Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 332 - seduta del 01-07-2003
2003 - Governo II Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 177
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi deputati, siamo alla vigilia di una stagione molto importante per il nostro paese e per l' Europa; debbo dire che sono rimasto colpito per il carattere abbastanza deludente, disimpegnato di questa discussione parlamentare, per la sensazione di grande distrazione, in particolare, delle forze politiche di maggioranza, forse più attente in questo momento a verifiche, riequilibri e problemi interni che non a svolgere il loro ruolo di guida del paese. penso che, come ha affermato il ministro Frattini, il calendario della storia, le circostanze mettano di fronte a compiti di grande rilievo tutti noi, l' Italia in quanto presidente di turno, le classi dirigenti del nostro continente. vi è bisogno dell' Europa. questa necessità è avvertita anche fuori dai confini del nostro continente. vi è un bisogno della presenza politica dell' Europa, della sua tradizione e dei suoi valori per contribuire ad una svolta della politica internazionale e ad un ritorno della politica alla guida dei grandi processi economici, dopo che sembra svanire l' illusione che il dominio dell' economia e del mercato possa consegnarci il migliore dei mondi possibili. un bisogno dell' Europa anche come elemento di equilibrio per popoli e continenti che non accettano l' idea di un mondo unipolare, dominato dalla forza e dall' arbitrio di una sola grande potenza; un bisogno dell' Europa perché, senza una forte e coordinata azione politica, difficilmente sembrano destinati a riprendere lo sviluppo economico e quel miglioramento generale della qualità della vita che sono condizioni anche di pace e di equilibrio nel mondo. a questo bisogno dell' Europa si dovrebbe rispondere con un salto di qualità nel processo di integrazione politica, coraggioso e netto. il progetto di Costituzione europea elaborato dalla convenzione rappresenta un passo in avanti: io credo che la Presidenza italiana, lo dico in modo molto chiaro, dovrebbe assumere il punto di vista di chi, nella conferenza intergovernativa , si propone di andare anche oltre il passo in avanti compiuto nella convenzione. fra l' altro, penso che questo quanto meno aiuterebbe a difendere quel risultato che può essere insidiato dall' azione di governi che intendono ripristinare le prerogative dei governi nazionali. penso invece che l' estensione del voto a maggioranza, oltre i limiti previsti dalla convenzione, ed anche la previsione di un superamento di quel dualismo tra Presidenza del Consiglio e presidenza della commissione, che rappresenta un residuo di un equilibrio che si deve tendere a superare, non vadano nella direzione di una costruzione democratica dell' Europa, verso la quale è evidente che gli europeisti più convinti, non acritici, devono lavorare per spostare l' asse verso le istituzioni comuni — Parlamento, commissione — , e riducendo il peso della rete dei poteri intergovernativi. la seconda grande questione riguarda i temi dello sviluppo economico e della qualità dello sviluppo stesso. nel dibattito in questa sede il richiamo al Consiglio europeo di Lisbona non può che farmi piacere perché, fra l' altro, il Governo che ebbi l' onore di presiedere fu tra i governi che concorsero a definire quella piattaforma che rimane, a mio avviso, la piattaforma più avanzata e significativa che l' Unione Europea abbia prodotto. mi permetto di richiamare che la piattaforma di Lisbona non aveva al centro il taglio della spesa sociale, la riduzione del welfare e dei diritti, ma, al contrario, lanciava la sfida dello sviluppo imperniato sulla diffusione delle conoscenze, sull' investimento nella qualità della ricerca e della formazione, su uno sviluppo quindi che facesse leva sui valori propri della civiltà europea: penso che proprio da lì occorra ripartire. si è riaperto un dibattito sul patto di stabilità e sul rapporto tra stabilità monetaria e sviluppo economico . io credo che vi sono due modi di affrontare tale questione: l' uno è quello che punta ad una rinazionalizzazione delle politiche economiche , guadagnando margini di manovra per i bilanci nazionali. io lo considero non solo rischioso, ma anche disastroso perché un processo di questo tipo porrebbe in discussione la moneta unica e ci riporterebbe indietro. un' altra idea di flessibilità guarda, invece, alla necessità di scelte europee e ad una più forte integrazione, attraverso un programma di investimenti che non sia soltanto un elenco di grandi opere, bensì un programma di investimenti sulla qualità dello sviluppo dell' Europa; questo richiede però un potere europeo più forte. vi sono, infine, i nodi della politica estera , del concorso che l' Europa può offrire ad una accelerazione del processo democratico in Iraq. vede — mi fa piacere che sia presente anche il ministro della Difesa — io ho visitato l' Iraq qualche giorno fa, con una delegazione dell' Internazionale socialista . la sensazione è che anche per quella parte del popolo iracheno che ha accolto l' esercito alleato come un esercito liberatore, di giorno in giorno quell' esercito appaia sempre di più come un esercito occupante e che gli americani — lo dico non con spirito antiamericano — rischino sempre di più di trovarsi in una palude, con un rischio crescente per il loro ruolo, oltre che per la sicurezza dei loro soldati. in una situazione come questa, ci vorrebbe un' Europa non pronta a mandare i suoi soldati accanto a quelli americani a gestire una situazione ingestibile, ma un' Europa in grado di accelerare il processo democratico in Iraq e di responsabilizzare le Nazioni Unite . questa appare l' unica strada per garantire non soltanto quella promessa di democrazia da cui pure la guerra prese le mosse, ma anche la garanzia di una sicurezza che appare di giorno in giorno più compromessa, anziché meglio garantita. vi sono poi le speranze di pace nel Medio Oriente che seguiamo tutti con grande trepidazione, che sono appese ad un filo e che richiedono un' azione politica — insisto — su due fronti. se infatti senza alcun dubbio si deve incalzare e incoraggiare l' Autorità palestinese a bloccare il terrorismo e a disarmare le milizie, dall' altra parte, il governo israeliano deve essere fermamente incalzato perché si dia ai palestinesi la speranza di uno Stato, non di riserve indiane, e la garanzia della dignità di un popolo che deve poter essere padrone del proprio destino. mi ha colpito che Condoleeza Rice abbia compreso, da questo punto di vista , come sia indecente il muro che gli israeliani stanno costruendo, mentre l' onorevole Berlusconi, che è stato recentemente là in visita, non ha fatto mostra di accorgersene. queste sono le considerazioni che l' Ulivo ha riassunto nel suo documento. sono indicazioni positive, ve ne sono delle altre, io ne ho richiamate alcune. sono proposte di azione a partire dalle quali noi misureremo il governo italiano . c' è stato un gran dibattere in questi giorni circa il fatto che avremmo dovuto avere una posizione comune, la collaborazione, il concorso... non è stato possibile. e non è stato possibile perché, con ogni evidenza, il presidente del Consiglio non lo voleva. è difficile interpretare altrimenti il modo in cui egli ha risposto all' intervista dell' onorevole Fassino e alle posizioni che venivano dall' Ulivo, con un fuoco pirotecnico di accuse e di insulti che, essendo venute al 30 giugno, speriamo abbiano rappresentato una sorta di « addio al celibato » ... perché, se dovevano essere interpretate come l' inizio del semestre, c' è motivo di essere preoccupati! anziché essere l' Europa un fattore di rasserenamento della politica italiana , noi rischiamo di esportare le nostre polemiche all' estero. vorrei ricordare — e ho concluso, signor presidente — che, in occasione dell' ultimo semestre di Presidenza italiana, che cadde qualche anno fa, l' onorevole Berlusconi, allora alla testa dell' opposizione, rispose con uno sberleffo alla richiesta di una tregua per il semestre e pretese ed ottenne — caso unico nella storia d' Europa — che durante la Presidenza italiana ci fossero addirittura le elezioni anticipate . lo ricordo per memoria, diciamo. noi saremo molto meno aggressivi. noi ci accontentiamo che, nel corso di questi sei mesi, il Governo persegua quegli obiettivi di rafforzamento dell' Europa e di rilancio del suo ruolo che sono necessari. ho dei dubbi che questo accadrà, ma, da parte dell' opposizione, verrà una battaglia ferma ed incalzante perché ciò accada.