Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 788 - seduta del 11-10-2000
Progetto di Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea
2000 - Governo II Amato - Legislatura n. 13 - Seduta n. 788
  • Attività legislativa

signor presidente , signore e signori deputati, questa discussione è in realtà molto più impegnativa di quanto appaia a prima vista ed anche il modo così concitato e poco trasparente che ha assunto poco fa il corso della discussione dovrebbe essere spiegato per capire le ragioni di questa caduta di trasparenza. credo che la ragione principale stia proprio nella natura e nell' oggetto della discussione stessa, cioè in questa Carta dei diritti. il dibattito su questa Carta si svolge di fronte ad un' Europa che è sostanzialmente quella di Maastricht, l' Europa che tutti indicano come contenente un grave deficit di democrazia ed in cui è difficile rintracciare persino un principio di sovranità, di esercizio di diritti e di poteri da parte delle masse, dei cittadini dell' Europa stessa. quando il referendum danese ha come risultato un « no » , forse bisognerebbe chiedersi se, accanto a ragioni nazionalistiche, non ci sia un disagio per questa Europa. noi, dunque, siamo assolutamente favorevoli all' esigenza di una vera e propria fase costituente, ma dobbiamo avvertire che tale fase parte con il piede sbagliato. vi è indubbiamente un partito reazionario, molto vivo e forte in Europa, che lavora dentro una regressione culturale che investe direttamente la convivenza civile, che punta ad attribuire a questa Europa delle radici da ancien régime , che punta a rifiutare ogni ipotesi pluralista, negata in nome di comunità di sangue, di un' unicità, di una religione che escluda tutti gli altri, una sorta di fortezza a presidio del neoliberismo. ma la replica che viene data a questa componente reazionaria è del tutto inadeguata e, su un terreno fondamentale, si muove nella stessa acqua, come si vede anche nei conciliaboli che si producono qui. questa Carta dei diritti è un prodotto del tutto deludente, del tutto sfuocato, di impronta culturale sbagliata. essa segna il grande ritorno liberale e liberista che vorrebbe chiudere il ciclo delle Costituzioni progressiste e progressive iniziato dopo la vittoria in Europa contro il nazifascismo e susseguente alle rivoluzioni democratiche avvenute in Europa. in questa controriforma, la partecipazione democratica e le masse escono da protagoniste della costruzione delle Costituzioni e da destinatarie dei loro diritti e sembrano eclissarsi. la Carta dei diritti non prende neppure in considerazione la questione fondamentale delle democrazie contemporanee, cioè la costruzione di uno spazio pubblico , lo spazio della Repubblica e dello Stato. chi facesse un confronto tra la Carta dei diritti e la Costituzione repubblicana italiana, ne uscirebbe sgomento: non potrebbe mai trovare, in questa Carta dei diritti, gli elementi fondativi del nostro ordinamento costituzionale, come quello che chiede alla Repubblica di essere protagonista della rimozione delle cause economiche e sociali che si frappongono alla possibilità di libera espressione della personalità umana; non potrebbe mai trovare uno spazio pubblico rivendicato per promuovere condizioni che rendano effettivi i diritti indicati. sui terreni sociali, sui terreni dei diritti storici e su quelli dei diritti emergenti delle donne, della diversità, persino della natura e dell' ambiente, non troverete diritti esigibili, ma vacui valori: di questi tempi i valori, come le croci di cavaliere, non si negano a nessuno; si negano, invece, a tutte e a tutti, i diritti esigibili. signor presidente , se volessimo fare un esempio — si far per dire — minore, potremmo guardare alla questione della casa e dell' alloggio: è un elemento fondamentale della convivenza civile, ma il diritto alla casa viene negato. se volessimo prendere un caso di scuola, che appartiene anche alla cultura di tanti onorevoli presenti in quest' Aula, come elemento fondativo della democrazia contemporanea, ovvero la questione dello sciopero, ci troveremmo di fronte ad un impallidimento che ne cambia la natura. la Costituzione italiana vede nello sciopero non solo il diritto individuale, agibile collettivamente da parte dei lavoratori, ma un elemento fondativo della possibilità di un esercizio democratico; esso, infatti, arricchisce i diritti di protezione della possibilità di esprimersi attraverso la manifestazione del conflitto per ragioni politiche, culturali e civili. invece, nella Carta dei diritti, viene ridotto alla possibilità di essere intrapreso solo nel caso in cui fallisca un negoziato e soltanto per ragioni di interesse: lo sciopero e il conflitto sociale sono, dunque, degradati a questioni corporative, quando la lezione degli ultimi decenni li aveva fatti diventare una scuola di democrazia e di civiltà! viene ridotto, dunque, ad un atto deludente. vorrei che fosse presente il presidente del Consiglio , solo per ricordargli che questa fase costituente dell' Europa ha avuto in lui l' indicatore di uno sbocco che consideriamo negativo. non a caso, il presidente del Consiglio ha citato l' esigenza di un ritorno al medioevo; non a caso, ha indicato la prospettiva di un' Europa senza sovranità popolare e di un' Europa sostanzialmente tecnocratica. questa Carta dei diritti è l' altra faccia di quest' Europa senza democrazia! per tale motivo, l' appuntamento di Nizza sarà un intervento denso; per tale motivo, a Nizza non vi sarà soltanto il vertice, ma anche il controvertice di quella gente che, da Seattle a Praga, rifiuta di farsi imporre la negazione dei propri diritti dai potenti di oggi.