Nichi VENDOLA - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 344 - seduta del 22-07-2003
politica estera
2003 - Governo Zoli - Legislatura n. 2 - Seduta n. 708
  • Comunicazioni del governo

signor sottosegretario, verrebbe da dire che noi restiamo all' asciutto, nonostante lo straripamento di parole, la tracimazione di cifre ed il diluvio di formule esorcistiche e propagandistiche del suo intervento. bisognerebbe cominciare mettendo a fuoco la nozione di emergenza, che merita di essere assunta criticamente, visto che l' emergenza idrica, come quella energetica, sono dei dati ormai strutturali di questa epoca e delle nostre società. vorrei dire al collega Parolo che l' allarmismo non è sempre una malizia dei mass-media. in questo caso ci siamo trovati di fronte all' allarmismo prodotto dal Governo, all' allarmismo della minaccia del blackout, all' allarmismo del ministro Marzano. un allarmismo fatto di furbizia levantina, suggerito dalla lobby elettrica. perché esiste anche una maniera di rispondere all' emergenza che produce un vantaggio per quei soggetti che sono, in realtà, i devastatori del nostro ambiente; la lobby elettrica gioca con il fuoco dell' emergenza perché spera di poterne trarre un vantaggio. questo Governo sta offrendo un vantaggio alla lobby elettrica in termini di giustificazione, di ingrandimento del parco elettrico che non serve naturalmente, signor sottosegretario, al soddisfacimento dei bisogni energetici nazionali. serve, piuttosto, a produrre delle quote per il « borsino » elettrico mondiale, così, per quanto riguarda l' emergenza idrica, il rischio — e anche la beffa che si aggiunge al danno — è che, enfatizzando l' emergenza idrica, si produca una nuova stagione di appalti e un nuovo ciclo del cemento. tremo ad immaginare quei nuovi acquedotti siciliani, a pensare a quanto cemento in più porteranno, a quanto territorio in più bucheranno, a quanti appalti mafiosi in più produrranno, e al fatto che, probabilmente, saranno strutture desolatamente vuote di acqua. e allora, bisognerebbe discutere criticamente, seriamente della nozione di emergenza. parlare di acqua significa parlare di terra, di dissesto idrogeologico, di cattiva o inesistente manutenzione del nostro territorio; significa, per esempio, parlare anche della cattiva manutenzione delle reti acquedottistiche le cui perdite costituiscono uno dei dati macroscopici dello spreco idrico in Italia. e poi vorrebbe dire parlare di aria: si è parlato in questa sede di tropicalizzazione del nostro clima; stiamo discutendo di fenomeni di desertificazione, di estensione esponenziale dell' effetto serra (e in proposito sarebbe interessante capire quanto fosse mediocre il compromesso di Kyoto e quanto esso pure è stato considerato eversivo dagli interessi industriali del Nord America e dal servilismo filoamericano della nostra Italia). vede, signor sottosegretario, lei ha fatto cenno al problema degli ottomila enti gestori che sono effettivamente il dato con cui dobbiamo confrontarci. l' onorevole Montecchi, giustamente, l' ha richiamata a questa specie di occultamento, di gioco a nascondino, e al fatto che non si abbia il coraggio di offrire una proposta in termini di cabine di regia. io dico ancora di più: in realtà, voi offrite un dato generico e privo di analisi interna. sono tutti pessimi gli ottomila gestori, o una porzione di questi corrisponde ad un' idea avanzata di democrazia del territorio e governa in economia e in efficienza il ciclo dell' acqua? ottomila enti gestori dell' acqua costituiscono una cifra impressionante, laddove si voglia non rispondere con una cabina di regia ma compiere la scelta che state facendo voi, che è quella di passare alla svendita dei servizi idrici, ad una politica di privatizzazione delle reti acquedottistiche; per cui, se gli ottomila gestori, oggi, rispondono al pubblico e agli interessi del pubblico, domani rappresenteranno ottomila tentacoli degli interessi multinazionali, voracemente già pressanti sul business dell' acqua. noi facciamo giochi sull' acqua, signor sottosegretario; vorremmo invece una discussione un po' più seria, anche meno orwelliana, perché considero orwelliano, appunto, il fatto che questo Governo, questa maggioranza politica usi le parole capovolgendone il significato, e possa dire « fonti rinnovabili » nel momento in cui, invece, a proposito di energia, mira ed investe sulle scelte più obsolete ed energivore, anziché investire in termini finanziari, strategici, culturali sulle fonti rinnovabili, sulle alternative a ciò che oggi che rappresenta anche un pericolo. basti pensare che siete capaci, nel nome dell' emergenza energetica, qui in Italia, di riaprire il ciclo delle grandi centrali a carbone e poi di andare a fare investimenti sul nucleare all' est perché siete culturalmente al di fuori dell' orizzonte del ripensamento del modello energetico e di quello di sviluppo. penso anche all' agricoltura — lei è sottosegretario al ministero per le politiche agricole — e ritengo che si tratterebbe di discutere davvero non soltanto della dissipazione di acqua per le particolari tecniche irrigue, ancora dominanti in tanta parte d' Italia, ma anche di un modello fondato sull' abuso della chimica e sulla devastazione dei valori ambientali, del terreno. bisognerebbe ragionare degli sprechi industriali. ho concluso, signor presidente . bisognerebbe, insomma, mettere a fuoco la geografia e la storia, l' orografia e l' idrografia del nostro territorio, ma tutto questo forse non possiamo chiedere ad un Governo di centrodestra, che ci continuerà allarmisticamente a prospettare emergenze innervate nella furbizia di un sistema di impresa che non può aiutarci, non può essere il paradigma di Governo dei cicli complessi della nostra società. noi pensiamo che nel prossimo dibattito — che prevedibilmente si svolgerà in questa Aula tra qualche mese — , non parleremo del Po e della sua magra, parleremo forse del suo straripamento. siamo assetati o affogati. questa è anche una terribile metafora dei tempi che viviamo.