Fausto BERTINOTTI - Deputato Appoggio
XIII Legislatura - Assemblea n. 55 - seduta del 19-09-1996
Discussione sui temi contenuti nel messaggio del Presidente della Repubblica
1996 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 55
  • Comunicazioni del governo

signori presidenti, signori deputati, noi crediamo che l' appello del presidente della Repubblica vada colto come un invito alla ripresa forte di iniziativa della politica. pensiamo siano necessari una presa di coscienza sullo stato della Repubblica ed uno scatto in alto della politica. le sorti della Repubblica sono ormai visibilmente minacciate: il paese vive molti elementi di crisi della sua coesione sociale; la stessa convivenza è spesso a rischio. la democrazia ha subito processi gravi di logoramento, spesso con la emarginazione delle masse dalla possibilità di influenza e di incidenza sulle scelte del paese. vi hanno concorso, certo, in primo luogo i processi materiali che stanno cambiando il panorama dell' Europa, in particolare il panorama economico e sociale , ma vi hanno concorso anche gravi errori politici. e bisogna aver presente questo sfondo per capire oggi la reale portata della minaccia della Lega. la Lega costituisce un pericolo in questa crisi della Repubblica, perché utilizza questo malessere profondo, la crisi di identità in larghi settori di massa, una crisi profonda nel rapporto fra il paese reale ed il paese ufficiale. il fallimento dell' adunata sul Po non riduce questo pericolo. è un pericolo reale, che si manifesta nella rozzezza culturale della proposta della Lega, nella violenza annunciata nei suoi comportamenti, nella propensione culturale e politica alla demolizione dell' avversario. ma essa vive perché così alimenta e si alimenta di una vera e propria crisi di civiltà. la Lega costituisce il tradimento delle culture più alte cresciute nella Pianura Padana , quelle prodotte dal suo proletariato industriale in tutto questo secolo, che ha costruito i luoghi, le forme e la cultura delle politiche più alte, quelle che appunto sanno parlare il linguaggio dell' eguaglianza, fino a questo grottesco e tragico rovesciamento della parola « lega » , che nella tradizione rossa e bianca parlava il linguaggio della solidarietà e dell' eguaglianza e che oggi disastrosamente parla il linguaggio della rottura dell' unità popolare e della divisione. terra e culture che solo le camicie nere in questo secolo sono riuscite ad abbattere con la violenza e l' appoggio degli agrari e degli industriali, ma contro cui quelle genti, come altre dell' Italia, sono state protagoniste dell' unica vera grande epopea di unità nazionale , la lotta di liberazione e di Resistenza. cosa volete voi della Lega? fare domani quello che hanno fatto ieri i fascisti? tradire...... tradire le culture più alte di quelle popolazioni? sì, correte il rischio ed avete la possibilità di farlo oggi, tentando questa orribile divisione. potete proporvi questo obiettivo perché tira una brutta aria in Europa: riemergono propensioni a Stati etnici, a Stati monoculturali; emergono propensioni alla divisione, alla separazione, anche perché i processi di unificazione, quelli economici, avvengono senza democrazia e senza il concorso delle masse. come può essere respinto questo pericolo grave della Lega? in nome di che cosa? in nome della patria, dell' unità nazionale ? in un mondo che cambia così tanto? ma quale unità nazionale ? quella dello stato sociale o quella del cinismo del profitto, che vuole liberarsi dello stato sociale ? quella dell' accoglienza degli immigrati o quella della loro cacciata? quella dell' idea del pubblico come patrimonio comune o quella degli inni al privato e all' egoismo, che poi finiscono per corrompere la stessa forma concreta dello Stato? non si può condurre efficacemente una battaglia contro la disastrosa ipotesi secessionista della Lega senza affrontare il problema che è obiettivamente all' ordine del giorno : la crisi delle sue classi dirigenti . ed è per questo che nella giornata di domenica abbiamo potuto assistere a due manifestazioni, entrambe di destra, quella sul Po e quella a Milano; due destre che si alimentano a vicenda seppure in contrasto tra di loro. per abbattere questa tenaglia che può chiudersi sulla democrazia italiana ci vuole il coraggio di indagare la ragione profonda del malessere che stiamo vivendo, che sta in un rapporto malato fra economia e politica, che sta nel disagio profondo che le politiche liberiste hanno prodotto sulle masse, che sta nei processi di scollamento drammatici che avvengono in tanti settori della società quando si cresce nella povertà e si è misconosciuti nel vivere in povertà. pezzi della classe dirigente stanno dando pessima prova di sé; parti importanti della borghesia imprenditoriale sono sotto accusa, persino dalla magistratura; un patrimonio che è stato una vetrina della borghesia imprenditoriale italiana come l' Olivetti frana clamorosamente; gangli vitali dell' apparato pubblico come le ferrovie sono sotto l' iniziativa della magistratura. noi non decliniamo dal nostro principio di essere garantisti e dalla presunzione di innocenza per ognuno e per tutti, ma qui la politica deve intervenire e deve vedere che c' è del marcio in questo paese e nelle sue classi dirigenti e nel rapporto malato fra economia e politica che si è andato costituendo in un certo periodo e che continua a ripetersi come coazione di questa classe dirigente . e allora l' unità nazionale , piuttosto che una spenta eredità, può essere solo il compito di una nuova costruzione; il compito della costruzione di una nuova classe dirigente , di una nuova moralità pubblica, di una nuova idea della società. bisogna ritornare allo spirito della Costituzione repubblicana che ha saputo dire le parole più durevoli su questo terreno. se il presidente della Repubblica può appellarsi alla questione sociale lo può fare per questa straordinaria avventura culturale che è costruita dalla nostra Costituzione e soprattutto dalla sua prima parte. bisogna ritornare a questo punto di origine, all' elemento fondativo di una cultura di solidarietà, di uguaglianza. la Lega non è semplicemente una ipotesi repellente dal punto di vista statuale, lo è anche dal punto di vista sociale. l' aggressione della Lega allo Stato centrale non è solo l' aggressione allo Stato nazionale, è l' aggressione allo stato sociale . la Lega vuole la separazione per rompere qualsiasi tutela, qualunque legame universale che costituisca un vincolo sociale; vuole consentire il galleggiamento libero di un' area omogenea di business, come dice il sociologo giapponese, per poter entrare nella competizione internazionale liberata dai vincoli di solidarietà e socialità, una sorta di nuovo capitalismo selvaggio. la Lega è una formazione di destra, è la punta della lancia di uno schieramento liberista. ed è quello che non hanno capito, a mio avviso, anche le forze progressiste che hanno discusso, « flirtato » , occhieggiato alla Lega non vedendo precisamente questa sua natura organicamente ed intrinsecamente di destra. per battere la Lega bisogna batterla in nome di un diverso modello sociale, di un modello di socialità, di solidarietà e di uguaglianza. no! non serve a nulla, anzi costituisce un grave danno, per chi combatte questa ipotesi, l' intervento della polizia, l' intervento della magistratura, l' intervento statuale. non è sul terreno della forza che la Lega va battuta, ma sul terreno della politica, del progetto di società, di una nuova idea della solidarietà e della moralità pubblica. la risposta è alla politica, alla sua capacità di pensarsi come grande riforma. badate, non quella che spesso si intende a vocazione autoritaria, come in un certo presidenzialismo, o a vocazione egoistica, come in un certo federalismo, ma una grande riforma sociale e morale: quella che appunto riproponga la questione sociale e quella democratica cioè della partecipazione delle masse alla vita politica e alla formazione di una nuova classe dirigente . è questo oggi il compito della politica! ieri sera mi trovavo in una piazza di Cagliari e sotto un diluvio di acqua c' erano migliaia e migliaia di giovani che chiedevano soltanto sottolineo soltanto lavoro e occupazione. la lotta alla disoccupazione è il fondamento della grande riforma. se una classe dirigente non è in grado di proporre per sé e per il proprio paese un regime di piena occupazione, non c' è che l' approfondirsi della crisi sociale e della coesione sociale, e della crisi di civiltà di un paese. non c' è civiltà senza il pieno impiego! presidente Prodi, il suo Governo ha una grande responsabilità, grande. non ha soltanto la responsabilità impegnativa di fare una finanziaria o di cimentarsi nella prossima conferenza per il lavoro e l' occupazione in un programma per ridurre la disoccupazione nel prossimo anno; ha di fronte a sé un compito politico, quello di suscitare le energie, le passioni delle masse oggi depresse da lunghi anni di emarginazione e di sofferenza imposta affinché la Repubblica possa ritrovare il suo spirito migliore. contro le due sconfitte di civiltà che vengono proposte dalle due destre c' è la possibilità di dare una soluzione progressiva alla crisi della società italiana . questo compito tocca alle forze politiche popolari, in primo luogo quelle della sinistra, ma di esso deve essere investito il suo Governo, onorevole Prodi. il suo Governo...... oggi, per quello che fa e non solo per quello che dice, deve essere in grado di costituire il primo antidoto, mettendo in campo delle innovazioni rilevanti rispetto al passato sul terreno della politica, dell' economia e delle moralità che dia alla parte migliore di questo paese la possibilità di credere che la politica è davvero una chance ed una opportunità.