Silvio BERLUSCONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIV Legislatura - Assemblea n. 260 - seduta del 06-02-2003
Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della crisi irachena
2003 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 260
  • Comunicazioni del governo

grazie, signor presidente . stavo dicendo che questa è certamente una delle più gravi crisi verificatesi sulla scena internazionale dal dopoguerra ad oggi perché sono in gioco l' unità nella lotta al terrorismo, la difesa primaria della sicurezza dei cittadini, la vita di civili e di soldati, la possibilità estrema di evitare l' uso della forza verso un paese, l' Iraq, che è in flagrante violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite , come ha dimostrato, da ultimo, ieri, il rapporto di Colin Powell al Consiglio di sicurezza . il disarmo iracheno non è un problema privato del governo italiano o dei governi dell' Occidente democratico. è un problema di tutta la comunità internazionale : dei parlamenti e dell' opinione pubblica . credo, dunque, che siano da evitare toni accesi, sbandieramenti propagandistici, atteggiamenti faziosi alla ricerca di vantaggi di parte. e vorrei, con questo appello, rivolgermi alla maggioranza, ma anche all' opposizione. dobbiamo padroneggiare le emozioni, che solo la demagogia ha interesse ad accendere, come ha fatto, con coraggio, un parlamentare dell' opposizione affermando che è un errore disconoscere e delegittimare le Nazioni Unite in nome di una passività eletta a strategia e che non può esistere un' Europa sganciata o in contrapposizione con gli USA. nelle recenti missioni a Londra, a Washington ed a Mosca, il Governo e chi ha l' onore di presiederlo si sono attenuti ad un principio solidissimo: non vogliamo la guerra, ma non intendiamo mettere la testa sotto la sabbia ; vogliamo la pace e, insieme, la sicurezza dei cittadini, che sono due facce della stessa medaglia. ed è su questo principio, con il vigile e fattivo intervento dell' Italia e della sua diplomazia, che si è incardinata l' iniziativa degli otto premier europei firmatari di un documento che rivendica orgogliosamente per l' Europa un ruolo attivo, senza esclusivismi nazionali, senza cedimenti, ma un ruolo attivo nella conquista di un mondo più sicuro. quel documento, che ha acceso speranze e suscitato consensi in un analogo pronunciamento di altri numerosi paesi europei , contiene due affermazioni importanti. una riguarda il nostro comune rapporto con gli USA. la relazione tra noi europei e gli USA — vi si legge — ha resistito alla prova del tempo. grazie al coraggio, alla generosità ed alla lungimiranza americana, l' Europa è stata liberata dalle due forme di tirannia che hanno devastato il nostro continente nel XX secolo : il nazismo e il comunismo. grazie anche alla continua cooperazione tra l' Europa e gli USA siamo riusciti a garantire la pace e la libertà nel nostro continente. l' altra affermazione riguarda direttamente la crisi irachena. la risoluzione numero 1441 è l' ultima opportunità per Saddam Hussein di attuare il disarmo con mezzi pacifici. spetta a lui cogliere l' opportunità di evitare uno scontro di più ampie proporzioni. purtroppo, gli ispettori delle Nazioni Unite per il disarmo hanno confermato il persistere di un comportamento fatto di inganni, di rifiuti, di violazioni delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza (ben 16 dal 1990 ad oggi). dopo avere ribadito che l' Europa non ha nulla contro il popolo iracheno , prima vittima della brutalità dell' attuale regime, il documento ha concluso così (e credo non serva davvero aggiungere altro): la Carta delle Nazioni Unite attribuisce al Consiglio di sicurezza il compito di mantenere la pace e la sicurezza internazionale. per fare questo il Consiglio deve mantenere la sua credibilità, assicurando il pieno rispetto delle sue risoluzioni. non possiamo permettere a un dittatore di violare sistematicamente queste risoluzioni. se non venissero rispettate, il Consiglio di sicurezza perderebbe la propria credibilità e il mantenimento della pace nel mondo ne subirebbe le conseguenze. siamo certi che il Consiglio di sicurezza saprà far fronte alle proprie responsabilità. queste parole si leggono anche, nella sostanza, nel documento comune dei ministri degli Esteri , di tutti i ministri degli Esteri dell' Unione Europea , che è stato approvato a Bruxelles il 27 gennaio scorso. oggi siamo esattamente a questo punto e il governo italiano ha lavorato incessantemente in questa prospettiva e lungo questa linea rendendosi protagonista di una offensiva diplomatica il cui scopo è di recuperare l' unità più ampia possibile dell' Europa e della comunità internazionale , di dare nuova forza alla voce dell' Europa, di rafforzare la dissuasione verso il regime iracheno e di giovare così all' autorevolezza ed alla credibilità stessa delle Nazioni Unite . il presidente della federazione russa Vladimir Putin ha osservato pubblicamente che il parere dell' Italia è un fattore importante nel processo decisionale del suo paese. e noi pensiamo che la Russia, un paese cruciale nella prima fase della risposta alla strage dell' 11 settembre, possa essere un interlocutore altrettanto cruciale in questa fase di crisi, anche nella sua veste di membro permanente del Consiglio di sicurezza . la pace non è una facile proclamazione di principio; è invece una difficile costruzione politica, è il risultato di uno sforzo collettivo il cui scopo è di rimuovere, con la dissuasione diplomatica e con l' ultima ratio dell' uso misurato della forza, i rischi che la minacciano. per agire in favore della pace bisogna essere ascoltati e contare e, per essere ascoltati e contare, occorre che un paese sia accreditato come soggetto stabile di politica internazionale all' insegna della comprensione esatta dei problemi e all' insegna della lealtà e della affidabilità. questo è precisamente il ruolo che oggi viene riconosciuto all' Italia e al suo Governo. quando il Governo di centrosinistra si impegnò responsabilmente nella battaglia per rimuovere il rischio rappresentato dall' espansionismo di Slobodan Milosevic, noi del centrodestra non gli facemmo mancare il nostro appoggio. le democrazie sane funzionano, debbono funzionare così. sulle grandi questioni che riguardano tutti i cittadini e la comunità mondiale ci si unisce, non ci si divide. malgrado questo, è giusto, in generale, riconoscere all' opposizione il diritto di dissociarsi da scelte che non condivide, anche in una materia delicata come la politica estera e di difesa, ma alla sola condizione — lo ripeto, alla sola condizione — che non manchi il rispetto morale per quanto decide la maggioranza del Parlamento. devo dire che, pur non condividendo la loro opinione, sono, ad esempio, convinto della buona fede di quanti manifestano la loro posizione di principio, senza se e senza ma, alla prospettiva di un disarmo forzato dell' Iraq e sono anche persuaso del fatto che la grande maggioranza dei manifestanti, e spero anche i loro portavoce, respingeranno al mittente il plauso e l' ammirazione che Saddam Hussein ha recentemente rivolto loro. possiamo confrontarci su tutto ma restando ben fermo che il popolo iracheno e la comunità internazionale sono di fronte alla sfida, testimoniata con tragica eloquenza da dieci anni di storia, dalle plurime relazioni degli ispettori e, da ultimo, dal rapporto Powell di ieri, di un regime che costituisce un pericolo vitale per il Medio Oriente e per il mondo; un regime — è bene ricordarlo — che non ha esitato ad usare le armi chimiche anche contro il suo popolo. onorevoli colleghi , l' Italia è impegnata, con un ruolo riconosciuto ed in una posizione di grande dignità nazionale, nella lotta al terrorismo ed ai destabilizzatori della pace. migliaia di nostri soldati militano per la pace con un coraggio personale che fa onore al paese tutto, sotto le bandiere dell' Onu o delle coalizioni formatesi dopo l' attacco dell' 11 settembre. un contingente di nostri alpini affronta i rischi di una impegnativa missione militare di pace che ha come obiettivo quello di dare stabilità e sicurezza all' Afghanistan. vorrei sinceramente che, dopo il voto che ci ha divisi e che l' ha divisa, l' opposizione costituzionale mostrasse, apertamente, il suo senso dello Stato e della nazione, anche con un segno di solidarietà a quei mille ragazzi italiani impegnati a neutralizzare le sacche di terrorismo ancora presenti sulle montagne afghane. vedo che soltanto la maggioranza augura loro il più pieno successo nel loro difficile compito; ne prendiamo atto. una diplomazia seria è fatta di responsabilità, di impegni, di alleanze tra pari e della capacità di parlare un linguaggio franco e diretto nel rapporto con i leader della comunità mondiale, nella gelosa tutela dell' interesse nazionale e dell' interesse europeo (che per noi coincidono), al di là delle differenze di opinioni e di altre divergenze componibili. penso di poter dire che fin qui — e ne sono assolutamente certo — , senza alimentare fanatismi e senza usare la grancassa, il Governo ha fatto il suo mestiere ed ha assolto al chiaro mandato ricevuto dal Parlamento nell' ambito del più scrupoloso rispetto dei principi contenuti nella nostra Costituzione; rispetto sempre, giustamente, invocato anche dal nostro Capo dello Stato . come ha detto ieri il segretario di Stato americano, tutti vogliamo ancora sperare che la guerra sia evitabile e la comunità internazionale aspetta il decisivo rapporto degli ispettori che, come sapete, è previsto per il 14 febbraio. il nostro paese continua, nel frattempo, a muoversi autorevolmente seguendo sempre lo stesso principio: vogliamo evitare la guerra ma non intendiamo nascondere la testa sotto la sabbia . il tempo stringe e sarebbe estremamente importante che in questo impegno responsabile il Governo potesse avere un appoggio che vada al di là dei confini della maggioranza. le decisioni da assumere saranno naturalmente sottoposte al Parlamento. nel mio precedente intervento in materia di fronte a questa Assemblea poco più di tre mesi fa, avevo affermato che la controversa dottrina della guerra preventiva può e deve essere liberamente discussa nel mondo segnato dalla cosiddetta guerra asimmetrica contro il terrorismo e dal pericolo dello smercio delle armi di distruzione di massa . avevo aggiunto, però, che a quel problema non si può rispondere con un' alzata di spalle: settori importanti dell' opinione pubblica in Europa ed in America rilevano i rischi del concetto stesso di guerra preventiva . è una discussione civile, è una discussione serrata che onora le nostre democrazie e che proseguirà oltrepassando — lo spero fermamente — il muro del partito preso e delle certezze contrapposte. quel che è sicuro è che la prevenzione politica e militare dei rischi non è un concetto nuovo: si tratta, infatti, di un concetto antichissimo; anzi, la dissuasione e la stessa deterrenza sono state, per oltre dieci anni, alla base della politica del containment verso l' espansionismo guerrafondaio del regime di Saddam Hussein , ma devono essere sorrette da una compatta capacità di prevenire i pericoli e di scongiurarli con autorevolezza da parte delle Nazioni Unite che sono, e devono restare, il luogo della mediazione e del dialogo. in assenza di una coalizione internazionale determinata a far valere le sue ragioni, non sarebbe stata possibile la ripresa delle ispezioni ed il rapporto Powell dimostra drammaticamente quanto sia attuale ed urgente prevenire, con mezzi adeguati, il rischio costituito da armi di distruzione di massa nelle mani di chi ha dimostrato di saperle usare, di chi le ha usate, lo ripeto, contro il suo stesso popolo e di chi può anche metterle a disposizione del terrorismo internazionale. noi dunque auspichiamo, fermamente, che le Nazioni Unite si assumano le responsabilità conseguenti alla loro vocazione di pace, compiendo ogni sforzo dell' ultima, ed anche dell' ultimissima ora, per ottenere, con mezzi pacifici, il disarmo completo ed incondizionato dell' Iraq, ma che autorizzino, se necessario, con una nuova risoluzione, quell' uso misurato della forza che è il solo deterrente contro le minacce della pace provenienti da quel regime. onorevoli colleghi dell' opposizione, c' è ormai poco tempo per dimostrare nei fatti ad un regime efferato e dispotico che la comunità internazionale è davvero unita nel prendere le decisioni conseguenti alla risoluzione numero 1441 e nel pretendere un atto di disarmo, che è l' unica garanzia di pace e di sicurezza oggi possibile. usiamo insieme questo tempo per fare della compattezza politica l' arma pacifica di dissuasione che può evitare la guerra. usiamo insieme questo tempo in una libera discussione senza faziosità — ma con responsabilità — per cooperare nell' interesse del nostro popolo, per mostrarci uniti, prudenti, riflessivi ma anche determinati; per assumere le responsabilità che ci derivano dal nostro essere nazione, dal nostro essere europei e membri della comunità internazionale . questa è la nostra posizione, questa è la posizione del Governo, questo è l' auspicio del Governo e mio personale.