Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 647 - seduta del 22-12-1999
1999 - Governo Tambroni - Legislatura n. 3 - Seduta n. 270
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli senatori , non è usuale che il Governo si presenti dinanzi al Parlamento per ottenere un voto di fiducia a pochi giorni dal Natale, in un momento che più tradizionalmente dedichiamo a noi stessi e alle nostre famiglie. comprendo i disagi che ciò può aver determinato ma sono anche convinto che l' accelerazione impressa alla crisi e la rapidità delle decisioni assunte dal Capo dello Stato rispondono all' interesse superiore del paese di contare presto su un Governo autorevole e nella pienezza delle sue funzioni. del resto la stessa discussione di questi giorni — il confronto anche aspro che si è aperto tra le forze della maggioranza — ha avuto il merito di affrontare questioni di fondo nella tormentata transizione del paese, prima tra tutte i caratteri definitivi dell' evoluzione bipolare del nostro sistema politico e istituzionale. in questo passaggio particolare, io per primo ho sentito l' esigenza di riaffermare e rilanciare le prospettive di un' alleanza organica del centrosinistra che ci consentisse di affrontare con una maggiore forza e coesione della coalizione le sfide di Governo che sono davanti a noi. personalmente comprendo, anche se non la condivido, la preoccupazione di quanti vedono in questo una riduzione del ruolo e della funzione delle singole forze politiche temendo che, dietro il rafforzamento della coalizione, si possa celare la prospettiva di un partito unico del centrosinistra. ipotesi, per la verità, allo stato delle cose irreale e che nessuno avanza. d' altra parte non ho nascosto, fin dalla nascita del precedente Governo nell' ottobre di un anno fa, la coesistenza dentro la maggioranza di visioni diverse dell' evoluzione del nostro bipolarismo. dissi allora che il tempo ci avrebbe aiutato a sciogliere gli interrogativi su questi nodi e, nei fatti, così è stato. qui è, dunque, un primo elemento di novità e di chiarezza che la soluzione della crisi ci propone: il Governo che oggi chiede la fiducia del Parlamento lo fa sulla base di un rilancio dei valori che hanno ispirato la nascita e il consolidamento della coalizione di centrosinistra. lo stesso documento sottoscritto dalle forze della maggioranza sottolinea con forza le ragioni di questo rilancio: la volontà di rafforzare, su basi nuove, quella grande intuizione strategica che, nella primavera del 96, consentì l' incontro e l' unione delle diverse culture riformiste quale condizione per la vittoria elettorale e l' avvio di un' esperienza feconda di governo dell' economia e della società italiana . oggi quell' incontro — quella sintesi di valori, culture, sensibilità, dopo un confronto duro, esplicito ma per ciò stesso utile — può rinnovarsi e recuperare lo spirito e la coesione delle origini. personalmente vedo in ciò uno scatto d' orgoglio ed una assunzione di responsabilità che ci consentono di guardare con fiducia alle prove impegnative che attendono il paese da qui ai prossimi mesi. è prevalsa, dunque, nella vicenda di queste settimane la volontà di ricostruire non soltanto un clima positivo ma un progetto politico ed una prospettiva autorevole per il Governo del paese. naturalmente, il mio auspicio è che alla costruzione di questa nuova fase scelgano di partecipare tutte le componenti che, nel corso dei mesi passati, hanno sostenuto l' azione del governo . personalmente è con questo spirito che intendo proseguire il confronto e la discussione con le forze del Trifoglio, riaffermando la stima e il rispetto dovuti a tradizioni e culture che hanno radici profonde nella storia del paese. una discussione che, per quanto mi riguarda, continuerà a fondarsi sulla premessa di un centrosinistra strategico per le sorti del paese e sulla volontà di allargare i confini di questo progetto a tutte le forze disponibili a recare il loro specifico contributo di idee e proposte. può darsi che il brusco precipitare della crisi, nei giorni scorsi, sia stato un errore. per parte mia — come ho detto — ciò non annulla l' esigenza di mantenere aperto un dialogo con quella parte della maggioranza che si è riservata, ancora nella mattinata odierna, una valutazione finale sullo sbocco che abbiamo individuato e sul nuovo Governo che si presenta oggi davanti al Parlamento. rimango personalmente convinto che sia interesse comune cercare di superare incomprensioni e divergenze che, a mio avviso, non debbono annullare il giudizio su una comune e positiva esperienza di Governo del paese. allo stesso modo, credo importante superare, tra noi, ferite e lacerazioni del passato; anche di quello più recente. non solo — e mi riferisco in modo diretto agli amici socialisti — perché una divisione profonda tra forze che si riconoscono in una stessa tradizione e negli stessi valori di riferimento non ha paragoni nel resto d' Europa, ma perché il dialogo, l' incontro e l' unità tra le componenti progressiste e riformiste del nostro sistema politico è garanzia di quel bipolarismo maturo a cui tendiamo tutti e che, insieme, dobbiamo cercare di consolidare. sono anche convinto che in questo sforzo di superamento delle divisioni dell' oggi, al presidente del Consiglio spetti una responsabilità in più; quella di avanzare, laddove possibile, proposte concrete in grado di aiutarci a compiere un passo in avanti nella direzione indicata. ed è per questa ragione, comprendendo lo spirito che ha spinto diverse forze politiche della maggioranza e delle opposizioni — e i colleghi socialisti in particolare — ad avanzare, nei mesi scorsi, la proposta di una commissione parlamentare d' inchiesta sul finanziamento illegale della politica, che voglio invitare le forze della maggioranza a sostenere in Parlamento questa proposta. è un punto delicato e rilevante sul quale non è bene vi siano equivoci: le perplessità — non solo mie — sull' utilizzo di uno strumento d' indagine di questo genere avevano fondamenti precisi. a partire dal fatto che non è possibile né accettabile che il Parlamento interferisca, in alcun modo, nelle indagini e nei procedimenti aperti dalla magistratura. altra cosa — ed è a questo spirito della proposta che mi sono riferito — è l' ipotesi che i presidenti delle Camere procedano alla nomina di un organismo ristretto, qualificato, composto da personalità di assoluto prestigio ed esperienza che nel Parlamento siedono onorandone la funzione e il ruolo. un organismo il cui mandato escluda in modo tassativo la possibilità di intervenire su procedimenti giudiziari in corso o su sentenze espresse e che in un tempo breve — non più di cinque o sei mesi — consegni al Parlamento una relazione sulla quale sviluppare successivamente una libera discussione. è una proposta che contiene tutte le garanzie necessarie e che, al tempo stesso , si sforza di recepire una richiesta legittima avanzata da molti parlamentari che, per ragioni comprensibili, ritiene doveroso e giusto che il confronto su questa pagina drammatica della vita del paese trovi nel Parlamento la sede più autorevole per un confronto politico. avanzo, dunque, questa ipotesi perché capisco il valore, anche simbolico, di questo passaggio. è noto, lo ripeto, che a più riprese ho espresso sulla materia un' opinione diversa. il punto, però, non è questo: ho scelto, per le ragioni dette, di farmi carico di una domanda e di un bisogno di discussione. lo considero un atto doveroso ed uno sforzo di riconciliazione non solo tra componenti diverse della sinistra italiana ma del Parlamento nel suo complesso. è, dunque, legittimo, avere su questo punto opinioni diverse, ma l' appello che rivolgo a tutti voi — e ai colleghi socialisti in primo luogo — è di ritrovare il filo dell' ascolto reciproco e del dialogo. se questo avverrà, potremo affrontare insieme questa discussione, trarne i benefici possibili, restituire al paese tranquillità e serenità nei confronti della propria storia. l' altro elemento di fondo che bisogna considerare nella nostra discussione è il passaggio cruciale della transizione democratica aperta nel paese. è vero: da anni ormai siamo immersi in una sorta di guado. una condizione che non ha prodotto, però, immobilismo ma, anzi, l' avanzare di riforme importanti — seppure parziali — del nostro sistema politico e istituzionale. oggi siamo giunti ad un punto decisivo di questo percorso. ci attendono, nei prossimi mesi, scadenze elettorali significative a partire dal voto per il rinnovo dei consigli regionali . e sarebbe profondamente sbagliato — a fronte di un' interruzione traumatica della legislatura — accavallare nuove elezioni politiche con quell' elezione diretta dei presidenti delle regioni che, in virtù delle nuove regole, assumerà un vero e proprio carattere costituente. così come risulterebbe un errore ed una violazione del diritto dei cittadini ad esprimersi su grandi temi che interrogano la vita democratica del paese, impedire nei fatti lo svolgimento dei referendum che la Corte costituzionale dovesse ammettere. ma è soprattutto sui due nodi costituzionali da tempo al centro del dibattito politico e parlamentare che i prossimi mesi — se ben impiegati — potranno consentire di raggiungere obiettivi inseguiti a lungo. i temi della riforma federalista dello Stato, della nuova forma di governo e della legge elettorale . sul primo punto, vorrei limitarmi a dire che non solo è giunto il tempo della decisione ma che, oggi, è concretamente possibile decidere. il 2000 sarà l' anno del decentramento amministrativo . entro i prossimi mesi saranno definite e trasferite alle regioni e agli enti locali le risorse e i beni necessari per la concreta attuazione ed il corretto esercizio delle funzioni trasferite, completando l' intero processo nei tempi previsti. e lo faremo con particolare attenzione ai problemi delle minoranze linguistiche. il disegno federalista, dunque, sta assumendo una sua conformazione precisa. si può dire davvero che siamo giunti al cuore del problema: ora è il momento, per tutti, di uscire dalla propaganda, assumendosi responsabilità precise di fronte al Parlamento e al paese. a partire dal capitolo fondamentale delle risorse finanziarie destinate alle regioni e, dunque, dalla qualità e dalla dimensione che assumerà, a regime, il processo di decentramento avviato nel corso di questi anni. se una maggioranza del Parlamento ritiene che la destinazione di risorse previste finora sia insufficiente e che vada sensibilmente incrementata, noi siamo disponibili a discutere e a rendere più radicale l' intera architettura della riforma. ma per fare ciò — ed è qui che si misura la volontà politica reale di giungere ad un risultato — serve una riforma costituzionale che si può fare soltanto nel Parlamento e in un contesto di collaborazione e dialogo. noi siamo pronti a fare fino in fondo la nostra parte. sul punto delicato della legge elettorale , ho preso atto con piacere del rapporto diretto che si è voluto sottolineare tra la soluzione da individuare e la futura forma di governo . mi pare un modo corretto di affrontare la questione. si tratta di un collegamento oggettivo e che, ritengo, possa facilitare l' individuazione di una soluzione largamente condivisa. le posizioni in campo sono note ed anche in questo caso la vera necessità urgente è quella di decidere. il Parlamento può affrontare questo confronto in modo civile e senza pregiudiziali reciproche. naturalmente, per quanto attiene alla futura legge elettorale , tenendo conto del giudizio di ammissibilità del referendum che la Corte costituzionale esprimerà nei prossimi giorni. qualora, infatti, il referendum fosse ammesso è del tutto evidente che il Parlamento dovrà attenersi scrupolosamente alla norma che impone di legiferare tenendo conto del contenuto del quesito referendario. dal Governo dovranno giungere indicazioni e sollecitazioni tese a risolvere in modo equilibrato la questione decisiva della stabilità politica del paese. mentre va esclusa la possibilità di usare la nuova legge per forzare il sistema politico verso un bipartitismo che non appartiene alla nostra tradizione e non rappresenta oggi una prospettiva credibile. obiettivi comuni devono essere, invece, garantire una maggioranza certa, la stabilità dei governi, un diritto di tribuna per quelle forze che non intendono coalizzarsi. naturalmente, tali principi non escludono la possibilità di applicare modelli diversi. ho visto ad esempio, con interesse, che negli ultimi giorni è stata riproposta da alcuni l' elezione diretta del premier; soluzione che affronta in termini radicali il problema di un Governo che sia espressione diretta della volontà dei cittadini. è chiaro che, in questo caso, si dovrebbero prevedere i giusti contrappesi garantendo un equilibrio convincente nella ripartizione dei poteri e nell' esercizio del loro controllo. ma, appunto, tutto ciò è materia di discussione da parte del Parlamento. a noi spetta un compito di stimolo e pressione affinché il paese non perda l' occasione di completare una transizione che si è fatta ormai troppo lunga. queste, dunque, sono le ragioni politiche per le quali l' Italia ha oggi bisogno di un Governo e non di una lunga crisi o di nuove elezioni. il Governo che oggi chiede la vostra fiducia lo fa sulla base di un programma condiviso, di uno spirito rinnovato della coalizione che ha guidato il paese negli ultimi anni, di soluzioni adeguate a completare la sua lunga transizione istituzionale. ma, a queste ragioni, si deve sommare l' esigenza di non perdere l' opportunità di agganciare il paese ad una congiuntura favorevole della ripresa e dell' economia su scala europea e internazionale. abbiamo la possibilità concreta di puntare, entro i prossimi due anni, allo standard medio di crescita dell' Europa, colmando quel ritardo che continua a pesare sullo sviluppo della nostra economia e delle nostre produzioni. per farlo non dobbiamo scostarci, nei prossimi quindici mesi, dagli indirizzi programmatici seguiti finora e che ci hanno permesso di conseguire risultati che solo pochi giorni fa ho avuto modo di elencare in questa stessa Aula. si tratta, ora, di accelerare il passo consolidando i risultati raggiunti e le riforme avviate. sono, del resto, gli indicatori sul prodotto interno lordo del terzo trimestre di quest' anno insieme all' andamento positivo della produzione industriale e degli ordini nei mesi più recenti a confermare aspettative incoraggianti. l' economia italiana non solo non è ferma ma mostra segnali di ripresa. sta anche alla politica, in questo contesto, fare la sua parte. questo significa, in primo luogo, colmare il gap che ci separa dai nostri diretti competitori in settori strategici. competitività del sistema significa saper cogliere le opportunità nel momento in cui si presentano. ma condizioni per fare questo sono qualità dell' azione pubblica, vitalità ed efficienza del settore privato, una forte propensione all' innovazione delle produzioni, l' aggancio del settore terziario ai comparti tecnologicamente più avanzati. è qui, a questo livello, che si decide la collocazione internazionale di un paese moderno. ma se si accetta la sfida della competitività bisogna trovare il coraggio di agire. in primo luogo, consolidando il risanamento finanziario e la riduzione del carico fiscale e contributivo sulle famiglie e le imprese. in secondo luogo, proseguendo il rilancio delle opere pubbliche e la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio abitativo, completando gli studi e le procedure per quelle grandi infrastrutture che si rinviano da oltre un quarto di secolo; usando la leva fiscale e contributiva per sostenere le imprese e creare nuova occupazione. mirando, simultaneamente, ad un contenimento del costo del lavoro e a salari netti più elevati. in terzo luogo, completando la riforma della Pubblica Amministrazione , aprendo e regolamentando i mercati per creare nuove opportunità per le famiglie e le imprese e, insieme a questo, riorganizzare il rapporto tra i cittadini e lo Stato. i provvedimenti collegati alla finanziaria in tema di organizzazione e razionalizzazione degli uffici pubblici e di valorizzazione e utilizzo del patrimonio immobiliare dello Stato, vanno esattamente in questa direzione. il paese dispone oggi, per la prima volta, di un quadro normativo di riforma del sistema amministrativo che non ha precedenti. ora, naturalmente, arriva la parte più difficile: la sua concreta attuazione. è un processo di portata enorme. il Governo farà la sua parte: proseguiremo la semplificazione dei procedimenti amministrativi, la redazione dei testi unici e l' attuazione di un nuovo sistema di controlli in grado di riordinare e potenziare strumenti e meccanismi di monitoraggio dei costi e dei risultati dell' attività amministrativa. insieme a questi provvedimenti, è necessario proceda il programma di liberalizzazioni e privatizzazioni avviato con successo in questi anni. si tratta di dare attuazione alle direttive europee già vigenti, come nel caso del gas, ma anche intervenire in altri settori, e tra questi i servizi pubblici locali. favorito lo sviluppo di nuovi mercati, è necessario definire norme rinnovate per nascita, vita e morte delle imprese con un sistema che si muova in netta discontinuità con la disciplina attuale avendo il paese bisogno di un diritto al servizio dell' economia e non già di un' economia frenata dal diritto. pensiamo ad una disciplina societaria adatta alla struttura produttiva italiana; una procedura fallimentare che non sia, come oggi, lunga e onerosa ma agganciata ad una giustizia civile per l' impresa certa e rapida. su questo punto il Governo intende promuovere un esame rapido da parte del Parlamento delle opportune soluzioni legislative. è importante, infine, approdare a un punto fermo sulla questione aperta da tempo con gli ordini e le associazioni professionali: bisogna offrire un quadro di regole chiaro e di impronta europea ai tanti professionisti impegnati oggi in questi settori creando, al contempo, nuove opportunità per quanti si accingono ad entrarvi in futuro. il fine ultimo di questo processo è uno solo: una crescita stabile che sia fonte di opportunità di lavoro soprattutto nel Mezzogiorno. sarà lì che alla fine vinceremo o perderemo la sfida per noi più importante: quella del lavoro e dello sviluppo. ed è lì che dobbiamo investire le idee e le energie di cui disponiamo. perché avvicinarsi all' Europa non è possibile se non assicurando una crescita accelerata al Mezzogiorno. anche per questo vogliamo aprire un confronto con la Commissione europea allo scopo di riconsiderare le linee guida per la definizione della « politica di aiuti » e la loro relazione con i principi della concorrenza. un aggiustamento reso tanto più necessario, del resto, dal futuro allargamento dell' Unione Europea . i dati odierni sulle tendenze dell' occupazione sono la conferma che la battaglia del lavoro si può vincere, tanto al nord quanto al sud; fra le donne quanto fra gli uomini, tra i giovani e gli adulti. avevo ipotizzato la possibilità di arrivare entro la primavera del 2001 ai 21 milioni di occupati. non era, prima, e tantomeno è oggi un' affermazione velleitaria: la ripresa in Italia è in atto come testimoniano le cifre, non le mie personali aspirazioni. oggi che quel risultato, i 21 milioni di occupati, è più vicino — e i dati di stamane registrano una riduzione del tasso di disoccupazione nell' ultimo anno dall' 11,9 all' 11,1 — mi auguro che le polemiche di parte lascino spazio ad uno sforzo comune e condiviso. la ripresa è anche condizione per aggredire i nodi strutturali della struttura sociale del paese: scuola e università, mercato del lavoro , nuove tecnologie e riforma dello stato sociale , rafforzamento delle garanzie e dello stato di diritto . una qualità diversa del nostro sistema produttivo lungo le linee che ho appena indicato richiede istituzioni sociali diverse, più aperte e flessibili. più capaci di fondere responsabilità individuali ed equità sociale. più pronte a promuovere l' effettiva eguaglianza delle opportunità di accesso ai servizi offerti sviluppando una capacità di prevenzione degli effetti negativi che un mercato del lavoro precarizzato e fenomeni di esclusione sociali determinano. è questa un' esigenza dell' intera Unione Europea come ha autorevolmente ricordato lo stesso presidente Prodi, così come europea, oltre che italiana, è la necessità di soddisfare le esigenze di creatività e l' autonomia crescente di sistemi produttivi fondati sempre più sul sapere e sull' innovazione. la verità è che non si compete senza una società efficiente ma neppure si riformano le grandi istituzioni sociali al di fuori da una dinamica economica virtuosa. sta anche qui la ragione che spinge ad un riequilibrio — non solo finanziario — del nostro stato sociale . questo Governo, come quelli che lo hanno preceduto, definirà la natura degli interventi da compiere a partire da quelli ormai maturi della previdenza complementare. individuerà le fonti di finanziamento, i tempi e le forme di attuazione delle riforme. e tutto ciò sempre attraverso il dialogo e il confronto con le parti sociali . il Governo proseguirà l' azione di riforma nel campo dell' istruzione, della formazione, della ricerca e del trasferimento tecnologico. la riforma dei cicli e la legge sulla parità sono due elementi fondamentali di una riforma complessiva del nostro sistema scolastico e ne auspichiamo la più rapida approvazione. si tratta di provvedimenti attesi da lungo tempo e che troveranno un completamente logico nelle disposizioni in tema di autonomia delle singole scuole, di diritto allo studio , di istruzione e formazione degli adulti, provvedimenti questi ultimi giunti da poco all' esame del Parlamento. alcuni collegati alla finanziaria intervengono in modo specifico su queste materie, a partire dallo stato giuridico dei docenti universitari e dagli interventi previsti in materia di innovazione tecnologica . su quest' ultimo aspetto l' azione del governo mira al sostegno e alla massima diffusione delle nuove tecnologie e dei servizi online. è ormai del tutto evidente che siamo di fronte a un processo votato a modificare in un futuro prossimo la natura dello sviluppo economico . sta nascendo una nuova infrastruttura essenziale per la produzione, il lavoro, il commercio, l' educazione, il tempo libero . vanno modificandosi abitudini e modalità di fruizione di servizi e consumi. consideriamo questo capitolo prioritario e sarà nostro impegno presentare, in tempi brevi, un Piano d' azione nazionale sulla materia rispondendo positivamente alle sollecitazioni che giungono dalla stessa Commissione europea. quella che abbiamo in mente, dunque, è una società moderna, attenta alle ragioni e alle esigenze del singolo, capace di non abbandonare nessuno al proprio destino. la politica e l' azione di governo , in questo senso, possono molto. famiglia, assistenza, inclusione, salute: su questi capitoli si sono avviate riforme profonde con un' identica matrice, valori e ispirazioni comuni: l' idea che al centro — al centro di tutto — debba essere solo ed esclusivamente l' integrità della persona. la sua integrità morale e, dunque, la possibilità di scegliere la propria vita. la libertà di essere padri e madri anche quando ciò è più difficile per le condizioni economiche della coppia o per le difficoltà di un bambino non sano. la sua integrità fisica e, dunque, la scelta di porre al centro della riforma della sanità i temi dell' inclusione e della prevenzione. l' idea che la salute — il diritto a stare bene — è un diritto universale da garantire a tutti, mentre il diritto dei malati deve essere quello di poter guarire e comunque d' essere curati in un ambiente accogliente, rispettoso, efficiente. il nostro obiettivo, anche su questi terreni, è unire l' Italia: garantire al nord e al sud la stessa qualità dei servizi di cura e di assistenza. ma unire l' Italia anche al livello dei diritti individuali, prendendosi cura di chi è davvero più debole; dei portatori d' handicap, dei malati gravi, degli anziani non autosufficienti. dove il mercato non arriva perché non ha interesse ad arrivare, la polis, e quindi la politica, deve intervenire a colmare uno squilibrio. noi, nel corso di questi anni, lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, se ce ne sarà data la possibilità. vi sono, infine, altre riforme già approvate e che potranno, fin dai prossimi mesi, introdurre novità significative nel rapporto tra i cittadini e lo Stato. è questo il caso della riforma sul giusto processo, a testimonianza della capacità del Parlamento di legiferare anche su materie particolarmente delicate. le novità introdotte mirano a rafforzare un legame di fiducia e di rispetto reciproco tra istituzioni diverse e tra queste e i singoli cittadini. ciò senza incrinare quel principio di autonomia e indipendenza della magistratura sul quale si fonda un moderno stato di diritto . l' impegno prioritario del Governo deve rivolgersi, ora, ad una maggiore efficienza dell' amministrazione quotidiana della giustizia. vanno colmati ritardi, disfunzioni, lentezze che finiscono — se non contrastati adeguatamente — per incrinare la fiducia del paese in una delle sue istituzioni fondamentali. ma è anche un impegno che ci deriva — come ha ricordato autorevolmente, pochi giorni fa, il Capo dello Stato — dagli obblighi internazionali assunti dal nostro paese. lo stesso discorso deve valere nella prevenzione e repressione della criminalità diffusa e della grande criminalità organizzata . anche in questo settore non sono mancati, nel corso degli ultimi anni, risultati significativi. quest' azione, oggi, va rilanciata e intensificata con mezzi e risorse adeguate. siamo entrati, dunque, in un periodo decisivo per il nostro futuro, anche per le responsabilità internazionali cui dobbiamo fare fronte: consolidare il nostro ruolo in un contesto europeo che si va modificando anche con il nostro contributo, contribuire alla stabilità dei Balcani e alla riforma delle istituzioni internazionali. signor presidente , onorevoli senatori , ho detto all' inizio che la rapidità con la quale si è consumata questa crisi risponde all' esigenza del paese di contare presto su un Governo nella pienezza delle sue funzioni. sono però convinto che è stato possibile accelerare in questo modo i tempi perché la parte più larga delle forze politiche che sinora hanno dato vita alla maggioranza ha trovato le ragioni di un rilancio politico del centrosinistra e della sua esperienza di Governo. è del tutto evidente — a me in primo luogo — che se così non fosse stato, oggi non avrei potuto pronunciare questo discorso e assumere gli impegni che ho appena indicato. la crisi, del resto, è apparsa a molti osservatori — e con ogni probabilità a molte elettrici ed elettori del centrosinistra — come un evento indecifrabile e, quindi, come il pericolo di un ritorno al passato. essa è stata, invece, l' occasione per fare chiarezza. credo, dunque, che abbiamo fatto bene a fare presto e a indicare una soluzione che — se raccolta — potrà rilanciare le ragioni del nostro stare insieme e le prospettive della coalizione che ha guidato il paese nel corso di questa legislatura. considero questo esito un atto di fiducia, in primo luogo, verso noi stessi e verso il lavoro che, insieme, abbiamo realizzato. un risultato prezioso che deve anche aiutarci a ricostruire un rapporto positivo tra i cittadini e la sfera pubblica. per molte ragioni sono evidenti le cause di una distanza tra una parte dell' opinione pubblica e la politica. in parte ciò è dovuto alla natura particolare di un paese dove convivono punte d' eccellenza e ritardi incompatibili con lo sviluppo di una grande nazione moderna. ma, per altro verso, questo legame diventa difficile quando la politica e la realtà concreta del paese divergono, riducono la comunicazione reciproca, perdono contatto. per una democrazia questo è un pericolo non meno grave delle eventuali disfunzioni o ritardi nell' azione di governo . credo che l' Italia viva oggi una condizione particolare di questo segno: da un lato un paese che è tornato a guardare avanti, a rivolgere le proprie attese e aspettative al futuro. dall' altro una politica che stenta a voltare pagina, ancorata a formule e linguaggi che stanno perdendo il passo con il paese reale , con i cittadini e i loro problemi. è come se i cittadini volessero lasciarsi definitivamente alle spalle una lunga stagione di crisi ma trovassero, paradossalmente, una resistenza nella politica e cioè proprio tra i soggetti che, invece, più coraggiosamente dovrebbero spingere verso l' apertura di una stagione nuova. noi non risolveremo questo problema con reciproci scambi d' accusa, nel chiuso di quest' Aula. dobbiamo capire che, se non sapremo far intervenire rapidamente una svolta su questo terreno, potrà avanzare il rischio di un collasso, di una rottura seria della fiducia dei cittadini nelle istituzioni. e questa è una responsabilità che nessuno, ragionevolmente, può pensare di assumersi. il mio auspicio, dunque, è che, fino dalle prossime settimane, rafforzatosi lo spirito di coesione della maggioranza, possa riaprirsi, nel Parlamento, un dialogo costruttivo sul terreno delle riforme da fare per completare una transizione che si è fatta ormai troppo lunga. spetta certamente a noi — classe dirigente — fare la nostra parte. non deludere chi attende una risposta a bisogni primari; non tradire le aspettative di quanti hanno avuto fiducia nelle istituzioni e nelle persone che le rappresentano. fiducia che impone, in primo luogo, comportamenti politici e parlamentari ispirati ai principi più rigorosi dell' etica pubblica. principi a cui il Governo nel corso della sua esperienza non è mai venuto meno. noi — la coalizione dell' Ulivo e del centrosinistra — in questi anni, ci siamo posti al servizio di questo progetto. se ne avremo la possibilità continueremo a farlo per il bene della politica, delle istituzioni, della società italiana . signor presidente , onorevoli colleghi , non è mia intenzione ripetere qui l' esposizione introduttiva che ho presentato ieri al Senato e che ho consegnato per iscritto a questa Assemblea. tuttavia, come avevo annunciato, intendo svolgere alcune considerazioni politiche a questo punto del dibattito sulla formazione del nuovo Governo, che possano essere di spunto per l' avvio di una discussione in questa nostra Assemblea. credo anzitutto che in questi giorni di discussione si sia venuto chiarendo, al di là di legittimi motivi polemici, il significato politico della crisi e della formazione del nuovo Governo. la crisi certamente non è nata dall' insorgere di contrasti di natura programmatica ma ritengo da fondate e serie ragioni politiche. la maggioranza, che si era formata all' indomani della crisi del governo dell' Ulivo, determinata dalla rottura politica con Rifondazione comunista , si collocava, come allora sottolineammo, nel quadro di una situazione di emergenza del paese che vedeva convergere forze di diversa ispirazione e animate anche da una diversa visione strategica. in particolare, l' ambiguità strategica che contenuta nella coalizione di Governo, era tra un' idea della collaborazione tra il centro e la sinistra come espressione di un patto congiunturale tra forze destinate a collocarsi in modo diverso sullo scenario del bipolarismo italiano, e, dall' altra parte, la visione di un centrosinistra come alleanza organica, pur tra culture e partiti distinti, che aveva ispirato l' esperienza dell' Ulivo. dicemmo allora — dissi io presentando il Governo — che il tempo avrebbe sciolto il confronto tra queste diverse ipotesi strategiche e che chi avesse avuto più filo, avrebbe visto prevalere nel tempo la propria visione. ritengo che, nel corso di un anno, quell' esperienza politica sia venuta via via consumandosi e che l' approssimarsi della prospettiva delle elezioni politiche abbia reso sempre più necessario un chiarimento non soltanto per l' oggi, ma per il domani. è, infatti, molto difficile, in un sistema bipolare governare insieme tra forze che non abbiano una chiara prospettiva strategica comune, un chiaro indirizzo a presentarsi unite di fronte agli elettori sulla base di un progetto di governo, di una candidatura a governare, non soltanto di un candidato Primo Ministro — questione sulla quale si è molto concentrato il dibattito — ma, direi, della capacità di presentare al paese una classe dirigente , che è problema un po' più complesso e più ampio. io per primo ero convinto che dopo le elezioni europee si dovesse andare ad un chiarimento, e che dovesse essere colta la disponibilità dei Democratici, in modo particolare, di entrare a far parte di un' alleanza organica di centrosinistra nel quadro di un rilancio dello spirito dell' Ulivo. il confronto politico, quindi, si è aperto a partire dal mese di ottobre in modo limpido, non occulto, attraverso prese di posizioni pubbliche. ricordo la mia dichiarazione con la quale dissi: « bisogna dare vita ad un Governo rinnovato nello spirito dell' Ulivo » , non come recupero meccanico di una formula, ma come recupero, appunto, di quella concezione che prevalse e che portò al risultato dell' aprile 1996, di quel prevalere delle ragioni dell' alleanza sulle ragioni di ciascuno, che è non l' eliminazione di diverse identità, ma il concorso delle diverse culture riformiste alla creazione di un polo di centrosinistra. rispetto a questa visione, nella maggioranza si è aperto un confronto, un conflitto divenuto via via più chiaro e, per questo, si è resa sempre più stringente la necessità di un chiarimento e di una soluzione. quando, poi, nel congresso dei socialisti democratici italiani si è sollecitata apertamente l' apertura di una crisi di Governo , si è resa necessaria, a mio avviso, un' accelerazione dei tempi. è apparso chiaro che il trascinarsi della situazione, in attesa di scadenze successive e di momenti congressuali, rischiava di appannare l' azione di governo e di nascondere la portata reale dei problemi e dei risultati in una discussione politica che appariva sempre più litigiosa e priva di sbocchi concludenti. di qui la decisione di accelerare la crisi, di puntare alla formazione di un Governo coerente con l' ispirazione politica cui ho fatto riferimento, non con l' obiettivo di escludere forze, ma con l' obiettivo che alla base di un nuovo Governo vi fosse un rinnovato patto strategico tra le forze del centrosinistra. il Governo ha questa base: la base dell' accordo raggiunto tra le forze politiche che hanno deciso di dare vita ad un rinnovato patto strategico, di rilanciare il centrosinistra come polo della democrazia dell' alternanza. ciò che io avevo sperato e continuo a sperare, ciò per cui continueremo a lavorare, è che dentro questa visione possano convergere tutte le forze politiche del centrosinistra e, in particolare, quelle che oggi mantengono una posizione di riserva anche per fondate distinzioni programmatiche, e con le quali noi abbiamo inteso mantenere aperti un dialogo e la ricerca di una collaborazione organica. il Governo nasce, quindi, su basi chiare. nasce nel rilancio dello spirito dell' Ulivo e nel dialogo con le altre forze politiche del centrosinistra che, ad oggi, rispetto a quest' impostazione, mantengono una distinzione ed una riserva. io ho voluto sottolineare come in special modo elemento del dialogo sia l' accoglimento da parte mia, da parte nostra, in particolare da parte dei Democratici di sinistra (che costituiscono la forza che aveva mantenuto una più accentuata riserva verso quest' ipotesi), della proposta della costituzione di una Commissione d' inchiesta sul finanziamento illecito della politica e dei partiti. vorrei dire, a proposito di interpretazioni giornalistiche non fondate, che questa è una scelta impegnativa. è chiaro che quando una grande forza politica si dispone ad accettare qualcosa verso cui ha una riserva, pur mantenendo questa riserva, lo fa per spirito unitario, lo fa con l' intenzione di aprire e di rilanciare un dialogo politico; lo fa con la volontà di rimuovere incomprensioni, e questo vale in modo particolare per i Democratici di sinistra , perché, in verità, altre forze della maggioranza avevano nei confronti dell' ipotesi di una Commissione d' inchiesta una posizione più aperta o addirittura di condivisione. io ritengo che questa commissione, nel momento in cui può diventare una scelta comune del Parlamento e non più un motivo di polemica degli uni contro gli altri, può nascere nello spirito giusto. lo spirito giusto non è quello di una commissione che sia strumento di rivalsa nei confronti della magistratura, perché io ritengo che noi, come Parlamento, siamo custodi di un rapporto corretto fra le istituzioni e della difesa dell' indipendenza e dell' autonomia della magistratura. compito di questa Commissione non è di andare a rivedere le conclusioni dei processi per giudicare i processi stessi o di andare ad intrufolarsi nei procedimenti ancora aperti. questo sarebbe motivo di un' enorme confusione istituzionale e di un turbamento dell' opinione pubblica . compito di questa commissione è, a mio giudizio, condurre un' inchiesta sul fenomeno del finanziamento illegale della politica (non solo dei partiti) sul fenomeno del rapporto corruttivo tra politica ed affari che ha investito il nostro paese, per cercare di comprenderne le ragioni, per delinearne la portata nella storia nazionale ed anche — io credo — per aiutare la nostra democrazia ad evitare di ricadere in distorsioni come quelle che hanno portato alla grave crisi dell' inizio degli anni Novanta . se sarà interpretata con questo spirito, ritengo possa rappresentare un' opportunità per il sistema democratico e per tutte le forze che vogliono dar vita ad una nuova stagione nella storia della Repubblica. questo mi pare il primo punto: un Governo che nasce nello spirito di un rilancio dell' alleanza organica di centrosinistra, di una coalizione stabile; un Governo che mantiene aperto il dialogo con le altre forze del centrosinistra, anche con una attenzione ai temi specifici che esse pongono. il secondo aspetto caratterizzante il Governo l' ho definito un compito di garanzia nel processo di transizione democratica. siamo alla vigilia di importanti scadenze: le elezioni regionali , con l' elezione popolare diretta dei presidenti delle regioni, assumono il carattere di un passaggio costituente che è giusto non si accavalli con elezioni politiche che finirebbero per confonderne il senso. anche i referendum, che la Corte costituzionale deciderà se ammettere e in quale misura, assumono il carattere di un passaggio assai rilevante che investirà — se così la Corte vorrà — pure il nodo cruciale della legge elettorale . credo che, in questo momento, precipitare il paese verso le elezioni anticipate significherebbe dare un colpo alla possibilità di avanzare nella transizione democratica e, in qualche modo, gettare indietro l' evoluzione delle nostre istituzioni: sarebbe un errore, per evitare il quale occorre un Governo che garantisca la conclusione della legislatura e il funzionamento di un Parlamento che, nel rapporto con il paese, sappia tradurre la domanda di cambiamento in riforme (leggi ordinarie e costituzionali). in modo particolare, ho posto l' accento sui due nodi che mi sembrano più urgenti e, per certi aspetti, anche più maturi. anzitutto, una coraggiosa riforma federalista , per la quale occorre passare al confronto ed alle proposte al di fuori di contrapposizioni propagandistiche. sento sempre affermare che ci vuole più federalismo rispetto alle proposte che sono in campo; spero si passi ad un confronto parlamentare nel quale ognuno sia nelle condizioni di tradurre questo « più » , un concetto suggestivo ma anche semplice, in proposte concrete di riordino dello Stato. l' altro tema riguarda il nodo legge elettorale-forma di governo . anche qui le proposte sono in campo. in questi giorni si è parlato dell' idea dell' elezione diretta del capo del governo , un' idea che, certamente, risolverebbe in modo radicale la necessità di una legittimazione del Governo da parte dei cittadini. il referendum propone una forma assai rafforzata di uninominale maggioritario; altri pensano ad una legge in parte proporzionale ed in parte sorretta dal premio di maggioranza . le proposte sono in campo. esse attraversano trasversalmente gli schieramenti politici, questo è del tutto evidente. e tuttavia, per certi aspetti, ritengo che questo non sia un fatto negativo, perché dovrebbe consentire al Parlamento un dialogo con il paese...; perché se la Corte costituzionale ammetterà il referendum, il referendum è lì e bisognerà garantire i diritti dei cittadini. non si aggira il referendum, se non con una legge che ne raccolga il quesito. credo che ci siano le condizioni per decidere. l' unica cosa che non ci possiamo permettere è non decidere, è rinviare lo scioglimento di un nodo essenziale per la stabilità e per la forza delle istituzioni. infine, terzo punto, il Governo deve e vuole proseguire l' opera delle riforme amministrative, scolastiche, sociali, al servizio della crescita dell' occupazione, al servizio di un paese che sta uscendo dalla stretta difficile del risanamento e che ricomincia, sia pure faticosamente, a crescere: a crescere nell' economia, nell' occupazione, a crescere e a trasformarsi. non c' è dubbio che la crescita dell' occupazione si accompagna anche ad un aumento della flessibilità, della mobilità del lavoro, il che pone nuovi problemi sociali. se in questo momento noi lasciassimo questa società, che volta pagina e che guarda con maggiore ottimismo al futuro, priva di una guida in grado di accompagnare e incoraggiare lo sviluppo, di creare le nuove istituzioni sociali necessarie ad una società più aperta, più mobile, come quella che si viene creando sotto la spinta della competizione globale, io credo che faremmo un grave errore. non è un caso che da tutte le forze sociali è venuta la domanda di una rapida soluzione della crisi politica : e non viene certo la domanda di elezioni anticipate ; viene una domanda di Governo e di riforme. io penso che ci sono le condizioni per cominciare a raccogliere i frutti dei sacrifici compiuti in questi anni in termini di crescita dell' occupazione, in termini di riforme sociali, in termini di sviluppo del Mezzogiorno, questione che resta il grande banco di prova per lo Stato democratico del nostro paese. questi sono i caratteri del nuovo Governo che si presenta di fronte al Parlamento; Governo che nasce nel rilancio dello spirito dell' Ulivo; Governo che vuole lavorare per ricostruire lo schieramento di centrosinistra e per arrivare alle elezioni del 2001 con un centrosinistra unito; Governo di garanzia per le riforme costituzionali ed elettorali; Governo al servizio della crescita, dell' occupazione, delle riforme sociali. è un programma ambizioso. io mi sono sforzato, naturalmente, nel discorso programmatico, di individuare in modo più preciso (e a ciò vi rinvio) quali passi si possono compiere in questa direzione. tuttavia ritengo che sia un programma possibile se potrà contare su una maggioranza unita, sulla comprensione e sul dialogo di quelle forze che con la loro astensione consentono al Governo di nascere, e anche su una opposizione che sappia intrecciare un confronto positivo, anche aspro, ma positivo e propositivo con il centrosinistra, con il fine di far fare un passo in avanti al paese. questo è il mio auspicio, davvero, lo dico (l' ho detto anche ieri nell' Aula del Senato): è del tutto legittima l' asprezza della contrapposizione politica, ma vorrei che tra di noi il confronto avesse un tono di verità, e non di propaganda, e che ci fosse il senso di una comune responsabilità. naturalmente, questo mio auspicio è affidato alla comprensione di tutti. io ritengo, vedete, che il tema, pur legittimo, del passaggio di parlamentari, indubbiamente, si riflette sul sistema politico : un malessere, una incertezza istituzionale, una contraddizione tra un sistema elettorale maggioritario e regole nelle quali... sì, sì, lo capisco. Gasparri, anche le battute di spirito dovrebbero avere un limite; questa poi in particolare non fa molto ridere. un limite! siete naturalmente liberi di abbandonarvi a considerazioni di questo tipo. tuttavia, mi permetto di dire, è un errore. non vedere come il malessere delle istituzioni sia legato all' incompiutezza del processo riformatore e tradurre questo in uno scambio di accuse e di insulti, che potrebbero essere agevolmente ritorti, è un modo sterile di affrontare i nodi dello sviluppo democratico. e questo mi preoccupa, anche se, invece, potrei consolarmi, perché un' opposizione che si presenta così non sarà mai nelle condizioni di governare... ma questo non è un bene per l' Italia. vorrei che noi cercassimo di vedere insieme quali soluzioni istituzionali è possibile dare al malessere delle nostre istituzioni: credo che queste soluzioni vi siano e, per parte nostra, lavoreremo perché esse vengano trovate.