Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 665 - seduta del 03-02-2000
Parità di accesso ai mezzi di informazione
2000 - Governo II D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 665
  • Attività legislativa

signor presidente , signore e signori deputati, è un' esigenza elementare per il paese regolare il messaggio pubblicitario televisivo della politica e dei partiti. noi, quando questa discussione ha preso avvio al Senato, abbiamo manifestato il nostro dissenso, perché ci sembrava che la maggioranza ponesse attenzione ad una pagliuzza e non vedesse la trave del conflitto di interessi e del modo di fare informazione della Rai e che anche il provvedimento specifico non desse luogo a pari opportunità . quando il Governo e il centrosinistra hanno acquisito l' idea di avere bisogno del nostro consenso e del confronto con noi, si è avviato un dialogo positivo, in cui abbiamo dimostrato di essere un' opposizione costruttiva, ed il Governo si è aperto alle nostre istanze. vorremmo che accadesse lo stesso anche per qualche provvedimento che riducesse la disoccupazione, che aumentasse i minimi pensionistici, che introducesse un salario sociale per i disoccupati, ma così purtroppo non è. il centrodestra ha portato un attacco a questa legge modificata con una osservazione che non regge, quella secondo cui si tratterebbe di cambiare le regole mentre la partita è in corso : la partita, invece, deve ancora cominciare. tanto meno regge l' accusa secondo cui questo sarebbe un provvedimento liberticida. questo è un provvedimento modesto, che regolamenta un tempo definito delle trasmissioni televisive. dice cosa non può fare nessuno e dice cosa possono fare tutti, offrendo a tutti pari opportunità di garanzie e gratuità: una volta tanto, e solo per questo segmento, i poveri e i ricchi potranno esercitarsi allo stesso modo. facciamo conto che il provvedimento sia già in essere. vorrei dire all' onorevole Berlusconi: ma davvero se la sente di affermare che Forza Italia e Rifondazione comunista si trovano nelle stesse condizioni nel comunicare le loro idee al paese? onorevole Berlusconi, i ricchi restano ricchi e i poveri restano poveri! vogliamo provare a fare un giro per le strade di Roma e paragonare i manifesti di Forza Italia , di Alleanza Nazionale , e così via , affissi sui muri di questa città? i vostri manifesti la riempiono, mentre i nostri non trovano uno spazio, sia perché gli spazi costano, sia perché costano le multe che solo chi è ricco può pagare. ma parliamo della comunicazione di massa . non abbiamo mai pensato che Berlusconi potesse aver vinto in grazia delle televisioni, ma consideriamo la comunicazione uno strumento fondamentale della democrazia. allora vorremmo dire che le televisioni oggi — tutte, pubbliche e private — lavorano in senso conservatore, diffondono un pensiero unico che valorizza il mercato, l' impresa, il liberismo. tutte. in tutte, se parla il Fondo Monetario Internazionale contro le pensioni diventa una notizia oggettiva, mentre le quattro persone che ogni giorno muoiono sul lavoro nel nostro paese non si vedono e non si vede la vita grama della gente. la televisione veicola ragioni conservatrici. le televisioni italiane, poi, hanno due grandi tare. la prima è la concentrazione della proprietà privata di un blocco poderosissimo come quello di Mediaset. noi non ce l' abbiamo con Mediaset, poniamo il problema del conflitto di interessi per tutti. se uno ha un potere forte , una concentrazione di proprietà, specie su mezzi che condizionano la vita pubblica , ebbene, deve scegliere tra i poteri forti e le istituzioni. può scegliere di essere proprietario, ma allora non deve rappresentare il popolo; può scegliere di voler rappresentare il popolo, ma allora non può essere un grande proprietario. deve scegliere. nessuna misura vessatoria, solo una richiesta di scelta. la seconda grande distorsione riguarda la Rai. in questo caso c' è una critica che viene da più parti e che è giusta. vorrei invitare le forze del centrosinistra a non chiudersi in quello che può sembrare oggi un fortino a propria difesa. la Rai ha un vizio governativista, una propensione ad essere non pubblica, ma di Governo. lo sappiamo anche noi che abbiamo provato, nel momento in cui rompemmo con il Governo, una operazione di demonizzazione che è sintomo di questa condizione più generale. noi che, stando all' opposizione, organizzammo una manifestazione di 100-150 mila persone che quasi non si videro, là dove alle forze di Governo gliene bastano qualche migliaio per essere molto apparenti. pubblico, non di Governo: questo deve essere il servizio. è qui che va riformato e forse bisogna sottrarre la televisione pubblica al potere politico e riformare il modo di Governo della televisione pubblica, partendo dai lavoratori dell' azienda pubblica e dall' utenza per definire nuove forme di governo democratico di questo settore decisivo dell' informazione. oggi noi compiamo un primo passo in questa direzione: spero si possa proseguire e che da questa piccola vicenda degli spot si possa affrontare la grande questione dell' informazione e della democrazia del paese.