signor presidente , se qualcuno chiedesse il motivo per cui siamo qui a condurre questa battaglia con l' indignazione che avete sentito, certo ci si potrebbe riferire, in primo luogo, al merito del provvedimento, un merito forte, perché lo stesso introduce una grave ed ulteriore lesione al pluralismo comunicativo auspicato, con un metodo grave, a sua volta, e con una lesione del pluralismo che si consuma in quest' Aula e che dovrebbe essere garantito nelle istituzioni. e l' uno e l' altro, quello comunicativo e quello istituzionale, parlano di un impoverimento grave che la maggioranza induce sulla democrazia politica del paese. ci sono elementi che colpiscono: la questione di fiducia posta su un decreto legge . ed è inutile che la maggioranza si eserciti nei paragoni con il passato e con il numero delle volte in cui il centrosinistra, seppur colpevolmente, ha usato lo strumento del decreto legge . quando la sensibilità democratica delle istituzioni era alta, vorrei ricordare che un padre costituente come Lelio Basso aveva parlato in quest' Aula di un colpo di stato « bianco » di fronte al ricorso reiterato alla decretazione d' urgenza da parte del Governo. siamo realmente di fronte, nel caso specifico, ad una enormità. la sentenza della Corte costituzionale del novembre 2002 ha fissato in maniera inequivoca il riequilibrio del pluralismo e le sue caratteristiche, nonché un limite temporale massimo, il 31 dicembre 2003. avete provato con la legge a « sfondarlo » e non vi è riuscito; riprovate ora attraverso la questione di fiducia posta sul decreto legge in esame. questione di fiducia su un decreto legge che si applica all' irrisolto conflitto di interessi e che investe in primo luogo la figura del presidente del Consiglio . inutile, anche in questo caso, prendersela con il fatto che non sia stato risolto prima il conflitto di interessi , colpevolmente; qui c' è un' aggravante molto pesante, ovvero che il conflitto di interessi irrisolto investe il presidente del Consiglio e le sue proprietà. pertanto, la nostra indignazione e la nostra rabbia si spiegano con il merito, ma anche di più, con quelle vostre incongruenze che squalificano la politica. voi vi definite liberali: in che cosa? si potrebbe comprendere l' atteggiamento critico nei confronti della legge, il « sorpasso » in nome di altre culture, magari quella di Marx o quella di Paolo di Tarso . voi no! siete liberali ed invece stracciate la legge in nome della cosa più volgarmente materiale, l' interesse di una parte, gli interessi materiali di un' impresa, l' unica cosa alla quale in fondo credete. qui non vi è alcun liberale: c' è chi si batte in nome di una diversa giustizia nel paese e chi si batte per difendere gli interessi delle imprese, delle proprie imprese! vi appellate spesso all' autorità repubblicana, l' unica che riconoscete, quella del presidente della Repubblica , formalmente; non so qui se siate in grado di ridurre la gravità dell' offesa che gli portate attraverso un aggiramento che in realtà è peggio della ribellione, perché configura in pratica un imbroglio, un abbindolamento per cercare di fare quello che vi è stato chiesto di non fare. in realtà, non è l' autorità alta ad essere sotto tiro , bensì le autorità del paese. quello che voi non sopportate è il sistema delle autonomie — parola troppo impegnativa — , meglio, quello che voi non sopportate è una qualsiasi autonomia. in realtà, questo Governo non è nella tradizione del paese, non è italiano nè europeo. non sa vedere la densità della società civile italiana ed europea, che è quello che fa la forma concreta della sua democrazia. non è la nostra cultura quella che dovrebbe proporvi l' attenzione ai corpi intermedi della società: è quella cattolica cui fa riferimento una parte importante di questa maggioranza. voi la irridete: tutte le realtà istituzionali ed associative che costituiscono la densità della società civile vengono travolte. il vostro obiettivo è quello di desertificare la società, i suoi punti di organizzazione, di comunicazione, di rete: la televisione come la scuola, come la magistratura, come l' organizzazione della società. voi vivete una rivolta di tali realtà organizzate: le università italiane sono in assemblea; la magistratura proclama lo sciopero generale ; i medici scioperano in difesa del servizio pubblico . se tali forme democratiche di organizzazione fossero ricordate con l' antico nome da cui derivano, quello delle corporazioni, voi avreste la rivolta delle corporazioni contro un' autorità che si pretende imperiale. tuttavia, la ragione di fondo della nostra rabbia non sta neanche in tale vilipendio della società italiana , sta nel vilipendio nei nostri confronti. quello che non sopportiamo — vogliamo dirvelo — ha una ragione egoistica: non sopportiamo che ci riduciate a quello che vedete in questa sede. ci costringete a condurre una battaglia difensiva in nome di una legalità così largamente erosa. ci costringete — noi che vorremmo trascenderla — a difendere la regola contro la vostra sete di arbitrio, contro la volontà di asservire ogni pezzo della società italiana , di negare le ribellioni in corso contro il vostro tentativo arbitrario. non sopportiamo di essere ridotti a fare la guardia al bidone a cui siamo costretti dalla vostra protervia, dalla vostra arroganza e dalla vostra difesa di interessi di parte. vorremmo liberarci per poter liberare il paese da voi. siamo in una condizione insopportabile. siamo costretti, anche sulle comunicazioni, a difendere quel poco di pluralismo che è rimasto. invece, vorremmo parlare della riforma del sistema radiotelevisivo. vorremmo parlare della necessità di una società moderna, di fronte al declino ed alla crisi del paese, di un asse strategico non solo per la democrazia, ma anche per lo sviluppo costituito dal bene immateriale che sono le comunicazioni. non è soltanto una questione di democrazia, ma di densità dello sviluppo del paese . se non volete concorrere con le multinazionali che stanno insediate in Cina, dovete pensare ad un diverso tipo di sviluppo. a noi piacerebbe discutere di ciò: ci piacerebbe discutere della televisione come della scuola, cioè dei nuovi luoghi dove si crea un diverso sviluppo. sentiremmo il bisogno di scrivere collettivamente una lettera sulle comunicazioni che riecheggiasse la profondità, la ricchezza, la rottura rivoluzionaria della Lettera ad una professoressa scritta da don Milani . ci piacerebbe scrivere agli operatori del sistema radiotelevisivo per poter ripensare tale sistema nell' accesso, nella produzione di informazioni, nello sforzo di delineare una sfida alta per costruire, in controtendenza all' imbarbarimento ed all' impoverimento delle culture seriali, una nuova cultura democratica, popolare e ricca del paese come una risorsa per il suo sviluppo. vorremmo chiederci dove è finita la capacità critica che ha attraversato negli anni Settanta tali poderosi strumenti di comunicazione che, anche quando veniva teorizzato che il mezzo è il messaggio, riuscivano a produrre esperienze diverse che lo attraversavano. vorremmo poter uscire da tale cultura della controriforma e realizzare, pensare, progettare una diversa informazione. invece, siamo costretti a contrastarvi perché voi, con un atto come questo, non realizzate solo un provvedimento materiale che regala una rendita di posizione a Mediaset, non fate soltanto un regalo ad un' impresa. in realtà, accompagnate il processo concreto di controriforma che quotidianamente inverate attraverso Mediaset ed attraverso una Rai sempre più privatizzata, tanto che è difficile, ormai, distinguere il prodotto dell' una dal prodotto dell' altra, distinguere il modello da chi viene egemonizzato. vorremmo fare un discorso di riforma dei contenuti della comunicazione e delle forme di governo di una radiotelevisione autogestita. invece, così come ieri eravamo costretti a difendere Biagi, Santoro e la satira, allo stesso modo siamo oggi costretti a ribellarci alla vostra arroganza, per cercare di riprodurre un intervento critico. si potrebbe farla lunga, ma facciamola breve: Beppe Grillo va in giro a portare verità critiche in tutto il paese, con un successo gigantesco, ma gli è impedito di portarle alla televisione. Paolo Rossi , comico di valore, fa uno spettacolo in cui ad un certo punto legge un passo di Pericle sulla democrazia. ebbene, egli voleva portarlo in una trasmissione televisiva , ma gli è stato impedito: Pericle è troppo attuale! è di fronte a tale quadro sconcertante che a noi fa un po' pena, per noi stessi, essere qui a fare questa parte per dovervi contrastare.