Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 775 - seduta del 21-09-2000
Sulla valutazione dei fatti di luglio
2000 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 364
  • Attività legislativa

vorrei fare alcune osservazioni sul tema della sussidiarietà e riprendere uno spunto di carattere più generale proposto dall' onorevole La Malfa . sul tema della sussidiarietà vorrei dire che con il testo che è all' esame del Parlamento, nella forma sostenuta dalla maggioranza, noi facciamo un passo in avanti importante. il ruolo dell' iniziativa privata è riconosciuto e garantito nella nostra Costituzione e certamente non compete a noi di introdurre questo principio. vi è già; vi hanno provveduto i padri costituenti ! anche il principio di sussidiarietà, in realtà, è contenuto, nelle forme e nel linguaggio di allora, nella prima parte della Costituzione. il passo in avanti che noi facciamo è nel riconoscere la necessità oggi di favorire l' azione della società civile nella forma dei cittadini singoli, associati, delle associazioni e delle imprese nello svolgimento di attività pubbliche. qui noi non parliamo della libera iniziativa privata , ma della necessità, dell' opportunità che le istituzioni favoriscano tale azione. d' altro canto, noi accompagniamo un processo che è in atto e non vi è dubbio che nel corso di questi anni, attraverso le privatizzazioni e anche attraverso una riforma dello stato sociale che sta promuovendo la partecipazione attiva dei cittadini, del volontariato e dell' associazionismo, il principio costituzionale rifletta una realtà in movimento e una concezione nuova, non più esclusivamente statale, della gestione di grandi servizi pubblici . il punto sul quale vi era un dissenso (poi dirò una parola sul metodo e sulla possibilità di un dialogo vero anche se bisogna vedere chi ha la responsabilità di aver spezzato un dialogo vero che avrebbe consentito di chiarire questo dissenso) riguarda una interpretazione della sussidiarietà che, francamente, ha avuto una torsione privatistica e mercantile, o mercatistica, se vogliamo usare un' espressione un po' più raffinata. infatti, quando si dice che lo Stato svolge soltanto le funzioni che non possono essere svolte più efficacemente dal privato (questo era il cardine, anche ideologico, della posizione della Casa delle Libertà ) non si propone la sussidiarietà, ma si propone un determinato principio: il confine tra il pubblico e il privato è l' efficacia e l' efficienza, ma lo Stato democratico moderno non può ammettere che ci sia solo questo confine. c' è un confine che è l' equità. perché non si è proposto che lo Stato fa tutto quello che i privati non possono garantire in modo più equo? c' è un confine che è l' interesse nazionale . vi sono determinate attività pubbliche che non possono essere svolte dai privati, anche se, magari, le svolgerebbero più efficacemente. per esempio, può darsi che l' ordine pubblico possa essere garantito più efficacemente dalle ronde di qualche parlamentare che non dalla polizia, però, al di là dell' efficacia, ci sono altri principi che precludono che quella funzione pubblica possa essere giocata sul mercato. allora, il punto era questo. il punto non era la sussidiarietà, ma il punto è: quali sono i principi che noi poniamo su questo confine. a me sembra che una interpretazione della sussidiarietà che si fonda sul principio dell' efficacia e dell' efficienza, ed esclusivamente su questo, sia un' idea della sussidiarietà che non ha fondamento nella cultura cattolico-democratica. lo ha certamente in una visione liberista — che io rispetto — , ma non l' ha certamente in una cultura cattolico-democratica. credo che questo sia stato il contenuto del confronto. forse un approfondimento avrebbe consentito di trovare una formulazione accettabile. vorrei qui rispondere all' onorevole La Malfa . certo, a tutti si può imputare, ma è difficile imputare a questa parte e a chi parla, di non aver compiuto lo sforzo di promuovere una riforma costituzionale attraverso il metodo del confronto e del coinvolgimento. vorrei ricordare che su questo tema specifico della forma di Stato non abbiamo avuto solo il lavoro della bicamerale, ma abbiamo avuto un appassionato lavoro dell' Assemblea che ci aveva portato ad un testo che era largamente espressione di una convergenza. è difficile rimproverare, adesso. credo che il rimprovero che La Malfa muove alla maggioranza è totalmente fuori dal contesto politico di oggi. oggi siamo di fronte ad un' altra emergenza. siamo di fronte ad una visione politica che da una parte mira a frenare la possibilità che il Parlamento faccia una riforma e, dall' altra parte, l' affida ad una sorta di plebiscito popolare, che è quanto di più lontano dallo spirito dei costituenti. credo che, purtroppo, noi siamo di fronte ad un problema che viene ancora prima del problema che tu poni, La Malfa . il problema è che in questo momento noi dobbiamo rivendicare il diritto del Parlamento di fare le riforme. certo, questo segnala un motivo di allarme sullo stato della vita pubblica e del sistema politico italiano, ma se in questo momento si accettasse l' idea che il Parlamento può essere paralizzato perché le riforme le faranno i plebisciti, non torneremmo allo spirito dei costituenti, andremmo non so dove, ma in una direzione che non mi pare auspicabile per l' Italia.