Romano PRODI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 6 - seduta del 31-05-1996
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1996 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Comunicazioni del governo

signor presidente della Camera, signori deputati, siamo arrivati alla fine di questo dibattito lungo, ma profondo ed interessante, sulla fiducia al programma che vuole delineare la strategia che il Governo ha in animo di attuare, programma che vuole indicare le linee del nostro lavoro futuro. come dicevo, il dibattito di questi giorni è stato estremamente costruttivo, molto approfondito in alcuni punti e privo di quelle punte polemiche che spesso accompagnano questo genere di discussioni. se vogliamo usare una terminologia cara all' Ulivo, è stato un dibattito forte e sereno, e di questo vi ringrazio di cuore . chiedo scusa in anticipo delle dimenticanze che forzatamente dovrò avere, perché molti sono stati i punti toccati e non vi è certamente il tempo per ribatterli singolarmente. ribatteremo e terremo conto dei discorsi fatti nell' attività di Governo, nelle proposte legislative, nel nostro agire quotidiano. una delle grandi obiezioni che è stata avanzata nel corso del dibattito è che il nostro era un programma ovvio. devo dire che in questo momento bisognerebbe fare la lode dell' ovvio: se dobbiamo far diventare l' Italia un paese normale , dobbiamo imparare a fare le cose ovvie, le cose che sono state promesse per trent' anni e mai attuate. se infatti esaminiamo le cose che ci sono state chieste sulla semplificazione, sulla qualità dei servizi, vediamo che tutto questo entra nel grande capitolo dell' ovvio, ma dell' ovvio che diventa fondamento per il risanamento e cambiamento del paese e che, quindi, è indispensabile per il nostro futuro. è ovvio che la Pubblica Amministrazione funzioni, è ovvio, in uno Stato moderno, da quando esistono gli Stati moderni, che la posta arrivi in tempo; poiché questo non accade in Italia, il problema è proprio fare in modo che anche l' ovvio diventi prassi di Governo ed abitudine comune nel nostro paese. questo è proprio uno degli obiettivi che il nostro Governo si propone e a tal fine è importantissimo che la legislatura abbia una durata di cinque anni, che la squadra di Governo sia affiatata, forte, unita ed anche che l' opposizione ci incalzi in modo leale e vigoroso per i prossimi cinque anni. ieri è emerso con molta chiarezza nel corso del dibattito, dagli interventi di Fini e Berlusconi, che l' opposizione sarà forte ed incalzante. lo chiediamo anche noi, perché in questo periodo di grandi cambiamenti del paese un' opposizione inflessibile ma leale rappresenta, a mio parere, una garanzia per il Governo e per l' Italia. rimediare alla mancanza di ciò che è ovvio è la grande sfida, proprio per l' accumulazione di problemi che negli ultimi anni si sono presentati. voglio ricordare che il discorso dell' ovvio è stato alla base di obiezioni mosse nei nostri confronti anche durante la campagna elettorale . Veltroni ed io ci siamo detti in molti momenti che era appunto ovvio quello che stavamo facendo, ma era un ovvio indispensabile e necessario perché il Governo potesse cambiare veramente il paese. certo è che, dopo l' ovvio, dobbiamo affrontare alcuni grandi problemi, alcune nuove sfide che sono le sfide di un cambiamento radicale e sono assolutamente importanti. abbiamo ricevuto la fiducia dei nostri elettori per affrontare tali sfide e per dare alcuni segni di cambiamento radicale. il primo lo abbiamo indicato più volte e trova l' accordo di una gran parte di questa Assemblea: è la sfida del federalismo. nel dibattito al Senato abbiamo già visto come questa sia una sfida pesante, di grandissimo profilo e di grandissimo rilievo e come questa implichi una trasformazione della società fino dalle radici: implica la trasformazione della scuola, implica una presa di coscienza fortissima da parte di tutti i protagonisti della vita civile ed implica responsabilità. il federalismo è la grandezza di un paese, ma è anche il peso di un paese, un federalismo che vogliamo portare fino in fondo ed in tutti i campi della vita civile e politica italiana ; un federalismo di cui anche il discorso che abbiamo fatto sulla capitale « reticolare » è uno degli aspetti fondamentali. per cui alla domanda di Paissan, che chiedeva che cosa intendessimo per capitale « reticolare » , noi rispondiamo che vogliamo cominciare davvero la realizzazione di quello che è negli altri Stati federali, cioè che non solo uffici decentrati, ma anche grandi centri decisionali sono distribuiti nel paese. e cominciamo dalle strutture nuove. nasceranno le authority: queste non potranno nascere a Roma. saranno l' inizio del discorso del decentramento, che comprenderà anche strutture di comando del paese che ora sono localizzate a Roma e che un paese federale vede, invece, vivere in tutto il suo territorio. questa è la sfida della riforma dell' amministrazione. è chiaro che per fare questo grande cammino, questo grande cambiamento, noi chiediamo al Parlamento di aiutarci. e, quindi, come hanno detto Calderisi e Bressa con molto calore nei loro interventi, chiediamo al Parlamento la riforma dei Regolamenti parlamentari , perché questi problemi possano essere realizzati in fretta. qui vi è un discorso di rapporto tra Governo e opposizione che diventa di immediata applicazione, un rapporto funzionale al cambiamento. ribadisco la richiesta di delega, che ho fatto al Senato, per decentrare e riformare la Pubblica Amministrazione , avviare il processo di delegificazione e la riforma del sistema fiscale. anche in questo caso la delega è necessaria per potere avviare i cambiamenti nei modi che tutti voi avete chiesto nel corso del dibattito. ai deputati che appoggiano il Governo e ai deputati dell' opposizione io chiedo di capire come proprio la coerenza di questo dibattito renda necessarie la trasformazione dei regolamenti e le deleghe per potere agire con molta rapidità alla riforma dello Stato. ai colleghi chiedo l' aiuto anche su un problema di grande dimensione e di grande urgenza e, cioè, sulla conversione dei decreti legge pendenti. sono ormai arrivati al numero di novantaquattro. alcuni hanno avuto quindici reiterazioni. vedo che l' apporto costruttivo dell' opposizione si manifesta già nelle correzioni! credo che dovremmo avere un rapporto molto forte tra Parlamento e Governo per uscire da questa situazione di emergenza che non giova assolutamente a nessuno. dobbiamo, quindi, rimeditare insieme, nel futuro, la riorganizzazione dei nostri meccanismi decisionali. come vedete, ho sottolineato come priorità assoluta la riforma dello Stato, la riforma della Pubblica Amministrazione , perché la possiamo, la dobbiamo fare, abbiamo la capacità e la prospettiva di farla assieme. qualcuno può ovviamente obiettarmi di avere con questo automaticamente lasciato in secondo piano il discorso dell' Assemblea costituente . voglio essere molto sincero. abbiamo appena votato per realizzare un programma e lo abbiamo presentato ai cittadini durante la campagna elettorale : mi sembra complicato e distorcente rispetto a questo progetto forte ed immediato convocare subito un' Assemblea costituente . ripeto, l' Assemblea costituente rappresenterebbe, a mio parere, il rinvio della soluzione dei problemi che i cittadini sentono come immediati e prioritari (cioè il lavoro, la sanità) e per realizzare le riforme possibili. il popolo italiano ha votato per uscire dalla provvisorietà, e il cammino per farlo è un cammino empirico, che si fa passo per passo, giorno per giorno; e noi lo dobbiamo percorrere nella linea che ho detto prima. devo dire, sinceramente, che potrebbe anche farmi comodo — anzi, mi farebbe senz' altro personalmente molto comodo — un' Assemblea costituente . ne ho analizzato i tempi di svolgimento, ho fatto i conti: prenderebbe sostanzialmente tutta la legislatura, e il mio Governo avrebbe automaticamente la garanzia di durare per cinque anni, ma il paese verrebbe distratto, verrebbe portato verso una doppia linea di azione. allora, io noto come avremmo poi difficoltà ad attuare il federalismo, la riforma dell' amministrazione, la delegificazione. credo che le modifiche costituzionali saranno la conseguenza naturale delle riforme che si possono fare subito; è un po' quella scelta empirica che noi abbiamo fatto con molta coscienza riguardo alla costruzione del bipolarismo. ci dicevano tutti che, senza la riforma della legge elettorale , era assolutamente impossibile dare stabilità al paese; io ho sempre pensato che le grandi riforme si fanno con l' azione pratica. e noi abbiamo costruito il bipolarismo senza la riforma elettorale , ma convincendo la gente, costruendo un' alleanza, organizzando le persone, dando al paese una proposta. non abbiamo avuto bisogno della riforma elettorale e adesso siamo pronti — secondo me — per fare la riforma elettorale , proprio perché abbiamo alle spalle un' esperienza, proprio perché capiamo le basi da cui possiamo partire. è questo, a mio giudizio, il modo di procedere nella nostra strategia di cambiamento del paese. lo dico anche per un' altra osservazione che ho fatto sull' Italia di questi anni: credo che uno dei nostri drammi sia stato quello di non affrontare i problemi uno per uno, risolvendoli, ma di porre sempre maggiori problemi di fronte all' attenzione del paese, fino a nevrotizzarlo, fino al punto di non far capire più agli italiani quelle che erano le gerarchie possibili, quelli che erano i compiti che potevano essere svolti e quelli che non potevano essere svolti. quindi, la riforma dello Stato la vedo come un fatto non secondario ma fondamentale del nostro paese, come il punto di arrivo delle nostre riforme: è il cammino razionale che mi sembra debba precedere le riforme, già pronte e urgenti, che prepareranno la riforma dello Stato. il terzo tema emerso ieri dal dibattito è la grande questione della giustizia sociale , sollevata dall' onorevole Bertinotti e da tanti altri, non solo dalla sinistra ma anche da molti oratori del Polo e che è stata anche al centro delle preoccupazioni nel discorso dell' onorevole Marini: vi è la grande constatazione che in questo paese l' iniquità è forte. richiamiamo i dati sulla distribuzione del reddito, con un divario di otto volte fra il primo dieci per cento e l' ultimo dieci per cento della popolazione, ricordiamo l' enorme aumento di coloro che sono « buttati » dalla situazione attuale al di sotto della soglia di povertà. ma non siamo qui per analizzare dei dati, non siamo un istituto di ricerca. vorrei allora tentare di capire come si possa uscire dalla situazione attuale. prima di tutto bisogna dire che questa iniquità — e non è certo una consolazione — non è solo italiana; anzi, il primo modo di uscirne è quello di sfuggire ad alcuni modelli che hanno aumentato tale iniquità, di sfuggire per esempio alla trappola nella quale è caduta la Gran Bretagna dopo alcuni anni di forti innovazioni da parte della signora Thatcher. è stata una trappola terribile che ha determinato ormai una profonda spaccatura della società difficile da superare; è tanto profonda da mettere a rischio anche l' organizzazione delle nuove risorse umane . questo è uno dei problemi fondamentali da affrontare. noi, quindi, dobbiamo impostare la questione analizzando la società italiana in un modo nuovo. abbiamo troppo in testa la divisione tra imprenditori e lavoratori, fra strutture che nella contrapposizione tradizionale sono sempre state il simbolo delle diverse classi sociali. invece i nuovi redditi sono nelle nuove professioni, che ci sfuggono; sono i nuovi tipi di guadagni che — ripeto — ci sfuggono. la disparità fra consumi e redditi è evidente e dimostra che vi è una società profondamente diversa da quella che abbiamo nella nostra mente. le divisioni non si annidano nelle divisioni tradizionali sulle quali noi stessi abbiamo impostato la campagna elettorale : abbiamo una società molto più complessa. allora dobbiamo individuare le novità che si sono verificate nella società italiana . per tali motivi occorre ridisegnare il sistema fiscale; occorre un sistema fiscale completamente rivisto, sia per semplificarlo sia per adeguarlo ai cambiamenti dell' economia italiana . abbiamo tutti l' impressione, nella nostra vita, che proprio per tali cambiamenti nell' attuale grande fase di transizione il sistema fiscale sia stato creato e formato dalla mentalità, ed anche dagli interessi, dei professionisti che hanno curato le trasformazioni. proprio perché il sistema fiscale deve adattarsi molto in fretta ai cambiamenti intervenuti occorre riesaminarlo profondamente. allora emergeranno problemi nuovi: accanto all' evasione fiscale forse apparirà molto più importante l' elusione. dunque vi sarà la necessità di individuare quali siano i redditi che formano la base della ricchezza del paese. la lotta all' elusione si attua in primo luogo con la semplificazione assoluta del sistema fiscale, senza che vi sia la necessità di una intermediazione professionale, sempre, anche per le dichiarazioni dei redditi più semplici. questo è uno dei grandi problemi che abbiamo di fronte nel governare il paese. ricordiamoci che la società, a fronte della nuova distribuzione dei redditi, si spacca sempre più in due e, accanto all' abbassamento dei salari, vi è l' aumento dei disoccupati, che è conseguenza dello stesso problema, delle stesse tensioni. dobbiamo, pertanto, porci il problema, allargandolo rispetto al semplice aspetto salariale, fino a comprendere profondamente il discorso della disoccupazione. questa, dunque, è la nostra strategia economica. partendo, però, da questi temi, Bertinotti ci invita a non assumere i vincoli europei come determinanti. condivido i temi, dobbiamo approfondire l' analisi, dobbiamo riformare lo Stato per comprendere quale sia il paese reale ; ma, attenzione: i vincoli europei ci aiutano a fare in modo che la società non si spacchi davvero e che essa non sia definitivamente fuori controllo. sono fermamente convinto del fatto che, se non adempiamo agli obblighi di Maastricht, dato il funzionamento dell' economia moderna, proprio le parti più deboli dell' economia soffriranno di più. gli anni dell' inflazione non sono stati positivi per la povera gente . inoltre, proprio nel momento attuale, in cui la concorrenza internazionale tiene bassi i salari inferiori alla media, se non adempiamo agli obblighi di Maastricht produrremo una spaccatura totale della nostra società. allora, è chiaro che senza il risanamento non potremo avvicinarci mai al pieno impiego. e ritengo anche che la scala mobile , che in teoria è strumento di equità, diventa la più perversa applicazione degli automatismi del mercato, perché quando parte non si rende conto della strage che comporta per quelli che sono fuori dal mercato del lavoro e dei problemi che comporta riguardo all' equilibrio dell' intera società. il nostro paese deve — lo richiamo fortemente — affrontare questi problemi in un rapporto stretto con le parti sociali . ne abbiamo già dato l' esempio negli scorsi anni (un esempio che è stato dato a tutta Europa): è l' esempio su cui dobbiamo andare ancora avanti assieme, con coraggio, con capacità di confronto. non possiamo lasciare ad un automatismo come quello della scala mobile la soluzione dei nostri problemi. credo che questo dialogo, questa capacità di governare insieme sia la grande ricchezza di cui dispone il nostro paese. è stata ricordata da molti la questione dello stato sociale ed io sono concorde, assolutamente concorde, con quello che è stato detto ieri da Taradash: lo stato sociale non va confuso e non ha nulla a che fare con la gestione sociale dell' economia. ma, allora, lo stato sociale va riformato, va pulito, va deburocratizzato; attenzione però, perché se non introduciamo anche innovazioni in questo ambito, non riusciremo a raggiungere questo obiettivo. allora diventa importante completare la legislazione sul terzo settore , sulle associazioni senza fini di lucro, sull' associazionismo sociale. legato a questo vi è anche il grande discorso della legge, più volte bloccata, riguardante l' obiezione di coscienza . ritengo che questo punto, ancora una volta, debba essere legato a problemi di più vasta portata. richiamo qui il nostro programma elettorale, che diventa programma di Governo , riguardo alla leva militare. eravamo partiti, all' inizio, dall' idea di un passaggio immediato ad un esercito professionale; eravamo partiti con un' accentuazione di esclusività verso il servizio civile obbligatorio. poi, via via, dopo discussioni con migliaia di giovani, anche con i militari, con persone dell' associazionismo, abbiamo cambiato il nostro programma, proprio perché l' abolizione immediata del servizio di leva sarebbe un salto molto forte per un paese come l' Italia, che si identifica nel proprio esercito. allora, partiremo con un programma di servizio allo Stato obbligatorio e gli uomini sceglieranno tra servizio civile e servizio militare : sarà obbligatorio per gli uomini e sarà facoltativo per le donne. anche in questo caso, eravamo partiti con l' idea di una possibilità di servizio obbligatorio anche per le donne, ma proprio il dialogo che abbiamo avuto nel paese ci ha convinto che la formula prescelta sia più equa di fronte al paese. allora, il problema dell' obiezione di coscienza viene collegato a questo: se noi trasformeremo rapidamente la struttura del servizio di leva nella formula indicata, il problema dell' obiezione di coscienza si risolverà quasi da sé; se vi dovessero essere dei rallentamenti, è chiaro che la legge sull' obiezione di coscienza dovrebbe essere rapidamente ripresa in esame. un altro problema emerso dal dibattito con molto vigore è quello, annoso, dei mass media , della Rai, del suo Consiglio d'amministrazione . mi ha molto stupito l' inciso dell' onorevole Berlusconi — in un discorso pieno di collaborazione, pieno di interesse — che riguardava la sua presunta inferiorità di fuoco nel campo dei mass media . prendo atto che nei dibattiti parlamentari si imparano anche cose estremamente nuove nella propria vita. per quanto riguarda il Consiglio d'amministrazione della Rai, credo si debba procedere molto in fretta; la Rai non può restare senza Consiglio d'amministrazione , perché si stanno accumulando problemi economici e gestionali che devono trovare una soluzione. quindi, o si fa rapidamente una nuova legge, che però non può escludere alcune componenti fondamentali del Parlamento se è una legge che deve rispecchiare l' intero Parlamento, oppure i presidenti della Camera e del Senato devono provvedere rapidamente a dare il comando alla televisione, alla Rai, perché così il paese non può andare avanti. l' altra obiezione che è stata mossa ha riguardato le strategie finanziarie. ho concordato insieme all' onorevole Dini che avremmo fatto successivamente la manovra, perché volevamo un quadro preciso e definitivo ed una manovra proiettata verso il risanamento strutturale, nel rispetto degli obiettivi del documento di programmazione economico-finanziaria del 1995. abbiamo assunto impegni di fronte al paese sul non aumento della pressione fiscale rispetto al Pil e tutti i ministri sono stati mobilitati nel reperire risorse per conseguire questo obiettivo. noi però dobbiamo dire — e qui mi distinguo dal rimedio, anche se non dall' analisi dell' onorevole Bertinotti — che non possiamo rinviare la manovra economica e finanziaria, perché lo strumento fondamentale per uscire dalla crisi economica è dato dall' abbassamento dei tassi e l' abbassamento dei tassi non si può avere se non presentandosi al vertice di Firenze, alla grande riunione europea, con una precisa strategia sul nostro andamento finanziario. nord e sud. è giusto quello che sostiene l' onorevole Bossi, e cioè che il Mezzogiorno rimane la grande questione formalmente irrisolta del nostro paese. non è però una questione che possa essere risolta con un negoziato tra le due economie. « Roma-Polo » e « Roma-Ulivo » , per usare l' espressione cara all' onorevole Bossi, in quella che viene chiamata la Padania hanno ottenuto il 75 per cento dei voti nelle passate elezioni: non è facile pensare che la Lega rappresenti la Padania. è un discorso di fatto, è un discorso estremamente elementare. quindi, non solo per una ragione giuridica, ma anche per una ragione politica, questo è il Parlamento di tutta l' Italia, compresa la Padania. qui, e qui solo, sta la responsabilità e la capacità di risolvere i problemi. chiedo all' onorevole Bossi di avere il coraggio di partecipare insieme a noi al grande cambiamento del paese, perché c' è bisogno anche della forza della Lega, ma è un cambiamento che non può essere fatto nella scissione, non può essere fatto nella divisione, non può essere fatto nella tensione. noi non abbiamo bisogno — e nemmeno lei ne ha bisogno! — di un Parlamento in cui parla solo lei. il Parlamento è il luogo nel quale parlano tutti! la nostra scelta non è quella di spezzarci e di creare due monete; la nostra scelta è di offrirci verso l' estero e partecipare ad una moneta unica . l' Italia rinasce con una moneta europea e non con due monete italiane. quindi, la nostra politica interna è la politica europea . si apre, a questo proposito, una grande stagione di confronti europei ed internazionali. il vertice di Firenze, il G7 di Lione: noi dobbiamo arrivare a questi appuntamenti avendo costruito una forte politica estera . abbiamo visto nell' incontro con il cancelliere Kohl non solo che l' Italia ha bisogno dell' Europa; ma l' aspetto più consolante è una dichiarazione forte, una dichiarazione chiara, una dichiarazione netta, secondo la quale l' Europa ha bisogno dell' Italia e senza l' Italia non può assolutamente esservi una nuova Europa. questo è un fatto di importanza fondamentale, è una realtà nuova per il nostro paese. per questo noi dobbiamo inserirci in un grande sistema di sicurezza che comprenda l' Europa e gli USA, in una NATO che dopo la guerra fredda , oltre alle sue funzioni tradizionali, svolga nuove missioni a sostegno della pace, sotto l' egida delle Nazioni Unite e della Csce, a cui l' Italia deve dare il proprio contributo. per tutto questo è necessario un Governo di legislatura e il centrosinistra offre al paese il Governo di legislatura. questa è la sfida del cambiamento che è stata proposta ieri nel suo discorso dall' onorevole D'Alema ; il suo era un invito al Governo e all' opposizione, io lo ripeto come un invito in cui ognuno deve fare il suo gioco. noi abbiamo la profonda coscienza che la sfida comincia solo adesso, non consideriamo la vittoria elettorale, come qualcuno crede, un passo sufficiente per cambiare il paese. la vittoria elettorale è stata solo una indicazione chiara, consolante, ma noi conquisteremo il nostro ruolo soltanto con il buon governo . se possiamo però affrontare in maniera così diretta i problemi del federalismo, se il presidente della Camera ha potuto richiamare qualche giorno fa in quest' Aula una pagina così difficile della nostra storia, è perché in questi cinquant' anni il nostro paese non è rimasto fermo, ma ha costruito una cultura e una storia comuni. il senso di quello che è stato realizzato in questi cinquant' anni è emerso chiaramente nel dibattito degli ultimi due giorni; è emerso molto spesso in senso critico, ma anche sottintendendo le grandi realtà compiute. la storia dello sviluppo italiano è una storia piena di rimorsi per noi, soprattutto per noi governanti, ma è anche piena di insegnamenti per la grande capacità della società italiana di evolversi e di modificarsi. lo sviluppo delle nostre imprese, piccole e medie, è diventato un « libro di testo » per i paesi che debbono compiere lo stesso cammino, è seguito come un elemento di insegnamento per i paesi che, con una bassa dotazione di capitale e un livello tecnologico non elevato, vogliono percorrere un cammino di sviluppo e di concorrenza sui mercati mondiali. noi abbiamo raggiunto grandi risultati e domenica prossima celebreremo tutti insieme il cinquantenario di questa Repubblica. lo celebreremo in un clima in cui le profonde critiche si uniscono alle grandi speranze del paese; lo celebreremo in un momento in cui dobbiamo cominciare un cammino unitario. ringrazio il presidente della Camera che, nel suo discorso di insediamento, ha cominciato il grande discorso di inizio del secondo cinquantennio della Repubblica italiana . la prossima settimana avremo anche un altro avvenimento minore, che si ripete ma che deve essere per noi un punto di riferimento . comincerà infatti l' ultima settimana di scuola per molte delle nostre strutture scolastiche e noi dobbiamo fare in modo che sia l' ultima settimana di un sistema scolastico passato. dobbiamo fare in modo che con costanza, fin dal prossimo anno, comincino le operazioni di decentramento, di autonomia, di rinnovamento delle scuole e ancora una volta dobbiamo fare appello agli insegnanti, al mondo della scuola, perché questo cambiamento possa essere un cambiamento per tutto il paese. signori deputati, da qui al 2001 ci attende un lungo cammino che deve stimolare la capacità creativa di una società come quella italiana. il cammino è molto difficile, ma il traguardo è a portata di mano, ed è un traguardo che dipende soprattutto dal Governo, ma non solo da esso. dipende dal ruolo che Governo e Parlamento sapranno costruire assieme. vi chiedo quindi di aiutarci a costruire questo dialogo. ho vissuto questi due giorni di dibattito con intensa emozione; vi ho riconosciuto il paese con i suoi problemi e le sue domande. sono cosciente delle attese e delle speranze di questo paese. signor presidente , signori deputati, noi siamo pronti a cominciare il nostro lavoro, siamo pronti a cominciarlo subito ed è per questo che chiediamo la vostra fiducia. la chiediamo in modo aperto alla maggioranza, chiediamo una sfiducia critica, seria, forte all' opposizione... chiediamo soprattutto un confronto che coinvolga tutto il Parlamento. noi ci sottoponiamo, il Governo si sottopone, con chiarezza al vostro giudizio; il Governo è cosciente che con questo giorno inizia un nuovo periodo in cui certamente il paese dovrà cambiare. io chiedo soltanto che questo cambiamento possa avvenire alla luce del sole, possa avvenire nel rispetto delle regole e possa iniziare veramente in modo degno e forte il secondo cinquantennio della Repubblica italiana .