Madrid dell' 11 marzo, le conseguenze politiche che essi hanno avuto e la decisione del nuovo Governo spagnolo di ritirare le proprie truppe dall' Iraq, li hanno convinti che sia possibile costringere altri a cedere, a disinteressarsi della sorte dell' Iraq, ad abbandonare quel paese e i suoi cittadini al tragico destino di una guerra civile dalle dimensioni incalcolabili. per questo, sono personalmente incredulo di fronte alle parole che si levano in questi giorni dall' opposizione. non riesco a comprendere come forze che non fanno mistero di volersi candidare al Governo del nostro paese non avvertano alcun senso di responsabilità delle loro azioni. mi domando: cosa significa chiedere il ritiro dei nostri soldati se non ci sarà una svolta entro oggi? che cosa sarebbe dovuto accadere oggi? che senso ha dare, da parte dell' opposizione italiana, un ultimatum all' Onu, fissare una scadenza che non ha nulla a che vedere con i tempi previsti dalla stessa Onu e dal piano Brahimi? come è possibile che da parte dell' opposizione, che per tanto tempo ha invocato un forte coinvolgimento dell' Onu, si proponga il ritiro dei nostri soldati proprio ora che l' Onu diventa protagonista dell' azione di pacificazione in Iraq? per questo, rimango incredulo alla lettura delle mozioni presentate dall' opposizione, e non sono solo incredulo, ma anche preoccupato per la mancanza di responsabilità che queste prese di posizione esprimono. mi chiedo se l' opposizione sia consapevole di come queste proposte, prive di alcuna logica politica e del tutto aliene all' evoluzione dello scenario internazionale, possano essere avvertite dai signori della guerra in Iraq. mi chiedo se non vi rendiate conto del fatto che esse già appaiono...... come un segnale di debolezza e di cedimento. vorrei perciò chiedere ai leader dell' opposizione che dimenticassero per un attimo la campagna elettorale , che abbandonassero la facile demagogia e si rendessero conto, in coscienza, di che cosa accadrebbe se noi dessimo loro retta. il governo italiano ...... il governo degli USA, tutti i governi della coalizione sono certi che dopo il 30 giugno il governo iracheno di transizione farà proprie le ragioni di principio che hanno guidato la coalizione sia nella sua fase militare, alla quale l' Italia non ha partecipato... alla quale l' Italia non ha partecipato... rimango incredulo davanti a tanta capacità di affermare il falso. le ragioni di principio — dicevo — che hanno guidato la coalizione sia nella sua fase militare sia nella successiva fase di stabilizzazione e avvio della ricostruzione...... e chiederà alla Forza multinazionale , che sarà allora messa in campo grazie all' Onu, di portare a termine il suo lavoro, con l' obiettivo ultimo di costruire la pace nella regione, la libertà dell' Iraq e la sua prosperità e di ottenere un ulteriore arretramento del terrorismo internazionale. il Governo ritiene che le relazioni internazionali debbano uniformarsi ai principi della Carta dell' Onu; ritiene che l' Onu debba assumere gradualmente...... il ruolo di unico interlocutore del nuovo governo iracheno , fino al momento in cui questo avrà il pieno controllo della situazione e consentirà all' Iraq di essere un membro dell' Onu in grado di soddisfarne i requisiti. per tale ragione, il governo italiano appoggia senza riserve ogni decisione volta ad attribuire all' Onu maggiori responsabilità dirette ed è pronto, conformemente alla Carta dell' Onu, a dare il suo contributo. i governi degli USA, del Regno Unito , del Giappone e degli altri stati membri della coalizione stanno onorando con i fatti l' impegno preso con il loro ruolo di membri delle Nazioni Unite e il governo italiano ritiene che il nostro dovere e il nostro onore sia restare fino in fondo dalla parte di chi, assumendosi sacrifici e rischi, difende i principi della Carta dell' Onu. arretrare oggi significherebbe rinunziare a quei principi e lasciar credere che i diritti dell' uomo possano essere calpestati impunemente. anche oggi, a maggior ragione oggi, non possiamo dimenticare che non abbiamo ancora sconfitto il nostro nemico: il terrorismo internazionale, che vuole abolire tutte le regole civili che la storia, con fatica, ha fatto emergere nella coscienza universale, per sostituirle con la sola regola del fanatismo nichilista, che uccide in ogni essere umano la speranza. il mondo è inorridito per l' esecuzione di un giovane americano, ma quell' esecuzione era già stata compiuta l' 11 settembre, simultaneamente su più di 3 mila esseri umani di tutte le nazionalità, con lo stesso grado individuale di terrore e di orrore. non confondiamo chi ha deciso di abolire tutte le regole della civiltà con chi — mi riferisco agli abusi e alle umiliazioni inflitte ai prigionieri iracheni — è andato oltre rispetto alle regole delle convenzioni internazionali ed ha prontamente deciso di tornare a rispettarle e di giudicare, con severità, chi le aveva violate. la differenza non è marginale: per questo, rifiutiamo di classificare gli USA come un paese torturatore e l' Italia come un paese alleato dei torturatori. gli USA sono e restano una grande democrazia fondata sulle regole, una democrazia che è pronta a farle rispettare appena prende consapevolezza della loro violazione. gli USA sono una grande democrazia.... che ammette pubblicamente i propri errori e che considera la responsabilità individuale come un principio di civiltà. gli errori di pochi non possono ricadere su tutti! il governo italiano ha condannato con fermezza gli abusi, e nel mio incontro con il presidente Bush ho condiviso lo sgomento per questi fatti e la ferma determinazione nel punire con severità chi si è reso responsabile di quei fatti, nonché le misure tempestive ed adeguate per evitare che episodi del genere possano ripetersi. ma, con altrettanta determinazione, siamo e restiamo al fianco della più grande democrazia del mondo, che combatte in prima linea il fanatismo terrorista che, come un cancro, vorrebbe distruggere i principi della dignità umana. chi proclama la pace, ma non fa nulla per costruirla, non aiuta la pace: aiuta i nemici della pace. il terrorismo ha dichiarato guerra alla civiltà fondata sui diritti umani . noi ci stiamo difendendo da una guerra che ci è stata dichiarata, ed avremo bisogno di tempo, di impegno e di saldezza nei nostri principi. l' Italia è il sesto paese più industrializzato, la sesta economia del...... il terzo contributore dell' Unione Europea , il terzo paese per impegno nelle operazioni internazionali di costruzione...... della pace. è un paese che, negli ultimi tre anni, ha rappresentato un punto di riferimento importante in Europa e nel mondo. è il paese che ha rafforzato l' Alleanza Atlantica con l' accordo tra la NATO e la federazione russa . è il paese che si è battuto per mantenere, insieme alla Gran Bretagna ... mi spiace che ci sia questa specie di masochismo nei confronti del nostro paese! rapporto tra Europa e USA ed è, nella presente situazione, un paese che si impegna, e si impegnerà, con tutte le sue forze per sostenere il piano di pace dell' Onu in Iraq. per queste ragioni, per la libertà del popolo iracheno , per il senso di responsabilità verso la comunità internazionale , per la costruzione di un futuro di pace per tutti, il Governo non intende far dimettere l' Italia dalle sue responsabilità e rivendica, con orgoglio, quanto ha fatto fino ad oggi, come ha riconosciuto, proprio ieri, il segretario generale dell' Onu, che ha voluto tributare un pubblico elogio all' Italia ed nostri soldati di pace. in tale situazione, che è certamente nuova e che noi abbiamo contribuito a costruire, l' Italia resterà in Iraq. resterà fedele agli scopi della sua missione militare di pace ed alle sue alleanze, finché non saranno sconfitte le bande armate che hanno ucciso ventuno nostri concittadini, diciotto dei quali erano soldati inviati in tale paese per garantire, con il loro sacrificio ed il loro lavoro, la ricostruzione del benessere e della libertà degli iracheni e la costruzione, anche per tutti noi, di un futuro libero dall' intolleranza, dalla sopraffazione e dal terrorismo. l' Italia, paese amico del mondo arabo e che lo stesso mondo arabo sa come sia rispettoso dell' identità e della cultura islamica, resterà in Iraq finché tale paese non sarà messo in grado di autogovernarsi, in un quadro di sicurezza e di libertà. l' Italia resterà in Iraq finché non saranno neutralizzati i banditi che hanno fatto saltare il quartier generale delle Nazioni Unite , che hanno distrutto a colpi di bombe il centro direzionale della Croce rossa , che da oltre un anno seminano morte e paura tra i civili, che sparano dagli ospedali, coprendosi dietro i vecchi, i bambini ed i malati, e che hanno ucciso il presidente del Consiglio governativo iracheno, allo scopo di impedire la transizione all' autogoverno democratico di tale paese e la tenuta di libere elezioni. ritirarsi adesso sarebbe un oltraggio alla memoria dei caduti e al magnifico, duro lavoro dei nostri militari e del nostro personale civile. ritirarsi adesso vorrebbe dire abbandonare al caos un paese cruciale del Medio Oriente . ritirarsi adesso significherebbe condannare ad una prospettiva infernale di guerra civile 24 milioni di persone. ritirarsi adesso vorrebbe dire indebolire l' azione internazionale contro il terrorismo. è nei momenti difficili, come ho detto all' inizio, che occorre avere principi saldi. il governo italiano tali principi li ha ed è certo che li ha anche la sua maggioranza in Parlamento. vi ringrazio.