Rosy BINDI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 463 - seduta del 06-05-2004
Iniziative per monitorare sul territorio nazionale la corretta applicazione della normativa relativa al regime di esclusività di rapporto nelle strutture ospedaliere pubbliche
2004 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 463
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , più che invocare le parole di rito « soddisfatta » o « insoddisfatta » vorrei dichiararmi sorpresa della risposta del Governo per due motivi. innanzitutto, il ministero si è sostanzialmente sollevato da ogni responsabilità: così non è, come sa bene il sottosegretario Cursi, e cercherò di dimostrarlo. in secondo luogo, sono sorpresa di aver sentito da parte del sottosegretario una sorta di apprezzamento positivo nei confronti di una riforma che, invece, da tre anni a questa parte, il Governo denigra e nei confronti della quale annuncia e presenta ripetutamente emendamenti in sede di legge finanziaria e di decreti legge in via di conversione. dunque, sentire che il ministero dichiara di adoperarsi perché il suddetto decreto legislativo sia ben applicato mi fa pensare che la prossima settimana, quando la Camera dovrà convertire in legge il decreto legge sulle emergenze sanitarie, il Governo terrà un atteggiamento disponibile nei confronti dell' opposizione. in tale provvedimento, infatti, per una bizzarria regolamentare del Senato, è stato approvato un emendamento che di fatto distrugge il decreto legislativo numero 229, e l' opposizione farà di tutto per sopprimere tale modifica. per quanto riguarda il primo punto, torno a ripetere che il Governo non può sollevarsi dalle responsabilità. ci troviamo di fronte ad un caso che affidiamo alla magistratura: vi sono risvolti penali che — come ha detto la collega Trupia — sarà la sede giudiziaria ad accertare. tuttavia, è evidente che quel comportamento illecito è potuto maturare a fronte di relazioni all' interno dell' azienda sanitaria e dell' ospedale di Vicenza che sicuramente non sono state oggetto di controllo. il decreto legislativo numero 229 ed il contratto che seguì a tale decreto non sono stati correttamente applicati, né si è fatto nulla perché lo fossero. la prima responsabilità è della direzione generale, della direzione sanitaria, e la seconda grande responsabilità è delle regioni. tuttavia, vi è anche una precisa responsabilità del ministero. si trattava di applicare una riforma strutturale impegnativa per i medici, perché cambiava la loro vita, e per il sistema sanitario che in quella circostanza ha investito ben 3 mila miliardi in più nel rinnovo del contratto . il ministero avrebbe dovuto innanzitutto accertare che le regioni adottassero provvedimenti di regolamentazione a livello regionale. da un' indagine conoscitiva condotta dalla competente commissione parlamentare risulta infatti che molti di questi regolamenti non sono mai stati adottati dalle regioni e che il ministero non ha mai richiamato le regioni, nonostante tale adempimento rientrasse nelle loro competenze per disposizione di quello stesso decreto legislativo ed ormai anche in base al nuovo Titolo V della Costituzione. risulta, altresì, che il ministero non abbia svolto azioni di sollecitazione affinché venissero davvero investiti, dalle regioni, quei 3 mila miliardi che furono messi a disposizione dal Governo Amato per adeguare le strutture sanitarie pubbliche ai fini dell' esercizio dell' attività libero-professionale dei medici. è evidente infatti che quello che è accaduto si è potuto verificare proprio perché siamo nel regime transitorio di prima applicazione di quella normativa. peraltro, si è consentita una prima fase (transitoria) perché si trattava di una riforma radicale del sistema sanitario , ma il Governo anziché impegnarsi a far sì che quella fase fosse più breve possibile, in realtà non ha fatto nulla ed ha, anzi, prorogato la possibilità di un' attività libero-professionale dei medici da svolgersi negli istituti privati e nelle cliniche eventualmente convenzionate con l' azienda sanitaria locale. è chiaro che il Governo non si è adoperato affinché questa normativa fosse correttamente applicata. ma è andato oltre — questo è l' aspetto più grave che ci porta ai giorni nostri — dal momento che per tre anni si è parlato dell' indispensabile controriforma rispetto al decreto legislativo numero 229 del 1999, affermando che esso rappresentava la tomba per i medici italiani e che bisognava restituire la libertà ai medici, i quali erano stati ridotti — uso le parole del ministro Sirchia — a pubblici dipendenti, come se questo fosse uno scandalo ed una vergogna. non si è fatto nulla per capire la novità di un servizio sanitario nazionale pubblico che consentiva la piena soddisfazione dei professionisti perché in grado di offrire, in quanto servizio pubblico , anche prestazioni in regime privatistico, il che era ritenuto da tutti la vera innovazione dei sistemi pubblici. si sono lanciati sempre segnali contraddittori, da questo punto di vista , determinando in qualche modo una cattiva applicazione di quel decreto legislativo , fino a produrre, in relazione al regime contrattuale previsto dal decreto legislativo numero 229, degli effetti distorsivi esattamente opposti agli obiettivi che la normativa si poneva e che il regime contrattuale stesso prevedeva (con l' impegno dell' 85 per cento dei medici italiani che avevano scelto l' esclusività di rapporto e l' esercizio dell' attività intramoenia), primo fra tutti l' abbattimento delle liste di attesa. al riguardo, parla chiaro un comma dell' articolo 15 del decreto legislativo numero 229 del 1999 e parla chiaro il contratto, laddove prevede che ciascun professionista potrà svolgere attività libero-professionale intramoenia proporzionalmente al suo impegno, che verrà controllato dalla direzione sanitaria, nell' abbattere le liste di attesa della propria attività istituzionale. ebbene, cosa faceva il primario di Vicenza? egli usava le liste di attesa per poter gonfiare la propria attività libero-professionale, introducendo in tutto questo anche degli elementi gravissimi, quali i pagamenti, come l' atto di denuncia contiene. tutto questo perché le direzioni sanitarie, le regioni e il ministero, anziché fare la fatica di controllare e di applicare correttamente la normativa, hanno fatto sì che si arrivasse a degli effetti distorsivi, per poi giustificare la controriforma, contenuta da ultimo nell' emendamento presentato dalla senatrice Casellati, ma anche in tanti emendamenti presentati dal Governo in questi anni e sempre bocciati da quest' Assemblea, anche con il contributo della maggioranza che non era in Aula (vi ricordo la legge finanziaria del 2001). ora siamo ad un punto nel quale si consentirà ai medici italiani di tornare di fatto ad un rapporto non esclusivo, per cui anche un responsabile di struttura, un primario di dipartimento, di struttura semplice o complessa, ogni anno potrà scegliere, pur essendo investito di importanti responsabilità (oggi anche in materia di bilancio, oltre che di attività professionale e medica), di essere in rapporto non esclusivo e quindi di svolgere tranquillamente la sua attività professionale, come e dove vuole. è evidente che la Guardia di Finanza ed i carabinieri, pur controllando la situazione, non riusciranno a trovare alcun sintomo di comportamenti penali illeciti, perché ciascuno potrà fare quello che vuole. questa, tuttavia, non è libertà; questo non è un modo per restituire dignità all' attività dei medici o per rafforzare il servizio pubblico , ma una strada, come affermato precedentemente dalla collega Trupia, per restituire privilegio a pochi e per mortificare i tanti che, in questi anni, hanno scelto il rapporto di esclusività. negli ultimi tre anni, i medici italiani hanno scioperato ben quattro volte per chiedere la corretta applicazione di quel decreto legislativo , perché hanno capito che i loro legittimi interessi sono tutelabili se si tutela e si assicura l' interesse generale del rafforzamento del servizio sanitario nazionale. se ciò non si verificherà, non vi sarà nemmeno il rispetto della loro dignità professionale. spero che il ministro ed il sottosegretario si possano recare la prossima settimana in Commissione per discutere del decreto succitato, aiutandoci a modificare la controriforma introdotta al Senato che, certamente, rappresenterà un modo per legittimare il comportamento di quel primario, per mortificare tanti medici italiani e, soprattutto, per indebolire il servizio sanitario nazionale.