Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 648 - seduta del 23-12-1999
1999 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 327
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , ringrazio tutti i colleghi che hanno voluto contribuire, con i loro interventi, al dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Governo. in questa mia replica, mi sforzerò di riprendere le molte sollecitazioni venute dalla discussione. vorrei, innanzitutto, esprimere il mio rammarico per il fatto che i rappresentanti del Polo non abbiano voluto partecipare al dibattito, salvo le dichiarazioni rese questa mattina dai presidenti di gruppo, in segno di protesta per i tempi della crisi e del confronto parlamentare. non a mo' di giustificazione, ma, credo, per cercare di fornire un' interpretazione comprensibile dei tempi della crisi, vorrei che tutti considerassimo il rischio che vi sarebbe stato nel caso di una crisi politica che si fosse trascinata per il Natale e il Capodanno, in uno stato di sostanziale congelamento — perché non credo che nel corso delle festività avremmo avuto un grande dibattito politico — per poi riprendere nel mese di gennaio in un clima che sarebbe apparso surreale all' opinione pubblica e, francamente, non rispettoso delle esigenze del paese. abbiamo cercato — io in particolare — di imprimere un' accelerazione al chiarimento radicale, perché in quella lettera alludevo alla decisione di rassegnare le dimissioni, decisione che non potevo anticipare nel momento in cui si discuteva la legge finanziaria . da qui l' espressione che ha suscitato curiosità, « radicale chiarimento » , che voleva alludere a questa volontà senza poterla esplicitamente affermare, pena il rischio di interrompere l' esame della legge finanziaria . se ho voluto imprimere un' accelerazione, dunque, è in considerazione della fase particolare — la prossimità del Natale e la necessità, nel contesto delle nostre responsabilità europee, di fornire al più presto un segno di ritrovata stabilità del nostro paese — e non certamente per la volontà di strozzare un dibattito che, d' altro canto, ritengo potrà riprendere e riprenderà intorno a fondamentali scadenze di natura politica ed istituzionale. sinceramente non è vero, a mio giudizio, che la maggioranza e il Governo non tengano in alcun conto l' apporto dell' opposizione; non è stato vero neppure durante l' esame della legge finanziaria , nel corso del quale sono stati approvati 27 importanti emendamenti dell' opposizione, e in diversi emendamenti proposti dal Governo o dalla Commissione si è cercato anche di raccogliere in punti di sintesi proposte ed indicazioni che venivano dall' opposizione. credo al confronto tra Governo ed opposizioni, nella distinzione dei ruoli e delle funzioni e penso che questo sia un aspetto importante della dialettica democratica. naturalmente questo confronto è tanto più agevole ed è tanto più fecondo se libero dalla delegittimazione reciproca, dall' accusa strumentale di immoralità, dal peso dell' invettiva che certamente rende più difficile il dialogo e il confronto sugli argomenti. detto questo credo che il tema vero che è al centro della nostra discussione — lo vorrei dire in modo particolare ai colleghi della Lega, che hanno animato questa mattina il dibattito parlamentare , e agli altri colleghi che vi hanno partecipato — è quale giudizio noi diamo sulla realtà del nostro paese e quindi sulle responsabilità della politica e del Governo, e di quale Italia parliamo. a volte ho l' impressione, sentendo descrivere un paese di disperazione, di fallimenti, di risparmiatori traditi, che il velo della propaganda finisca per oscurare una visione più reale del processo di trasformazione che investe il nostro paese, delle potenzialità che oggi si manifestano, della comprensione di una realtà italiana che lasciandosi alle spalle...... un periodo difficile dell' aggiustamento finanziario, dei sacrifici, sembra oggi volgersi con maggiore ottimismo, fiducia e speranza verso l' avvenire. se guardo il giornale degli industriali di oggi e cerco di capire da questa prima pagina (che ho qui in fotocopia) di quale paese parliamo, leggo: « Piazza Affari vola verso record che dimostrano una larga fiducia degli investitori ed una forte remunerazione degli investimenti » . « creati 100 mila posti di lavoro negli ultimi tre mesi » , così dice il giornale degli imprenditori italiani. nel sottotitolo leggo: « in recupero anche il sud » . l' occhiello dice: « il tasso di disoccupazione è sceso in tre mesi dall' 11,5 all' 11 per cento » . sto leggendo il giornale della Confindustria, il giornale degli imprenditori italiani. non è il mio, come ben sapete, e certamente è un giornale che si intende dell' economia... leggo in quest' articolo: « i dati del centro studi di Confindustria, relativi... completerò la mia citazione dicendo che, secondo il centro studi di Confindustria, nel mese di dicembre l' incremento della produzione media industriale giornaliera è, rispetto allo stesso mese del 1998, del 5 per cento . questi dati ci parlano di un paese che sta cambiando, che si sta trasformando, naturalmente non senza contraddizioni, ma in modo intenso. il cuore di questa trasformazione è proprio il nord del paese, quella parte dove vi è, di fatto, la piena occupazione ed, anzi, una forte immissione di manodopera straniera e dove è in atto una grande trasformazione. esiste, quindi, davvero una questione settentrionale , ma non è la questione delle imprese che falliscono e della disperazione sociale. è il problema delle infrastrutture, dei servizi e di una Pubblica Amministrazione in grado di accompagnare lo sviluppo e la trasformazione di una delle aree più ricche e più avanzate d' Europa. di questa trasformazione del nostro paese fa anche parte il fatto — che non considero innaturale, ma naturale per un grande paese industriale — che una parte dell' apparato produttivo italiano tende a delocalizzarsi, a trasferirsi in paesi in cui è più basso il costo della manodopera a livelli che per noi non sono raggiungibili. non potremmo, infatti, pagare i salari dell' Albania o della Romania, paesi di diverso tipo. che il sistema produttivo italiano, nei settori più maturi, esporti una parte delle proprie strutture produttive fa parte dello sviluppo logico di un grande paese industriale, così come è logico che avvenga ciò che sta avvenendo e cioè che contemporaneamente in Italia crescano i settori più avanzati, le telecomunicazioni ed Internet, nei quali il nostro paese dovrà rendersi competitivo con i paesi più avanzati del mondo. questa trasformazione, che è in atto, è stata in parte sollecitata dall' aggiustamento finanziario, dall' entrata nell' euro, dal fatto cioè che il nostro sistema produttivo ha perduto i relativi vantaggi competitivi di una moneta debole e di una spesa pubblica ipertrofica. da qui anche una spinta ad una trasformazione del modello di sviluppo alla ricerca di una competitività sul piano non della debolezza della moneta, ma del livello di innovazione che il nostro sistema è in grado di esprimere. il problema vero è se noi siamo in grado di accompagnare e di sostenere questa trasformazione. sono d' accordo con l' onorevole La Malfa quando sostiene che sarebbe sbagliato ritenere che l' aggiustamento finanziario e l' entrata nell' euro siano di per sé condizioni sufficienti a garantire una crescita stabile e duratura. l' Italia e l' Europa — l' Italia con maggiore difficoltà, ma tutta l' Europa — sono, infatti, di fronte ad un altro problema: quale politica economica europea, non soltanto quale politica monetaria europea, per creare le condizioni di una crescita sostenuta e durevole, capace di creare occupazione e per elevare la competitività dell' Europa nel mondo globale. è una questione che difficilmente potrà trovare risposta soltanto in una dimensione nazionale ed è molto importante che l' Italia possa essere partecipe in modo autorevole — e, quindi, con governi stabili e con i conti in ordine, altrimenti non si partecipa — al dibattito ed alle scelte europee su queste questioni. sono convinto che questa capacità competitiva e di crescere si raggiunge attraverso politiche nello stesso tempo di investimenti qualificati nel campo delle grandi infrastrutture nazionali ed europee, di investimenti sulla formazione, sull' educazione, sulla ricerca, sulla formazione permanente, e attraverso politiche di riforma, anche in senso liberale. è questo, a mio giudizio, il terreno oggi del governo delle società europee, terreno in cui valori socialisti, valori solidaristici in generale e cultura liberale s' incontrano nel promuovere insieme liberalizzazione, maggiore competitività, valorizzazione delle capacità dei singoli e nuove forme di solidarietà. è esattamente la sfida nella quale sono impegnate le forze di centrosinistra e di sinistra che sono al Governo in tutti i grandi paesi europei . l' Italia non può che partecipare a questa stessa sfida. aggiungo che in questi anni i governi di centrosinistra si sono misurati con questi problemi, hanno avviato quelle politiche di riforma della Pubblica Amministrazione , della scuola, delle istituzioni, della ricerca, di liberalizzazione dei mercati che sono le politiche necessarie per sollecitare lo sviluppo e per rendere più competitivo il nostro paese. nello stesso tempo però — vorrei che questo diventasse un tema del confronto a sinistra — abbiamo cominciato a costruire uno stato sociale capace di misurarsi con le nuove sfide, che sono quelle della protezione non di lavoratori destinati ad un posto di lavoro fisso per la vita, ma di lavoratori o di giovani inseriti in un mercato del lavoro più frantumato, i quali certamente vivono l' esperienza del lavoro in forme flessibili e discontinue. so benissimo che i nuovi posti di lavoro sono in gran parte questo; ciò però avviene in Italia, così come in Gran Bretagna , in Germania, in Francia, dove la quota di lavoro precario , diciamo così, non a tempo determinato , è ancora 6 punti in più del nostro paese. è la realtà degli USA, dove addirittura questa quota supera il 30 per cento del mercato del lavoro . non credo che noi rispondiamo a queste trasformazioni con l' illusione di tornare indietro. il problema vero è quale tipo di nuove protezioni sociali creiamo per un mondo del lavoro che si trasforma in relazione alle innovazioni tecnologiche ed economiche del mondo di oggi. ma allora su questo apriamo un confronto, perché noi, nel momento in cui abbiamo iniziato a concepire la maternità non come un diritto delle lavoratrici, ma come un diritto delle cittadine, nel momento in cui abbiamo introdotto nel nostro paese forme di sostegno per le famiglie che prendono la casa in affitto o forme di sostegno per l' educazione dei figli e con la legge di riforma dell' assistenza che è all' esame del Parlamento, abbiamo cominciato a costruire gli elementi fondativi di uno stato sociale più inclusivo, meno corporativo, in grado di proteggere cittadini e lavoratori che vivranno una condizione assai più precaria e incerta della loro esistenza. abbiamo cominciato a costruire il nuovo stato sociale a partire da quello che sarà sempre di più il punto fondamentale, cioè un sistema di educazione e di formazione permanente che dia all' individuo gli strumenti culturali per misurarsi con un' economia in continua innovazione e trasformazione. penso che questi siano i problemi dell' Italia di oggi. vedo benissimo — e l' ho misurato anche nell' esperienza di Governo che, naturalmente, è molto istruttiva per chi non è abituato a fare questo lavoro in prima persona — i ritardi, le arretratezze, le lentezze della trasformazione e quanto la trasformazione stessa dovrebbe essere più celere; essa, però, si scontra non soltanto con le contraddizioni interne ad una maggioranza, ma anche con le lentezze di un sistema politico che decide con enorme fatica — un sistema politico che andrebbe riformato — e con la complessità di una amministrazione pubblica la cui trasformazione è cominciata, ma l' opera appare assai ardua ed impegnativa. è certo che, se tutti fossimo consapevoli di questa sfida, si potrebbe procedere con maggiore celerità ed in modo più incisivo nella trasformazione di ciò che deve essere trasformato. credo che la politica abbia queste responsabilità e, accanto ad esse, quella, alla quale siamo stati qui richiamati, di garantire i diritti fondamentali . noi abbiamo lavorato in questi anni; voglio fare solo due esempi, che mi sembrano importanti. in primo luogo, nel momento in cui si usciva dalla stretta dei sacrifici, ci siamo preoccupati di fare una politica redistributiva in grado di tutelare i redditi più bassi; lo abbiamo fatto anche durante il tempo dei sacrifici, operando con equità sociale, ma oggi, con le ultime due finanziarie, lo abbiamo fatto in modo significativo, attraverso gli interventi sociali e le riduzioni fiscali a favore dei redditi più bassi del paese. abbiamo cominciato ad affrontare — « cominciato ad affrontare » , onorevole Bertinotti, figuriamoci — ,... ma non era mai avvenuto che nel nostro paese un Governo promuovesse una conferenza nazionale ed un piano d' azione, a livello legislativo e amministrativo, contro la terribile piaga degli infortuni sul lavoro. lo abbiamo fatto. è sufficiente, insufficiente... vorrei che il confronto fosse più concreto, meno letterario; penso che, se noi fossimo aiutati da un' opposizione di sinistra che, anziché partecipare a quel che mi appare a volte un coro qualunquista, ci incalzasse sui contenuti concreti di una politica sociale , che credo abbiamo avviato e stiamo facendo..., ma certamente sarei lieto di ascoltare critiche e proposte concrete in grado di renderla migliore. è un invito, non è un' offesa. nello stesso tempo, è responsabilità della politica indirizzare la ripresa e lo sviluppo verso obiettivi di qualità. anche qui condivido pienamente le sollecitazioni venute dai nostri amici parlamentari Verdi sui temi della qualità dello sviluppo; vorrei dire, tuttavia, che non si tratta soltanto di impegni per il futuro. gli investimenti a sostegno di programmi di riassetto idrogeologico (dalla concreta individuazione delle aree a rischio all' avvio di opere di riassetto idrogeologico e di consolidamento del territorio) sono stati tra i più significativi e caratterizzanti l' azione di governo nel corso di questi anni e di quest' ultimo anno; tra gennaio e ottobre del 1999 abbiamo aperto cantieri nel settore della difesa del suolo per oltre 1.200 miliardi e, recentemente, abbiamo ripartito altri 1.890 miliardi a favore di interventi di prevenzione dei rischi idrogeologici. la politica ambientale del centrosinistra ha portato per la prima volta...... ad una politica di difesa della legalità, alla lotta all' abusivismo; in un paese abituato ai condoni, abbiamo cominciato a dire all' abusivismo che la risposta non è il condono ma la demolizione, quando ci si trova di fronte ad opere che rappresentano un danno per il territorio e per l' ambiente. insomma, anche qui credo che noi — dico noi perché noi condividiamo una responsabilità di Governo — dobbiamo saper combinare in modo equo l' indicazione di obiettivi per il futuro con la valorizzazione di ciò che abbiamo cominciato a fare indubbiamente marcando una svolta nelle politiche nazionali in materia ambientale. su un altro punto — prima di fare una considerazione politica finale — vorrei rispondere ad una sollecitazione di merito che riguarda la collocazione internazionale dell' Italia, il nostro rapporto con l' Europa e con gli USA. non credo che si possa dire che l' Italia in questi anni abbia avuto una collocazione subalterna. credo che noi abbiamo avuto la condotta di un paese che ha il senso delle sue responsabilità, degli obblighi che sono comportati sia dall' appartenenza all' Unione Europea , sia dall' appartenenza all' Alleanza Atlantica . sono grandi scelte della politica e della collocazione internazionale del paese; sono scelte che comportano vincoli e obblighi, ma nello stesso tempo, all' interno di queste scelte, noi abbiamo sviluppato una nostra iniziativa, dell' Italia, lo abbiamo fatto anche nel momento drammatico della crisi del Kosovo, distinguendoci sia sul piano dell' azione umanitaria, sia sul piano dell' iniziativa politica alla ricerca d' una soluzione pacifica mentre, nello stesso tempo, svolgevamo la nostra parte sul piano delle responsabilità militari, ma — lo ripeto — distinguendoci nello stesso tempo sul piano dell' azione umanitaria e dell' iniziativa politica. lo abbiamo fatto affrontando con gli USA delicate questioni perché, cari colleghi , è vero che il Parlamento americano ha bocciato la legge per il rimborso alle famiglie delle vittime del Cermis (che fu un atto grave), ma è anche vero che il Parlamento della Repubblica italiana ha approvato la legge per risarcire le famiglie delle vittime e che il governo degli USA ha concordato con il governo italiano che concorrerà per il 75 per cento alle spese previste dalla nostra legge. quindi, il Governo della Repubblica italiana si è fatto rispettare nel rapporto con gli USA e ha mantenuto l' impegno che era stato assunto con le famiglie delle vittime del Cermis. non solo, ma noi abbiamo ridiscusso con gli americani un accordo sull' uso delle basi militari e sulla sicurezza che, proprio a partire dalla esperienza terribile del Cermis, prevede limitazioni e controlli che fino ad oggi non erano previsti. l' Italia è un paese che fa parte del mondo occidentale, delle sue alleanze, dei suoi impegni, ma che sta in questo mondo con la propria dignità, con la propria autonomia e con l' impegno costante a far rispettare i propri diritti. concludendo, vorrei rivolgere — me lo consentirete — una considerazione. questo dibattito politico ha rappresentato un passaggio — io credo — importante nella vicenda politica di questa legislatura. non è affatto vero che questa crisi non abbia rappresentato per tutti noi un momento delicato, difficile e un punto di cambiamento. abbiamo fatto una scelta — se volete — di chiarezza e di rischio. il fatto stesso che il nuovo Governo nasca sulla base di una maggioranza parlamentare più ristretta, cosa che so e che certamente mi preoccupa, rispetto a quella del Governo uscente è il frutto di una scelta di chiarimento politico, che poteva tranquillamente essere rinviata, o non fatta, se si fosse preferito continuare a vivere in una condizione di ambiguità e di litigiosità continua nella maggioranza. io credo che questa scelta dovesse essere fatta, per ragioni di chiarezza ed anche per reimpostare, su basi di chiarezza, lealtà e reciproco rispetto, la discussione all' interno del centrosinistra, il confronto, cioè, tra le forze che, sottoscrivendo un patto tra loro, si sono reciprocamente vincolate ad un' alleanza strategica in senso bipolare ed altre forze che, pur essendo a pieno titolo parte del centrosinistra, ed interlocutori sul piano culturale, politico e programmatico imprescindibili per il Governo e per il centrosinistra, tuttavia ritengono quell' alleanza rischiosa, impropria e pensano di dover salvaguardare una propria autonomia ed una propria visibilità, dalle quali aprire un confronto. ritengo che questo passaggio di chiarezza non generi una separazione, ma possa rappresentare l' inizio di una discussione seria, il cui fine è senza alcun dubbio la ricomposizione di uno schieramento coeso e forte di centrosinistra di fronte alle scadenze che il paese dovrà affrontare, a cominciare dalle elezioni regionali . al centro di questo confronto, ovviamente, non vi sarà il tema della Commissione d' inchiesta, che è qualcosa cui si deve arrivare con gli obiettivi che sono stati indicati, e vorrei dire al compagno Crema...... il quale, questa mattina, ha detto, riferisco la citazione esatta, « nessun processo ai processi, nessuna interferenza nell' operato della magistratura » , vorrei dire che, con questo spirito, credo che la Commissione d' inchiesta si potrà fare e potrà essere utile... ma il confronto non è su qualcosa che si deve fare per le ragioni che ci siamo detti, per poter conquistare un giudizio più sereno ed equanime sulla storia del nostro paese, ed io aggiungo sempre per poter evitare nel futuro le distorsioni e gli errori che hanno portato al collasso del sistema democratico all' inizio degli anni Novanta , perché questa è la vera questione. credo, invece, che il confronto dovrà essere sulle grandi questioni programmatiche e politiche, che riguardano l' avvenire dell' Italia e del nostro sistema politico . vedete, mai come in questo momento, noi stiamo misurando (lo dico non in modo accusatorio ma come riflessione autocritica) il ritardo e la separazione tra sistema politico e un paese che guarda in avanti, ormai, come io ho cercato di dimostrare anche alla luce dei dati che indicano un mutamento delle opinioni; il paese ormai guarda in avanti e, se noi non sapremo camminare con un paese che guarda in avanti, l' intero sistema politico subirà un colpo grave di legittimazione e si produrrà un distacco ancora più profondo di quello che si è misurato in questi anni. allora, la direzione di marcia della risposta, a mio giudizio, è senza alcun dubbio quella del completamento della trasformazione del nostro sistema in un sistema dell' alternanza, bipolare, in grado di garantire il confronto fra coalizioni di centrodestra e di centrosinistra per il Governo del paese, un confronto in grado di determinare condizioni di stabilità e governi che possano portare avanti progetti di medio-lungo periodo. l' unica condizione è questa per potere governare facendo le riforme e per affrontare i problemi. per fare questo occorrono riforma elettorale e riforme costituzionali , ma anche una chiara direzione di marcia perché, a mio giudizio, è del tutto evidente che, se in questo momento prevalesse, in quest' Aula, la tentazione di tornare indietro, l' idea che alla fine la follia è stata quella di mettersi sul terreno del maggioritario e del bipolarismo e che, tutto sommato, si possa ricostruire un equilibrio del passato — al quale qualcuno guarda con legittima nostalgia — credo che una tentazione di questo tipo creerebbe non un varco, ma una frattura incolmabile tra società italiana e sistema politico . la risposta è nell' andare avanti in modo coraggioso, salvaguardando il pluralismo, ma puntando a riforme in grado di determinare governabilità, stabilità al servizio di grandi progetti per il paese. la governabilità non è fine a se stessa , ma è la condizione perché il paese possa affrontare grandi progetti e grandi riforme. questa deve essere la direzione di marcia , questa è la mia convinzione, questo è il modo per ristabilire un rapporto con l' opinione pubblica e con le attese di un' Italia che cambia. vorrei dire, e finisco davvero, che in questo passaggio di Governo, anche per ragioni diverse, per ragioni politiche, per ragioni di equilibrio, per ragioni di alternanze, abbiamo rinnovato in parte la compagine... voglio ringraziare davvero gli amici, i compagni delle forze politiche che non fanno più parte del Governo: Scognamiglio, Folloni, Piazza...... gli altri amici che hanno partecipato all' azione di governo come sottosegretari...... per la collaborazione leale e produttiva che si è avuta nel corso di quest' anno. sì, voglio ringraziare innanzitutto gli amici che fanno parte di quelle forze politiche che non sorreggono più il Governo e con i quali la ragione di un distacco è stata una ragione più propriamente politica. poi non vi è dubbio che altri amici, che nel corso di quest' anno hanno lavorato con noi... in quest' Aula, certo, non vedo motivo di ilarità. nella politica possono esservi avvicendamenti, cambiamenti, ma questi cambiamenti ed avvicendamenti non tolgono nulla alla stima personale ed al ringraziamento che è dovuto a Rosa Jervolino Russo , Tiziano Treu e ad altri amici che sono qui presenti. è l' espressione di una opinione convinta ed anche un atto di civiltà. capisco che ci si possa opporre anche a questo, l' opposizione ha il diritto di farlo. no, parlo di persone che ovviamente continueranno a dare un contributo alla vita politica italiana , alle quali sento il dovere, in questo momento, di esprimere un ringraziamento per il lavoro svolto al servizio del paese nel corso di quest' anno. il nuovo Governo che inizia il suo lavoro sa di avere di fronte a sé un compito difficile...... sa di potere contare sul sostegno convinto delle forze politiche che hanno dato vita al patto di maggioranza e, lo voglio dire molto sinceramente, capisco il senso della sfida proposta dall' onorevole Rebuffa, il quale ha detto « valuteremo provvedimento per provvedimento » perché è giusto che sia così, tuttavia sono convinto che il Governo potrà contare anche sull' interlocuzione attiva, esigente, ma non pregiudizialmente negativa di altre forze politiche . esse, pur in una diversa collocazione, sono parte della prospettiva del centrosinistra italiano. questo mi dà la convinzione che il Governo possa adempiere ai suoi compiti, possa raggiungere i suoi obiettivi sul terreno delle riforme e del compimento utile della legislatura.