Pier Luigi BERSANI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 341 - seduta del 16-07-2003
Riordino del settore energetico
2003 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 341
  • Attività legislativa

credo che tutti dovremmo sentire, sia come maggioranza sia come opposizione, la responsabilità di rispondere ad una domanda che ci porta diritti al cuore di questo provvedimento: come mai recentemente e, all' improvviso, le fabbriche si sono fermate... come mai, all' improvviso, le fabbriche in questo paese si sono fermate, con un danno enorme? come mai si sono spenti i semafori e come mai qualche bambino è rimasto a testa in giù su una giostra? a questo tipo di domande credo vi siano due risposte. la prima risposta viene dalla considerazione dell' emergenza. è bene dire al paese che noi non siamo messi così male: quel blackout non avrebbe dovuto esserci perché predicare per mesi il rischio di blackout e non provvedere ad attrezzarsi per attivare un migliaio di megawatt, in caso di emergenza, mi pare francamente il massimo. c' erano numerose possibilità: programmare manutenzioni, accettare l' importazione — al riguardo, vorrei chiedere al ministro se lui fosse a conoscenza del fatto che l' importazione di Enel dalla Francia è interrompibile; io, per esempio, non lo sapevo. sarebbe opportuno dare una occhiata a questo fatto, predisporre l' extrema ratio , le norme sulle limitazioni ambientali e così via . questo lo dico perché spero che ci si attrezzi meglio di fronte ad eventuali rischi futuri. la seconda risposta sta invece nel problema di fondo : perché non parte in Italia la grande fase di adeguamento, modernizzazione e potenziamento del sistema energetico, che è il senso stesso della liberalizzazione? vorrei soffermarmi un attimo su questo tema, per vedere qual è stata la storia. abbiamo esaurito la fase della nazionalizzazione del monopolio, che è servita a portare l' energia in ogni luogo e a tutti. abbiamo deciso di intraprendere la strada della liberalizzazione per portare l' energia in regime di concorrenza, permettere al consumatore di osservare qualità e prezzo dell' energia, sviluppare l' energia come un grande comparto industriale, dare luogo ad un ciclo di investimenti: questo era ed è il senso dell' operazione « liberalizzazione » . la recente relazione dell' Authority è molto interessante in relazione ai risultati ottenuti. il settore economico si è « aperto » ; la recessione industriale degli ultimi due anni è stata evitata soltanto dal settore energetico; si sono affacciati nuovi operatori (ed era ciò che volevamo) e sono stati migliorati anche alcuni aspetti tecnico gestionali (l' Authority afferma che, ad esempio, l' interruzione dell' erogazione dell' energia al sud è molto meno frequente). i prezzi invece — e di ciò non siamo contenti — non sono calati. o meglio sono calati soltanto se si considera — aspetto che deve essere considerato — che li paragoniamo ad una situazione in cui il petrolio al barile costava 11 dollari. ciò che non ha funzionato — aspetto che riguarda il prezzo — è l' ammodernamento del sistema, il ciclo di investimenti. il dibattito svoltosi in assemblea è interessante, ma il fatto che i prezzi alti in Italia siano il portato dei combustibili è una « mezza verità » , perché è una « leggenda metropolitana » il fatto che il nucleare costi poco. dovremmo avere più rispetto per noi stessi; scrivere in un testo di legge che un' impresa energetica nazionale possa andare all' estero e produrre energia nucleare è come scrivere che un automobilista italiano in Inghilterra possa guidare sulla sinistra. vogliamo riprendere la « fumisteria » del nucleare? se volete, affrontiamo il problema, ma non giriamo intorno a questioni che non esistono, perché un' impresa applica il diritto commerciale del paese in cui si reca. il punto non è il prezzo dei combustibili, sempre legato a quello del petrolio che può salire o scendere; il modo per diminuire i prezzi è riuscire a mettere in moto l' adeguamento, la modernizzazione ed il relativo ragionevole ampliamento della capacità produttiva del paese. chiedo per quale motivo questa operazione non inizi. nell' ultima fase del monopolio non si investiva nulla; non è affatto vero che con l' Enel si investiva, perché una volta « portata » la luce a tutti non vi era più ragione di spendere migliaia di miliardi ed infatti per dieci anni gli investimenti sono stati bloccati. quando si è passati alla liberalizzazione, improvvisamente, si sono trovati investitori per 60 mila megawatt — il raddoppio della capacità produttiva — segno di vitalità, di risposta alla liberalizzazione, di cui ne sono stati autorizzati 10 mila ed avviati 2 mila. questo è il problema da affrontare seriamente, altrimenti non realizzeremo i contenuti della liberalizzazione. i motivi sono due. il primo è il « pasticcio » riguardante i sistemi autorizzativi. è passata l' idea che si costruissero centrali dove si volesse, aspetto curioso dato che nel settore del commercio, ad esempio, dove è stata realizzata la liberalizzazione, non si permette però la costruzione di un ipermercato dove si vuole. è necessario un meccanismo pattizio, collaborativo, concertativo sul fabbisogno, sugli investimenti, sulle autorizzazioni, che abbia la norma di chiusura in modo costituzionalmente corretto, con meccanismi di incentivi, disincentivi ed anche con interventi sostitutivi. ma se invece prendiamo strade che espongono al contenzioso non faremo centrali. questo è un punto che va considerato in quanto, come accade per le opere pubbliche — vorrei segnalarlo ai colleghi della maggioranza — , mentre si sta in stand-by, ponendo in essere legislazioni che vanno e vengono, si sta avviando un terziario un po' confuso, nel quale si registra un grande fiorire di preprogettazioni, progettazioni e progettazioni di massima improbabili, in quanto non sono mai confrontate con il territorio, oppure compravendite di mezze autorizzazioni; dunque, sta emergendo un terziario al quale occorrerebbe dare un' occhiata. un altro problema è rappresentato dal fatto che anche i progetti autorizzati non partono, un po' perché hanno un' autorizzazione claudicante — infatti, come si è visto proprio a Voghera, basta un Tar a bloccare il procedimento — , ma anche perché chi deve investire — gli investitori, i finanziatori, le banche — ha perso visibilità del percorso e non ha chiarezza di riferimenti su aspetti molto precisi. in primo luogo, su chi comanda sulle tariffe: comanda il ministero, con poteri sostitutivi o altro, oppure comanda l' Autorità? lo scorso anno , il blocco delle tariffe per via amministrativa è stato un vero disastro sotto il profilo del messaggio. in secondo luogo, per un nuovo soggetto entrante, che deve investire 1.000 o 2.000 miliardi, esiste una borsa nella quale può portare la sua energia e venderla a miglior prezzo o deve fare con il cappello in mano il giro delle sette chiese, aggirandosi in contratti bilaterali che hanno gli attori dominanti? per un soggetto che deve investire dei soldi, questa vi pare una domanda da poco? e le reti saranno neutrali o, con tutto questo giro, finiranno in mano agli operatori dominanti, visto che si tende ad una unificazione della gestione e della proprietà delle reti? concludo, presidente. e sulle rinnovabili cosa vogliamo fare? ci puntiamo o non ci puntiamo? stiamo riducendo lo 0,35, stiamo allungando ancora il brodo del CIP 6, dunque si può pensare che tra un anno lo allungheremo ancora. stiamo pensando davvero stabilmente al risparmio energetico ? si tratta di riferimenti necessari per gli investitori. dunque, questa legge non risolve tali problematiche che, infatti, non trovano una soluzione visibile, credibile e netta. non si deve procedere realizzando microlegislazioni. anch' io ho svolto questo lavoro e a chi elabora norme nel settore dell' energia, che è così tecnico ma anche così economicamente importante e delicato, può venire la sindrome della pietra di Spinoza, che pensa di essere libero e volare, mentre c' è qualcuno che lo tira. a mio avviso, per evitare tale sindrome occorre mantenersi sull' essenziale, perché il resto è del demonio. e l' essenziale è rappresentato: dalle autorizzazioni, dalla Borsa, dalle reti e dall' incentivazione del rinnovabile. questa legge non risolve questi quattro punti, occorrerà prendere nuovamente in considerazione tali aspetti. senza ciò ho paura che si perderà altro tempo!