Gianfranco FINI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 645 - seduta del 18-12-1999
1999 - Governo VIII De Gasperi - Legislatura n. 2 - Seduta n. 11
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghi, sarei ipocrita se le dicessi, signor presidente del Consiglio , che ci aspettavamo molto da questo dibattito ed anche dal suo discorso. mi creda però — e non si offenda — se le dico subito che, ascoltandola, la realtà è stata peggiore rispetto alle nostre più pessimistiche previsioni. l' abbiamo sentita fare di meglio in quest' Aula, in tante circostanze. lei ha parlato circa quaranta minuti — è stato detto da numerosi colleghi — ed ha dipinto la realtà italiana con un tono che sembrava più quello di Alice nel Paese delle meraviglie , piuttosto che del presidente del Consiglio . mi rendo conto che il Natale è alle porte, ma per davvero poteva risparmiarsi certe — mi auguro involontarie — forme di umorismo. che l' Italia sia cresciuta, che l' Italia sia felice, che l' Italia sia un paese in cui tutto va bene perché — come ha detto testualmente — è aumentato il numero dei collegamenti via Internet davvero lo vada a spiegare, come ha detto l' onorevole Casini, a coloro i quali ancora aspettano dopo il terremoto una casa nelle Marche e nell' Umbria o ai tanti che cercano ancora un lavoro. ascoltandola, mi chiedevo se, per caso, i tanti italiani che a pochi passi da qui affollano così numerosi via del Corso fossero in procinto di venire davanti alla Camera per chiederle di rimanere, di non lasciare l' Italia senza un Governo; poi, mi sono reso conto che, in effetti, si trattava niente di più che di una barzelletta e, dopo aver ascoltato con quanta enfasi ha raccontato come è bravo, mi sono chiesto se per caso lei non avesse scelto questo modo del tutto irrituale di presentarsi in Parlamento per conseguire un altro record. infatti, sicuramente lei è il primo presidente del Consiglio che giunge a Palazzo Chigi senza aver vinto le elezioni (come avrò modo di ricordarle per l' ennesima volta, ci giunge con un ribaltone); ascoltandola, ho pensato che volesse rapidamente iscriversi nel Guinnes dei primati per un record ulteriore: il primo presidente del Consiglio che si dimette perché troppo bravo! non abbiamo ascoltato una sola parola — questa è la ragione per la quale ho detto e confermo che si è trattato di una presa in giro — in ordine alle ragioni per le quali viene oggi a riferire al Parlamento su ciò che si accinge a fare: lei ascolta il dibattito, tra qualche minuto salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni, parla per quaranta minuti, dice che l' Italia è il paese migliore del mondo e non spende una sola parola per dire cosa la induce a rassegnare le dimissioni. non so se lei ha scelto questo modo di presentarsi al Parlamento per supponenza nei confronti della sua maggioranza, me lo permetta. qualche apologeta della sua opera di statista, di qui a qualche metro, sosteneva che « D'Alema ha voluto far vedere a tutti, soprattutto alla sua maggioranza, di essere sempre il più bravo: non disturbatemi, governo io, ci penso io; dite quel che volete, ma io so quel che sto facendo! » . non so se questa è la ragione per la quale lei non ha speso una parola per spiegare al Parlamento perché si dimette; certo è che, quale che sia stata la ragione per la quale si è così comportato — qualcuno ha detto « i professionisti si comportano in questo modo » — , lei non ha reso un buon servizio alla politica, che pure dice di amare — e le credo — , quella con la « p » maiuscola, quella che appassiona gli animi, quella che, lo dico senza ironia, ha voluto richiamare — e ha fatto bene — riferendola al dolore che in questo momento tutti provano per la situazione che sta vivendo l' onorevole Andreatta. lei non ha reso un buon servizio alla politica perché, certamente, ha leso se non il prestigio almeno la necessità per il Parlamento di conoscere, non dalle indiscrezioni dei giornali, non dalle ricostruzioni (il più delle volte fantasiose) e dai pettegolezzi del Transatlantico, le ragioni per le quali si dimette. lei ha cancellato del tutto la politica; lo ha detto, non ho alcuna difficoltà nel riprendere il concetto, l' onorevole Bertinotti. ciò è talmente vero che un autorevole sostenitore del suo Governo — è stato presidente della Camera — , l' onorevole Pivetti, commentando il suo intervento, ha sostenuto che un discorso più democristiano di così non si poteva fare — non so come giudicherà questo apprezzamento l' onorevole Cossutta — , e che si è trattato di un discorso eccellente perché totalmente non politico. onorevole presidente del Consiglio , non ci prenda in giro e non si prenda in giro. lei non può dire: « io amo la politica, io voglio la politica con la « p » maiuscola, io sono convinto dell' assoluta necessità di ridare dignità alla politica » e poi presentarsi qui per ascoltare il dibattito e con la decisione già presa di salire al Colle per rassegnare le dimissioni, per illustrare una realtà nazionale che, secondo noi, non corrisponde minimamente alla realtà, senza dire una sola parola di ciò che tutti sanno, vale a dire che lei è costretto a dimettersi perché è stato chiesto autorevolmente, nell' ambito della maggioranza, che si apra formalmente la crisi. che cosa le costava dire quel che sappiamo e che, prima o poi, speriamo di intendere, se non dalle sue parole da quelle di qualche altro esponente della maggioranza, vale a dire che questa crisi si apre perché all' interno della coalizione vi sono strategie diverse? il disegno del presidente Cossiga di dar vita ad un centrosinistra con una forza di centro oggi alleata e domani competitiva ed alternativa alla sinistra non c' è più. il centrosinistra — nota di colore — è scritto nella relazione del presidente del Consiglio in alcuni casi con il trattino, in altri casi senza trattino e in alcuni casi tutto attaccato. almeno questo ce lo dica, se si scrive in un modo o nell' altro! sarà ovviamente colpa della dattilografa, così come a volte è colpa dei giornalisti e in tante occasioni è colpa anche dei vignettisti quando si permettono di ritrarla in modo non gradito. mi sembra evidente che nell' ambito della maggioranza ci sia un confronto fra strategie diverse; del resto, chi ha ascoltato l' onorevole Boselli, chi ha ascoltato l' onorevole Parisi, lo ha ascoltato in modo esplicito, chiaro. che cosa le costava dire che lei si dimette perché deve discutere e ridisegnare la natura della sua maggioranza? che cosa le costava dire la verità e, cioè, che vi è chi la tira da una parte? l' onorevole Cossutta è stato, con tono vagamente sovietico, molto, molto chiaro e glielo ha detto: serve più sinistra! abbia l' orgoglio della sua storia! ma tanti altri esponenti della sua maggioranza, che hanno una storia diversa, le hanno chiesto esattamente il contrario: sia meno di sinistra, non lo sia affatto, sia tutto quello che vuole, ma non parli di sinistra! è di questo che si discute ed era di questo che ci doveva parlare, non di Internet, non del paese delle meraviglie che non c' è, perché questo semmai sarà l' oggetto del confronto davanti agli elettori. ciò premesso, voglio concludere richiamando l' aspetto al quale tengo maggiormente in questo discorso, che è quello relativo al trasformismo. spero di non pronunciare parole tali da determinare non dico ulteriori polemiche, perché le polemiche sono il sale della politica, ma un' offesa per alcuno perché non è mia intenzione farlo, però si risparmi, per favore, presidente del Consiglio , le prediche, soprattutto quelle un po' pedagogiche e un po' moralistiche sul trasformismo, sul tasso di immoralità. io non so — ci penserà il giurì d' onore — se effettivamente vi è stato chi ha offerto danaro per transitare da una parte all' altra. so perfettamente — lo sa anche lei e lo sanno tutti qui dentro — che recentemente, non molto tempo fa, un anno fa o giù di lì, c' è chi ha venduto... vogliamo dire l' anima? vogliamo dire la dignità politica? vogliamo dire la coscienza? vogliamo dire il doveroso rispetto per chi lo aveva eletto? c' è chi ha venduto il rispetto per chi lo aveva eletto non per soldi, ma per poltrone. lei lo sa o no, signor presidente del Consiglio , che tra i suoi ministri vi sono degli uomini che sono stati eletti con il voto del centrodestra? il trasformismo, in Italia, è un male antico, ma si risparmi, glielo chiedo con cortesia, la predica e la morale sull' onestà della politica fino a quando continuerà a governare con una maggioranza che è formata da una componente determinante che non fu eletta per dare vita al primo Governo presieduto dall' esponente dei Democratici di sinistra . vede, non so se l' onorevole Casini e l' onorevole Berlusconi vorranno — glielo dico qui — accogliere una modesta proposta che mi viene in mente in questo momento, quella di far giungere un giorno, davanti a Palazzo Chigi , ma in modo ordinato e civile, tutti gli iscritti di Alleanza Nazionale , di Forza Italia e del Ccd che hanno votato nei collegi in cui sono stati eletti parlamentari che oggi sono determinanti per la sua maggioranza. quegli iscritti, che sono elettori (lei crede alla politica e quindi sa che l' iscrizione ad un partito è un atto di partecipazione, è un atto di militanza, è un momento di impegno), si sentono derubati! io non so se qui dentro vi sia chi prende i soldi per votarla, io so che qui dentro vi sono dei ladri, dei ladri di voti! e se lei continua a fare il presidente del Consiglio con dei ladri di voti è un ricettatore di voti! e questa non gliela toglierà nessuno come accusa in termini politici! allora, se crede alla politica, se crede nel rispetto delle regole, se è ancora lo stesso D'Alema che quando presiedeva la bicamerale, nel nome delle regole cercava di dare vita alle riforme... beh, si dimetta, ma abbia uno scatto di dignità e di orgoglio. io non voglio, ovviamente non posso perché sarebbe fuor di luogo, richiamare la sua storia, l' hanno fatto altri dai banchi della sinistra. la richiamo soltanto, se me lo posso permettere, alla dignità dell' uomo politico , dell' avversario politico, ma dell' uomo. si dimetta e faccia in modo di non tornare qui tra qualche giorno per presentare un altro programma — mi auguro che in quell' occasione ci voglia dare qualche indicazione anche sul Superenalotto, dopo che oggi ci ha parlato tanto di Internet — e magari rimettere insieme la stessa maggioranza un po' più debole di prima. dal momento che questa è una maggioranza inquinata moralmente, perché ci sono dei ladri di consenso, dia la parola — perché lei lo può fare chiedendolo al Capo dello Stato — al corpo elettorale , in modo tale che l' Italia abbia una maggioranza scelta dagli italiani e non nata in Parlamento con accordi la cui natura è sempre più misteriosa e ai nostri occhi sempre meno moralmente corretta.