Romano PRODI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 502 - seduta del 11-03-1999
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1999 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , il voto che i democratici si apprestano a dare è un voto contro l' approvazione di questo progetto di legge . di esso non condividiamo né lo spirito né le soluzioni tecniche adottate. i partiti, i movimenti, le coalizioni di Governo sono, nella nostra società, le organizzazioni fondamentali della politica. senza le organizzazioni della politica non c' è democrazia. sappiamo che la politica ha dei costi, che i partiti hanno dei costi, che la democrazia ha dei costi. sappiamo tutto questo, eppure siamo contro questa legge: anzi, più precisamente, siamo contro questa legge proprio perché crediamo nelle cose che ho detto. crediamo, infatti, che in una democrazia di cittadini il finanziamento della politica e dei partiti debba essere tutto e solo nelle mani dei cittadini stessi. il criterio guida, il solo accettabile oggi per l' Italia, deve essere il seguente: non una lira può andare nelle casse dei partiti se non per decisione esplicita, libera e consapevole dei singoli cittadini. noi riteniamo legittimo che le istituzioni possano agevolare l' attività della politica offrendo servizi, fornendo strumenti di lavoro, favorendo anche fiscalmente e tariffariamente l' attività dei partiti, delle coalizioni e degli stessi candidati, nonché rimborsando talune spese da questi sostenute. riteniamo, infatti, giusto agevolare quella che già nella scheda numero 5 dell' Ulivo — che noi teniamo sempre presente — avevamo definito una politica ad armi pari. ma quando si tratta di finanziamenti, di contributi in denaro o di erogare mezzi finanziari aggiuntivi rispetto a quelli necessari al puro rimborso di spese connesse alle campagne elettorali , allora no! in questo caso non può che valere il solo principio democratico: neanche una lira senza una decisione esplicita, responsabile, individuale e volontaria dei cittadini. è questa una regola fondamentale, importante quanto l' altra regola che tutti troviamo naturale, secondo la quale ogni forza politica è esattamente la legittimazione e la rappresentatività democratica che gli elettori, con il loro singolo voto individuale, hanno ad essa attribuito in ciascuna distinta elezione nazionale o locale. solo se le organizzazioni politiche prenderanno atto che la loro sopravvivenza finanziaria dipende dalle decisioni dei singoli cittadini di sostenerle, esse saranno indotte a rafforzare il loro legame con i cittadini e ad evitare di chiudersi nella difesa di posizioni di pura rendita. è per questo che noi non siamo d' accordo con questo provvedimento. esso, infatti, fa derivare il finanziamento dai voti ricevuti e non dalle scelte dei cittadini in ordine alla decisione di dare o meno il loro contributo. è un provvedimento che fa un passo indietro rispetto alla normativa attualmente in vigore . la legge numero 2 del 1997, che il Parlamento ha approvato senza alcun condizionamento da parte del Governo da me presieduto, prevede che almeno l' erogazione dei finanziamenti dipenda dalle scelte dei contribuenti. essa non è perfetta perché, riguardo al 4 per mille , obbliga i cittadini a dare o negare il loro contributo all' intero sistema dei partiti; consente, cioè, ai cittadini di decidere sul « se dare » ma non « a chi dare » . tuttavia, si tratta di una legge che dà la parola ai cittadini. la si vuole sostituire con un sistema diverso che toglie ai cittadini ogni decisione; un sistema che, contraddicendo alla logica maggioritaria, favorisce la frammentazione e incoraggia la sopravvivenza o la nascita di forze non dotate di adeguato sostegno popolare. questo per noi è inaccettabile. noi vogliamo correggere la legge vigente andando proprio nella direzione opposta: non una lira ai partiti, ai movimenti ed alle coalizioni, nonché ai loro organi di informazione, senza che vi sia un cittadino che lo abbia deciso. non si dica che questo non è accettabile perché obbliga i cittadini a dichiarare pubblicamente le loro scelte politiche. sappiamo che vi sono soluzioni tecniche per risolvere questo problema; ma a parte questo, dobbiamo ricordarci di aver chiesto agli italiani di finanziare le loro organizzazioni religiose dichiarandolo apertamente ed essi lo hanno accettato con maturità e con senso di responsabilità . diamo, quindi, responsabilità ai nostri cittadini; espandiamo il loro potere democratico. sappiamo che vi è stato un periodo in cui le elezioni sono state viste come un censimento quinquennale di appartenenze politiche dal quale derivare la ripartizione del potere e dei fondi fra i partiti. votando si delegavano i partiti a fare e disfare i governi, nazionali e locali, a decidere le candidature, a presentare liste alle elezioni senza bisogno di alcun verifica. la ripartizione dei fondi pubblici sulla base dei voti ricevuti risponde a questa logica. noi vogliamo, invece, che su ognuna di queste azioni siano sempre gli elettori a decidere con atti liberi, distinti e consapevoli. vogliamo che siano essi a decidere chi deve rappresentarli e chi deve governare. vogliamo che essi abbiano non solo il diritto di voto ma anche il diritto, non meno essenziale, di partecipare alla scelta dei candidati. infine, vogliamo soprattutto che essi possano decidere in modo libero e consapevole se dare e a chi dare il proprio contributo. i cittadini hanno il diritto di contare di più, sono più maturi e consapevoli ed hanno, quindi, il diritto di avere una democrazia più trasparente e coraggiosa. evitiamo che sia proprio il Parlamento a non capirlo. evitiamo che i cittadini si allontanino dalla politica perché la politica si allontana dai cittadini. per questi motivi, annuncio che voteremo contro l' approvazione di questo provvedimento.