Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 436 - seduta del 10-03-2004
Proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali. Disposizioni in favore delle vittime militari e civili di attentati terroristici all'estero
2004 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 436
  • Attività legislativa

signor presidente , signore deputate, signori deputati, la guerra, lo sappiamo tutti, è questione troppo grande perché possa essere ridotta alle controversie interne. tuttavia, la guerra è anche rivelatrice dello stato della politica e delle sue istituzioni. a me e a noi pare chiaro che anche in questa occasione viene in evidenza una crisi delle istituzioni del nostro paese e della politica che risalta con tanta maggiore evidenza se si confronta all' efficacia, alla forza, al livello e alla diffusione del movimento per la pace che si dà un appuntamento così rilevante e significativo come quello del 20 marzo a Roma, che viene preparato attraverso il coinvolgimento di comunità del paese con una carovana che passa di città in città, che prepara la manifestazione, la quale a sua volta mostra una capacità di attrazione straordinaria su tanta parte del nostro popolo e sulle nuove generazioni. si tratta di una manifestazione mondiale che si riprodurrà nelle grandi città europee e in 400 luoghi degli USA. questo è un movimento capace di pensare in grande e di camminare per le strade del mondo e, invece, abbiamo qui un Parlamento — basta vederlo — sotto schiaffo, con un Governo che non è neppure capace della trasparenza elementare e che su una vicenda così drammatica come quella della guerra ha eretto la doppiezza a suo regime, parlando di missione di pace o di guerra a seconda delle convenienze e dell' uso politico atteso. non c' è neppure la capacità dell' indignazione di fronte all' enormità di questa doppiezza. ieri Bondi ha rivendicato la scelta della guerra, la sua giustezza e la sua utilità e ha annoverato il suo Governo nella coalizione dei volenterosi... i signori del Governo, per favore, dovrebbero evitare di disturbare. grazie, signori. del resto, io non chiedevo che conferme: eccole qui le conferme del degrado del Parlamento, non per quello che mi riguarda naturalmente, ma per le condizioni in cui si svolge questa discussione. come dicevo, Bondi ha parlato della guerra, della sua giustezza, della sua utilità e della presenza di questa compagine governativa a guida del paese nella coalizione dei volenterosi. gli sfugge che volenterosi non vuol dire virtuosi! ma al deputato della maggioranza sfugge soprattutto che questa scelta non è stata fatta dal Parlamento e che, quando le opposizioni hanno denunciato che ciò avveniva surrettiziamente, si trattava appunto di una accusa che oggi, invece, viene trasformata dall' esponente della maggioranza in una dichiarazione di colpevolezza, dal momento che quello che noi agitavamo come un' accusa ( « siete in guerra, portate il paese in guerra » ) è oggi da lui riconosciuto. così non è soltanto una guerra incostituzionale, secondo il dettato dell' articolo 11 della Costituzione, ma è oggi una guerra illegale, perché fate — ormai lo dichiarate — quello che negate di fare attraverso le scelte e le dichiarazioni in Parlamento. così la democrazia rappresentativa viene demolita. del resto, il presidente del Consiglio ha avuto modo di comunicare a Blair che la conferma della missione dell' esercito italiano in Iraq era già stata approvata dal Parlamento, quando il Parlamento non aveva ancora votato. ma, appunto, che c' entra il voto del Parlamento? la sua irrilevanza è considerata totale dal presidente del Consiglio . e con ciò si concorre al suo degrado, al suo impoverimento. vorrei dire alle opposizioni tutte che, di fronte alla scelta arrogante del Governo di rifiutare persino la richiesta di una parte e poi di tutte le opposizioni di separare i voti in modo da circoscrivere un voto importante, solenne, su questa missione, di fronte al suo rifiuto, si sarebbe dovuta trarre almeno la conclusione di riconoscere la lesione dei diritti in Parlamento per poter votare contro l' intero provvedimento, non soltanto per le ragioni specifiche, ma anche per difendere appunto la dignità del Parlamento. in realtà, ritengo vi sia una sottovalutazione di questa lesione della democrazia. ma andiamo alla sostanza, parliamo della guerra in Iraq: tutto conferma la tesi di noi che siamo stati avversi alla guerra, la tesi dei movimenti per la pace. non sono state trovate le armi di distruzione di massa , che è stata l' unica motivazione addotta formalmente e ufficialmente per questa guerra. il terrorismo, invece di ridursi, si è accresciuto; alla guerra segue la guerra. qui sono stati citati atti di formazione di una Costituzione, atti di Governo in Iraq, come se quelli non fossero sommersi dalla violenza, dai massacri, dall' instabilità. quella fragile costruzione, sotto il dominio degli eserciti di occupazione, affonda nell' incertezza. c' è un rifiuto di massa dell' occupazione, una diffusione dei conflitti armati, la drammatizzazione dei conflitti etnici e religiosi. ai sostenitori della guerra resta soltanto l' aver cacciato Saddam. non userò qui l' argomento più volte usato dei tanti dittatori che si aggirano per il mondo e della domanda che occorse tuttavia porsi: perché allora per Saddam e non per altri? pongo, invece, una questione più di fondo: possibile che siate così ignoranti del rapporto tra mezzi e fini? possibile che non possiate indagare su quella che è la lezione di tutta la storia contemporanea, che cioè, usando mezzi che contraddicono i fini, è il fine stesso ad essere travolto, come dimostra la devastazione della società civile irachena? il ritiro delle truppe italiane è l' unico atto di responsabilità politica che a noi e a questo Parlamento è consentito; l' uscita da un pantano mortale, la possibilità di portare il proprio contributo, fosse anche un granello di sabbia, alla sconfitta della teoria della pratica della guerra preventiva dell' amministrazione Bush; la possibilità di raggiungere posizioni sempre tenute da altri paesi europei , come la Francia o la Germania, di non invio delle truppe e di ripresa di un discorso in Europa sull' Onu che passi per il ritiro di tutte le truppe di occupazione. purtroppo, invece, qui oggi avviene una divisione dell' opposizione, che è stata pure ed è unita contro la guerra dell' amministrazione Bush in Iraq. ma oggi, questa mi pare la domanda di fondo da fare rispetto alla scelta di voto: c' è ancora o no la guerra in Iraq? parla — credo per tutti noi — la Tavola della pace ; non qualche esponente radicale del movimento dei movimenti, ma la Tavola della pace . oggi, in un appello formulato nei confronti di tutti parlamentari per un voto di abbandono dell' opzione militare e di ritiro dei soldati italiani, la Tavola della pace scrive che quello che viene definito dopoguerra è in realtà la prosecuzione della stessa guerra in forme nuove e terribili. il nemico sconfitto in campo aperto continua la sua guerra. a questa guerra, mai conclusa, si aggiungono altre guerre, quelle delle potenze occupanti contro il terrorismo, della resistenza contro l' occupazione, dei fondamentalisti contro l' America e l' Occidente e degli iracheni per la conquista al potere. siamo in guerra e dunque vanno ritirate le truppe dal teatro di guerra. il ritiro delle truppe italiane lascerebbe qualche vuoto? ne ha parlato qui la parlamentare Deiana quando ha fatto riferimento ad un pieno di guerra e di violenze che nessuno può negare. il ritiro sarebbe solo il ritiro dalla violenza, ed irresponsabile è solo starci, continuare a stare nella guerra, mentre la guerra produce altra guerra. se si vuole una svolta politica in Iraq, non basta invocarla. non si può essere così impotenti, ma bisogna contribuire a costruire la svolta, e l' unico modo, con cui possiamo concorrere, è quello di ottenere il ritiro delle truppe italiane. del resto, sembrano avvertiti anche i sostenitori di questa scelta così drammaticamente sbagliata di non partecipare al voto, quando propongono il ritiro delle truppe italiane post-datato. ma, se va bene a giugno, mi volete spiegare per quale ragione sarebbe irresponsabile farlo adesso? qual è la differenza tra adesso e giugno? se, come ho sentito, si dice che a giugno chiederemo il ritiro di tutte le truppe di occupazione, a maggior ragione, allora, che venga chiesto adesso. il ritiro è l' atto necessario per chi chiede la pace contro la guerra. questa è una richiesta che abbiamo sempre avanzato, fin dal primo giorno dell' inizio della guerra. l' abbiamo chiesto anche per Nassiriya, non perché la morte drammatica dei soldati italiani rendesse particolarmente responsabile il governo italiano delle stesse morti, ma perché il governo italiano , con la presenza in quella zona, è responsabile generale di tutte le morti che accadono in Iraq. richiediamo quindi, oggi come ieri, il ritiro delle nostre truppe. ritroviamo in questa scelta la ragione etica di fondo, quella che ci sollecitano gli Zanotelli, i Ciotti e gli Strada. vorremo così trasformare il tema della guerra in tabù. vorrei infine dire a Bianco, che ieri ha avuto l' ineleganza di attaccare Bondi, non per il suo presente di sostenitore della guerra, ma per il suo passato di comunista, che i comunisti ed i pacifisti degli anni Ottanta , in particolare i comunisti di Pio La Torre , combattendo contro tutti i missili, hanno gettato un seme che si ritrova nei movimenti della pace di oggi, di cui, in qualche modo, tutti noi ci sentiamo eredi.