Nichi VENDOLA - Deputato Opposizione
XIV Legislatura - Assemblea n. 162 - seduta del 20-06-2002
2002 - Governo Zoli - Legislatura n. 2 - Seduta n. 565
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , penso che la mozione oggetto del nostro dibattito, per la sua ricchezza di argomenti e per la completezza nella descrizione del tema gravissimo che ci propone, meriti la massima attenzione e considerazione. abbiamo potuto apprezzare, e spero che non si tratti di un apprezzamento di circostanze o rituale, quale sia la sensibilità dei paesi ricchi, di quei paesi ai cui salotti buoni ci vantiamo di poter partecipare, nei confronti dei problemi principali che affliggono l' umanità. il recente vertice della Fao a Roma, come diceva già l' onorevole Folena, ha fotografato questa che non è una straordinaria distrazione, bensì una specie di confessione del reato di cui i paesi ricchi sono colpevoli. mi riferisco al fatto di aver prodotto questa paradossale risoluzione del tema della modernità. la modernità si è sempre accompagnata, nel lungo corso della storia umana, ad un incremento dei diritti elementari dei cittadini del pianeta: bere, nutrirsi, curare le malattie, respirare; ecco, la modernità era segnata dall' ampliamento della platea di coloro che compartecipavano a questi diritti. oggi vi è un curioso e paradossale rovesciamento, per cui a maggiore modernità corrisponde un minor accesso a diritti fondamentali quali il diritto al mangiare, al bere, al respirare in maniera sana e al curarsi dalle malattie. i paesi ricchi fuggono da qualunque possibilità di mettere in discussione le loro scelte, le loro responsabilità nei confronti di questo scenario devastante che, per quanto riguarda ad esempio l' accesso all' acqua, tocca un miliardo e mezzo di essere umani. sono cifre che non possiamo pensare debbano essere contemplate nelle omelie domenicali. esse devono interrogare profondamente la politica. quella persona che muore ogni 20 secondi di sete sul pianeta è un grande problema della politica, non è un grande problema della speculazione metafisica. penso che la mozione sia corretta anche nell' indicazione dei principi che dovrebbero indirizzare le politiche per l' acqua. vi è un principio sopra tutti gli altri. è un principio, anche questo, che non può vestire, come l' abito buono, i nostri discorsi della domenica e che dovrebbe orientare in maniera vincolante le scelte concrete che si vanno ad operare. è il principio secondo cui l' acqua non è una merce, ma un diritto fondamentale ed integra il diritto alla vita. molti colleghi lo hanno detto con abbondanza di riferimenti: non soltanto l' acqua è stata in passato, nella storia umana, uno degli elementi catalizzatori delle forme dello sviluppo, della storia dell' urbanizzazione, della storia economica, ma è ancora oggi uno degli elementi cruciali della geopolitica del pianeta. quanta acqua — e non solo quanto fuoco — vi è dietro il conflitto mediorientale? quante problematiche legate al controllo delle risorse idriche vi sono dietro il sangue che scorre nel conflitto arabo-israeliano? quanta acqua vi è dietro l' angosciosa storia del popolo curdo , condannato ad una diaspora permanente che, forse, è legata al controllo delle foci del Tigri e dell' Eufrate, in un territorio chiave della geografia del mondo? insomma, l' acqua come il petrolio: non solo come elemento strategico di potere e di controllo nelle dislocazioni più importanti del mondo, ma anche, analogamente al petrolio, a rischio di mercificazione. ebbene, penso che, correttamente, tutti dovremmo provare a discutere di un problema chiave che riguarda l' acqua: la penuria. signor sottosegretario, credo che abbia fatto bene ad aderire a tanta parte delle argomentazioni contenute nella mozione in esame. la penuria dell' acqua ci fa rimbalzare addosso esattamente lo stato dell'arte dal punto di vista ambientale, delle politiche del suolo e del territorio in cui versa il pianeta. certamente, soprattutto in alcuni territori — penso al caso italiano — dobbiamo fare i conti anche con una vicenda dissennata di spreco e di dispersione di questa risorsa preziosa. gli indicatori che si riferiscono all' acqua dispersa in tubature acquedottistiche, che non conoscono manutenzione da oltre trent' anni , ci forniscono dati che vanno dal 40 all' 80 per cento di acqua sprecata. si tratta, davvero, di cifre insostenibili. non vi è nessuna appropriata cultura di un uso sobrio dell' acqua: a questa risorsa preziosa e ormai terminata si applica un consumismo che è particolarmente devastante. tuttavia, non possiamo correre il rischio di fare prediche sull' acqua o pensare di cavarcela con qualche ispirazione da galateo del consumo. il problema riguarda, invece, gli interventi strutturali che si pongono sul terreno della lotta contro l' inquinamento, contro ciò che produce quell' effetto serra il quale, a sua volta, determina nel pianeta quei fenomeni di surriscaldamento del clima che stanno realizzando un innalzamento dei livelli medi delle acque marine e che tutti gli scienziati del mondo considerano una gravissima ipoteca sul futuro dell' umanità. allora, cosa si fa correttamente e concretamente? in proposito, signor sottosegretario, vorrei ribadire un concetto che mi sta molto a cuore: attenzione alla ricerca di soluzioni chimeriche, alla ricostruzione di mitologie industrialiste, che fanno parte di quella cultura che ritiene che tutti gli effetti dannosi dello sviluppo tecnologico e industriale a un certo punto troveranno una soluzione all' interno della medesima spirale dello sviluppo. attenzione a inseguire oggi il mito della desalinizzazione come risoluzione finale del problema della penuria di acqua, pensando di non dover effettuare interventi a monte, che riguardano il riassetto idrogeologico del territorio, la conservazione del manto verde dello stesso ed un uso razionale di incanalamento e di protezione di questa risorsa. attenzione a pensare che con i protocolli di Kyoto già corretti maldestramente a Marrakech e ricorretti ancora più maldestramente in chiave italiana si possa, alla fine, soltanto giocare e che il problema dell' abbattimento dei livelli di emissione di gas serra sia anch' esso da affidare ai discorsi della domenica. si tratta del terreno vero della lotta contro la penuria. signor sottosegretario, cari colleghi , detto questo abbiamo trattato metà del problema. l' altra metà, quella che non mi consente — e con me il gruppo di Rifondazione comunista — di votare favorevolmente a tutti i passaggi della mozione parlamentare, pur così importante e da noi apprezzata, riguarda un nodo evocato dal collega Parolo. si tratta di un nodo per noi cruciale: quello della privatizzazione. a tale proposito, conosco gli argomenti che non sono solo di parte del centrodestra, ma anche di parte del centrosinistra. l' argomento fondamentale è quello secondo cui può esservi una privatizzazione cattiva ed una privatizzazione buona; può esservi una privatizzazione che non determina lo scivolamento fatale dell' acqua dallo statuto dei diritti universali dei cittadini al mercatino di una mercificazione planetaria. vorrei dire al collega Parolo: la verità è che, entro i prossimi quattro o cinque anni, tutta l' acqua del mondo sarà proprietà di quattro società multinazionali. su questo punto non basta l' evocazione lirica del problema come se si trattasse di scrivere una bella poesia contro il fatto che il Far West nei confronti di questa risorsa preziosa debba produrre fatalmente qualcosa a cui possiamo opporre il nostro rimpianto e la nostra suggestione. ne parlavo in un' altra sede: non siamo neanche in grado come classe politica — uso un' espressione che non mi piace — di fare i conti alle multinazionali su quanto guadagnano dallo sfruttamento dei diritti, qui in Italia, sulle acque sorgive e sulle acque minerali. queste dovrebbero essere un bene nostro: 0,01 lire al litro per le grandi compagnie multinazionali che imbottigliano quell' acqua sono la denuncia di uno scandalo che, quando si tratterà del controllo dell' insieme delle risorse idriche, pagheremo a caro prezzo. concludo, signor presidente . gli argentini sanno cosa significhi la svendita del patrimonio idrico alle multinazionali! per questa ragione condividiamo la riflessione sulle cause della penuria di acqua. tuttavia, contro la mercificazione dell' acqua, dal nostro punto di vista , la strada maestra è dire « no » alle privatizzazioni ed alle svendite alle grandi compagnie multinazionali.