Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 41 - seduta del 09-10-2001
2001 - Governo IV Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 574
  • Comunicazioni del governo

signor presidente della Camera, signor presidente del Consiglio , colleghi deputati, non mancherà il sostegno nostro, dei Democratici di sinistra , all' impegno del nostro paese; all' impegno di quegli italiani che, in queste ore, debbono garantire la sicurezza di tutti i cittadini e di tutti noi; all' impegno dell' Italia con l' Europa, a fianco degli USA e con la comunità internazionale ; all' impegno nella battaglia dura, difficile contro il terrorismo, su tutti i piani, come avevamo detto, in una lotta da cui dipende il futuro dell' umanità, il futuro dei nostri figli. avevamo detto, in quest' Aula, che l' uso della forza non può essere considerato un tabù e che esso si rende inevitabile di fronte ad una sfida che viene da un nemico feroce che ha, esso sì, dichiarato guerra all' umanità. confermiamo che consideriamo legittima — così come la considerano legittima le risoluzioni delle Nazioni Unite — l' azione di forza che, in queste ore, si sviluppa per colpire il terrorismo e per colpire un regime che al terrorismo ha offerto asilo e protezione. un' azione di forza che è giunta dopo una paziente tessitura politica, di una coalizione internazionale vasta, e dopo che la comunità internazionale aveva chiesto, con chiarezza, al governo afgano la consegna di Bin Laden , la presa di distanza dal terrorismo. ciò non vi è stato, neppure di fronte alle prove inconfutabili delle responsabilità di Osama Bin Laden e della sua organizzazione. è per questo che si è reso inevitabile l' uso della forza ed è anche per questo che l' uso della forza avviene con una inedita coalizione mondiale e nel quadro di un vasto consenso delle nazioni e dei popoli. tutto questo, naturalmente, non ci libera dal senso di preoccupazione e di angoscia che è ben comprensibile in tutti noi di fronte alla tragedia di bombardamenti, di fronte all' immagine di popolazioni incolpevoli, di profughi, nel pensiero che, inevitabilmente, i bombardamenti, per quanto essi siano mirati e volti a colpire installazioni militari e base terroristiche, finiscono anche per colpire civili innocenti. abbiamo già vissuto l' angoscia, per settantadue giorni, di un conflitto di questo tipo. anche allora ne abbiamo sopportato sulle spalle, tutta intera, la responsabilità. anche allora vi era chi marciava contro la guerra, magari dimenticando che la guerra, li, nei Balcani, c' era già da dieci anni. anche allora si disse che la forza non avrebbe aperto la strada alla pace, ma poi è venuta la pace e si è aperta la strada anche alla democrazia. certo non fu soltanto la forza, fu anche la politica e anche adesso occorre che la forza sia al servizio della politica e della pace e che la politica resti la guida. il che significa uso proporzionato della forza; il che significa vigilare contro un' estensione immotivata del conflitto; il che significa agire su piani diversi, in una sfida che sarà lunga e difficile e che è una grande sfida politica e culturale, così come abbiamo capito dalle parole di un leader, Osama Bin Laden , che si propone come leader di una parte del mondo e lo si sconfigge non soltanto se lo si affronta sul piano militare ma se lo si isola in quella parte del mondo. occorre — lo ha detto l' onorevole Mussi poco fa — una profonda e coraggiosa svolta politica. il banco di prova più immediato, più drammatico è il Medio Oriente . abbiamo apprezzato le parole di Bush sullo Stato palestinese , i riferimenti del presidente Berlusconi ad un piano straordinario. e, tuttavia, se il coraggio di Arafat resterà stretto nella morsa tra il fanatismo di casa sua, di Hamas, della Jihad, ed i falchi di Israele, sarà difficile che venga il tempo delle opere pubbliche ; se non si ritireranno i carri armati dello Stato di Israele dai territori posti sotto il controllo dell' ANP. bisogna che anche in questo caso la comunità internazionale trovi il modo di fare la voce grossa . ci sono altri banchi di prova. resto convinto che la politica seguita nei confronti dell' Iraq è stata, per lunghi anni, una politica sbagliata che ha provocato un grave danno a quel popolo e non ha scalfito il potere del dittatore. e poi ancora e ancora: sarebbe lungo l' elenco delle cose su cui riflettere, delle cose da cambiare se ci si vuole incamminare con coraggio sulla strada di un ordine mondiale più giusto. in tutto questo conteranno molto il coraggio dell' Europa, la sua determinazione, la sua azione politica, economica, culturale, il suo stare al fianco degli USA, ma con un profilo proprio, così come abbiamo visto nel corso di questa crisi ed anche apprezzato. e l' Italia, in tutto questo? non lo sappiamo. oggi l' onorevole Berlusconi ha fatto un buon discorso; ed io non avrei avuto difficoltà ad applaudirlo se le scelte ed i comportamenti dei giorni scorsi non avessero creato un varco, non solo tra maggioranza ed opposizione, ma anche colpendo l' immagine dell' Italia proprio sul delicato terreno della lotta alla criminalità internazionale ed al terrorismo. ma le ragioni dell' opposizione, che pure restano e non vengono messe da parte, non cancellano le ragioni della responsabilità, di fronte al paese ed ai suoi compiti. abbiamo saputo assumerci queste responsabilità nel Governo; le sapremo assumere anche dall' opposizione. di questo i cittadini italiani, i membri del Parlamento e del Governo debbono essere certi.