Umberto BOSSI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 513 - seduta del 26-03-1999
Sulla crisi in Kosovo
1999 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 513
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente del Consiglio , le anticipo subito che non ci piacciono le sue aspirazioni di statista, di abile e superiore controllore degli apparati, in carriera e in amicizia con i grandi del mondo. non siamo d' accordo sul metodo usato dagli americani e dalla NATO per accendere questa guerra contro la Serbia: non va bene il metodo di saltare a piedi pari il Consiglio dell' Onu e di utilizzare la NATO quale strumento di aggressione, anziché di sola difesa. non va bene , innanzitutto, perché è contro le regole: se le basi NATO ed americane nel nostro paese servono per innescare guerre, anziché per difenderci dalle guerre, si pone allora il problema di ridiscutere la loro presenza, il loro numero, l' esistenza dell' attuale giurisdizione del tutto speciale che ci impedisce di conoscere cosa avvenga al loro interno e quante testate nucleari contengano. converrà con me, onorevole presidente del Consiglio , che se si cambiano le carte in tavola senza neppure comunicarlo, diventa tutto più complicato: in particolare, diventano incerte le garanzie che la NATO sia ancora uno strumento di difesa, si creano ipocrisie e si moltiplicano i dubbi sul significato dell' azione della NATO. le difficoltà a capire diventano particolarmente gravi quando si tratta dell' intervento militare nel teatro di una guerra etnica, come quella in atto nel Kosovo: se valesse il principio che la NATO deve bombardare su ogni scontro etnico, dovrebbe bombardare quarantotto ore al giorno, tanti sono i teatri di tale tipo di guerra! soprattutto nel Kosovo, la guerra andava evitata perché lo scontro etnico è più radicale che altrove ed è aggravato dall' assommarsi, alla contrapposizione etnica, di quella tra due differenti identità religiose: da una parte gli immigrati — sottolineo immigrati, a futura memoria — albanesi, che sono musulmani e chiedono l' indipendenza del Kosovo dalla Serbia e l' annessione alla loro madrepatria, l' Albania; dall' altra parte, i serbi che sono cristiani e per i quali il Kosovo rappresenta un luogo mitico, la radice della loro stessa esistenza politica e storica: siamo davanti a valori dell' animo e la conduzione di una trattativa tra le due parti, non poteva, evidentemente che fallire, se chi doveva condurla non aveva la sensibilità per tali questioni. non credo che l' attuale dirigenza americana — o i massoni sottoderivati — fossero i più adatti a condurre con successo una tale mediazione. in Kosovo, gli uomini della cultura e del valore unico del denaro possono solo fare danni; essi sono in radicale contrasto con i valori della società, al punto che per realizzare un liberismo di monopoli sono impegnati in tutto il mondo a cancellare i popoli, la famiglia, i figli e le credenze; cioè, sono in contrasto proprio con quei valori che i serbi — come tanti altri popoli — vogliono conservare. accettare passivamente le scelte della diplomazia americana — dobbiamo ammetterlo — è stato come scommettere sulla delicatezza di un elefante in una cristalleria: prima hanno fatto saltare l' Albania, poi hanno sostenuto e forse — magari senza il forse — armato l' Uck; poi, hanno cercato di creare un governo fantoccio a Belgrado. non essendoci riusciti, alla fine sono passati alle minacce ed alle vie di fatto, senza capire che in questo modo radicavano la determinazione e la convinzione del popolo serbo di combattere per la propria libertà. il popolo serbo, signor presidente , è un grande popolo, che mantiene la parola, solido e serio, in contrasto con certi dirigenti americani che gli inglesi, loro stretti parenti, definiscono easy going , cioè faciloni, superficiali, in preda al complesso di superiorità, come ha detto l' altro giorno Gorbaciov. ebbene, tutto questo è pericoloso e comunque è inaccettabile e immorale: sono marziani che non potevano e forse non volevano condurre a termine nessuna trattativa. lei, signor presidente del Consiglio , immagino abbia pensato a tutto questo quando era in America qualche settimana fa, quando ha saputo cosa avrebbero combinato da lì a poco i bambinoni a stelle e strisce. ma forse è bastata qualche concessione a consigliarle di stare buono, ad esempio quel Prodi alla Presidenza della Commissione europea oppure un po' di miliardi per le vittime della funivia del Cermis, dopo che le avevano sbattuto la porta in faccia con l' assoluzione dei piloti, o ancora la garanzia che i massoni che stanno dentro e fuori l' Ulivo continueranno a sostenere il suo Governo. forse è per questo che ha dimenticato il suo dovere di chiedere il voto al Parlamento sulla concessione delle basi aeree, come avevano fatto prima di lei tutti i presidenti del Consiglio . purtroppo si può recriminare sul fatto che gli europei non abbiano le idee chiare sulla necessità di raggiungere il primato dell' economia, salvando contemporaneamente le loro società, basate sui popoli e sui valori, rifiutando quindi quella che i banchieri ritengono la missione universale dell' America, cioè il libero scambismo totale, l' impadronirsi delle economie degli altri, che provocherà inevitabilmente potenti movimenti sociali e politici contrari. presidente D'Alema , noi le chiediamo, in primo luogo, di impedire l' uso delle basi per le azioni di aggressione alla Serbia; in secondo luogo, che il mediatore sia, questa volta, europeo, cioè esperto anche di popoli. prenda atto del fatto che restate in pochi, voi guerrafondai, anche se importanti, certo, anche se comunisti nel nome e trasformisti nei fatti. le persone perbene cominciano a rompersi le scatole di voi. lei capirà che se bombardate ogni tre anni può anche darsi che abbiate ragione, ma se lo fate ogni quindici giorni il dubbio è che ci sia un tarlo da qualche parte. contro l' ottusità mercantile occorrono uomini di buona volontà e di fine intendimento, che non vedo, onestamente, nel suo Governo. ricordo a questo Parlamento che tre suoi membri — certo, tre padani, della Lega — sono attualmente a Belgrado. essi vogliono rappresentare un sottilissimo filo di speranza, l' immagine vivente, la prova provata che l' Europa non è l' America e neppure la NATO, che l' Europa non è neppure i suoi presidenti: l' Europa è fatta di popoli, di uomini e di donne che capiscono il dramma del popolo serbo, che si sente espropriato a casa sua dagli albanesi e dai loro alleati, tra cui l' Italia. bisogna tornare al tavolo del negoziato, evitando che tutti i partecipanti siano pregiudizialmente pro albanesi e contro i serbi. per questo motivo voteremo a favore soltanto della nostra mozione. è probabile che quei bombardamenti che sembrano non fermarsi avverranno anche su dei padani, se, come penso, passeremo la Pasqua in tanti in Serbia. la guerra deve essere fermata e lei può fermarla: ebbene, faccia il suo dovere.