Nichi VENDOLA - Deputato Maggioranza
XIV Legislatura - Assemblea n. 435 - seduta del 09-03-2004
2004 - Governo II Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 86
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , nel cuore dell' antica Babilonia il governo italiano ha inteso suggellare, sia pure nelle forme proprie della italica ipocrisia, la propria compiaciuta soggezione all' unipolarismo imperiale del Nord America dei Bush e dei « neocons » . il voto di oggi enfatizza una forma inedita di servilismo atlantico e insiste nella ormai patetica mistificazione delle ragioni reali dell' ultima guerra irachena, sorvola con estrema disinvoltura sull' indotto di orrore e di brutalità delle operazioni militari anglo-americane, si esprime ancora una volta contro la limpida voce di pace che unifica e plasma una nuova coscienza planetaria. la vostra ideologia di guerra, quand' anche mascherata dalla retorica delle « missioni bontà » e quand' anche tramutata in una sorta di televendita, non è capace neppure di leggere la cronaca dolente di questa Babilonia « post-bellica » . se la realtà vi dà torto, voi semplicemente abolite la realtà, sottoponendola ad una sistematica opera di censura, di rimozione e di manipolazione. è la domanda che torna come un chiodo fisso nelle nostre argomentazioni, ma è anche il chiodo fisso di tutte le vostre rimozioni: dove sono le armi di distruzione di massa nell' Iraq « liberato » ? dov' è quella micidiale pistola fumante che Saddam Hussein era pronto a posare sulla tempia dell' Occidente? siccome quelle armi non ci sono, ma sono state un' invenzione, una balla colossale, una truffa epocale, alla cui costruzione ha concorso, per la sua parte, anche qualcosa che ha a che vedere con il governo italiano e i suoi servizi, è bene, allora, chiudere qui il discorso. e per voi non vale neppure ascoltare il petulante racconto di Hans Blix , il capo degli ispettori dell' Onu, che spiega, in un libro, quanta poca e infastidita attenzione vi fosse dalle parti di Washington sulle ispezioni in territorio iracheno. non vi era alcuna volontà — questa è la verità — di verificare se ci fosse da qualche parte, sepolta in un deposito, quella pistola fumante. la guerra era una decisione presa a prescindere (lo potevamo leggere nei libri dei pensatori dell' ideologia neoconservatrice, quei simpatici signori che ragionano con il revolver posato sulla Bibbia) perfino da quel Saddam che in altre epoche era pur stato un affidabile partner degli interessi americani. hanno fatto e voi avete condiviso una guerra al terrorismo di matrice islamica in Iraq, cioè in una nazione segnata da una storia di laicità nell' organizzazione statuale, nella costruzione della Pubblica Amministrazione , nella sua cultura diffusa. la guerra è una dottrina che ha cominciato ad operare sullo scacchiere mondiale in termini di guerra preventiva e permanente. si tratta di due aggettivi agghiaccianti e di portata storica, molto più grandi di quanto non dica il modesto dibattito che vive dentro le aule delle istituzioni (molto più alto è il dibattito che vive fuori da queste Aule). se è preventiva, una guerra è sempre invocabile, perché si autolegittima, prevede la inessenzialità della diplomazia sovranazionale e straccia come cartaccia inutile tutti i codici del diritto internazionale . se è permanente, semplicemente la guerra soppianta la politica, ipoteca la democrazia, militarizza il diritto. questa guerra, signori del Governo, è un progetto di governo del mondo, il passaggio scivoloso dal terreno dell' egemonia a quello del dominio da parte di una globalizzazione liberista che ha esaurito la sua spinta propulsiva e che vede drammaticamente e quotidianamente erodersi la sua capacità persuasiva. noi conosciamo bene i trucchi semantici con i quali voi nascondete le vostre responsabilità: l' abuso di paradossi linguistici, i deliziosi ossimori con i quali riuscite ad immaginare una guerra di pace, una guerra pacifista ed umanitaria, una guerra democratica. certo, una pace fatta di occupazione militare e di filo spinato , fatta non di una, ma di mille Guantanamo e di un immenso buco nero nella civiltà del diritto e delle garanzie. la pace afghana, ad esempio, sulla quale è calato l' oblio. sarebbe interessante che qualche trasmissione televisiva , qualche talk show serale, qualche porta girevole nei sotterranei del potere raccontasse, di tanto in tanto, cos' è l' Afghanistan liberato di oggi o come funziona in quel caso il filo spinato , cosa significhi deportare interi villaggi e quale sia l' opera liberatoria delle truppe di occupazione. oppure la pace irachena, certo, interrotta ogni giorno dal fuoco incrociato del terrore e dell' occupazione. una pace di guerra si potrebbe dire capovolgendo il vostro ossimoro, dove appare normale, signori del Governo, anzi principi del garantismo, la violazione dei principi fondamentali che regolano il mondo moderno e della Convenzione di Ginevra. certo, l' Italia berlusconiana non ha potuto vedere molto in televisione le immagini che si sono viste altrove di persone ferite, rese inermi ed assassinate con giubilo grande dai liberatori nordamericani, nell' Iraq di oggi. non si sono viste le vestali del garantismo in questo caso stracciarsi le vesti. lì, dove si spara normalmente anche sulle ombre, dove si abbattono i feriti, dove si deportano quelli sospettati di un terrorismo che la guerra non ha debellato, ma che ha piuttosto importato. una pace di guerra e di affari, « spalmata » sul deserto civile di una nazione spezzata dalla vostra industria pedagogica della morte pubblica. c' è una verità che la gente semplice in ogni parte del mondo ha intuito e compreso, che non intende occultare alla propria responsabilità. mentre sventolano le bandiere sulle trincee televisive, mentre crepano tanti senza volto nelle retrovie della guerra vera, contemporaneamente qualcuno conta i numeri dei denari e dei voti elettorali. in fondo la patria può tornare comoda come spot propagandistico, ma anche come comodo riparo per petrolieri, moderni cowboy e mafiosi planetari. la guerra è una porcheria: questo è il dato di fondo del vostro sistema massmediale, che cerca di cancellare ogni giorno la realtà di morte, brutalità, orrore, spavento e devastazione della vita civile, delle proprietà pubbliche, dei diritti dei bambini e degli animali. questa realtà incombente e terrificante della guerra è semplicemente cancellata dai vostri mass media . la guerra continua nella pace. altro tema sul quale avremmo voluto vedere Giuliano Ferrara ed i ferrati esperti di garantismo esercitarsi è proprio questo: la guerra continua nella pace e nella vita civile, ad esempio con il dispositivo micidiale del patriot act , cioè di un codice che dagli USA rischia di espandersi in tutto il mondo e che prevede non la cattura per un terrorista, ma il sequestro per chiunque sia sospettato di terrorismo in un luogo non pubblico, dove non ha diritto ad una pubblica difesa, dove non ha i normali diritti di un detenuto. si tratta di una sorta di emergenzialismo planetario, uno stato di emergenza che può riguardare il mondo intero, a cui noi ci ribelliamo. in questi giorni, nonostante il livello un po' « casereccio » del dibattito istituzionale sulla guerra, molte carovane stanno attraversando la geopolitica della pace e della guerra; molte carovane stanno andando verso Baghdad, verso l' Iran imprigionato dalla casta sacerdotale degli integralisti islamici e che, invece, chiede libertà e democrazia. molte carovane stanno andando verso quella Palestina a cui voi avevate promesso — anche per quello pareva che faceste le guerre — un immediato destino di pace e di benessere e che, invece, si trova ingabbiata nella modernissima vergogna di un muro che inaugura il nuovo secolo. tante carovane stanno attraversando l' Italia intera, ad esempio la Sicilia di Sigonella, la Sardegna della Maddalena, la Puglia dove volete cancellare un parco perché resti, invece, un immenso poligono di tiro anche a disposizione delle ecomafie. vi sono tante carovane per dire « no » alla guerra e per dire che il pacifismo non è l' abito della domenica, non è una messa cantata, non è l' omelia del Papa, ma è un' altra agenda della politica, è un altro principio di realtà, un' altra idea di governo del mondo. noi siamo contro quella che continuiamo a considerare una guerra illegale perché ha stracciato l' idea stessa di un diritto internazionale . è illegale in Italia perché in palese ed aperta violazione — se lo dice un uomo atlantico come Cossiga ci sarà da crederci! — con l' articolo 11 della Costituzione. noi continueremo a disertare la vostra guerra e non diserteremo, invece, la pace. non bisogna soltanto disertare la guerra, ma anche prendere con serietà l' appuntamento del 20 marzo e riempirlo di significati. bisogna dare ai nostri gesti il segno della coerenza, sapere che la pace non è una retorica, ma una scelta cogente che implica la coerenza degli atti. oggi la pace ci chiede di essere qui, nei luoghi in cui il popolo ci ha eletti, ad esprimere nel modo più coerente e determinato la voglia di diserzione nei confronti della guerra che ci impedisce di disertare l' appuntamento con la pace. per tali motivi rimarremo qui in Aula e voteremo « no » alla vostra sporca guerra!