Valter VELTRONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 770 - seduta del 26-07-2000
2000 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 255
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi deputati, il prossimo 14 settembre un ragazzo italo-americano, Derek Rocco Barnabei , compirà il breve tragitto che lo porterà dal braccio della morte del carcere di Waverly al Greenville correction center , dove è il lettino per l' iniezione letale. questo è ciò che accadrà se non saranno autorizzati i test sul Dna che potrebbero provare l' innocenza da lui rivendicata. questo è ciò che accadrà se il governatore della Virginia non sarà sensibile all' appello sottoscritto da centinaia di parlamentari europei e ancor di più alle alte parole con cui Giovanni Paolo II ha chiesto proprio ieri un atto di clemenza nei confronti di questo ragazzo. tutti noi avremmo desiderato che il 2000 fosse un anno senza esecuzioni capitali. tutti noi abbiamo sperato che la moratoria sulla pena di morte messa a punto dall' Unione Europea avesse questo effetto: una speranza che purtroppo è svanita lo scorso autunno, con la mancata discussione in sede Onu della risoluzione europea. così, anche in questi mesi ci sono state persone che sono salite sulla sedia elettrica o sono state impiccate o fucilate, perché così hanno deciso le autorità di alcuni dei 76 paesi dove ancora vige la barbarie della pena di morte . la pena di morte è la violazione forse più insopportabile della dignità dell' uomo e del primo dei suoi fondamentali diritti: il diritto alla vita. è un istituto contrario ai principi fondamentali della convivenza umana, che non ha nulla a che fare con la civiltà e con la giustizia. questo è ciò che pensiamo delle più di 1.800 esecuzioni capitali — e sono solo quelle di cui si ha notizia ufficiale — compiute l' anno scorso nei paesi che nei loro ordinamenti mantengono la pena di morte . la mozione che stiamo per approvare impegna il governo italiano ad adoperarsi affinché l' Unione Europea rilanci la sua iniziativa per chiedere all' Onu di approvare una moratoria della pena di morte , una risoluzione che sospenda le esecuzioni capitali in ogni angolo del pianeta, nella prospettiva della loro totale abolizione. ritengo sia un fatto di grande valore civile e morale che in questo Parlamento, nel quale abbiamo tante quotidiane ragioni per dividerci, i segretari di tutti i partiti abbiano voluto insieme sottoscrivere questa proposta, a dimostrazione di come sappia essere unito il nostro paese — ne hanno parlato ora, da ultimi, i colleghi Selva e Biondi, che cito in quanto rappresentanti dell' opposizione — quando si tratta di affrontare grandi battaglie di civiltà. questa è una battaglia che sappiamo essere lunga e difficile. a rallentare il cammino sono, infatti, molti ostacoli. i paesi « mantenitori » sostengono che la pena di morte è uno strumento che ogni Stato può adottare liberamente. sostengono, come ha fatto pochi giorni fa durante la sua visita in Italia il Primo Ministro cinese Zhu Rongji, che non possono esserci ingerenze di alcun tipo in quello che sarebbe un « affare interno » di ogni singola nazione, libera di scegliere questo strumento, la pena di morte , così come sceglie il proprio sistema economico , politico, sociale e culturale. su questo il nostro dissenso è netto. noi non crediamo, pur nel rispetto della culture e delle diversità, delle differenti forme economiche e sociali, che il mondo del 2000 possa rinunciare al rispetto dei diritti fondamentali dell' uomo. non crediamo che la comunità internazionale possa rimare inerte di fronte ad immagini — da qualunque paese provengano — che ci raccontano di guerre etniche, di fame e di povertà, di intolleranza religiosa e razzista, di condanne arbitrarie e torture, di violazione dei diritti umani . noi crediamo, invece, a una vera « mondializzazione » di questi diritti. crediamo, con il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan , che « nessuno Stato può uscire dal sentiero dei diritti umani , che sono e devono essere universali » . ho detto nessuno Stato: non l' Iraq, dove le esecuzioni capitali sono state, nel 1999, più di 700; non l' Iran, dove fonti dell' opposizione denunciano almeno 600 esecuzioni dopo la protesta studentesca della scorsa estate; non la Cina, alla quale spetta il triste primato di oltre mille giustiziati nel 1999 e nei confronti della quale auspichiamo parole e iniziative capaci di portarla a scegliere la via della democrazia, del pluralismo, del rispetto dei diritti e delle libertà politiche... non gli USA, dove le 98 esecuzioni dello scorso anno e le 23 condanne a morte già eseguite nel 2000 nel solo Stato del Texas creano un contrasto insopportabile con la civiltà di quella grande democrazia. ho ancora in mente le parole pronunciate un mese fa dal governatore di quello Stato all' indomani dell' esecuzione di Gary Graham, condannato a morte sulla base di un' unica testimonianza, dopo un processo che ha lasciato nell' opinione pubblica molte perplessità. « giustizia è stata fatta » , ha detto il candidato alla casa bianca, George Bush, dopo aver sostenuto che « non c' è bisogno di alcuna moratoria » sulla pena di morte . un giudizio inaccettabile. espresso con parole gelide e burocratiche. parole lontane, molto lontane, da quelle pronunciate, come ultima dichiarazione, da un uomo giustiziato il 15 marzo scorso proprio in un carcere del Texas. « sento di dover parlare » — ha detto Timothy Gribble, colpevole di omicidio — « contro la pratica della pena di morte , anche se non ho obiezioni nel mio caso. la pena di morte è una punizione non necessaria per la società, che ha altri mezzi per difendersi. non potete rimediare a una morte con un' altra morte. anche se lo Stato sceglie di prendersi una vita e prendere il potere di Dio nelle proprie mani, anche se il governatore uccide nel nome della giustizia, ad essere colpita è la civiltà degli uomini » . è così. la società moderna ha davvero altri mezzi per proteggersi dai criminali. le ultime indagini statistiche svolte negli USA dimostrano, peraltro, che il numero dei crimini commessi non è diminuito con il ripristino delle esecuzioni capitali, e che in quasi il 70 per cento dei processi finiti con la condanna a morte vi sono stati gravi errori giudiziari. l' altro obiettivo che persegue la mozione di oggi è, allora, quello di impegnare il governo italiano — lo ha ribadito il sottosegretario Ranieri — a intervenire presso il governatore della Virginia e il governo degli USA allo scopo di evitare che in questa storia possa essere scritta, il prossimo 14 settembre, un' altra pagina triste e dolorosa. non sta a noi, lo ha ricordato l' altro giorno l' onorevole Vigni, giudicare se Derek Rocco Barnabei sia colpevole o innocente. a noi spetta, però, il dovere di chiedere con tutta l' autorevolezza che abbiamo che gli venga riconosciuto il diritto di difendersi con tutti i mezzi e gli esame possibili. perché è ingiusto e inaccettabile togliere la vita a una persona in ogni caso, anche a colpevolezza provata. ma, se possibile, è ancora più mostruoso pensare ad un eventuale errore giudiziario, pensare alle persone giustiziate o in attesa di esserlo per un crimine mai commesso, per non essersi potuti difendere come nel loro diritto, per aver espresso un' opinione o aver manifestato, come accade in tante parti del mondo, contro il regime del loro paese. la storia del secolo scorso è segnata da questo. due italiani, saliti innocenti sulla sedia elettrica nel 1927, pagando anche il pregiudizio della loro origine e delle loro idee politiche, sono rimasti, per tutti noi, il simbolo di questa mostruosità. ma sono mille e mille i nomi che si potrebbero fare di seguito a quelli di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. ora occorre dire basta. non vogliamo che nel mondo del 2000 quella lista continui ad allungarsi. e abbiamo il dovere di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per evitare che il prossimo nome da aggiungere ad essa sia quello di Derek Rocco Barnabei . è solo una delle tante vite che devono essere salvate. per queste vite — di innocenti, di colpevoli — occorre proseguire quella che è una battaglia di civiltà e che noi qui, insieme, sosteniamo, per una moratoria universale delle esecuzioni capitali per l' abolizione della pena di morte nel mondo, insieme ad Amnesty International , alla comunità di Sant' Egidio , a « nessuno tocchi Caino » . perché crediamo alle parole pronunciate proprio qui a Roma, un anno fa, dal reverendo Jesse Jackson che disse: « la pena di morte rimette soltanto in circolo la violenza, qualcuno dovrà rompere questo ciclo » . noi, insieme, possiamo cominciare a farlo.