Pier Luigi BERSANI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 47 - seduta del 17-10-2001
Infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici
2001 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 47
  • Attività legislativa

signor presidente , con il voto in apertura di seduta, credo che sia successo qualcosa di molto importante se, adesso, il Governo ha il tempo e la possibilità di riflettere ancora, senza con ciò perdere tempo (in quest' Aula nessuno vuole perdere tempo) ma guadagnandolo, anzi, attraverso una correzione delle norme che vada nel senso della razionalità e dell' efficacia. credo che avrete capito anche voi che in questo provvedimento c' è qualcosa che non va e cosa abbiamo voluto dirvi. ma lasciatelo fare, tanto è uguale! noi abbiamo voluto dirvi che il problema che intendete affrontare esiste, ma la vostra è una risposta rischiosa e sbagliata, per cui va corretta almeno in alcuni punti essenziali. il Governo, a sua volta, ci ha risposto con una ostentata e sprezzante disattenzione, così come è avvenuto spesso in queste settimane. caro ministro, queste sono vicende che lasciano il segno nei rapporti politici e in quelli personali. il Governo mostra di non aver abbastanza sicurezza di sé e dei propri argomenti per poter essere anche saggio e sereno di fronte alle proposte dell' opposizione. avete avuto timore di rovinarvi lo spot, accettando una qualche interlocuzione con noi: lo spot della soluzione netta, decisa, definitiva di un problema antico; sostanzialmente, avete compiuto una prosecuzione, con altri mezzi, della campagna elettorale . noi vi chiediamo di uscire da questa logica, di riflettere in queste settimane. le norme speciali hanno un destino speciale in questo paese: se non funzionano, se non operano, fanno perdere un giro; se operano, portano danni e distorsioni a cui, poi, occorre porre rimedio. noi conosciamo, e voi conoscete, tutti i rischi di legislazioni del genere. in primo luogo, si tratta infatti di norme che dividono il mondo in due: da una parte, alcune opere, alcune regole, alcuni strumenti finanziari, alcune imprese; dall' altra parte, tutto il resto. i rischi, in questo caso, sono sul piano programmatico, la rincorsa litigiosa e non trasparente all' opera, e sul piano industriale, il rischio di non aiutare la crescita delle imprese di costruzione e di progettazione ma di sancire un' oligarchia tra le imprese sul piano finanziario, il rischio di chiamare finanza di progetto un impegno finanziario pubblico non contabilizzato e scaricato ai posteri (cose che conosciamo già, anche sotto il profilo della trasparenza). in secondo luogo, la legislazione speciale di questo tipo è come Penelope, che di notte disfa d' un colpo ciò che si è faticosamente intessuto: piani, programmi e priorità che andrebbero implementati in modo ordinato vengono invece stravolti; normative che andrebbero perfezionate vengono invece derogate. ma poi verrà il giorno e occorrerà ridare un quadro unitario alla legislazione, alla programmazione; ci accorgeremo, allora, che la scorciatoia ci ha fatto allungare la strada. in terzo luogo, una legislazione speciale come questa rinuncia a rendere efficiente la partecipazione, in quanto si pensa che, con meno partecipazione e meno corresponsabilità, vi sia più efficienza, e ciò parlando di opere pubbliche nel paese più antropizzato e più territorialmente fragile di tutti i paesi occidentali. il rischio — badate — non è solo quello, del tutto evidente, di una lesione della norma costituzionale sancita dal referendum, ma anche quello di darsi una missione impossibile, centrando il sistema sul ruolo, tanto esclusivo quanto improbabile, del Cipe. fermiamoci qui, per dire che si sarebbe potuto fare altrimenti se si fosse rinunciato ad una rappresentazione elettoralistica; la realtà evidenzia, infatti, che vi è il problema delle infrastrutture (in alcuni casi drammatico) e che stiamo già facendo grandi opere come il ministro sa bene. infatti, tra Milano e Bologna e Bologna e Firenze ci sono i cantieri delle più grandi opere che si stanno realizzando in Europa, e molte altre, grandi e medie, sono in cantiere o prossime a giungere in cantiere, come quelle in campo ferroviario e quelle in quasi tutti gli aeroporti e i porti italiani. dunque, la realtà ci dice che, negli ultimi due anni, è cominciata una ripresa nel settore delle costruzioni e che, negli ultimi tempi, si sono inseriti alcuni elementi programmatici e normativi nuovi (legge sugli appalti, Piano generale dei trasporti , norme sulla conferenza dei servizi). se si fosse prestata attenzione a tutto ciò e se si fosse detto che non è sufficiente, che occorre andare avanti, che bisogna correggere, che bisogna accelerare, che c' è ancora molto da fare, che bisogna migliorare e che si sarebbe fatto più di quanto realizzato dal precedente Governo, allora, adesso saremmo qui a discutere di altro. discuteremmo di una norma che incardinasse il Piano generale dei trasporti e rendesse possibili modifiche rapide e flessibili, ma partecipate; discuteremmo i piani finanziari e di progettazione per procedere con posso solido, da alpino, all' attivazione decennale del Piano generale dei trasporti ; discuteremmo l' attivazione e la norma sulla conferenza dei servizi, per rendere efficiente la partecipazione con tempi certi, decisioni a maggioranza, possibilità del livello superiore di Governo di decidere anche in materia di beni culturali e ambientali; discuteremmo dell' aggiornamento di norme sull' impatto ambientale; discuteremmo di manutenzione della legge Merloni; discuteremmo di soldi, cari colleghi , della finanziaria, perché qui si fanno proclami, ma ci sono meno soldi per le infrastrutture: si sta fermando la legislazione a sostegno delle ristrutturazioni. staremmo discutendo, quindi, di una grande riforma, di una nuova fisiologia del settore. non è stato così. si vuole la discontinuità per la discontinuità. benissimo! signor ministro, abbia il fair play , discontinuità per discontinuità, di tenere distinte, nel conto delle opere che inaugurerà, quelle sbloccate dal centrosinistra da quelle che si sbloccheranno grazie alle norme che adesso volete approvare. scelga un anno, magari l' ultimo. così, per curiosità! un' ultima cosa voglio dire. voi avete voluto limitare queste norme al tema delle infrastrutture per la mobilità; ritenete, quindi, con questo atto di risolvere il problema della mobilità. ora, il Piano generale dei trasporti , in vigore anche con l' astensione dell' attuale maggioranza — lo ricordo — , ruota implicitamente intorno ad un concetto: infrastrutture sì, ma non solo infrastrutture. se considerassimo una possibile parità di risorse e di efficienza rispetto ad altri paesi europei nel realizzare infrastrutture, avremmo comunque un deficit competitivo dovuto all' antropizzazione ed alle caratteristiche del nostro territorio; dovremmo, quindi, essere i campioni europei nel miglior utilizzo delle infrastrutture, nel software del sistema. certamente non lo siamo. ed il software del sistema vuol dire soprattutto imprese, imprese della logistica e della mobilità. lo ripeto ancora una volta: non si può ridurre la logistica alla mobilità, la mobilità all' infrastruttura, l' infrastruttura all' opera pubblica. non si può ridurre la politica industriale per la logistica ad un accordo con dieci costruttori, per quanto importanti, né ad una occupazione militare dell' Anas per poi spartirsene le spoglie. a partire da queste considerazioni, nel Piano generale dei trasporti sono state previste politiche di sviluppo delle forze produttive, politiche di innovazione, politiche di liberalizzazione. dove sono finite, signor ministro? primo. noi abbiamo fatto passi decisivi sulla liberalizzazione in campo ferroviario. partono adesso i treni dei privati. che cosa si sta facendo ora, a cominciare dagli standard e dalla sollecitazione verso nuovi quadri contrattuali? secondo. noi abbiamo tenuto ferma, nel settore dell' autotrasporto, anche in giornate drammatiche, una linea siffatta: riconoscere l' esigenza di avvicinare il sistema dei costi a quello medio europeo, a cominciare dal gasolio; far andare avanti il processo di liberalizzazione delle tariffe e degli accessi. si tratta di una linea anti-inflazionistica che non scarica sui prezzi industriali. voi, in poche settimane, avete ribaltato la linea. non si riconosce l' accostamento dei costi, ad esempio sul gasolio; si blocca il processo di liberalizzazione. ma siete consapevoli della conseguenza di queste scelte? terzo. si era faticosamente avviata, nel trasporto pubblico locale, una linea di superamento dei monopoli locali e di crescita industriale delle aziende. articolo 23 della finanziaria: pietra tombale su questo aspetto. si punta tutto sui monopoli privati. ma voi immaginate credibile, possibile una soluzione del genere? quarto: innovazione nei settori industriali. un esempio solo, l' armamento. in questi anni, in Italia, è rinato l' armamento; dopo una lunga serie di provvedimenti, ci sono i risultati, ci sono grandi risultati. io ne ricordo uno, piccolo. mentre parliamo, è partita l' autostrada del mare Messina-Salerno: 7 ore per i camion invece di 9, sul mare invece che sulla Salerno-Reggio Calabria . ebbene, voi, nella finanziaria, non avete previsto nulla per questa politica; addirittura, avete eliminato la politica degli sgravi contributivi. ne siete consapevoli? io mi fermo qui. potrei anche continuare. per queste ragioni, voteremo contro l' approvazione del disegno di legge : non perché non riconosciamo l' esistenza del problema; non perché non riconosciamo che le cose fatte per affrontare un problema così antico sono ancora insufficienti e che ce ne vogliono altre, e nuove; ma perché abbiamo un' altra idea di come governare il problema, un' altra idea delle cose da fare e del modo di farle.