Gianfranco FINI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 55 - seduta del 19-09-1996
Sulle armi affidate alle forze dello Stato devono essere anche strumento di offesa
1996 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 218
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghi, signor presidente del Consiglio , abbiamo giudicato opportuno il messaggio del Capo dello Stato e ribadiamo tale giudizio non tanto in relazione al contenuto del messaggio, quanto in considerazione del fatto che, per la prima volta da quando è salito al Quirinale, il presidente Scalfaro ha ritenuto di usare lo strumento costituzionalmente impegnativo del messaggio alle Camere, ponendo il Parlamento di fronte alle sue responsabilità. aggiungo che, se in altre circostanze si fosse comportato in identico modo, probabilmente la politica italiana avrebbe evitato numerose polemiche. l' opportunità del messaggio, dal quale ha preso le mosse il dibattito odierno, appare evidente anche in relazione al contenuto del messaggio; in ogni caso, la necessità di una risposta politica al malessere del nord risulta ormai incontestabilmente chiara a tutti ed il Capo dello Stato non fa altro che ripetere ciò che era emerso anche nei giorni scorsi. si tratta, però, di capire che cosa abbia inteso per risposta politica. a scanso di equivoci , occorre anche comprendere dove la risposta politica sia l' unica che possa e debba essere data e dove, al contrario, accanto ad una risposta politica occorra altro tipo di risposta. a tale proposito credo che l' unico che debba sciogliere il nodo sia l' onorevole Bossi. se infatti l' onorevole Bossi ritiene di avere a che fare con uno Stato del quale non riconosce l' autorità, che rinunci a far valere il rispetto delle leggi di fronte alla palese consumazione di reati, è evidente che l' onorevole Bossi a nostro modo di vedere si sbaglia, ed è altrettanto evidente che è destinato, ogni qual volta vengono consumati reati, a verificare la risposta dello Stato. se, al contrario, Bossi rimane su un piano politico, credo che non avrà alcuna occasione di lanciare accuse a sproposito circa la violenza, l' antidemocraticità, l' attacco delle forze di polizia o della magistratura. voglio dire che tutto è nelle mani di chi nel corso degli ultimi due mesi ha spostato il dibattito dal piano politico ad atti e comportamenti che con la politica non hanno più nulla a che vedere. se vengono consumati reati, credo sia doveroso da parte di uno Stato democratico intervenire per accertare le responsabilità e per reprimerli; se, al contrario, tutto si limita e si svolge nell' ambito della dialettica politica, è evidente che non potrà esservi che una risposta politica. nel messaggio del presidente della Repubblica e, per certi aspetti, anche in suoi interventi precedenti, tutto ciò a noi risulta chiaro. ci risulta altrettanto chiaro che per risposta politica non si può che intendere la risposta che il Parlamento deve saper dare a quello che è il malessere del nord. si risponde politicamente al malessere e non ad un reato consumato. vorrei che questo aspetto, tutt' altro che irrilevante, venisse tenuto ben presente da coloro che prima commettono evidenti reati e poi lamentano l' intervento che deve necessariamente essere adottato per la repressione dei medesimi. al nord il malessere è reale e la risposta non può che venire, come tante volte è stato detto, cercando di comprenderne le ragioni, dando vita alle riforme istituzionali , avviando quegli interventi di natura legislativa volti a creare le condizioni di una ripresa economica e, quindi, di un miglioramento della condizione di vita degli italiani del nord. a tale proposito noi riteniamo che la responsabilità del Parlamento risulterà evidente non in questo dibattito, ma da qui a qualche tempo. il dibattito di oggi è un momento sicuramente importante, ma saranno gli avvenimenti parlamentari durante la discussione della legge finanziaria ed anche i lavori della Commissione bicamerale a dimostrare con i fatti se vi è o meno la consapevolezza del Parlamento e quindi delle varie forze politiche circa la necessità di risposte che siano relative tanto alle questioni economiche quanto a quelle istituzionali. mi permetto di aggiungere che vi è a nostro modo di vedere anche un altro livello di risposta, che potremmo definire politico o, se volete, politico-culturale, perché è innegabile che dietro il malessere vi è anche, in una sparuta minoranza che è tale, una motivazione in qualche modo ideale, in qualche modo mistico-ideologica. condivido l' analisi di chi ha scritto che per alcuni che indossano la camicia di un colore in questo caso il verde vi è una evidente identificazione in un mito, che tale non è, ma che appare agli occhi di pochissimi come una comunità o come una identificazione per la quale vale la pena di combattere duramente una battaglia politica e magari anche di commettere dei reati. è un vuoto di valori che va colmato, e la risposta deve essere in termini economici ed istituzionali, ma anche in termini ideali. non esiste una patria padana; esiste una necessità di patria ed il successo della manifestazione organizzata da Alleanza Nazionale deriva unicamente dal fatto che, al di là delle idee politiche, la totalità degli italiani, o comunque la stragrande maggioranza anche degli italiani del nord, riteneva fosse indispensabile rispondere sul piano dei valori ad una evidente lesione di un valore che è ritenuto tale dalla totalità degli italiani nel centrosud e dalla stragrande maggioranza degli italiani nel centro-nord. si risponde in termini economici, in termini istituzionali, ma anche culturali ed in questo caso davvero senza retorica o senza accenti patriottardi. comprendo l' imbarazzo di chi, avendo perso in qualche modo un' occasione politica, accusa la destra di aver agitato temi e toni nazionalistici; se lo avessimo fatto, non soltanto non avremmo risposto in termini positivi, ma sicuramente non avremmo avuto il consenso di tanti che di destra non sono. riscrivere la storia nazionale, capire le ragioni per cui siamo una comunità nazionale, rileggere la storia di questo secolo in particolar modo, significa da un lato ribadire le ragioni della comunità e, quindi, rinverdire le radici della storia italiana, ma significa anche rispondere in termini di contenuto e di valori ad una crisi ideale che in alcuni segmenti minoritari al nord esiste. né ci possiamo nascondere dietro un dito e negare quel che in molti sappiamo, vale a dire che negli stessi identici segmenti un certo antimeridionalismo era ed è diffuso. ed allora: risposta sì in termini economici ed istituzionali, ma anche in termini culturali, in termini politici. tutto ciò premesso, credo che, al di là di questo dibattito, saranno i prossimi mesi a dimostrare se c' è o no consapevolezza da parte di tutto il Parlamento. a tale riguardo siamo scettici; siamo scettici sulla capacità delle forze che sostengono l' attuale Governo di dare delle risposte che, al di là delle buone intenzioni, vengano ritenute sufficienti da coloro che abitano nel Nord Italia ma, più in generale, da tutti gli italiani, sia sul piano di un nuovo modello economico, sia sul piano di un nuovo e migliore assetto dello Stato. sarà la finanziaria, presidente Prodi, il primo banco di prova . se la finanziaria dovesse essere come sarà animata dalla stessa identica volontà di ridurre il disavanzo pubblico, di eliminare o limitare alcuni sprechi, di mantenere inalterata, come è stato detto, la pressione fiscale senza però alcun tipo di sensibilità per la vera emergenza del nord, determinata dall' impossibilità di produrre più ricchezza per coloro che possono produrre ricchezza; se nella legge finanziaria non vi sarà assolutamente nulla di nuovo rispetto agli interventi già adottati nel passato, con un' unica eccezione, quella rappresentata dal Governo di centrodestra; se cioè per essere ancor più esplicito dovesse corrispondere a verità ciò che abbiamo letto su Il Sole 24 Ore , vale a dire che nell' ambito del cosiddetto federalismo fiscale o nell' ambito del riordino del sistema fiscale si darà luogo ad una inversione del prelievo, mettendo a carico del lavoro autonomo altri 4 mila miliardi di contributi diretti o indiretti e sottraendo, al contrario, 4 mila miliardi di contributi diretti o indiretti dalle persone fisiche ; se dovesse corrispondere a verità che anche questa finanziaria finirà per muoversi in una logica identica alla logica che nel passato ha reso impossibile produrre nel Nord Italia , è evidente che non soltanto non si sarà data alcuna risposta in termini politici, ma in molti casi si sarà determinato un ulteriore malessere nel nord. e se è giusto interrogarsi sul malessere del nord, vorrei che il Parlamento tutto si rendesse conto che vi è per molti aspetti un' autentica esasperazione nel centrosud; e la responsabilità maggiore che a mio modo di vedere hanno i colleghi della Lega è in questa non so quanto inconsapevole ventata di divisione, per certi aspetti di odio, che determinati atteggiamenti vanno seminando in tutto il territorio nazionale , anche al nord. si può partire con buone intenzioni e buoni principi, ma quando si arriva ad offendere e in alcuni casi ad individuare come nemici di una parte del territorio nazionale altri italiani, ci si assume per davvero anche storicamente delle responsabilità che mi auguro siano presenti a coloro che , forse senza comprenderlo, applaudono il delirio dell' onorevole Bossi. e allora, occorre una risposta in termini economici e crediamo che il Governo sia a tale riguardo inadeguato e una risposta in termini istituzionali. la Commissione bicamerale, strumento scelto dalla maggioranza, certamente non ci soddisfa ed è risaputo. purtuttavia faremo la nostra parte. ma anche a tale proposito non crediamo, onorevole Bassanini, che quanto il Governo si accinge a presentare possa essere giudicato davvero riforma in senso federalista... ha già presentato e si accinge a discutere in Parlamento! abbiamo sentito da parte dell' onorevole Del Turco , se non ricordo male, un giudizio addirittura sprezzante: rimane nell' ambito del regionalismo, rimane nell' ambito di un decentramento, ma non dà vita quella riforma ad una suddivisione di poteri diversa rispetto a quella che sostanzialmente lo Stato unitario ha fin qui conosciuto. e a tale proposito, se si deve rispondere politicamente, credo che l' unica risposta politica in senso di federalismo unitario e solidale, nell' ambito di uno Stato che rimane, ovviamente, unitario e in attesa che vi sia una forma di Stato, o meglio di Governo, in senso presidenzialista, è giunta da quei referendum promossi dalla Giunta regionale lombarda e quindi dal Polo per le libertà con il consenso pieno, onorevoli colleghi della Lega, delle regioni meridionali , con il consenso della Campania, della Calabria, della Puglia e credo di poter dire perché sarà deciso da qui a qualche giorno della Sicilia; referendum che portano all' attribuzione dei poteri che fino ad oggi sono di competenza dello Stato, dei ministeri centrali in materia di agricoltura, di sanità, di turismo, di commercio e di industria, alla distribuzione di quei poteri a livello regionale, alla regionalizzazione dei concorsi, alla organizzazione certamente diversa dello Stato nell' ambito di un decentramento e di un federalismo solidale, ma anche nell' auspicio che quanto prima prenda corpo una cornice presidenzialista che, stando anche a quel che abbiamo inteso nei giorni scorsi, difficilmente prenderà corpo in sede di Commissione bicamerale. ecco perché e concludo il messaggio del Capo dello Stato è stato importante, in quanto ha posto il Parlamento di fronte alle sue responsabilità. ognuno, in Parlamento, farà la sua parte; Alleanza Nazionale giocherà le sue carte e credo di poter dire che tutto il Polo, conseguentemente agli impegni assunti con gli elettori (anche con quelli che votarono per la Lega), volti a dar vita ad una riforma in senso presidenzialista e federalista dello Stato, si comporterà di conseguenza. ma, al di là delle buone intenzioni di questo dibattito, non sono molte le ragioni che mi inducono ad affermare che questa volta il Parlamento ce la possa fare, non per l' indisponibilità della destra ma per l' oggettivo spirito conservatore che anima, tanto in termini economici quanto in termini istituzionali, buona parte delle forze che sorreggono il Governo Prodi.