Valter VELTRONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 750 - seduta del 28-06-2000
2000 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 254
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghi deputati, oggi siamo chiamati a compiere un passo importante. la legge che stiamo per votare per la riduzione del debito estero dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati credo sia una risposta responsabile e consapevole che l' Italia, il Parlamento e il nostro Governo danno ad una delle grandi questioni del nostro tempo. si tratta di una risposta che dobbiamo ad un mondo povero che scivola sempre più in basso, che paga un tributo crescente per ciò da cui dipende per sopravvivere. oggi sono state rese note le statistiche sulla percentuale di diffusione dell' AIDS. queste statistiche raccontano come ormai siano 24 i milioni di malati di AIDS in Africa e come questa possa essere considerata, come è stato detto dall' Onu stesso, come una sorta di mappa della povertà. la risposta che noi diamo è una risposta che dobbiamo soprattutto ai paesi di un continente che ogni anno paga ai creditori del nord 13 miliardi di dollari . è un continente in cui il dolore e la povertà assumono sembianze e dimensioni difficili da raccontare. quella di oggi è anche una risposta, almeno la parte di una risposta, che in un certo senso però dobbiamo anche a noi stessi, perché dobbiamo essere consapevoli che vi è una comunità di destino che sempre più unisce e sempre più unirà l' umanità intera, perché dobbiamo sapere che le persone che hanno fame, i paesi che hanno fame e che sono tenuti ai margini della crescita e dello sviluppo sono gli attori legittimi e potenziali degli equilibri mondiali, ma anche di possibili e gravi squilibri. un uomo del quale avrei dovuto parlare oggi insieme ad altri a Bolzano a pochi giorni dall' anniversario della sua morte, ci diceva queste cose già diversi anni or sono. « oggi » — scriveva Alex Langer nel 1988 — « il circuito del debito ricomincia a rincorrerci. comincia a funzionare come un boomerang perché se i paesi del terzo mondo , per stare dietro alla spirale perversa del debito imposto dalle nostre ingiuste condizioni di scambio, si vedono costretti a devastare il loro territorio, a svendere la loro natura, allora i danni nell' immediato li sopportano loro, ma il conto comincia a tornare indietro a noi » . dunque, dobbiamo spezzare quella spirale. deve finire per sempre il tempo in cui si pensava di salvare se stessi scaricando i costi sugli altri e facendo ricadere i danni sugli altri. l' Europa, l' Occidente devono mutare radicalmente il loro rapporto con i paesi in via di sviluppo , segnando un' inversione di rotta rispetto ad un passato di cui portano diverse responsabilità. per riuscire a compiere questa inversione, l' Italia può e deve fare la sua parte: penso, per esempio, al prossimo vertice del G7 a Okinawa, dove potremo sollecitare un impegno più forte dei paesi industrializzati , se ad esso arriveremo con il provvedimento oggi in esame che sarà diventato legge; qualora i tempi non consentissero al Senato di approvarlo, ribadisco la proposta avanzata qualche giorno fa. in questo caso, credo che, per riconoscimento di tutti, le ragioni d' urgenza siano evidenti, per cui ritengo che il Governo possa adoperare tutti gli strumenti a sua disposizione per rendere immediatamente operativa questa legge. è una legge necessaria ed urgente, una legge importante, perché allarga la platea dei paesi interessati, superando la parzialità dell' iniziativa di riduzione del debito denominata HIPC e perché alza la soglia del reddito annuo procapite, così da consentire l' accesso ai prestiti agevolati anche ai paesi dell' Ida e ai fondi per lo sviluppo. ed anche perché nel testo, modificato dall' iniziativa parlamentare, dal lavoro della Commissione affari esteri presieduta da Achille Occhetto con il concorso di tutte le forze parlamentari, sono raccolte istanze emerse dalla campagna « Jubilee 2000 » e « sdebitarsi » . laici e cattolici, la Chiesa e la società civile hanno operato per sensibilizzare e poi per sostenere l' iniziativa del Governo e del Parlamento. è estremamente significativo, poi, che nel testo di legge la cancellazione del debito sia strettamente collegata ad un più ampio impegno per lo sviluppo umano, alle nuove iniziative che vanno definendosi per la lotta alla povertà, per la promozione dello sviluppo locale. non basta, infatti, cancellare il debito, se restano inalterati gli altri meccanismi che orientano l' insieme delle politiche. vi è un' economia globale: bene, ad essa deve corrispondere una politica globale, una politica che ribadisca che ovunque nel mondo la crescita e il diritto dei popoli allo sviluppo economico si deve coniugare con il rafforzamento della democrazia e con l' affermazione dei diritti umani e civili. per rompere la spirale del debito, occorre quindi integrare gli strumenti di intervento: più cooperazione, più interscambio, più iniziativa contro l' insorgere dei conflitti! non vi è signore della guerra in Africa che non abbia un esercito finanziato ed equipaggiato attraverso il vero e proprio sequestro delle risorse nazionali, che spesso sono le uniche risorse di un popolo: sono i diamanti nella Sierra Leone , il petrolio e l' acqua in Sudan, le risorse minerarie in Congo. per questo serve una più incisiva azione della comunità internazionale , per questo serve che le Nazioni Unite si orientino verso scelte più nette sull' embargo delle armi: oltre le mine, occorre estendere e generalizzare il divieto di vendita di armi leggere. serve, insomma, più coerenza contro i governi corrotti e indebitati che scaricano sulle popolazioni i disagi delle crisi e del mancato sviluppo, che fanno un uso distorto delle risorse liberate dal debito, che con esse comprano gli strumenti di morte che servono ad alimentare guerre infinite e distruttive. non si tratta di porre delle condizionalità impraticabili, o inapplicabili, come spesso sono stati i criteri rigidi fissati dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca mondiale , ma piuttosto di far crescere nuove condizioni per lo sviluppo, chiedendo l' impegno dei governi debitori a promuovere progetti di sviluppo sociale sostenibili, a costruire strade, scuole, ospedali. dobbiamo farlo perché, se la politica non riuscirà ad assumere un ruolo più ampio, il risultato finirà per essere quello di una mondializzazione senza solidarietà, senza redistribuzione dei benefici; perché il vero nodo è come superare la grande distanza che separa l' ampiezza e la velocità della globalizzazione dalla fragilità delle regole e delle istituzioni chiamate a governarla e perché non si può credere che basti l' accordo di USA, Europa e Giappone per governare un mondo in cui tutti i paesi, in primo luogo i meno sviluppati, rivendicano legittimamente il diritto di contare e di pesare di più, specie quando è in discussione il loro destino. per questo, a febbraio, quando sono stato in Sudafrica, ho proposto, insieme al presidente sudafricano, Thabo Mbeki, di allargare il G7 e il G8 all' Africa e all' America del Sud , sulla base del principio che agli organismi che prendono decisioni riguardanti tutto il mondo devono partecipare paesi di tutte le parti del mondo. è da qui, da questo tipo di valutazioni che dobbiamo partire, è da qui che deve muovere la stessa Unione Europea che può dare segnali forti, con una più chiara opzione sull' aiuto pubblico allo sviluppo, sostenendo la crescita con una progressiva riduzione delle barriere commerciali, facendo lievitare le aree del libero scambio, favorendo la crescita di rapporti non solo economici, ma anche politici e culturali. c' è un' emergenza della povertà, c' è un' emergenza africana, in paesi in cui le aspettative di vita si vanno riducendo terribilmente, paesi nei quali la lotteria della vita assegna a chi vi si è trovato a nascere la possibilità di affrontare il percorso e la sfida della propria vita in condizioni molto diverse da quelle che capitano a noi e ai nostri figli. considero questo provvedimento e il lavoro parlamentare che l' ha prodotto un primo importante segno di una tensione nuova: è solo l' inizio di uno sforzo che tutto l' Occidente deve fare per restituire speranza e possibilità di vita a milioni di persone che rischiano di soffrire della globalizzazione e non di trarne vantaggi. sia, questa legge, l' inizio di un' attenzione e la consapevolezza che questo tema è il primo per le coscienze civili e democratiche del mondo intero.