Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 815 - seduta del 28-11-2000
Sulla condotta del governo in occasione della spedizione militare in Algeria
2000 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 423
  • Comunicazioni del governo

la ringrazio, presidente, non vorrei disturbare i clamori che legittimamente si levano da diverse parti dell' Assemblea. signor presidente Amato, lei ottiene oggi, un mandato largo e significativo dal Parlamento perché l' Italia possa esercitare il suo ruolo con realismo e con coraggio. l' Italia ha esercitato un ruolo importante nella preparazione di questo Consiglio europeo ed ora, nel momento importante e delicato delle decisioni, occorre « continuare a fare pesare l' Italia » perché la bilancia del compromesso si sposti il più avanti possibile. lei ci ha parlato delle incertezze e delle inquietudini che pesano sul futuro dell' Europa, del rischio di un distacco tra i cittadini e i governi, del rischio di un appannamento degli ideali europeisti, pure così forti in particolare nel nostro paese. io non penso davvero che il dibattito tecnico sulle istituzioni possa colmare questi rischi e appassionare l' opinione pubblica . il vero problema è che l' Europa, con le sue istituzioni, sia in grado di aiutare ciascun cittadino europeo ad affrontare le sfide che ci propone questo passaggio d' epoca: la sfida del lavoro e dell' innovazione, la sfida di un nuovo patto sociale che non disperda i valori della civiltà europea, la sfida della sicurezza dell' ambiente e della difesa della salute, quella della lotta contro il crimine, quella complessa sul piano culturale, sociale e civile del Governo del grande fenomeno dell' immigrazione. ma è proprio per vincere queste sfide che servono istituzioni più forti, in grado di decidere, liberate dal potere di veto. serve una Commissione sempre più governo europeo e non somma di rappresentanze nazionali, sulla strada sulla quale si muove con volontà e autorevolezza la Commissione presieduta da Romano Prodi. serve quella cooperazione rafforzata, che non è altro rispetto all' integrazione, che noi non concepiamo come la creazione di club esclusivi, ma come esperienze più avanzate e aperte, in grado di essere esempio e stimolo per i processi di integrazione. non è l' euro una forma di cooperazione rafforzata? e quale difesa europea possiamo pensare di avere senza una cooperazione rafforzata tra i paesi che maggiormente hanno la volontà e la possibilità di concorrere ad una difesa europea, in un' Europa che continuerà ad essere a lungo un equilibrio complesso fra istituzioni comuni e collaborazione di governi nazionali? tutto ciò è tanto più necessario, se vogliamo procedere, nei tempi previsti, a quell' allargamento che è giusto chiamare unificazione dell' Europa, in una prospettiva nella quale le scelte politiche non sono rinviabili, pena il rischio di una delusione e di una drammatica frattura, ma i tempi dell' integrazione economica saranno necessariamente più lunghi e complessi in una prospettiva in cui le diverse velocità dell' integrazione siano ammesse in una cornice politica sicura e comune. oggi si può compiere il passo possibile: chiudere una fase e aprirne un' altra, come è stato detto. al centro di questa nuova fase noi poniamo la prospettiva di una vera e propria Costituzione europea. la Carta dei diritti rappresenta una indicazione forte in questa direzione. non è soltanto un elenco dei diritti e le Costituzioni non sono soltanto catene e vincoli per il potere. le Costituzioni sono innanzitutto l' indicazione di principi e di valori comuni e quanto più sono forti questi principi e questi valori, tanto più liberamente si dispiegano la dialettica politica ed anche il conflitto. in una comunità storica, politica, non naturale, come l' Europa, la definizione di principi e di valori comuni è essenziale perché definisce i confini di questa comunità come confini aperti anche perché abbiamo fiducia nei nostri valori e nella loro capacità di comunicare e di convincere. il cuore di questi valori è la democrazia, non perché l' Europa non l' abbia anche negata, non perché in Europa non si sia anche tragicamente combattuto contro il nazismo, contro il fascismo,... non perché l' unità dell' Europa non sia divenuta possibile solo quando il crollo dei regimi comunisti all' est ha davvero imposto la democrazia come valore unificante, ma perché questo grande valore universale è il frutto sofferto della nostra storia ed è anche la ricchezza più grande che l' Europa è in grado di offrire al mondo nel momento in cui, se non vogliamo che l' unità del mondo sia solo un fatto economico e finanziario, c' è bisogno di una democrazia sovranazionale che sia in grado di bilanciare l' economia e di far pesare le ragioni dell' uomo. in fondo, il cuore della civiltà europea è proprio un umanesimo che ha saputo legare le ragioni dell' economia e quelle dell' uomo, le ragioni della crescita, della libertà, con quelle della solidarietà e dell' inclusione sociale. guai se si disperde questa civiltà! guai se non sappiamo dimostrare che nell' innovazione degli strumenti, pure necessaria per competere e per tenere il passo dell' innovazione, noi non sappiamo difendere e rinnovare i nostri valori! questa è forse la sfida più difficile per le grandi culture democratiche dell' Europa. la Carta dei diritti nasce da queste culture. nel principio di non discriminazione non vi è soltanto la sanzione di un valore liberaldemocratico, vi è anche l' indicazione di una politica attiva di inclusione, vi è la volontà di vincere le paure; e vediamo i segni di queste paure, è inutile negare che esistano! mi riferisco alle paure di un' Europa che, di fronte alla globalizzazione, pensa a se stessa come ad una fortezza contrapposta ad altre civiltà, alle paure dell' islamizzazione, alle paure dei diversi da noi, per razza, civiltà, religione. l' Europa delle paure sarebbe un' Europa egoista, vecchia, incapace di far valere i suoi valori universali nell' epoca della globalizzazione. disse Lucien Febvre nelle sue mirabili lezioni sull' Europa all' indomani della tragedia della guerra: « la civiltà dell' Europa è sorta come mescolamento di razze e di culture; non è la purezza ma l' impurità razziale ad essere feconda, non la separazione dei sangui ma la loro commistione » . questo è il cuore profondo della nostra civiltà e della nostra cultura. vede, signor presidente del Consiglio , noi siamo lieti (e vorrei aggiungere una sola nota personale: nessuno lo è più di me, in quanto mi sono certamente impegnato per costruire occasioni di dialogo e di convergenza) che si voti insieme oggi. è un fatto positivo, al di là delle ragioni che possono avere determinato questa scelta: è positivo non aver sentito certe voci, almeno in questa occasione (non so se lo stesso varrà per il futuro), ed è positiva questa convergenza. questo voto, però, non significa, vorrei dirlo ai colleghi del centrodestra, che non vi sia in Italia il rischio che vengano avanti quei demoni di cui abbiamo parlato e di cui lei, signor presidente del Consiglio , ha parlato: il rischio esiste e la cronaca ce lo dice. spero che questo abbia un altro significato, abbia cioè il significato di un impegno comune a combatterli e a non far prevalere le ragioni della propaganda, sì, di una cattiva propaganda, di cui forse si è colta impropriamente anche questa occasione, sulle ragioni dell' interesse dell' Italia e dell' Europa. è in questo senso che riteniamo positiva questa scelta e ne misureremo la coerenza nei mesi che verranno. per parte nostra, lei, signor presidente del Consiglio , ha un mandato pieno a far valere le ragioni dell' Italia e dell' Europa.