Silvio BERLUSCONI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 513 - seduta del 26-03-1999
Sulla crisi in Kosovo
1999 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 513
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , colpisce, signor presidente del Consiglio , la differenza che si coglie subito, a prima vista, tra il suo discorso di poco fa ed il documento conclusivo della sua maggioranza. lei ha lealmente riconosciuto che l' intervento militare della NATO si è reso necessario ed inevitabile. di questo riconoscimento però non vi è traccia nel documento della sua maggioranza, dove neppure si fa cenno ai suoi interventi ed alle sue argomentazioni. il documento invece impegna il Governo soltanto « ad adoperarsi con gli alleati NATO per una iniziativa volta a riprendere subito i negoziati e a sospendere i bombardamenti » . si tratta però di una affermazione pleonastica perché, come lei stesso ha riconosciuto, l' intervento militare è finalizzato esclusivamente a promuovere la ripresa del dialogo ed è pertanto ovvio che al primo cenno di ripensamento da parte di Milosevic l' azione militare cesserà immediatamente. la verità, signor presidente del Consiglio , è che mentre il suo intervento mira a tranquillizzare gli alleati della NATO, il documento della maggioranza mira a tacitare l' onorevole Cossutta, i Verdi, la sinistra del suo stesso partito e gli altri inquieti pacifisti a senso unico del suo schieramento, con il rischio — e forse con l' obiettivo — di isolare l' Italia dai suoi alleati. il risultato complessivo è vistosamente contraddittorio, a tal punto che la parte più coerentemente atlantista della sua maggioranza si rifiuta di sottoscrivere il documento comune, marcando di fatto un clamoroso ed insostenibile dissenso del suo ministro della Difesa . come si fa a trascurare o a sminuire il valore dirompente di questa contraddizione politica? questo dibattito ha fatto riemergere le profonde differenze che intercorrono tra visioni alternative di quella che dovrebbe essere la politica estera dell' Italia: da un lato, le tesi di quanti ritengono che la fedeltà alle alleanze e la collocazione europea ed atlantica del nostro paese costituiscano condizioni necessarie per la nostra sicurezza e per il contributo che possiamo dare alla pace; dall' altro lato, la posizione di quanti hanno sempre vissuto con ostilità la storica scelta atlantica e le alleanze dell' Italia. nessuno intende negare l' importanza di queste differenze. tuttavia, è semplicistico e pericoloso basare la valutazione dell' iniziativa presente su quelle scelte di fondo . intendo dire che anche chi è da sempre convinto della validità del nostro sistema di alleanze non può ignorare i rischi insiti in questa particolare operazione: essere atlantisti non basta a fugare perplessità, preoccupazioni ed angosce. d' altro canto, gli avversari storici della NATO non accrescono la credibilità della loro posizione quando creano l' impressione che meglio sarebbe stato non fare nulla, assistere indifferenti alla sistematica e sanguinaria opera di pulizia etnica ai danni degli albanesi del Kosovo. l' inazione, l' inerzia delle democrazie di fronte a crimini contro l' umanità non è politicamente né moralmente accettabile! è quindi non per pregiudiziale scelta di campo, né tanto meno a cuor leggero che siamo dolorosamente convinti che l' iniziativa vada appoggiata. siamo consapevoli dei rischi che essa comporta e non siamo affatto certi che produrrà inevitabilmente i risultati sperati, ma non esiste scelta importante di politica estera che sia immune da rischi e che garantisca il successo. tuttavia i rischi dell' azione non vanno valutati in assoluto ma messi a confronto con quelli dell' inazione. dopo il fallimento degli accordi di Rambouillet e il massiccio impiego di truppe serbe in Kosovo, attendere un' improbabile decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o auspicare uno spontaneo ravvedimento del governo di Belgrado sarebbe equivalso a consentire la prosecuzione delle violenze ai danni della popolazione albanese del Kosovo. anche in questo caso, peraltro moralmente inaccettabile, l' Italia sarebbe stata esposta a rischi gravi. è vero che ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente inedita e che forse sono state forzate alcune regole: la NATO, alleanza difensiva, ha assunto un ruolo attivo non previsto dal suo statuto; l' Onu ne risulta ridimensionata; l' Europa conferma, ancora una volta, l' inesistenza di una sua politica estera e di difesa. ma questo non significa che, mentre violenza e massacri ai danni della popolazione civile vengono commessi a pochi chilometri dalle nostre coste — ancora oggi venti professori sono stati barbaramente uccisi dalle truppe di Milosevic davanti ai loro allievi — , ci si possa astenere dall' intervenire, in attesa che l' Europa si dia una credibile politica estera comune, in attesa che il Consiglio di sicurezza dell' Onu riesca a sbloccare la paralisi decisionale che lo immobilizza o in attesa che la NATO venga ridisegnata per tenere conto delle nuove realtà. ho appena ricordato che le differenze nella concezione della politica estera dell' Italia hanno una lunga storia e sarebbe strano che non fossero riemerse in questo caso, ma è ancor più strano e del tutto inaccettabile che quelle visioni contrapposte coesistano nella stessa maggioranza di Governo. basta mettere a fronte il suo discorso — signor presidente del Consiglio — con la mozione della sua maggioranza: come possono convivere? a me — davvero — non sembra proprio che persone con visioni così distanti e inconciliabili della politica estera possano stare insieme nella stessa maggioranza, nello stesso Governo. ma questo è problema che riguarda la loro coscienza e non la nostra. la nostra coscienza ci impone di mettere il nostro paese in condizione di rispettare gli obblighi liberamente assunti, di tenere fede all' alleanza e di onorare i trattati sottoscritti. è il sostegno che, ancora una volta, siamo pronti a dare all' Italia nel pieno esercizio della nostra responsabilità e nella consapevolezza dei doveri che spettano anche all' opposizione quando sono in gioco gli impegni non del Governo ma del paese. ma di tutto questo non c' è traccia nella mozione di maggioranza. ecco perché noi sentiamo il dovere di sostenere che non è ammissibile che l' Italia sia rappresentata da un Governo privo di maggioranza in politica estera . questa è una anomalia grave e inaccettabile! mai nella storia d' Italia, mai prima di questa legislatura era accaduto che, di fronte al ruolo e al prestigio della nazione nel consesso internazionale, il Governo fosse privo di maggioranza. dalla vittoria del primo Governo delle sinistre questa è, se non vado errato, la quarta volta che il Governo non è in grado di assumere decisioni fondamentali di politica estera ed è costretto a chiedere soccorso al senso di responsabilità dell' opposizione. sarebbe atto di elementare correttezza democratica se il Governo, non ora in costanza di questa terribile situazione, ma una volta superata l' emergenza internazionale, riconoscendo di essere privo di una maggioranza su questioni vitali per il paese, sapesse trarne le logiche conseguenze e rassegnasse le dimissioni. vi ringrazio.