Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 329 - seduta del 25-06-2003
Informativa urgente del Governo sulla politica in materia di immigrazione
2003 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 329
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , naturalmente l' intervento appena svolto credo abbia un peso rilevante poiché svolto in quest' Aula durante un dibattito così impegnativo sul tema dell' immigrazione. non sta a me, che sono un militante delle opposizioni, suggerire alla maggioranza e al Governo il comportamento da tenere. è certo che, se vi fosse una deontologia parlamentare, ci troveremmo di fronte ad una palese crisi di questa maggioranza, di questo Governo. come il ministro ha detto, il tema è assolutamente rilevante poiché la questione riguarda il profilo programmatico di un Governo. se si tratta di un fenomeno epocale — credo che, riguardo a ciò, lei, signor ministro, abbia ragione — , quest' ultimo richiede l' impegno politico prioritario di un Governo, ma i dissensi che in quest' Aula si sono prodotti, manifestati nella coalizione sono assolutamente radicali. dico che sono assolutamente radicali, sebbene, signor ministro, non abbia intenzione di farmi ricattare dalla radicalità regressiva del discorso dell' onorevole Cè per aggiungermi all' area molto vasta di consenso che il suo intervento ha avuto in quest' Aula. infatti, la sua ipotesi — diversa da quella illustrata recentemente dall' onorevole Cè — non mi convince. sono rimasto molto colpito da una sequenza di due dibattiti intervenuti — ieri ed oggi — nelle due principali istituzioni del paese: la Camera e il Senato; entrambi hanno riguardato, precisamente, questa maggioranza e le sue componenti, la sua consistenza e la sua linea. ieri, il Senato ha, sostanzialmente, affossato ciò che si chiama « indultino » , in grazia di un comportamento della maggioranza totalmente dimentico del dramma della popolazione carceraria. oggi, vi è un dibattito alla Camera, sostanzialmente provocato dalla dichiarazione di un ministro autorevole che invitava a cannoneggiare navi — se così si possono chiamare — che portano degli immigrati in Italia. mi veniva in mente che questa maggioranza e il suo Governo hanno chiesto nella Convenzione europea un riferimento esplicito al cristianesimo, a cui alcuni di noi sono contrari in ragione della laicità di questa istituzione. vorrei davvero capire come facciate a conciliare il riferimento voluto all' antropologia cristiana, che fa dell' altro da sé, del debole, del dolore del mondo la ragione principale della sua esistenza, e queste politiche. dico queste politiche perché, signor ministro, lo vorrei dire per rispetto che porto alla sua persona, non mi convince per niente nemmeno la sua politica che considero come una versione civile di una politica che nega nel fondo la cittadinanza piena agli immigrati e che nasconde — è obbligata a farlo — quel tanto — ed è tanto — di oppressione e di inumanità che vive nella condizione quotidiana ed ordinaria degli immigrati. basta recarsi in un centro di accoglienza temporanea o uscire da quest' Aula ed incontrare i 34 cittadini turchi di etnia curda, costretti allo sciopero della fame perché si vedono rifiutare uno status di rifugiati e, quindi, il riconoscimento della domanda di asilo politico per rendersene conto. certo, la sua posizione rispetto a quella testé illustrata è una manifestazione di civiltà; nella sua maggioranza albergano xenofobia, razzismo, caccia all' immigrato, un' identità dell' altro negata, violata. voglio riconoscere all' intervento dell' onorevole Cè una sua coerenza e debbo dire, purtroppo, una sua dignità culturale, perché non sempre la cultura ha a che fare con la civiltà ed il progresso sociale . si è trattato di un discorso vandeano, costruito su segmenti di culture e politiche neoreazionarie, pericolosissimo perché interviene su paure che esistono nelle popolazioni, a loro volta deprivate della possibilità di progettare il futuro. signor ministro, i suoi numeri sono corretti, mentre quelli che vengono spacciati dall' onorevole Cè sono falsi. tuttavia, quei numeri falsi spingono a costruire fantasmi (orde di immigrati bussano alle porte delle valli prealpine per depredarle di ciò di cui sono già depredati) e, di fronte alla crisi che bussa alle porte, quell' elemento risulta ancor più inquietante. lei è, invece, una persona di questo mondo che riconosce il fenomeno e fa, persino, un' operazione meritoria, intendiamoci, di ridimensionamento statistico secondo verità di questo fenomeno (vi sarebbe il 3,8 o 3,7 per cento di immigrati in Italia contro l' 8,5 per cento ed oltre della Germania). lei compie un' operazione di razionalizzazione dentro questo mercato, dentro questo sviluppo; è come se lei volesse ordinare la domanda e l' offerta di immigrazione ridotta essa stessa ad uno statuto di merci, ma, in tal modo, non può vedere le persone, il dolore, la sofferenza e la deprivazione. in tal modo, non si riesce a partire dalla persona, dall' immigrato per ragionare sul modello di sviluppo, ma lo si riduce, invece, ad entità di compatibilità. vi è una spia di ciò che sto per dire: è la collocazione nel mercato del lavoro dell' immigrato e la sua condizione spesso di clandestino. lei lo sa bene, signor ministro, è una condizione non scelta, ma subita o accettata per sopravvivenza. lei dice che il nostro paese è quello meno aggredito dall' immigrazione clandestina ed è vero, ma è un paese che aggredisce l' immigrazione e la clandestinità. non siamo in grado di governare il processo e allora cerchiamo di impedirlo. non siamo in grado di riconoscere una cittadinanza piena all' immigrato e, allora, lo cacciamo nel ghetto o nella clandestinità e neppure siamo in grado di garantire norme civili sull' asilo per uomini e donne che provengono da paesi devastati dalla guerra e dalla morte. lei ha compiuto una ricognizione sociale della condizione dell' immigrato: colf e badanti al 50 per cento e, per quanto riguarda i servizi, l' industria e l' agricoltura, la percentuale è tra il 10 al 15 per cento . si tratta, tuttavia, di una condizione di lavori poveri, in servizi poveri, in una industria ed agricoltura poveri. è una condizione obbligata? no, è la manifestazione di un fenomeno sociale e per questo politico. è un modello sociale, questo nostro, che genera lavoro povero e che, all' estremo di questo lavoro povero, non è più in grado di garantire nemmeno la copertura e deve attingere altrove le possibilità di coprire quella parte del mercato del lavoro . è un esito obbligato? no, il lavoro potrebbe essere organizzato diversamente o potrebbe soltanto essere organizzata diversamente la distribuzione del reddito da lavoro. non necessariamente un lavoro povero deve essere pagato in maniera miserabile; potrebbe essere pagato anche in modo da compensare la povertà di questo lavoro fino a quando non viene cambiata. in realtà, noi siamo costretti in questa condizione dalla globalizzazione che produce crisi, che genera la mobilità assoluta di merci e capitali, ma non consente quella degli uomini. la clandestinità, lei dice, è una patologia, ma non è la patologia dell' immigrato; è la patologia di un sistema socio-economico e dell' impianto legislativo. voi non siete in grado di usare l' immigrazione per dare cittadinanza ed invece siete costretti ad usare l' immigrazione per far funzionare questa economia in crisi. per farla funzionare, mantenendo questo modello, dovete obbligatoriamente, così come non potete estendere le previsioni dell' articolo 18 a tutti i lavoratori e le lavoratrici, costruire regimi separati per l' immigrato, in una catena a rovescio che ricatta tutti gli altri generando precarietà. allora, se questo discorso vuole andare nella direzione realmente opposta rispetto a quella espressa dall' onorevole Cè, non è sufficiente galleggiare sull' esistente. occorre chiudere i centri di accoglienza temporanea dando un segnale di cittadinanza agli emigrati. occorre, e mi avvio a conclusione, usare le risorse destinate al fondo comune per gli immigrati, non per il suo contrario, come anche adesso l' Europa tende a fare, attraverso il rimpatrio forzato. si tratta di rivedere radicalmente l' impostazione della legge numero 89 e si tratta di favorire la regolarizzazione di tutti i soggetti che la chiedono. non sarebbe certo sufficiente, ma sarebbe un segnale di attenzione, mentre il problema di fondo da affrontare è il seguente: signor ministro, esistono figure sociali che sempre testimoniano di una condizione più generale, proprio perché estreme. l' immigrato oggi testimonia la crisi irreversibile di questo modello di sviluppo. se l' Europa non saprà pensare al Mediterraneo, se l' Italia non saprà ragionare a partire da questa condizione estrema per cambiare il suo modello di sviluppo, le sue politiche saranno, sì, diverse da quelle alquanto belluine che ci vengono proposte, ma continueranno a marcare una condizione intollerabile di ingiustizia sociale.