Pier Ferdinando CASINI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 513 - seduta del 26-03-1999
Sulla crisi in Kosovo
1999 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 513
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , l' azione militare in cui è impegnata in queste ore l' Alleanza Atlantica è figlia di una necessità umanitaria, prima ancora che strategica, una necessità che coinvolge il nostro paese e che dovrà trovare nel voto di questa Camera una piena e non ambigua assunzione di responsabilità. la guerra nel Kosovo non è cominciata mercoledì scorso con i bombardamenti alleati, è cominciata molto tempo prima, sotto la forma della persecuzione di un popolo, dell' odio razziale, della pulizia etnica : un lungo elenco di violenze e di barbarie che nessun negoziato, nessuna predicazione, nessuna astratta indignazione sono fin qui riusciti ad estirpare. noi sentiamo che non si può opporre violenza a violenza, in una spirale che rischia di essere senza fine, ma sentiamo anche — ed abbiamo imparato da tutta la storia di questo secolo questa lezione — che una violenza tollerata, lasciata impunita, magari addirittura giustificata, diventa assai presto una violenza ancor più efferata. i deputati del centro cristiano democratico sentono forti le ragioni della pace, della difesa degli innocenti e della promozione del dialogo. suona stridente anche per noi il fatto che per difendere queste ragioni si debbano impugnare le armi: del resto, non avviene mai con gioia o con leggerezza che si decida o si condivida un' azione bellica. sentiamo anche, signor presidente , che questa azione militare è ben diversa, per noi italiani, da quelle che si sono succedute in questi anni. è un' azione militare che lambisce il nostro territorio nazionale e proprio per questo rivolgiamo un pensiero affettuoso ai militari italiani impegnati nell' area di crisi ed alle popolazioni pugliesi, della terra del Salento, che subiscono i disagi della situazione che stiamo vivendo. l' alternativa, però, era ed è tra l' assumere una responsabilità e lasciarsi andare alla rassegnazione, e troppe volte in questo secolo abbiamo lasciato correre, troppe volte siamo stati inermi, distratti o impari di fronte a prepotenze che ingrassavano sulle nostre omissioni. noi crediamo che un' azione di polizia internazionale scaturita da una serie ripetuta di risoluzioni delle Nazioni Unite possa offrire uno scudo alle popolazioni del Kosovo e riportare tutti, vittime ed aggressori, attorno a quel tavolo negoziale che appena pochi giorni fa la Serbia ha buttato per aria davanti agli occhi di tutto il mondo. questa convinzione e questa speranza ci guideranno nel voto che tra poco esprimeremo. sospendere le azioni militari senza riprendere un negoziato concreto sarebbe un modo di salvarsi l' anima senza salvare il Kosovo. questa vicenda, tuttavia, merita, credo, un' ulteriore riflessione sull' Europa e sull' Italia. c' è un deficit della politica europea in questa tragedia che si svolge a pochi chilometri dai confini dell' Unione. l' Europa è stata spettatrice, partecipe, appassionata, ma non risolutiva. ci siamo trovati così ad affidare all' Alleanza Atlantica quella risposta operativa di cui in tutta evidenza, come europei, da soli, non eravamo capaci. questo limite della politica europea ha una radice antica, che risale ancora agli anni Cinquanta , quando fu bocciata la proposta della Comunità di difesa, l' ultimo sogno infranto della generazione degasperiana. oggi, però, l' Europa socialista ci fa sentire ancora di più quel limite; la vecchia cultura pacifista, neutralista, non allineata della tradizione socialista viene piegata all' improvviso ad una conversione atlantica tanto brusca quanto innaturale. c' è poi un limite italiano che è ancora più stretto. appena otto anni fa molti di voi, che oggi sono al Governo, erano nelle piazze a protestare contro quella guerra del golfo che pure aveva avuto dall' Onu un sigillo ancor più netto. oggi salutiamo il vostro ingresso nella comunità atlantica, ma non ci sfugge che la gran parte del mondo che vi ha seguito malvolentieri lungo questa rotta non immaginava di percorrere questa strada. non ci sfugge, altresì, che quella rotta registra, proprio in queste ore, più di uno sbandamento nella maggioranza. non ci sfugge, ma non sfugge nemmeno all' opinione pubblica internazionale! signor presidente , non saremo certo noi a ricordarle le obiezioni e le contrarietà che la sua posizione incontra nella sua stessa maggioranza. ella conosce bene queste critiche e ne ha tenuto conto a tal punto di destreggiarsi, in queste ore, tra Cossutta e Tony Blair. in quest' Aula la maggioranza di Governo si trova ancora una volta divisa su fondamentali questioni internazionali. negli altri paesi i passaggi cruciali della politica internazionale uniscono governi e opposizione. in Italia, invece, da tre anni a questa parte, tali passaggi dividono la maggioranza; oppure, la riunificano, a prezzo dell' ambiguità e dell' equivoco. l' onorevole Cossutta troverà il modo — non ne dubitiamo — di conciliare la sua politica estera filoserba con la sua politica interna filogovernativa. l' onorevole D'Alema troverà il modo di spiegarci che, ascoltando le ragioni dell' onorevole Cossutta, ha potuto insegnare ai nostri alleati le finezze del negoziato politico e strategico. ma quello che qui può sembrare un abile gioco di equilibrio e di prestigio alle cancellerie internazionali appare, piuttosto, come la rivelazione di un' ambiguità, se non, addirittura, di poca affidabilità. l' opposizione sostiene comunque, senza leggerezza, ma con convinzione, l' azione della NATO. lo facciamo, credo, con una coerenza di più lunga data e con una convinzione politica più nitida.