Valter VELTRONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 714 - seduta del 28-04-2000
Sulla crisi politica
2000 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 253
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , spero mi consentirà, prima di svolgere il mio intervento, di dire una cosa che mi sta a cuore. quando ero ministro dei beni culturali ho collaborato con un giovane assessore alla cultura della regione Lombardia, esponente della destra, del quale ho potuto apprezzare, in quel tempo di lavoro comune, capacità, passione civile, rispetto degli altri e senso delle istituzioni. vorrei dire a Mirko Tremaglia dell' affetto e della solidarietà di tutti noi per la morte di suo figlio a 42 anni. signor presidente della Camera, signor presidente del Consiglio , onorevoli colleghi , le dimissioni di Massimo D'Alema sono state un atto di sensibilità politica e di dignità istituzionale che ha ottenuto riconoscimenti ben al di là dei confini della sua stessa maggioranza. io, il suo gruppo parlamentare , il suo partito, vogliamo ringraziare lui e tutti i ministri che con lui hanno collaborato per aver dato vita ad una importante e positiva esperienza di Governo, nata in un contesto di emergenza politica che ha subito dovuto fare fronte ad una grave emergenza internazionale e che in un quadro difficile ha saputo garantire al paese la prosecuzione dell' ambizioso cammino di risanamento e di riforma avviato dal governo dell' Ulivo. in quattro anni nei quali si è governato bene, anni nei quali siamo entrati in Europa; abbiamo avuto, però, in questo Parlamento quattro governi. nella legislatura precedente il Governo del Polo finì, insieme alla sua maggioranza, dopo soli nove mesi. non si tratta di normali e fisiologiche crisi politiche ; la verità è che siamo immersi in una crisi di sistema che non riguarda questa o quella maggioranza, ma il paese e il suo destino, un paese, il nostro, che sotto il profilo politico e istituzionale è ancora prigioniero di un' anomalia che deve essere risolta. questa è la ragione principale per la quale nasce il suo Governo, onorevole Amato, al quale noi Democratici di sinistra esprimeremo un voto di fiducia e lo faremo con più convinzione dopo aver ascoltato il suo discorso di ieri, la sua replica di oggi e le sue priorità: formazione, lavoro, sicurezza, l' idea di un' economia di mercato e non di una società di mercato. la legislatura consente a questo Parlamento ancora un anno di lavoro nel rigoroso rispetto dei ruoli di maggioranza e di opposizione, senza in alcun modo attenuare quell' antagonismo politico che è l' ossigeno della democrazia e con lo spirito con la quale si è votata l' elezione diretta del presidente delle regioni si possono impiegare questi mesi per costruire un sistema elettorale istituzionale che consenta al paese di uscire dalla crisi del suo sistema politico . un sistema che offra a tutti i cittadini la garanzia che chi vince le elezioni governerà per cinque anni perché lo avranno deciso i cittadini al riparo di una politica nella quale riaffiorano i vecchi mali e che non sembra rassegnarsi all' idea che in questo paese a decidere i governi possano essere i cittadini direttamente e non i partiti. è la società italiana , è il paese che ci chiede questo scatto riformatore, una società che anche grazie ai governi di Prodi e di D'Alema è oggi più moderna, più europea; una società che è cambiata, è diventata più veloce e dinamica in sintonia con quell' economia della rete e delle comunicazioni che si va facendo sempre più pervasiva; una società che si sente sempre più estranea e lontana da una politica e che, invece, è ancora troppo lenta e troppo pesante. la crescita rapida e continua dell' astensionismo è l' espressione più eloquente di una contraddizione che si va facendo lacerante. dal 1994 al 2000 l' astensionismo è passato dal 13 al 27 per cento e riguarda tutti noi. in sei anni, altri sei milioni di cittadini hanno, dunque, smesso di andare a votare; erano cinque milioni i non votanti alle politiche del 1994, nel 2000 sono stati più di undici, altri cinque milioni e mezzo di schede mute, un silenzio che si va facendo assordante. la contraddizione tra la velocità della società e la lentezza della politica va, dunque, saldata. a questo deve servire una riforma elettorale che dia ai cittadini, solo ai cittadini il potere di decidere i governi e ai governi la stabilità fino al nuovo pronunciamento dei cittadini. per questo obiettivo ci siamo battuti con il referendum dello scorso anno che, con 23 milioni di « sì » , mancò per un soffio il quorum necessario. un insuccesso che il paese ha pagato, come ha pagato, onorevole Berlusconi, anche il fallimento di quella Commissione bicamerale che, se avesse portato a termine il suo lavoro, avrebbe potuto dare a questo paese una cornice di innovazione istituzionale di cui l' Italia ha bisogno. per lo stesso obiettivo ci batteremo quest' anno andando a votare « sì » al referendum elettorale il prossimo 21 maggio. ma quale che sia l' esito del referendum, l' obiettivo della riforma elettorale è l' obiettivo principale di questo Governo. è questa anche la ragione principale che ci rende contrari alle elezioni anticipate , che pure certo sarebbero lo sbocco se questo Governo non dovesse avere la fiducia delle Camere. mi permetta, onorevole Berlusconi: non ho alcuna intenzione di fare polemica oggi, ma lei ha detto che nella nostra tradizione non c' è la propensione alle libere elezioni. ebbene, le tradizioni che si esprimono nelle forze politiche che sono qui si richiamano nella storia d' Italia a forze che hanno pagato con la vita per restituire a questo paese il diritto di votare, di pubblicare liberi giornali, di organizzare liberi sindacati e di conoscere una libera vita politica. la tesi delle opposizioni, secondo la quale il nuovo Governo sarebbe illegittimo dopo la sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali , è infondata ed inaccettabile. in nessun paese d' Europa verrebbe considerato illegittimo il proseguimento della legislatura dopo un insuccesso della maggioranza parlamentare ad elezioni regionali o amministrative. questo proprio a tutela — lo ha detto Giuliano Amato prima — di quel bene primario che è la stabilità dei governi, che non può essere revocata — è indubbio — ad ogni elezione parziale. da tempo si dice di guardare alla Costituzione tedesca come modello anche per l' Italia. ebbene, nel corso della sua lunga permanenza alla guida della Germania il cancelliere Kohl ha perso più volte le elezioni regionali e la stessa maggioranza in seno al Bundesrat, il Senato delle regioni emblema del federalismo tedesco, ma nessuno ha definito illegittima sul piano democratico la sua permanenza al Governo. il problema dinanzi al quale ci troviamo non è allora quello di dare un altro colpo alla cultura della stabilità, ma di usare il tempo che abbiamo per rilanciarla e rafforzarla attraverso un patto su regole di stabilità che diano al paese una politica meno lontana. il Governo Amato ha davanti a sé un altro compito importante, quello di tradurre operativamente in modo avvertibile dall' esperienza quotidiana dei cittadini il grande lavoro di risanamento e di riforme prodotto dai governi Prodi e D'Alema , un lavoro che ha creato le condizioni per le quali si possa oggi, con pochi interventi operativi, dare più sicurezza ai cittadini, rimuovere davvero la pesantezza della burocrazia, rimettere stabilmente in moto la crescita e creare nuovo lavoro. il presidente Amato ha fatto ieri riferimento alla gara europea per le concessioni del servizio di telefonia mobile a banda Umts, un' operazione dalla quale il Governo attende introiti per le tasse dello Stato valutabili attorno ai 25 mila miliardi. noi chiediamo al Governo di impegnare queste risorse in tre direzioni: per la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e le imprese, per la scuola e gli insegnanti, per la sicurezza e il relativo personale. i minuti che mi restano, signor presidente , vorrei dedicarli alla coalizione di centrosinistra. sono tra quelli qui dentro che hanno vissuto dall' inizio, dall' interno e da protagonista l' esperienza della costruzione e della vittoria dell' Ulivo. l' Ulivo non era solo un simbolo; è stato un' idea politica, è stato la speranza di milioni di ragazzi e di ragazze, di donne e di uomini di questo paese. è stato la speranza che fosse finito il tempo in cui l' interesse particolare di ogni partito e di ogni gruppo poteva prevalere su un grande disegno comune. l' Ulivo è riuscito ad essere tutto questo anche perché è nato dal basso, è nato dalla società ed ora è lì che deve rinascere. deve rinascere in ogni collegio elettorale , deve rinascere guardando alla società civile che il « politicantismo » guarda con paura. il problema — lo dico a noi tutti — da oggi in poi non può essere la visibilità di ciascuno, ma la forza della coalizione. il problema, da oggi in poi, non può essere cercare di ottenere lo 0,5 per cento in più, ma quello di far vincere la nostra alleanza. i partiti facciano un passo indietro, come noi abbiamo cercato di fare in questa crisi di Governo . talvolta ho il timore che noi stessi non ci rendiamo conto a sufficienza di ciò che è successo e della portata delle attese nei nostri confronti. io sono il segretario del partito più grande della coalizione, un partito che come tale ha ottenuto anche un buon successo elettorale, ma so che, se non saremo capaci di ristabilire il primato dello spirito di coalizione, sarà illusorio attendersi un rilancio anche del ruolo e del valore dei partiti, illusorio ed inutile. l' esperienza di questi anni ci dice che l' attenzione e il favore dei cittadini nei confronti dei partiti sale quando essi dimostrano di sapere stare insieme, di mettere in comune progetti e programmi, ideali ed obiettivi; cade a picco, invece, quando i partiti danno di loro l' immagine di forze centrifughe, principalmente protese nella fatica di Sisifo di fare e disfare i governi. concludo, signor presidente . se vogliamo vincere tra un anno la sfida con la destra, il tempo che ci separa dalla fine della legislatura non può essere impiegato come abbiamo fatto dal 1998 in poi; ora tutti dobbiamo ritrovare le ragioni profonde che ci uniscono, ora dobbiamo avere la forza di resistere alle spinte centrifughe, ai particolarismi, agli egoismi. fare rinascere una speranza, quella di un riformismo capace di promuovere innovazione e di combattere povertà materiali e morali, è il senso e la ragione della nostra esperienza comune e, per alcuni di noi, è anche il senso della propria vita.