Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 645 - seduta del 18-12-1999
Politica estera
1999 - Governo II Segni - Legislatura n. 3 - Seduta n. 208
  • Comunicazioni del governo

signor presidente della Camera, care colleghe e cari colleghi , permettetemi prima di avviare un dibattito importante per le sorti del Governo e del paese, di unirmi alla preoccupazione di quanti, in quest' Aula e fuori da qui, stanno vivendo con particolare emozione il dramma dell' onorevole Nino Andreatta, colpito da un grave malore mentre stava svolgendo con l' impegno di sempre la sua attività di parlamentare. voglio far giungere ai suoi familiari, agli amici, ai colleghi, la più sincera e affettuosa solidarietà mia personale e del Governo. troppo spesso, i ritmi che questo lavoro impone a ciascuno di noi e la durezza, legittima, dello scontro politico finiscono coll' offuscare la carica e la tensione umana che animano un impegno vissuto anche come grande passione civile. il Parlamento italiano è composto di donne e di uomini che lavorano con serietà ed abnegazione e che credono in ciò che fanno. questo è un patrimonio della democrazia, un patrimonio comune. difenderlo da ogni intrigo è compito di tutti ed è per questa ragione che, personalmente, condivido l' allarme lanciato da diversi colleghi: laddove fossero accertati episodi esecrabili come quelli denunciati nei giorni scorsi (e sui quali io stesso ho chiesto, come altri parlamentari, sia fatta piena luce), tali episodi dovrebbero essere censurati, i responsabili colpiti, perché non si può e non si deve gettare un' ombra sul lavoro del Parlamento. naturalmente, egualmente censurabile sarebbe chi, con denunce non vere, volesse colpire le istituzioni e la loro credibilità. il nostro è un lavoro duro e impegnato, fondato su passioni e idealità forti: quei valori propri dell' esperienza politica e umana di Nino Andreatta. testimonianze come la sua non debbono essere offuscate da episodi che gettano ombra sulle istituzioni democratiche. la decisione del presidente della Camera di istituire un giurì d' onore va, dunque, nella direzione giusta. bisogna fare chiarezza; non è tollerabile per nessuno che leggi o governi si fondino su voti comprati. ogni parlamentare deve poter esprimere il suo voto liberamente e sulla base di ciò che gli detta la coscienza. abbiamo alle spalle giornate intense e difficili. l' accelerazione del confronto politico nella maggioranza ha determinato, com' era inevitabile, polemiche ed eccessi nelle parole dette e nel tono usato. non è questo, però, che mi preoccupa. la polemica — anche quando aspra e dura — può servire, se accompagnata da una volontà di chiarezza e di trasparenza di fronte all' opinione pubblica e al paese. ed è di questo che noi oggi abbiamo bisogno: di una discussione che non può prescindere dalla realtà, dallo stato reale del paese, dai suoi problemi, ma anche dalle opportunità che sono aperte davanti a noi. se non partiamo da qui, rischiamo di rinchiuderci in una riserva fatta di parole incomprensibili, un esercizio che danneggia la politica, allontanandola dai cittadini. da parte mia, dunque, non vi saranno reticenze. voglio affrontare i problemi posti, ma lo farò muovendo dalle condizioni concrete dell' economia e della società italiana e dal lavoro che è stato fatto in questi anni. la premessa di fondo per una riflessione sul nostro avvenire è che l' Italia, in questi anni, è cambiata, e — a mio giudizio — è cambiata in meglio. grazie ai sacrifici dei suoi cittadini, all' azione coerente dei governi che si sono succeduti ed anche, in diversi momenti, al contributo positivo delle opposizioni, il paese è uscito dal buco nero dei primi anni Novanta , ha risanato i propri conti, ha avviato importanti riforme istituzionali , ha riacquistato credito e prestigio sul piano internazionale. questo non vuol dire che abbiamo risolto una volta per sempre i nostri problemi: l' azione riformatrice avviata in questi anni ha consentito di conseguire risultati importanti, ma ancora parziali. siamo entrati in Europa, ma oggi dobbiamo creare le condizioni strutturali per rimanerci, con un ruolo competitivo. abbiamo impostato riforme radicali nel campo della formazione, dell' amministrazione pubblica , dello stato sociale , ma oggi la sfida è completare quelle riforme e valutarne i risultati. l' Italia è come quel malato che, dopo una terapia complessa e dolorosa, affronta la prova, non meno difficile, di una ripresa piena. abbiamo compiuto un pezzo di strada importante e, per molti versi, decisivo, ma il traguardo non è stato ancora raggiunto. questa è la verità con la quale siamo chiamati a misurarci ed è da qui che deve partire una riflessione serena e seria sulle prospettive dell' attuale maggioranza e del Governo che fino ad oggi essa ha sostenuto. innanzitutto, al di là degli schieramenti, è giusto valorizzare il ruolo internazionale che l' Italia ha saputo recuperare in questi anni. si tratta di un risultato che non premia una parte, ma è un grande investimento sul nostro futuro comune. dal varo dell' operazione « Alba » al ruolo svolto nella drammatica crisi del Kosovo, il nostro paese ha saputo assumersi responsabilità dirette sul piano politico, militare, umanitario. ciò è stato possibile grazie a quegli italiani che hanno sostenuto, moralmente e materialmente, l' azione di governo ; ma è stato possibile anche grazie al sostegno responsabile che l' opposizione ha mostrato nei momenti decisivi. questo ritrovato prestigio, dunque, è una conquista di tutti: del Governo, del Parlamento, delle forze armate , della diplomazia, del volontariato e della società italiana nel suo complesso: un' eredità collettiva, che non dobbiamo disperdere. la stessa nomina di Romano Prodi a presidente della Commissione europea nasce in questo nuovo contesto. d' altra parte una strada diversa non c' era: abbiamo compreso per tempo che il nostro futuro sempre di più sarà intrecciato al ruolo che sapremo ricoprire in Europa e sulla scena internazionale. o l' Italia sarà in grado di esercitare un' influenza reale a questo livello o sarà condannata al declino. nel mondo globale, infatti, influenza e responsabilità si combinano. naturalmente — come ho già detto — il cammino virtuoso dell' economia e della società italiana è solo cominciato. ma sarebbe un errore non prendere atto dei risultati parziali che sono stati conseguiti. lo dico senza alcuna enfasi: l' Italia nel 1996, nel 1995, vale a dire l' Italia dei primi anni Novanta , era un paese diverso dall' Italia di oggi. alle nostre spalle c' è una stagione importante, fatta di risultati positivi ascrivibili, in modo particolare, ai governi di centrosinistra che si sono succeduti, ma anche al senso di responsabilità del Parlamento, dei cittadini, delle imprese, delle parti sociali , cioè di quanti hanno avuto fiducia nella nostra capacità di mantenere gli impegni presi. ci sono alcune cifre che possono descrivere questo cambiamento meglio di ogni commento. l' indebitamento netto del paese si è ridotto, in termini assoluti, di oltre 80 mila miliardi rispetto al 1995, passando dal 7,7 per cento a quel 2,2-2,1 per cento che oggi appare come il risultato più probabile per il 1999. il rapporto tra debito pubblico e Pil è passato dal 124,6 per cento del 1996 — un record davvero poco invidiabile — al 115,7 per cento previsto per il 1999. la crescita del costo del lavoro è diminuita dal 5,4 per cento di tre anni fa al 2,5 per cento di quest' anno: un valore medio inferiore a quello dell' area dell' euro. il tasso tendenziale di crescita dei prezzi al consumo è calato dal 4,5 per cento dell' aprile 1996 al 2 per cento del novembre 1999. e ancora, quattro anni fa il tasso sugli impieghi bancari a medio-lungo termine per le imprese superava l' 11 per cento e oggi si colloca fra il 4 e il 5 per cento . con una politica di concertazione, una disciplina macroeconomica e l' aggancio del paese all' euro, le imprese italiane hanno risparmiato, negli ultimi quattro anni, oltre 50 mila miliardi di lire (anche lo Stato ha risparmiato molti soldi). sul versante fiscale, dopo il picco del 1997, legato alla sfida dell' euro, la pressione è scesa l' anno scorso al 43, 2 per cento — che è molto — ed è destinata a scendere ulteriormente a partire dal 2000. sono i primi frutti della lotta all' evasione e di un vero balzo di qualità dell' amministrazione finanziaria . ciò che sta cambiando è il rapporto tra i contribuenti ed il fisco, come dimostra, fra l' altro, l' impiego delle tecnologie telematiche per gli adempimenti fiscali che ha già permesso all' Italia di balzare al primo posto nel mondo: il 68 per cento delle nostre dichiarazioni sono trasmesse online, contro il 27 per cento del Canada ed il 20 per cento degli USA. risultati convincenti, in primo luogo perché dimostrano come, pagando tutti, gli italiani possano pagare di meno. ho già detto che non c' è in queste cifre e percentuali alcun trionfalismo. io per primo sono consapevole che i problemi sono molti e il cammino da compiere ancora lungo, a partire dalla priorità assoluta dell' occupazione e della creazione di nuovi posti di lavoro . anche in questo campo, le tendenze in atto non sono però scoraggianti. il tasso di occupazione complessivo è passato dal 50,8 per cento dell' aprile 1996 al 53 per cento del luglio di quest' anno, con una crescita assai più marcata nel campo dell' occupazione femminile. il numero delle imprese registrate attive è salito in poco più di tre anni e mezzo da circa tre milioni e 600 mila a quattro milioni e 800 mila, con un incremento impressionante, in modo particolare nel Mezzogiorno. l' indice della Borsa italiana è aumentato, dall' aprile del 1996, di circa il 150 per cento e il valore della sua capitalizzazione è più che triplicato. alla data di ieri, era cresciuto del 13,4 per cento rispetto all' inizio dell' anno. più o meno nello stesso periodo, il valore complessivo delle privatizzazioni effettivamente realizzate è stato di oltre 110 mila miliardi di lire . un processo che, per la sua portata e qualità, non ha precedenti e che ha ricondotto il settore pubblico ai suoi compiti fondamentali, favorendo una vera competizione tra le imprese. un esempio per tutti: nella sola telefonia fissa e mobile siamo passati dai tre operatori del 1996 agli 82 titolari di licenza registrati nel mese scorso, con un incremento degli occupati nel settore pari a circa il 10 per cento . nel 1996, soltanto il 22 per cento delle lettere provenienti dall' Europa giungeva a destinazione entro tre giorni; oggi è il 76 per cento , secondo una certificazione dell' istituto europeo che controlla queste cose. le tariffe dei servizi di pubblica utilità sono aumentate nel complesso dell' 1,5 per cento all' anno tra il 1996 e il 1999, e sono quindi diminuite in termini reali rispetto al tasso d' inflazione. nel solo 1999 l' aumento medio delle tariffe nei servizi di pubblica utilità è stato dello 0,6 per cento , con una diminuzione in termini reali vicina all' 1 per cento . liberalizzando i servizi pubblici , dunque, aprendoli al capitale privato, trasformandone radicalmente la gestione abbiamo restituito centralità ad una figura sconosciuta alla politica italiana : il consumatore, e contribuito ad una difesa del livello reale dei salari e delle retribuzioni. sono dati indicatori dello stato di salute di un grande paese moderno, che vive naturalmente ancora grandi contraddizioni, ma che sta affrontando i suoi ritardi con determinazione. un grande paese moderno è una realtà complessa dove contano, sempre di più, qualità dei servizi, infrastrutture, un' amministrazione pubblica efficiente. siamo entrati in una sfida permanente che richiede il coraggio delle grandi riforme in tempi brevi. sempre di più in futuro, verremo giudicati per questo. conteranno le buone idee, naturalmente, ma conteranno, soprattutto, la qualità dei servizi e la funzionalità della macchina pubblica. sono questi i capitoli fondamentali di una modernizzazione reale del paese. e sono i settori dove più evidente è stato, negli ultimi anni, lo sforzo per superare vecchie incrostazioni, lentezze, burocratismi. anche in questo caso, alcuni dati. i certificati anagrafici si sono ridotti del 50 per cento negli ultimi tre anni e le autenticazioni di firma dell' 80 per cento . ad oggi, il 57,6 per cento della popolazione è servita dallo sportello unico . il numero dei ministeri intendiamo ridurlo, come sapete (il Parlamento ne ha discusso) dai 19 attuali ai 12 della prossima legislatura. la Pubblica Amministrazione è entrata in forze nella rete telematica (si può controllare): nel 1998 erano più di 1.100 gli enti territoriali presenti su Internet, più del doppio rispetto all' anno precedente : una maggiore libertà e meno costi per tanti cittadini, per molti imprenditori. una maggiore responsabilità per le pubbliche amministrazioni costrette ad un livello assai più elevato di trasparenza. anche in questo paese, dunque, si comincia finalmente a costruire un rapporto diverso tra i cittadini e lo Stato. i governi di centrosinistra, dunque, hanno già iniziato a cambiare il modo d' essere dell' economia e della società italiana . e lo hanno fatto trovando un punto di equilibrio tra risanamento dei conti pubblici, sviluppo economico e mantenimento della coesione sociale, senza dimenticare le ragioni dei più deboli e di chi ha meno potere. lo confermano le retribuzioni lorde reali cresciute del 3,2 per cento fra il 1995 e il 1998 e il fatto che l' area della povertà, dopo anni, si è contratta, sia pure leggermente, scendendo dal 12 all' 11,8 per cento . chiedo scusa a nome dell' Istat! segnali positivi, che secondo la relazione del Cnel sono destinati ad incrementarsi per effetto della legge finanziaria che il Parlamento ha testé approvato. una legge finanziaria che, aumentando il reddito disponibile per le famiglie mediamente di 480 mila lire all' anno, porterà 200 mila famiglie fuori dall' area della povertà. così come non era scontato che il Governo assumesse l' assistenza, le famiglie, i disabili, come le priorità in un disegno di riforma dello stato sociale . lo abbiamo fatto — i risultati possono essere valutati diversamente — , ma lo abbiamo fatto per coerenza verso il programma che avevamo presentato agli elettori e verso i valori che hanno ispirato la nostra azione. oggi il nostro impegno non può che essere quello di completare l' opera avviata e garantire così un futuro di qualità al nostro paese. certo, senza nascondere i limiti e i ritardi che pure vi sono, primo tra tutti un tasso di crescita del prodotto interno lordo ancora al di sotto della media europea. situazione che peraltro, negli ultimi dieci anni, non ha rappresentato l' eccezione, purtroppo, ma la regola della nostra economia. questa bassa crescita si è riverberata in un andamento poco soddisfacente delle tendenze della produttività e, quindi, del grado di competitività del nostro sistema produttivo . il fatto che non si tratta di un problema nuovo non toglie nulla alla rilevanza di questa grande questione. emergono mali antichi; disfunzioni che nel passato si era cercato di neutralizzare con una politica del cambio e della finanza pubblica che ha spesso alimentato una competitività artificiosa del nostro sistema. noi riteniamo che, invece, la competitività debba essere conquistata investendo sulla scuola, sulla ricerca, rimuovendo ostacoli fiscali, amministrativi e finanziari, barriere d' ingresso nei mercati del lavoro e dei servizi, impedimenti alla formazione di capitale umano e alla produzione e diffusione della conoscenza: questi sono i problemi di fondo , non ci sono scorciatoie per guadagnare competitività nel mondo della competizione globale. abbiamo posto al centro della nostra azione l' abbattimento di queste barriere. in questo modo abbiamo interpretato la centralità del Mezzogiorno, per affrontare nel Mezzogiorno questi problemi e non per trasferire risorse a fini assistenziali, anche se certamente vi sono vischiosità e lentezze che frenano il pieno dispiegarsi di una politica verso il sud e delle potenzialità e delle risorse del sud. questo Mezzogiorno che ancora in queste ore, un anno dopo la tragedia di Sarno, continua a temere che una pioggia più intensa smuova le montagne e abbatta le case, perché per troppo tempo si è costruito senza regole e disprezzando l' ambiente. la tutela e la valorizzazione delle risorse dell' ambiente vanno sempre più considerate non solo come compatibili, ma come un' opportunità di crescita civile, di innovazione e di sviluppo sostenibile. abbiamo lavorato, nel corso di quest' anno, per recuperare il ritardo pesante accumulato nella produzione e nella diffusione di conoscenza e nell' accumulazione del capitale umano . tutto ciò senza dimenticare mai che la prova a cui il paese è chiamato è duplice: colmare i ritardi storici senza perdere il rapporto con le nuove tecnologie. lo sforzo da fare — e da proseguire — è tenere unite queste due facce della modernizzazione. anche per questo abbiamo messo al centro della nostra azione la formazione, attuando un vasto disegno di riforma della scuola, dei suoi ordinamenti, delle sue strutture. ma, insieme a questo, stiamo favorendo la diffusione di Internet, come dimostra la crescita dei « navigatori » , quasi decuplicati negli ultimi anni fino a raggiungere i cinque milioni di utenti, con un incremento parallelo nell' acquisto di personal computer e di occupati nel settore. la scelta di investire sulla cultura ha consentito di valorizzare l' enorme patrimonio artistico e monumentale. da questo punto di vista il Giubileo rappresenta un' occasione unica e straordinaria che il paese dovrà saper cogliere appieno (). nello stesso tempo, attraverso queste azioni e queste scelte, ci siamo ripromessi e ci ripromettiamo di affrontare nodi strutturali della crisi italiana. è chiaro però che, per molti versi, il difficile viene ora, perché la sfida che abbiamo davanti è recuperare, ad ogni livello, la nostra capacità competitiva. e ciò richiede riforme sociali profonde; significa disegnare uno stato sociale e un mercato del lavoro più aperti e dinamici. non è compito semplice, tutt' altro, perché tocca interessi, diritti, conquiste e anche rendite di posizione consolidate. la sola strada per vincere questa prova è proseguire in quel metodo della concertazione — nel quale io credo profondamente — che ci ha consentito di risanare i conti pubblici senza lacerazioni e conflitti sociali. naturalmente non si tratta di distruggere il sistema di protezione sociale, ma, al contrario, di renderlo più aperto, più moderno, più inclusivo, in particolare verso le categorie più deboli. solo così noi terremo il passo dell' Europa. l' Europa, d' altro canto, si misura con le stesse sfide, anche in paesi che certamente sono più forti di noi, ma che hanno gli stessi problemi con i quali anche l' Italia deve misurarsi. un paese forte è prima di tutto un paese sicuro, dove i cittadini hanno fiducia nel fatto che le istituzioni sono in grado di proteggerli. questo vale nel campo della salute e del diritto del singolo cittadino ad essere assistito e curato; vale nel campo della sicurezza alimentare, della prevenzione contro i rischi di manipolazione dei cibi. in particolare, sul primo punto, la riforma del servizio sanitario nazionale si muove esattamente nella direzione indicata. ma un paese è sicuro anche perché difende i cittadini dalla criminalità. sappiamo bene come vi sia un allarme e come questo problema richieda risposte immediate e diffuse. come ho detto in altre occasioni, l' Italia non è un Far West in preda ad una criminalità senza contrasti, anche se dell' allarme dei cittadini abbiamo inteso farci carico con misure organizzative e con proposte legislative. possediamo le professionalità e le risorse necessarie a prevenire e reprimere la criminalità organizzata e i delitti più efferati, come dimostrano i dati e le statistiche più recenti. compito dello Stato è rafforzare le strategie di prevenzione e di lotta al crimine, intervenire su quella delinquenza diffusa che allarma tanti cittadini e, insieme a questo, favorire l' integrazione sociale e la collaborazione tra istituzioni diverse. analogo impegno il Governo ha speso per rafforzare gli istituti dello stato di diritto : abbiamo assunto misure nel campo della giustizia attraverso un dialogo costante con la magistratura e l' avvocatura. ancora molto resta da fare per rendere davvero efficiente ed adeguato alle esigenze dei cittadini il sistema giudiziario . ma in questi mesi non siamo rimasti fermi. il Parlamento ha approvato le proposte che furono presentate dal ministro Flick. vale la pena di ricordare la legge istitutiva dei tribunali metropolitani; la legge sulla depenalizzazione dei reati minori; il disegno di legge sul rito monocratico; la legge sui giudici di pace. tra gli impegni affrontati il più rilevante per la portata innovativa, anche sotto il profilo organizzativo e di riassetto degli uffici giudiziari , è stato il varo della riforma del giudice unico di primo grado. sul piano delle garanzie voglio sottolineare il valore dell' approvazione della legge di revisione costituzionale cosiddetta del giusto processo, approvata superando anche resistenze e diffidenze, in un clima di convergenza positiva tra le forze politiche . si supera così un' autentica contesa che ha segnato la discussione di questi anni sulla giustizia, si indica un indirizzo politico-legislativo di segno garantista e ci si adegua allo spirito della riforma del codice di procedura penale . credo che l' approvazione di questa legge sia la dimostrazione che anche su questioni delicate e complesse sia possibile realizzare convergenze e fare passi in avanti condivisi. nessuna sfida, però, potrà essere vinta dal paese senza una radicale, coraggiosa e compiuta riforma non solo dell' amministrazione pubblica , ma dello Stato e delle istituzioni. alcuni risultati parziali sono stati raggiunti nel corso di questa legislatura con la significativa convergenza di un ampio arco di consensi politici, ma sono convinto si debba puntare con determinazione ad affrontare, nel periodo che abbiamo di fronte, alcuni nodi essenziali della riforma costituzionale ; anzitutto, il tema di una riforma federalista dello Stato, condizione non per dividere il paese ma per unirlo su basi nuove. d' altro canto, una moderna cultura istituzionale che si misuri con i temi della globalizzazione non può che muovere dalla consapevolezza che il potere tende ad organizzarsi in modo nuovo: verso l' alto, con uno spostamento di funzioni e compiti dagli Stati nazionali alle istituzioni sovranazionali (nel nostro caso l' Unione Europea ), e verso il basso, investendo di compiti essenziali le istituzioni più vicine ai cittadini secondo un principio di sussidiarietà. in questi anni, il ruolo delle istituzioni locali e delle classi dirigenti locali si è rafforzato in virtù delle riforme che hanno previsto l' elezione diretta del sindaco e del presidente della provincia. il Parlamento, con una importante riforma costituzionale , ha stabilito che saranno i cittadini ad eleggere anche i presidenti delle regioni. colleghi, considero persino rischioso che istituzioni rese così forti dalla legittimazione popolare diretta siano private dei poteri e della possibilità di rispondere ai bisogni popolari che solo una nuova cornice costituzionale può dare loro. il Governo ha presentato una proposta di riforma costituzionale in senso federalista, che può e deve essere certamente migliorata e rafforzata, in particolare sul piano del federalismo fiscale e del rapporto tra regioni e istituzioni centrali dello Stato. abbiamo sin qui proceduto ad una devoluzione di compiti e risorse sul piano amministrativo (fondi e personale), dalle amministrazioni centrali agli enti locali . già oggi le regioni gestiscono il 15 per cento del gettito fiscale. tuttavia, siamo convinti che ciò che abbiamo fatto e che potevamo fare a Costituzione costante è soltanto il primo passo di un cambiamento che necessariamente dovrà avere un carattere più radicale e coraggioso, un cambiamento che dovrà tenere conto delle specificità che già la Costituzione aveva inteso valorizzare. per tali ragioni, auspico che il chiarimento politico che si apre consenta di far emergere una larga volontà di porre il tema del federalismo al punto primo dell' agenda delle riforme costituzionali del Parlamento. accanto a ciò, vi è l' esigenza fondamentale di rafforzare la stabilità e la capacità di operare del Governo del paese. anche su questo punto si pone il problema di un Governo stabile e forte come condizione di una dialettica istituzionale fra poteri forti ; anche su questo punto invito a riflettere sulla contraddizione, sempre più insostenibile, tra l' elezione popolare diretta, a tutti i livelli istituzionali, e la fragilità ed instabilità dei governi centrali. con quale forza il Governo del paese, esposto ai rischi dell' instabilità, potrà discutere con presidenti di grandi regioni eletti da milioni di cittadini, regioni che, per consistenza economica e numero di abitanti, non hanno nulla da invidiare a Stati europei ? è un problema delicato ed urgente e una classe dirigente consapevole dei problemi del paese dovrebbe non rinviare, ma affrontare tali nodi. la mia profonda convinzione è che sia interesse dell' Italia e della nostra democrazia una riforma della legge elettorale e delle regole istituzionali in grado di rafforzare il bipolarismo, in grado di favorire una scelta più diretta da parte dei cittadini, del Governo del paese, di consolidare la stabilità nel quadro di una corretta dialettica tra Governo e opposizione. le nostre istituzioni non possono rimanere, come sono oggi, in mezzo al guado. è legittimo pensare — taluno lo pensa — che si debba tornare alla proporzionale o che il bipolarismo sia un male. allora, si scelga! quello che non si può fare è restare nella condizione di una transizione incompiuta che favorisce il sorgere di tutte le patologie, compresi i rischi della disgregazione del sistema politico e del trasformismo. sono convinto che il passaggio ad un maggioritario rafforzato, che viene sollecitato anche dal referendum popolare e intorno al quale d' altro canto è aperto un confronto parlamentare e politico, debba accompagnarsi a norme in grado di rafforzare la stabilità del Governo, insieme ai poteri dell' opposizione e del Parlamento. tutto questo non è in contraddizione con la difesa di un pluralismo di posizioni politiche e culturali che costituisce una ricchezza del nostro paese. il bipolarismo a cui è ragionevole pensare per l' Italia non è bipartitico, ma comporta la necessità di organizzare l' alternanza tra alleanze politiche stabili e pluralistiche, in grado di organizzarsi intorno a valori e programmi comuni, capaci di darsi regole e criteri per selezionare in modo trasparente e condiviso la classe dirigente , senza pretese egemoniche da parte di nessuno e nel rispetto della ricchezza e della pluralità delle culture e dei partiti. tutto questo non è facile. è un cammino difficile, lo abbiamo visto in questi anni. non è facile per nessuno ed è forse particolarmente difficile nell' area del centrosinistra, che appare più articolata, anche perché più legata al complesso delle tradizioni politiche che hanno animato il cinquantennio della storia repubblicana. anche per questo sono convinto che per poter guardare con slancio e con fiducia al futuro occorre non rimuovere il passato, ma misurarsi con serenità e rispetto con quella che è stata la storia comune delle forze democratiche italiane, una storia fatta di conflitti anche aspri, di luci e di ombre, ma comunque animata da una forte tensione politica e ideale. non sono mai stato contrario alla possibilità di una ricognizione coraggiosa in tutte le sedi per ricostruire in tutti gli aspetti la verità sul nostro passato. il Senato ha approvato la costituzione d' una Commissione d' indagine sul cosiddetto dossier Mitrokhin ed io penso che sarebbe utile dare vita ad un comitato che possa preparare per il Parlamento un rapporto sulle vicende del finanziamento dei partiti e sul rapporto tra politica e affari. resto convinto che tale organismo, che dovrebbe naturalmente essere dotato dei poteri di indagine necessari, dovrebbe essere composto di personalità scelte al di fuori del Parlamento, perché non è ragionevole pensare che i partiti indaghino su se stessi né è auspicabile che questa commissione possa essere scambiata come l' occasione di una rivincita dei politici sulla magistratura. abbiamo bisogno di verità e non di rivincite, di verità sulla corruzione, sul finanziamento dei partiti, sulle stragi e su altri misteri della storia italiana. ne abbiamo bisogno non per regolare conti, ma per costruire un futuro della nostra democrazia che non ricada negli errori e nelle distorsioni alla base di quella crisi drammatica che le istituzioni hanno vissuto all' inizio degli anni Novanta . ma la forza delle tradizioni democratiche del paese si misurerà, oggi soprattutto, nella capacità di corrispondere pienamente alle necessità di una fase completamente nuova della vita nazionale. anche per questo ho sentito io stesso, al di là delle legittime sollecitazioni che sono venute da diverse forze della maggioranza, la necessità di un chiarimento politico radicale e serio a conclusione dell' esperienza di un anno difficile, nel corso del quale prove elettorali e politiche importanti hanno modificato il quadro del centrosinistra ponendoci di fronte a nuovi problemi e a nuove opportunità. avverto il bisogno innanzitutto di un rilancio delle ragioni di fondo ideali e programmatiche dell' alleanza, di una chiara indicazione strategica, di una coalizione che non deve apparire come un incontro momentaneo, ma come un progetto di governo per l' oggi e per il futuro dell' Italia. è evidente, infatti, che, pur nel rispetto irrinunciabile dell' autonomia di ciascuno, una coalizione, destinata comunque nel nostro ordinamento — già oggi — a presentarsi sotto uno stesso simbolo e con una sola proposta di Governo alle prossime elezioni, non può proporsi come una mera somma di partiti. in questo senso — ho detto e ripeto — è necessario recuperare lo spirito dell' Ulivo; non per riprendere meccanicamente una formula rispetto alla quale sono mutate le condizioni politiche e anche l' arco delle forze impegnate nel centrosinistra, ma per riscoprire il valore fondamentale che ha avuto quell' esperienza e la ragione della svolta dell' aprile del 1996, il prevalere cioè delle ragioni dell' alleanza su quelle, pure legittime, di ciascuno di noi. abbiamo di fronte un passaggio complesso, che deve essere vissuto da tutti e innanzitutto da me con grande senso di responsabilità . il paese non ha bisogno di lacerazioni, né tanto meno, — io penso — di uno scioglimento traumatico della legislatura, ma di un Governo che operi nel pieno delle sue funzioni e che sia posto nella condizione di realizzare le riforme necessarie e possibili e — aggiungo — di un Parlamento che affronti con coraggio le necessarie riforme istituzionali . per queste ragioni il mio auspicio e impegno è che dal travaglio di questi giorni nasca un Governo rinnovato, forte ed adeguato ad affrontare i compiti che ci attendono. è questo, del resto, il vero segnale di stabilità che i cittadini esigono e che l' Europa ci chiede.