Giuliano AMATO - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 815 - seduta del 28-11-2000
Conferenza intergovernativa di Nizza
2000 - Governo II Amato - Legislatura n. 13 - Seduta n. 815
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , sento sinceramente di dover ringraziare l' Assemblea della Camera per il dibattito che si è sin qui svolto a seguito delle mie dichiarazioni sul futuro dell' Unione e sull' imminente conferenza intergovernativa di Nizza. è stato un dibattito sostanzioso, nel quale sono state fornite motivazioni ed argomentazioni sostanziose largamente convergenti. ho sentito anche esprimere critiche e riserve, specie da parte di deputati del centrodestra, ma anche chi ha annunciato voto negativo, a nome di Rifondazione comunista , lo ha fatto non contro l' idea d' Europa, non contro un' Europa più forte, ma, al contrario, in nome di un' Europa più alta, di una capacità delle istituzioni democratiche di raggiungere i livelli sovranazionali ai quali esse devono sapersi portare. ebbene, questa è la sfida che tutti abbiamo davanti e del resto io stesso — me ne è stato dato atto — questa mattina, nel muovere dalle inquietudini che attraversano in questa fase storica l' Europa, che stanno nel profondo delle opinioni pubbliche nazionali europee, ho cercato di sottolineare che queste inquietudini al fondo riflettono un bisogno di maggiore democrazia, non soltanto in Europa, ma anche al di là della stessa dimensione europea. l' Europa non può essere soltanto la moneta comune. vorrei sottolineare a questo proposito, perché è giusto farlo, che quel centrosinistra che ha portato l' Italia nella moneta unica lo ha sempre fatto dichiarando esplicitamente che l' Europa avrebbe sbattuto contro gli scogli se non avesse fatto la moneta unica , ma sarebbe finita nelle secche se avesse fatto solo la moneta unica . questa è sempre stata la posizione del centrosinistra e su questa abbiamo sempre cercato di lavorare. infatti, la necessità di radicare meglio la democrazia, non soltanto attraverso procedure democratiche, ma anche attraverso quello che può essere considerato il sangue vivo della democrazia, vale a dire le idealità comuni, il perché siamo insieme e il cosa ci aspettiamo di fare insieme, rappresenta la grande sfida del secolo che è iniziato, specialmente ora che tanti poteri si sono trasferiti al di sopra di quegli habitat nazionali in cui le istituzioni democratiche hanno trovato la loro culla ed anche il loro stampo storico. in fondo, gli Stati nazionali sono nati al di là delle compagnie delle Indie e hanno in qualche modo rappresentato un inquadramento e una risposta istituzionale ad un potere pubblico e privato insieme, che prima era nelle mani di queste grandi organizzazioni private. ebbene, al di là dello Stato nazionale, si sta riproponendo un fenomeno analogo e abbiamo la necessità di fronteggiarlo adeguatamente per il futuro. se posso ricordarlo qui, in quest' Aula, come io credo sia giusto, Giorgio Ruffolo, uno dei nostri migliori deputati europei, scrivendo un progetto socialista per il 2000 ha indicato nell' allargamento della democrazia al di sopra dei confini nazionali la grande sfida che il secolo dovrà affrontare. se ciò è vero, è altresì vero che, con tutti i suoi limiti, tutti i suoi difetti attuali e tutti i rischi di essiccazione che corre, l' Europa è oggi nel mondo uno dei migliori contesti per radicare, migliorare ed estendere istituzioni democratiche e ragioni di vita comune, perché in cinquant' anni abbiamo comunque realizzato risultati che in nessun altra parte del mondo sono stati raggiunti e che ci danno istituzioni comuni, regole comuni ed un idem sentire anche su valori e su principi che in poche altre parti del mondo siamo in grato di riscontrare. certo, ora dobbiamo andare al di là: la porta stretta di Nizza — come mi è capitato più volte di definirla — ci deve portare al di là. voglio ribadire al Parlamento che l' Italia, come già ha fatto, continuerà ad esercitare a tali fini un ruolo propulsivo. lo ha esercitato e lo esercita anche attraverso le cooperazioni rafforzate. come dicevo questa mattina, l' accordo che è stato firmato due ore fa dai ministri della giustizia spagnolo ed italiano, alla presenza dei due Primi ministri , rappresenta un grande atto di integrazione e di cooperazione rafforzata: avere eliminato per i reati più gravi l' estradizione, che rappresenta il modulo tipico dei rapporti tra Stati sovrani ed esclusivi l' uno rispetto all' altro per acquisire imputati o condannati, ed averla sostituita con uno scambio diretto di provvedimenti come accade all' interno di un unico ordinamento giuridico segna un colossale passo in avanti di civiltà giuridica e di civiltà tout court che dovremmo estendere anche ad altri paesi europei . pertanto, di fronte al dubbio che è stato sollevato, e che trovo ancora in una delle risoluzioni presentate, relativo al fatto che le cooperazioni rafforzate possano rappresentare uno strappo alla democrazia e alle sue ragioni, rispondo che non è così e che non può essere così. in primo luogo, non è così perché le cooperazioni rafforzate saranno comunque aperte a chiunque vorrà concorrere allo sforzo comune; in secondo luogo, perché le cooperazioni rafforzate sono una procedura che deve essere riempita di sostanza: si giudica dalla sostanza, come si giudica positivamente l' accordo di cui ho parlato poco fa. come potremmo non giudicare positivamente una cooperazione rafforzata come quella che è stata indicata in quest' Aula pochi minuti fa in nome dello sviluppo sostenibile? più paesi vicini i quali definiscono comuni standard ambientali per garantire ai loro cittadini una vita migliore, per far sì che non soltanto il diritto allo sviluppo sostenibile ma anche il diritto alla vita, come abbiamo avuto modo di constatare noi in Italia in queste settimane tristi per i gravi eventi catastrofici che si sono registrati, possa essere assicurato da un ambiente migliore: questa è procedura e sostanza di democrazia! la democrazia richiede, come è stato detto giustamente, un coinvolgimento. per questo sono convinto che non sia sbagliato, come è stato detto, ridare valore legale alla Carta dei diritti. e mi fa piacere che dal centrodestra sia venuta questa critica. dire che è un errore rinviare l' acquisizione di forza legale per la Carta dei diritti significa comunque riconoscere la bontà dei suoi contenuti, altrimenti non se ne lamenterebbe il ritardato ingresso tra i documenti aventi forza legale. è giusto che l' arrivo della forza legale sia preceduto da una fase di più ampio coinvolgimento democratico nella condivisione dei suoi contenuti, eventualmente in un loro miglioramento che si può ottenere tra ora e il 2004, come è scritto in una delle risoluzioni presentate, coinvolgendo i parlamenti nazionali e le opinioni pubbliche nazionali nella discussione sulla carta e quindi, alla fine, nella sua approvazione come documento avente forza legale. del resto, i suoi contenuti lo meritano. non ritornerò su quanto ho detto stamane, ma se ci domandiamo quale sia il senso comune dell' Europa che esce da quella Carta, quale sia il ruolo che quella Carta assegna all' Europa nel mondo, al di là dei valori specifici che essa enuncia e di cui abbiamo già parlato, posso dire che a me pare molto chiaro dalla Carta esce l' Europa di cui diversi autori europei hanno parlato come di un grande potere civile che vuole essere potere nel mondo ma vuole esserlo non in quanto potere che si afferma attraverso la forza militare ma attraverso ragioni di sviluppo economico , estensione di sviluppo economico , solidarietà nei confronti degli altri, accettazione — come si diceva — non acritica delle diversità. l' Europa pouvoir civil , come fu scritto! questa è l' Europa che esce da questa Carta e questa è l' Europa che corrisponde davvero ai sentimenti comuni degli europei; un' Europa che si dota di una forza militare, di una forza di difesa, volta non ad invadere ma a scoraggiare invasioni, non ad aggredire ma, caso mai, ad intervenire per rimediare alle conseguenze di aggressione. chi conosce il mondo e chi conosce la storia del mondo e le ragioni degli esseri umani sa che spesso, realisticamente, la politica più pacifica e più civile può aver bisogno per affermarsi anche di uno strumento militare usato dentro quei confini e sulla base di questi principi. pertanto, se il voto sarà largamente convergente (mi spiace dire non unanime; mi spiace perché ho trovato motivazioni che condivido in una posizione che non capisco perché rimanga di opposizione) lo sarà, come è stato chiesto, nella chiarezza. è un voto che prende atto di ciò che ho detto, che prende atto della Carta dei diritti, di ciò che essa prevede e degli impegni che essa comporta, che non possono essere presi da nessuno a cuor leggero. debbo dire che oggi un unico quesito è stato posto rispetto a ciò che ho detto sulla Carta dei diritti. le diversità sì, ma l' infibulazione? l' infibulazione no — era implicito in quanto dicevo stamani — ed è ovvio che sia così. ho detto, infatti, che la Carta vuole le diversità, ma nel rispetto totale della dignità della persona, della dignità della donna, che ovviamente implica il rigetto di quelle pratiche. del resto, ciò è condiviso da tutto il Parlamento ed anche da persone di orientamenti diversi. come privato cittadino ho firmato pochi giorni fa un documento sulla convivenza, promosso dal senatore Manconi e firmato da me, da don Ciotti e da tanti altri, che predica le ragioni della convivenza, ma indica ciò che quest' ultima esige, tra cui il rifiuto di tutte le pratiche che contrastano con la dignità della persona. se il voto sarà quello che io auspico, invito la mia maggioranza a ritenerlo un suo successo oltre che un successo di tutto il Parlamento. se ho potuto dire quello che stamane ho detto, se il Parlamento oggi si esprime come si esprime, questo lo devo a ciò che la maggioranza di centrosinistra ha fatto in questi quattro anni, lo devo a ciò che i governi che hanno preceduto il mio hanno fatto in questi quattro anni. ed è sempre un motivo di soddisfazione quando ci si trova in tanti a condividere idee per le quali alcuni si sono battuti riuscendo a portarle al successo. per questo mi auguro che dalle dichiarazioni di voto esca un risultato come quello che il dibattito sinora promette. su questa base, signor presidente , esprimo ora il parere del Governo sulle risoluzioni presentate. devo pronunciarmi negativamente sulla risoluzione Bertinotti ed altri numero 6-00149, la quale si conclude chiedendo al Governo di esprimersi contro l' attuale testo del progetto di carta europea dei diritti. mi spiace di questa conclusione; mi auguro che, nel giro degli anni che ci porteranno al successivo appuntamento sulla Carta dei diritti, una posizione come questa possa essere modificata. prego i presentatori della risoluzione Rivolta ed altri numero 6-00151 di riflettere sull' opportunità di sottoporla al voto: in sostanza essa chiede che venga convocata un' Assemblea costituente europea per redigere la bozza di una Costituzione federale. io, come molti del resto, sento sempre il fascino tentatore delle proposte giacobine, nelle quali c' è sempre qualcosa di vero, pur se vi è anche un eccesso che porta ad un risultato negativo. temo che su questa strada non saremo in grado di ottenere il risultato che si spera. mi riconosco invece nella risoluzione firmata dal presidente della Giunta per gli affari europei, Luigi Berlinguer, dal presidente della Commissione esteri, Achille Occhetto, e dai presidenti di gruppo Mussi, Pisanu, Selva, Soro, Pagliarini, Manzione, Grimaldi, Monaco e tutti gli altri, sulla quale esprimo dunque il parere favorevole del Governo.