Rosy BINDI - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 286 - seduta del 25-03-2003
Modifiche dell'articolo 117 della Costituzione
2003 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 286
  • Attività legislativa

signor presidente , questa mattina, ascoltando il dibattito durante l' incredibile ostruzionismo della Lega contro se stessa , il cui scopo era da una parte quello di imbavagliare l' opposizione e dall' altra di prendere tempo per risolvere le tante contraddizioni presenti all' interno della maggioranza, è tornata viva la domanda che ciascuno di noi ha continuato a coltivare nei mesi di propaganda che hanno accompagnato l' approvazione di questo disegno di legge . è tornata la domanda ed è tornata, ancora una volta, chiara la risposta. stiamo approvando un disegno di legge inutile, che non cambia nulla rispetto all' attuale nuovo Titolo V della Carta Costituzionale — che il popolo italiano ha voluto con un referendum — o stiamo approvando una legge molto pericolosa per il nostro paese? è una legge contro la quale, in maniera molto chiara, ha parlato in questi mesi anche il presidente della Repubblica , richiamando continuamente ad un federalismo solidale e all' unità del paese. in altre parole, questo disegno di legge è una patacca che la Lega vuole portare a casa, in cambio della sudditanza a Berlusconi, dimostrata in questi due lunghi anni di approvazione di leggi sulla giustizia? si tratta di una patacca che in Padania si afferma essere, finalmente, il grimaldello del cambiamento del nostro paese, mentre qui si dice che le opposizioni fanno terrorismo quando affermano che questa legge scardinerà il sistema scolastico italiano e il servizio sanitario nazionale? è una patacca o è, invece, qualcosa di profondo, destinato ad incidere in istituzioni che il popolo italiano ha voluto, al di là dello stesso assetto istituzionale? credo che ci portiamo dietro questa domanda da troppo tempo e, nel momento in cui questo disegno di legge sembra essere arrivato al suo capolinea finale, è necessario dare una risposta. tenterò di farlo parlando della sanità, parlando dell' assistenza, dei servizi alla persona e del sistema di welfare, dopo, però, aver affermato che, anche se fosse una patacca, noi riterremmo tutto questo molto grave, perché non si gioca con le istituzioni e con la Costituzione, al fine di fare propaganda politica in quei territori dove il consenso verso una forza politica sta progressivamente diminuendo, avendo questa stessa forza politica smarrito tutte le sue origini che, certo, gli avevano provocato un consenso scardinante il nostro sistema. se patacca fosse, non si capisce perché dentro la maggioranza vi siano tanto conflitto e tanta inquietudine. credo non sia una patacca. credo, invece, che sia un testo di legge che inciderà profondamente nella società italiana e che cambierà profondamente i connotati della nostra vita democratica . ci chiediamo cosa si voglia davvero con l' articolo 1, che afferma: « le regioni attivano la competenza legislativa esclusiva per le seguenti materie: assistenza ed organizzazione sanitaria (...) » . se quello che si voleva e che si vuole ottenere con questo disegno di legge è la competenza esclusiva delle regioni in materia di organizzazione sanitaria, non si capisce perché si debba portare a casa questa patacca. nel decreto legislativo 30 dicembre 1992, numero 502, modificato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, numero 229, e, soprattutto, nella modifica del Titolo V della Costituzione è chiaramente affermato che le regioni hanno competenza esclusiva in materia di organizzazione e di gestione sanitaria, di organizzazione e di gestione dei servizi sociali . riaffermare questo concetto è inutile. è un modo di giocare con la Costituzione e con le istituzioni, che non possiamo permettere. ma, per l' appunto, non è un gioco. se si sente la necessità di operare questa modifica dell' articolo 117 della Costituzione, vogliamo sapere che fine facciano i tre principi fondamentali contenuti nel nuovo Titolo V per quanto riguarda assistenza, servizi sociali , sanità e sistema di welfare. il primo principio è che spetta in via esclusiva allo Stato individuare i livelli essenziali di assistenza. si tratta di una novità forte, unificante ed uniformante, vale a dire un principio volto ad assicurare una unità sostanziale, una unità dei diritti nella vita del nostro paese, assente nella nostra stessa Costituzione, che il legislatore del nuovo Titolo V ha voluto esplicitamente affermare proprio perché consapevole che questo nostro paese non ha ancora completato il suo processo di unificazione, di quella unificazione non formale ma sostanziale: quindi, uguaglianza di diritti e di doveri di ogni cittadino in qualunque parte del territorio nazionale . noi siamo consapevoli che il sistema di welfare, il servizio sanitario della Calabria non è il sistema di welfare e il servizio sanitario dell' Emilia Romagna , della Toscana, della stessa Lombardia e del Veneto. proprio per questo, nel momento in cui si afferma la legittima e doverosa autonomia organizzativa e gestionale dei sistemi di welfare a livello regionale e locale, è necessario riaffermare con forza il compito dello Stato centrale che assicura, pur attraverso diversi modelli organizzativi, a tutti i cittadini uniformità di prestazioni. si tratta di livelli, appunto essenziali, laddove essenziale significa necessario, indispensabile, ciò che serve davvero a garantire il diritto alla salute e alla presa in carico delle persone. si sente la necessità di riaffermare questo perché la diversità dei modelli organizzativi, l' autonomia esclusiva dei modelli organizzativi, persegua l' unità e l' uniformità della tutela e superi la divisione sostanziale che questo paese ancora vive e sperimenta ogni giorno sopra la propria pelle. domando: facciamo terrorismo quando chiediamo ragione, quantomeno, della contraddizione che emerge e che darà molto lavoro alla Corte costituzionale , molto di più di quella che si preparava certamente a dare il nuovo Titolo V della Costituzione in materia di legislazione concorrente in tema di welfare? che fine fa la competenza esclusiva dello Stato nell' individuazione dei livelli essenziali di assistenza? di certo, questo articolo non dice nulla e per esso parla la relazione che accompagna questo disegno di legge costituzionale che declassa i livelli essenziali a livelli minimi. non è un problema linguistico, perché « minimo » significa minimo nel vocabolario, non essenziale, mentre « essenziale » significa essenziale e non minimo. il parlare di livelli minimi di assistenza significa continuare a percorrere quella strada, che era stata interrotta con il decreto legislativo numero 229 del 1999, che con il decreto legislativo numero 502 del 1992 aveva declassato il diritto della salute da diritto fondamentale a diritto finanziariamente condizionato. parlare di livelli minimi e non più di livelli essenziali sia per la sanità sia per i servizi sociali significa anche mettere a rischio un altro principio contenuto nel nuovo Titolo V della Carta Costituzionale che fa riferimento alle risorse che, certamente, debbono essere reperite a livello regionale per le competenze esclusive e concorrenti. in ogni caso, dal momento che nel nostro paese vi sono regioni come la già citata Calabria, la quale ha un prodotto interno lordo pari a un quinto di quello della Lombardia, senza il ricorso ad un fondo perequativo i livelli essenziali di assistenza — ferma restando la competenza esclusiva dei modelli organizzativi — non sono raggiungibili, non sono assicurabili su tutto il territorio nazionale . che fine fa questo principio — dettato dal nuovo Titolo V della Costituzione — di fronte ad un' assistenza e ad un' organizzazione sanitaria di competenza esclusiva delle regioni? quale attentato rappresenta alla concezione solidaristica e perequativa del federalismo, che il legislatore ha voluto disegnare e che il popolo italiano ha approvato attraverso il referendum relativo al nuovo Titolo V della Costituzione? che fine fa un ulteriore contenuto del Titolo V della Costituzione che prevede tra le competenze concorrenti tra Stato e regioni l' individuazione dei principi fondamentali dei sistemi di welfare e, in maniera particolare, del servizio sanitario nazionale? il servizio sanitario nazionale trova il suo fondamento nell' articolo 32 della Costituzione, ma non trova necessariamente in esso i suoi principi ispiratori. noi individuiamo nell' articolo 32 della Costituzione il fondamento di quel servizio sanitario nazionale istituito nel nostro paese con la legge numero 833 del 1978. infatti quando in esso si afferma che il diritto alla salute è un diritto fondamentale dell' individuo e un interesse della collettività e che a quest' ultimo si provvede con risorse pubbliche e che è gratuito per tutti gli indigenti, non si può che fare riferimento al modello universalistico vigente nel nostro paese. tale modello, prevedendo il finanziamento del servizio sanitario nazionale attraverso la fiscalità generale, risponde al principio il quale afferma che ciascuno finanzia secondo le proprie possibilità o se ne serve in base al proprio bisogno. ne usufruisce attraverso il principio della globalità, potendo cioè contare su tutte le prestazioni necessarie per la tutela della salute e attraverso il principio di equità di accesso a tutti i servizi su tutto il territorio nazionale . questi principi, che trovano il loro fondamento nell' articolo 32 della Costituzione e che nel 1978 sono divenuti patrimonio della nostra democrazia, non possono essere — secondo il Titolo V — messi in discussione o messi a rischio dall' autonomia e dalla competenza esclusiva dei modelli organizzativi delle regioni. la storia di un paese come il Canada che, prima di noi, ha sperimentato il federalismo in materia sanitaria insegna molto. venendo infatti a mancare la funzione di controllo e di monitoraggio nell' individuazione della coerenza tra l' autonomia dei modelli organizzativi dei singoli Stati federati del Canada e i principi fondamentali del servizio sanitario nazionale dopo qualche anno di esperienza sono stati messi a rischio gli stessi principi e ciò proprio attraverso l' incoerenza dei modelli organizzativi. questo è il motivo per cui il legislatore del nuovo Titolo V della Costituzione si era preoccupato di sancire, da una parte, la competenza esclusiva dello Stato per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza e, dall' altra, l' autonomia organizzativa e la competenza esclusiva delle regioni, prevedendo, al centro, come principio federale vero, l' individuazione concorrente dei principi del servizio sanitario nazionale che doveva misurare la coerenza dei vari modelli organizzativi, al fine di assicurare a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale la tutela del diritto alla salute. domanda: che fine fa tale principio se viene approvato il provvedimento in esame? io credo che il concetto della competenza concorrente tra Stato e regioni nell' individuazione dei principi fondamentali del sistema di welfare, in primis del servizio sanitario nazionale non esista più; esiste, invece, l' autonomia esclusiva delle regioni che, da autonomia organizzativa diventa autonomia nell' individuazione di vari sistemi. pertanto, senza colpo ferire , una volta approvato il disegno di legge costituzionale, ciascuna regione italiana sarà autonoma nell' individuare non solo il modello organizzativo, ma anche il sistema sanitario della propria regione, con la possibilità di abbandonare anche il sistema universalistico, il sistema globale e, soprattutto, il principio di equità e di accesso e di libera circolazione sul territorio internazionale. in questi anni, i calabresi hanno potuto usufruire, per correggere una patologia del sistema, dei servizi sanitari della Toscana, dell' Emilia Romagna , della Lombardia e del Lazio nei suoi luoghi di eccellenza, a carico del servizio sanitario nazionale. domanda: nel momento in cui il disegno di legge in esame verrà approvato, chi pagherà la differenza di costo tra le prestazioni sanitarie fruibili negli ospedali della Calabria e le tariffe dell' Emilia Romagna e, soprattutto, della Lombardia? la risposta è molto semplice: la pagheranno, se potranno, gli assistiti, i cittadini calabresi, i pazienti della Calabria, di quella Calabria che, come dice il ministro Sirchia, paga i propri medici — non si capisce il motivo — che operano negli « ospedalicchi » (che andrebbero chiusi) nello stesso modo in cui viene pagato il medico che opera nei luoghi di eccellenza della Lombardia. sono espressioni che tradiscono molto più di dotti ragionamenti giuridici (ammesso che chi ha fatto ostruzionismo contro se stesso questa mattina ne sia capace) le vere intenzioni del nuovo legislatore costituzionale. si ha in mente di fare a pezzi il servizio sanitario nazionale, di trasformarlo in tanti servizi sanitari regionali, di rompere l' uniformità della tutela della salute, di mettere a rischio uno dei diritti ritenuti fondamentali dalla Carta Costituzionale , nonché anche un interesse vitale per la vita del nostro paese e della nostra società. credo che ci troviamo di fronte ad un bivio: questa non è una patacca che la Lega porta in Padania, ma è lo scardinamento di uno dei pilastri della vita democratica del nostro paese. finché siamo in tempo, fermiamoci, perché il disegno di legge costituzionale in esame va letto insieme alle deleghe sulla riforma fiscale e sulla riforma previdenziale , ai provvedimenti sporadici, ma chiari, delle leggi finanziarie, anche con riferimento agli interventi del ministro della Sanità e del ministro del Welfare in questi due anni. noi ci troviamo di fronte ad un processo di strisciante privatizzazione dei sistemi di welfare del nostro paese e di abbandono delle parti più deboli della popolazione. la secessione che la Lega Nord Padania ha voluto e che la Casa delle Libertà si appresta ad approvare non è la secessione di un territorio rispetto ad un altro, bensì quella dei ricchi dai sistemi di solidarietà pubblica; l' esclusione non dei poveri, ma dei ceti medi dai sistemi della tutela. questo verrà pagato in maniera pesante dalle regioni meridionali , in prima battuta, ma, successivamente, dalle componenti più deboli di tutta la popolazione italiana. prova ne sia il tentativo che il ministro ha fatto quest' anno, — per fortuna non riuscito, ma sempre presente come una spada di Damocle — di cambiare i criteri di trasferimento del fondo sanitario nazionale , abolendo il principio universale, perché approvato ed in qualche modo suggerito e raccomandato dalla Organizzazione mondiale della sanità , che è quello del trasferimento delle risorse per quota capitaria ponderata, per passare al principio della quota capitaria secca. tanti abitanti, tanti finanziamenti, ignorando se questi abitanti siano anziani, ammalati, immigrati, o se vivono in centri industriali o in campagna, in regioni montuose o in grandi città. qualcosa che non esiste in nessuna parte del mondo! ma che fine aveva e che fine ha questa intenzione che il Governo continua a perseguire? privare le regioni del centro nord di una quota sostanziale dei trasferimenti (causando una reazione molto forte da parte di tutte le regioni e non soltanto di quelle governate dal centrosinistra) e costringere le parti più di ricche di questo nostro paese ad introdurre assicurazioni per coprire settori importanti e vitali del servizio sanitario nazionale dei sistemi welfare. si parte dalle regioni più ricche perché tanto le regioni più povere saranno comunque costrette ad intraprendere questa strada. le società più ricche possono permettersi già da adesso di introdurre il principio per cui la salute si tutela in base al premio delle assicurazioni che si è pagato: colui che non è autosufficiente, il malato di mente, il tossicodipendente, il portatore di handicap o di malattie rare si assiste in base al premio di assicurazione che ha pagato. è un disegno complessivo che procede a tratti, un disegno che sembra non avere un progetto unico, ma che invece esiste, ed è questo ancor più grave perché è profondamente antidemocratico. questa maggioranza e questo governa non hanno il coraggio di andare davanti agli italiani ad affermare ciò che vogliono effettivamente fare della sanità italiana, dei sistemi di welfare e di quelli assistenziali. non hanno il coraggio di affermare ciò che vogliono effettivamente fare del sistema delle tutele conquistate a caro prezzo in cinquant' anni di vita democratica , perché sanno che si misurerebbero con una impopolarità addirittura più forte di quella che stanno sperimentando intorno al tema della guerra e della pace. allora i cambiamenti sono introdotti in modo surrettizio, a colpi di leggi finanziarie e di modifiche della Carta Costituzionale , facendo credere che si tratti del terrorismo fatto dall' opposizione quando dice che questo scardinerà i sistemi di garanzie e non mettendo insieme il disegno organico, che comunque viene percepito, non soltanto dall' opposizione, dagli studiosi e dagli osservatori internazionali, ma toccato ogni giorno dai cittadini di questo paese. noi esprimeremo convintamente voto contrario su questo disegno di legge di riforma costituzionale , facendo di tutto perché il popolo italiano si esprima contro questa trasformazione della Carta Costituzionale , perché questo è il cambiamento profondo della vita democratica di questo paese. vedete, voi non siete nuovi, siete estranei alla vita democratica di questo paese. non sapete cosa abbia voluto dire scrivere la Costituzione e attuarla attraverso istituzioni civili condivise dal popolo italiano e proprio per questo le state scardinando, portando il nostro paese in un inedito che non ha conosciuto. ma questo paese non ve lo permetterà, non solo perché c' è un' opposizione forte, ma anche perché gli italiani, al contrario di voi, vogliono bene all' Italia che hanno costruito, mentre voi lavoravate e continuate a lavorare contro!